fonte Primo Piano Molise
Il generale dell’Arma più giovane d’Italia accolto e insignito nella ‘sua’ città
VENAFRO. Un Salvatore Luongo emozionato e commosso (come ha amesso lui stesso e come tutti hanno potuto vedere) ieri pomeriggio ha ricevuto il premio Civis Anni 2014. Una cerimonia in grande stile, una grande accoglienza da parte della città per uno dei suoi figli migliori, come è stato unanimemente riconosciuto. Generale dei Carabinieri a soli 53 anni, tra i più giovani d’Italia, Salvatore Luongo è stato insignito del premio per essersi distinto per particolari meriti umani, professionali e civili portando in alto l’onore ed il nome della città. Negli anni passati il Civis Anni è stato assegnato ad esempio all’ingegnere Filippo Ottaviano (emerito preside e studioso) e alla memoria di Ritamaria Matteo, giovane laureanda che, morta in un tragico incidente stradale, donò i suoi organi. Quella di ieri è stata la nona edizione del premio, la prima ad essere celebrata nella splendida chiesa dell’Annunziata (le precedenti edizioni si sono invece svolte presso il convento di San Nicandro).
Dunque, dopo la santa messa officiata dal vescovo Camillo Cibotti – che si è intrattenuto a lungo con il Generale in un fitto faccia a faccia -, la cerimonia è entrata nel vivo. A ‘condurre’ la serata il presidente del circolo “San Nicandro” (fondato nel 2004 per volere di padre Franco), Nicandro Boggia, il quale ha spiegato la filosofia del premio e raccontato simpatici aneddoti riguardo Salvatore Luongo e all’epoca in cui ha vissuto a Venafro. Prima della consegna del “Civis Anni 2014” – una scacchiera, scelta perché risultano essere di Venafro gli scacchi, in ossa, più antichi d’Italia e forse d’Europa – hanno preso la parola le autorità (nell’affollata chiesa era nutrita la schiera di rappresentanti istituzionali, militari e religiosi).
Dunque sul pulpito si sono susseguiti gli interventi di fra Antonello Gravante (padre guardiano del convento), della consigliera provinciale Carmen Natale (delegata dal presidente Luigi Brasiello), del vicesindaco Alfredo Ricci (sindaco a Roma per altri impegni istituzionali), del consigliere regionale Vincenzo Cotugno e dell’assessore regionale Massimiliano Scarabeo. Quindi, il momento più atteso: la lettura della motivazione e l’intervento del Generale. Prima di lasciare la parola a Luongo, Nicandro Boggia ha ricordato il lungo curriculum dell’ufficiale dei Carabinieri che “ha bruciato le tappe”, poi i numerosi encomi ricevuti e gli incarichi ricoperti. Tra le operazioni condotte sono state ricordate la prima – che portà all’arresto di un sindaco in terra di ‘Ndrangheta – ed una delle ultime: l’arcinota Mafia Capitale. Rimasto umile, il Generale ha scalato i vertici dell’Arma. Figlio d’arte, il papà Antonio infatti ha ricoperto per 18 anni (1972-1990) comandante di stazione a Venafro, ha vissuto la sua adolescenza in città, dove si è fatto apprezzare e benvolere da tutti. Non ha mai interrotto i rapporti con Venafro, dove tra l’altro ancora vive il padre. Ieri è stato quindi accolto con tutti gli onori del caso. Salvatore Luongo, nel ricevere il riconoscimento, ha salutato “tutti gli amici venafrani al quale mi legano solo bei ricordi ed emozioni”.
“Il premio è di tutta la comunità Ho solo bei ricordi di Venafro”
“Mi torna in mente quando i miei amici mi accompagnavano a Napoli in Accademia…”
“Con il cuore colmo di commozione, ringrazio il circolo San Nicandro che mi ha voluto assegnare un premio molto significativo”. Con queste parole il Generale Luongo ha esordito nel commentare il premio Civis Anni 2014 attribuitogli dal circolo “dedicato al nostro patrono, un martite cristiano”. Salvatore Luongo, nato nel 1962 a Napoli si trasferisce a Venafro nel 1972, quando il papà Antonio è chiamato a svolgere il ruolo di comandante di stazione. Qui cresce e si forma durante la sua adolescenza.
Qui stringe amicizie che durano ancora oggi. Dal pulpito dell’Annunziata il Generale saluta i presenti, il vescovo Cibotti e tutte le autorità che ieri gli hanno voluto rendere onore. Quindi ricorda il legame, mai interrotto, con Venafro malgrado a soli 15 anni si trasferisca a Napoli per studiare presso l’Accademia militare. “Qui ho vissuto bei momenti. Quanti ricordi, quante emozioni… Indimenticabile quando gli amici venafrani si offrivano di accompagnarmi in auto a Napoli all’Accademia…”. Tutti i presenti in chiesa si sciolgono più volte in calorosi applausi, soprattutto quando Luongo idealmente abbraccia “calorosamente e con affetto tutti gli amici di Venafro”.
Il Generale dunque ricorda “i miei professori, che mi hanno dato l’Esempio. I professori mi hanno insegnato la via del dovere, che ho affrontato con spirito di sacrificio ed abnegazione e che, vi assicuro, dà risultati…”. Poi, altro applauso, quando il Civis Anni 2014 condivide il premio: “Non è mio – dice – ma di tutta la comunità”. Nella vita professionale “cerco di essere vicino alla gente, così come l’Istituzione che rappresento… Sono cresciuto nelle stazioni dei Carabinieri, a partire da quella di Venafro comandata da mio padre, che sono la presenza dello Stato in ogni lembo del territorio d’Italia”.
La conclusione è un messaggio forte, lanciato soprattutto alle nuove generazioni: “L’amore per gli altri ci alimenti e ci sostenga sempre affinché il male e ogni forma di violenza non vincano mai”. Il suo curriculum è spaventoso. Dal primo gennaio scorso è Generale, ma di gavetta ne ha fatta tanta. Sposato, è padre di due figli. All’attivo diverse lauree e master, da Giurisprudenza a Scienze Politiche, passando per i corsi internazionali, Luongo ha sempre studiato e scalato i gradi. Nel suo passato recente, di rilievo sono gli incarichi di comandante provinciale di Milano dal 2011 al 2013 e poi di comandante provinciale della città capitale. Nel mezzo ha prestato servizio come capo ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Arma presso il comando generale. Tra i suoi prestigiosi incarichi, negli ultimi anni ha ricoperto anche il ruolo di aiutante di campo e assistente militare dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Proprio uno dei figli migliori di Venafro, non c’è che dire…