Arrestati 8 spacciatori delle Vele di Scampia

 Dopo mesi di attività investigativa fatta di intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e riprese con telecamere nascoste, i poliziotti del commissariato di Scampia (Napoli) sono passati all’azione.

Questa mattina è scattato il blitz all’interno delle Vele, che ha portato all’arresto di 8 persone, due delle quali sono finite ai domiciliari e le altre in carcere, accusate di aver organizzato lo spaccio di sostanze stupefacenti nei popolari palazzi napoletani.

Per riuscire a seguire meglio l’attività illecita che si svolgeva nei palazzi, gli agenti si erano appostati anche all’interno di alcuni appartamenti abbandonati, in modo da riprendere gli scambi più da vicino.

L’indagine ha permesso agli agenti di accertare le responsabilità degli indagati, alcuni dei quali erano impegnati direttamente nello smercio della droga, mentre altri avevano il ruolo di sentinelle, pronte ad avvertire i complici in caso di arrivo delle Forze dell’ordine. Un membro della banda è ancora ricercato mentre sono 14 gli indagati in stato di libertà.

Salgono in totale a 18 le persone arrestate nell’ambito dell’indagine, considerando anche le 10 fermate nei mesi scorsi, e oltre 400 le dosi di cocaina ed eroina sequestrate agli spacciatori.

I criminali erano collegati al clan Vanella-Grassi, attivo nelle zone di Scampia e Secondigliano, per conto del quale vendevano la droga in quella che di fatto era una loro piazza di spaccio. In questa sorta di supermercato dello stupefacente era possibile trovare, oltre a eroina e cocaina, anche crak e kobret.

fonte Polizia di Stato

Operazione “Tractor”: 19 indagati a Torino

Rubavano trattori e macchine agricole nel torinese e li esportavano illegalmente in Romania per rivenderli.

La banda è stata fermata, dopo una lunga indagine, dalla Polizia stradale di Torino. Diciannove le ordinanze di custodia cautelare eseguite, di cui sette in carcere e 12 con obbligo di firma o di dimora, nei confronti di altrettante persone accusate di riciclaggio, ricettazione e furto aggravato di trattori agricoli e macchine operatrici.

I poliziotti hanno scoperto che i macchinari venivano stoccati all’interno di tir e trasportati verso la Romania. Da quanto ricostruito la banda agiva in gruppi, solitamente composti da 4 o 5 cittadini di origine romena. Si introducevano di notte all’interno di cantieri, aziende agricole o attività commerciali specializzate in rivendita di macchine operatrici, escavatori e trattori agricoli, li rubano e poi li nascondevano in ”posti” sicuri dopodiché alteravano il numero di telaio prima di essere rivenduti in Romania.

I mezzi erano occultati in capannoni dismessi o box, terreni ed aziende individuati a Torino, Saluggia (Vercelli), Cherasco (Cuneo), Ivrea (Torino), Burolo (Torino), Corio (Torino), La Loggia (Torino) e Villanova D’Asti.

Trentotto i veicoli sequestrati per un valore commerciale di circa 800 mila euro. Agli indagati sono attribuiti 40 episodi di furto pluriaggravato ai danni di cantieri, aziende agricole o attività commerciali.

fonte Polizia di Stato

Due gruppi hacker nella trappola della Polizia postale

New generations” è l’operazione conclusa questa mattina dalla Polizia postale con cui ha individuato due gruppi criminali responsabili, negli ultimi giorni, di attacchi a sistemi informatici, a siti istituzionali e ad aziende private del Paese.

Sono 15 le persone denunciate con l’accusa di danneggiamento di sistemi informatici, interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, accesso abusivo a sistemi informatici, e per danneggiamento di dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o altro Ente pubblico o di pubblica utilità.

Si tratta di 14 giovani, alcuni minorenni e un 40enne che si celavano dietro i nomi delle crewAnonymous Iag” e “THC Squad“.

I due gruppi hanno agito secondo uno schema ben preciso e collaudato: dopo aver individuato gli obiettivi ed attaccato i siti acquisendo le credenziali di accesso, si introducevano all’interno dei web server e dei database, copiando i dati personali degli utenti e modificando il contenuto delle pagine web. I dati sottratti venivano poi diffusi sui più noti social network, quali Twitter o Facebook.

Tra i siti attaccati figurano il portale della stessa Polizia Postale commissariatodips.it, i siti delle Camere del lavoro in Lombardia, della UIL e della FIOM, i siti esercito.difesa.it, dps.tesoro.it, urp.cnr.it e quello dell’Agenzia del Territorio.

Le azioni criminose portate a termine dalle crew si possono distinguere sostanzialmente in tre tipologie:

-attacchi di tipo ddos, rendono irraggiungibile per un determinato periodo di tempo il sito bersaglio dell’attacco;

-attacchi di tipo sql injection, sottrae informazioni sensibili memorizzate sul database preposto alla gestione dei contenuti di un sito web;

-defacement, sostituisce la homepage originale del sito con un’altra pagina creata ad hoc, spesso con contenuti di rivendicazione diretta.

Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato 10 regioni italiane, sono stati sequestrati numerosi computer e altri dispositivi con cui gli hacker sono riusciti a portare a termine gli attacchi.

Le indagini del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.) e del Compartimento polizia postale di Perugia, si sono basate in particolare su attività di osint (open source intelligence) svolte su fonti aperte. Si è trattato di una vera e propria attività di ricerca nella rete finalizzata al rintraccio di indizi ed elementi che hanno permesso l’effettiva identificazione degli hacker.

fonte Polizia di Stato

Catania: otto arresti per associazione mafiosa

Arrestate questa mattina otto persone dalla Squadra mobile di Catania e dal Commissariato di Adrano responsabili del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Gli indagati fanno parte dell’organizzazione mafiosa Scalisi, operante in territorio di Adrano (CT), alleata della famiglia catanese Laudani.

Le indagini, avviate a maggio 2011 e concluse nell’aprile 2012, hanno permesso di monitorare le dinamiche interne alla cosca Scalisi, che aveva subito un duro colpo con l’operazioneTerra Bruciata” del 2009 nella quale finirono indagati15 affiliati allo stesso clan e 12 del clan Santangelo.

Le investigazioni hanno fatto scoprire come il boss del clan Scalisi, sebbene detenuto, continuasse a mantenerne la leadership, dettando le disposizioni per mantenere il controllo delle attività illecite nel comprensorio adranita.

Proprio il boss detenuto, visto che le indagini avevano coinvolto direttamente anche la madre, il fratello ed altri congiunti, aveva preferito mantenere defilati dalla gestione del sodalizio i propri familiari. Per tale motivo aveva designato, quale responsabile operativo, un altro appartenente al gruppo.

Ma l’assenza momentanea di un leader, all’altezza di reggerne le fila, aveva messo in fibrillazione il gruppo tanto che la famiglia Laudani di Catania era direttamente intervenuta affiancando un proprio referente.

Nel corso delle indagini è stato individuato anche un tentativo di estorsione in danno di un imprenditore impegnato nei lavori di risistemazione della S.P. 231, il quale aveva subito il danneggiamento di un mezzo meccanico. In quell’occasione erano stati arrestati, in flagranza di reato, Davide Di Marco e Massimo Di Guardia.

fonte Polizia di Stato

Truffa ai danni di Poste Italiane, 11 indagati

Undici ordinanze di custodia cautelare di cui tre agli arresti domiciliari eseguiti a Roma, Napoli e Modena: questo è il risultato dell’operazione messa in atto dalla Polizia di Stato in stretta sinergia con Poste Italiane Spa, che ha interessato diverse province italiane.

Il reato contestato è quello di truffa e frode ai danni dei correntisti di Poste italiane.

Già nei giorni scorsi in Abruzzo e in Liguria i primi risultati: a Teramo, il primo episodio, dove sono stati denunciati un uomo e una donna che tentavano di attivare un libretto di risparmio attraverso documenti di identità contraffatti.

Il secondo episodio è accaduto a La Spezia dove i poliziotti hanno arrestato una 25enne accusata di aver utilizzato documenti falsi per aprire un conto corrente presso un Istituto di credito cittadino ove depositare un assegno risultato poi rubato.

A Roma poi l’operazione più massiccia: oltre 650mila euro sottratti a correntisti di Poste Italiane a opera di un’organizzazione criminale scoperta dai poliziotti della Polizia postale dopo una lunga indagine.

Determinante nell’indagine è stato il contributo di Poste Italiane, che ha permesso di scoprire che alcuni dipendenti infedeli accedevano alle banche dati e individuavano i conti correnti con maggiore disponibilità economica. Quindi si impossessavano delle copie dei documenti degli ignari titolari, della loro firma ed effettuavano varie operazioni fraudolente.

Nel corso delle indagini è stata infatti accertata la clonazione e riscossione in frode di assegni postali, buoni postali fruttiferi e libretti postali a risparmio.

Gli agenti della Postale hanno ricomposto quindi il flusso di denaro quantificato in circa 650mila euro riscossi in frode mentre le truffe tentate ammontano a circa 13mila euro.

fonte Polizia di Stato

Aggrediscono due ragazzi, poi chiamano la polizia

La coppia, italiani di 37 e 40 anni, ha simulato il furto del motorino ma è stata arrestata per lesioni aggravate e calunnia

All’uscita dalla discoteca, evidentemente non particolarmente lucidi, hanno iniziato a zigzagare tra la gente presente, alle 4 del mattino, in piazzale Grande Torino. Tre giovani hanno provato a fermarli, dicendoli di rallentare prima che qualcuno potesse essere investito. Due di loro si sono ritrovati a terra, colpiti con i caschi: uno dei compagni è stato trasportato in ospedale per la frattura del setto nasale. I due aggressori, entrambi italiani di 37 e 40, alle spalle diversi precedenti di polizia, hanno proseguito la loro corsa fino a un bar di corso Racconigi.

Qui hanno iniziato a prendersela con gli avventori. La loro reazione, però, li ha fatti fuggire, abbandonando il motorino. Per tentare di recuperarlo, la coppia ha pensato bene di chiamare la polizia. «Abbiamo subito un furto» hanno raccontato agli agenti. Le volanti giunte sul posto, però, che erano sulle loro tracce dopo l’aggressione di Piazzale Grande Torino, hanno ricostruito la vicenda e hanno arrestato i due per lesioni aggravate in concorso, denunciandoli anche per calunnia.

fonte La Stampa

Caserta: lite per il posto auto, agente polizia penitenziaria fa strage: quattro morti. Sterminata un’intera famiglia

Dietro la mattanza l’ennesima discussione per un furgoncino parcheggiato davanti casa. Nella sparatoria avvenuta a Trentola Ducenta uccisi Michele, Enza e Pietro Verde di 61, 58 e 31 anni. L’altra vittima è Francesco Pinestra, dipendente dell’azienda ortofrutticola della famiglia. Salva la fidanzata del ragazzo. Luciano Pezzella si è poi costituito ai carabinieri: “Ho fatto un macello”

Una lite tra vicini. L’ennesima per il posto auto. Un agente della Polizia penitenziaria nel carcere napoletano di Secondigliano, Luciano Pezzella, 50 anni, che apre il fuoco e fa strage: quattro morti. “Ho fatto un macello”, dice ai carabinieri.

E’ successo questa mattina (domenica 12 luglio) a Trentola Ducenta, nel Casertano. Dove in un’abitazione di via Carducci un’intera famiglia è stata sterminata: padre, madre e figlio ammazzati a colpi di pistola. Si chiamavano Michele, Enza e Pietro Verde di 61, 58 e 31 anni. L’altra vittima, il 37enne Francesco Pinestra, è un dipendente della ditta di prodotti ortofrutticoli di proprietà della famiglia.

A innescare la mattanza, la discussione per il furgoncino dell’azienda con le casse di frutta caricate sopra che sostava davanti casa. L’agente Pezzella è sceso in strada e ha iniziato ad alzare la voce. Poi è risalito, ha preso la pistola d’ordinanza e si è diretto dai vicini. E’ iniziato il tiro al bersaglio, dal quale si è salvata la fidanzata di Pietro Verde che non si trovava nell’appartamento ma al piano di sopra del palazzo. Non è scampato, invece, il conducente del furgone. L’agente è sceso nuovamente in strada, Francesco Pinestra allora ha tentato la fuga ma è stato colpito. E’ morto all’arrivo all’ospedale di Aversa. Mentre Pezzella si è presentato poco dopo alla caserma dei carabinieri di Aversa per costituirsi. “Ho fatto un macello, ho ucciso i miei vicini”, ha detto durante l’interrogatorio.

Questo il piano sequenza dell’orrore ricostruito dai militari del comando provinciale di Caserta, coordinati dal procuratore di turno di Napoli Nord. I vicini raccontano che le liti tra Pezzella e i Verde erano frequenti, anche se non sono mai sfociate in denunce.

“Oggi c’è stata una esplosione di follia, perché altro non può essere. Ma credo che l’azione omicida prescinda dalla professione. Come è già successo, chiunque potrebbe provocare una strage”, commenta Eugenio Sarno, segretario del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa.

fonte Il Fatto Quotidiano

Presi a Salerno due truffatori seriali con 1.100 anziani nel mirino

Li seguivano da settimane e finalmente li hanno presi, subito dopo aver messo a segno l’ennesima truffa ai danni di persone anziane.

Si tratta di due uomini, G.R. di 48 anni e R.B. di 50, entrambi di origine campana, bloccati dagli agenti della Squadra mobile di Salerno mentre uscivano da un condominio di via Vernieri. Avevano appena truffato una signora anziana dopo averle riferito telefonicamente che il figlio aveva urgentemente bisogno di soldi. Risultato del raggiro circa mille euro in contanti e gioielli per un valore approssimativo di 2mila euro.

Nell’auto dei truffatori i poliziotti hanno trovato una valigetta dentro la quale c’erano nomi, indirizzi e numeri di telefono di 1.100 persone anziane residenti nella provincia di Salerno e Caserta. Gli investigatori stanno verificando se qualcuno di questi fosse stato già contattato dai malfattori o se si trattava dell’elenco dei futuri probabili obiettivi.

I due pregiudicati erano stati individuati da alcune settimane grazie ai sistemi di videosorveglianza presenti in città e ai riscontri sulle celle telefoniche che avevano agganciato i loro cellulari nelle zone dove negli ultimi tre mesi si erano verificati colpi analoghi, dei quali i truffatori sono sospettati di essere gli autori.

Si presentavano alle vittime come amici o conoscenti di coniugi o parenti e riferivano notizie, positive o negative, in merito a necessità impellenti dei loro figli, ad esempio per problemi di salute o per rimborsi bancari o assicurativi da riscuotere in cambio di denaro.

Spesso le persone truffate non si rendevano subito conto di ciò che avevano subito, come nel caso del colpo messo a segno dagli indagati poco prima di essere arrestati.

Infatti quando gli agenti sono andati dalla vittima per metterla al corrente di ciò che le era realmente accaduto, questa ha stentato a credere addirittura che fossero poliziotti veri, confidando nella telefonata del figlio che avrebbe dovuto chiamarla per ringraziarla dell’aiuto che le aveva dato.

Continuano le indagini per verificare come i malviventi abbiano ottenuto quegli elenchi così particolareggiati, corredati anche di notizie utili per eventuali truffe future.

fonte Polizia di Stato

Asti: truffa nel settore agro-alimentare, 5 arresti

 Hanno truffato aziende del settore agroalimentare piemontesi ma anche nazionali, commercializzando i prodotti tramite aziende e rivendite compiacenti a prezzi inferiori.

Si tratta di cinque persone arrestate stamattina dai poliziotti della Squadra mobile di Asti in collaborazione con i colleghi di Torino, Alessandria, Cuneo, Vercelli e pattuglie dei Reparti prevenzione crimine di Piemonte e Liguria. Il gruppo criminale riciclava i proventi anche all’estero, tramite nuove società.

I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe, di tentate truffe, di falsi e di sostituzione di persona in danno di società finanziarie nazionali e multinazionali operanti nel settore agro-alimentare.

Durante l’operazione sono stati sequestrati beni mobili, rapporti bancari, per un valore di circa 1 milione di euro ed sequestrata, in via d’urgenza, una villa nel comune di La Morra (Cuneo) per un valore di mercato di circa 600mila euro. In questa attività ha collaborato anche la Guardia di finanza.

fonte Polizia di Stato

Nuoro: chiusa residenza per anziani per maltrattamenti

 Sigilli ad una casa di riposo per anziani a Nuoro. Questa mattina, dopo un anno d’indagini, la Polizia di Stato di Nuoro ha eseguito il sequestro preventivo della struttura integrata per anziani “Residenza Familia” dove sono stati riscontrati maltrattamenti, l’abbandono di persone incapaci, la somministrazione di medicinali scaduti e l’esercizio abusivo della professione medica.

L’attività investigativa è iniziata dopo l’accertamento di numerose irregolarità amministrative e dopo la segnalazioni di gravi fatti da parte dei parenti di alcuni anziani.

Il sequestro preventivo è stato disposto dal Gip per il pericolo che la disponibilità della struttura potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati e mettere in pericolo la stessa incolumità degli ospiti.

Dieci giorni fa gli uomini della Squadra mobile, in collaborazione con i Vigili del fuoco, con la Asl e con il Servizio ispezione della Direzione territoriale del lavoro, avevano eseguito una perquisizione della struttura di via Aosta, sequestrando numerosi atti e medicinali scaduti.

Dall’indagine è emerso che anche le condizioni igieniche dei locali e dei degenti erano precarie e che il personale socio sanitario e infermieristico presente non era sufficiente a garantire un’adeguata assistenza, come previsto dalla legge regionale che disciplina la materia.

Al momento dell’esecuzione del sequestro si trovavano ricoverati nella casa di riposo 37 anziani, alcuni dei quali non autosufficienti. Gli ospiti sono stati immediatamente trasportati in altre sette strutture della provincia.

fonte Polizia di Stato