Nuoro: chiusa residenza per anziani per maltrattamenti

 Sigilli ad una casa di riposo per anziani a Nuoro. Questa mattina, dopo un anno d’indagini, la Polizia di Stato di Nuoro ha eseguito il sequestro preventivo della struttura integrata per anziani “Residenza Familia” dove sono stati riscontrati maltrattamenti, l’abbandono di persone incapaci, la somministrazione di medicinali scaduti e l’esercizio abusivo della professione medica.

L’attività investigativa è iniziata dopo l’accertamento di numerose irregolarità amministrative e dopo la segnalazioni di gravi fatti da parte dei parenti di alcuni anziani.

Il sequestro preventivo è stato disposto dal Gip per il pericolo che la disponibilità della struttura potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati e mettere in pericolo la stessa incolumità degli ospiti.

Dieci giorni fa gli uomini della Squadra mobile, in collaborazione con i Vigili del fuoco, con la Asl e con il Servizio ispezione della Direzione territoriale del lavoro, avevano eseguito una perquisizione della struttura di via Aosta, sequestrando numerosi atti e medicinali scaduti.

Dall’indagine è emerso che anche le condizioni igieniche dei locali e dei degenti erano precarie e che il personale socio sanitario e infermieristico presente non era sufficiente a garantire un’adeguata assistenza, come previsto dalla legge regionale che disciplina la materia.

Al momento dell’esecuzione del sequestro si trovavano ricoverati nella casa di riposo 37 anziani, alcuni dei quali non autosufficienti. Gli ospiti sono stati immediatamente trasportati in altre sette strutture della provincia.

fonte Polizia di Stato

Sfruttamento della prostituzione: sette arresti a Crotone

 Operazione contro lo sfruttamento della prostituzione della Polizia di Stato a Crotone, con sette arresti di cui 5 in carcere e due ai domiciliari.

Si tratta di due italiani e di cinque romeni accusati di aver costretto, a prostituirsi, con violenza e minacce, giovani ragazze romene e bulgare, giunte in Italia con la speranza di trovare un lavoro.

Le indagini della Digos e della Squadra mobile di Crotone sono il proseguimento di un’altra indagine, denominata “Green Book“, conclusa a giugno scorso con 16 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla produzione di documenti falsi ed al favoreggiamento della immigrazione clandestina.

Gli investigatori hanno indagato sui flussi migratori nella provincia, mettendoli in connessione con l’incremento della prostituzione di donne provenienti per lo più dall’est europeo; alla fine sono arrivati al gruppo di cittadini romeni e italiani residenti a Crotone che si erano spartiti il territorio nella gestione del racket della prostituzione.

I poliziotti hanno anche accertato che le giovani donne, in più di un’occasione, hanno subito violenze e maltrattamenti quando non volevano sottostare allo sfruttamento.

fonte Polizia di Stato

Catania: colpito il clan Mazzei

 Ventinove persone del clan Mazzei di Catania sono state arrestate stamattina dalla Squadra mobile etnea durante l’operazioneEnigma“. Nove sono destinati agli arresti domiciliari e venti in carcere.

Gli arrestati sono tutti responsabili dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapina e reati in materia di armi, con l’aggravante di avere agito avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà tipiche dell’organizzazione mafiosa.

Tra gli arrestati, oltre all’attuale reggente del clan, ci sono diversi imprenditori e commercianti locali accusati di concorso in estorsione per essersi rivolti alla mafia per il recupero dei loro crediti. Il 50 per cento dei soldi recuperati andava alla cosca.

Nel corso delle indagini, iniziate nel 2012, sono stati arrestati in flagranza di reato alcuni affiliati mentre ritiravano il “pizzo” presso attività commerciali e, inoltre, sono stati sequestrati otto chili di marijuana ed un fucile con le canne mozzate.

Uno dei destinatari del provvedimento è latitante all’estero.

fonte Polizia di Stato

Genova: l’ombra della ‘Ndrangheta tra Liguria e Costa Azzurra

 Maxi operazione antidroga della Polizia di Stato e della Polizia nazionale francese, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova e dal Tribunale di grande istanza di Marsiglia. Le 17 persone arrestate, di nazionalità francese e italiana, sono ritenute affiliate alle cosche di ‘Ndrangheta Gallico e Molè, da tempo operanti nella provincia di Imperia e in Costa Azzurra.

L’operazione, condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e dalla Squadre mobili di Genova e Imperia, ha portato, nei giorni scorsi, al sequestro di 90 chili di cocaina a bordo di un veliero al largo dell’isola caraibica della Martinica (Antille francesi) e diretto verso l’Europa.

Le attività investigative, avviate da oltre un anno, hanno consentito di individuare i canali di approvvigionamento di hashish in Marocco; la droga, in alcuni casi, veniva spedita proprio in centro America e utilizzata come merce di scambio per l’approvvigionamento di cocaina.

Le indagini hanno permesso di documentare anche le forti conflittualità con altri gruppi criminali, come ad esempio l’esplosione di colpi di kalashnikov contro l’abitazione francese di un esponente di vertice della famiglia Magnoli, originaria di Rosarno (Reggio Calabria), presente con attività illecite soprattutto a Vallauris sulla Costa Azzurra.

fonte Polizia di Stato

Ragusa: con “Alta tensione 2” presi altri 6 ladri di rame

 Sono stati un paio di guanti e uno scontrino fiscale lasciati sul luogo del delitto a far scoprire, ai poliziotti della Squadra mobile di Ragusa e del commissariato di Comiso, una banda specializzata in furti di rame.

Durante l’operazione di questa mattina denominata “Alta tensione 2“, che arriva dopo sei mesi circa dall’operazione “Alta tensione 1”, gli agenti hanno arrestato altri sei cittadini stranieri che avevano come obiettivo i furti di rame.

Per diversi mesi sono state colpiti i cavi dell’alta tensione dell’Enel e decine di aziende agricole con milioni di euro di danni.

Il gruppo criminale, che aveva la base operativa a Comiso (Ragusa) ma anche ramificazioni in tutta la provincia iblea, Catania e Messina, era perfettamente organizzato e ognuno aveva il suo compito: l’uomo esperto in taglio dei cavi dell’alta tensione; l’autista che accompagnava i delinquenti sul posto del furto; gli addetti al recupero dei cavi tagliati; ed infine il ricettatore che provvedeva a smerciare l’oro rosso nella zona.

La svolta decisiva alle indagini è avvenuta a fine luglio scorso quando, durante un’operazione di Polizia dove sono stati sequestrati parecchi chili di rame, gli agenti hanno trovato uno scontrino ed un paio di guanti da lavoro.

Partendo proprio dalla tipologia dei guanti i poliziotti hanno dapprima individuato il negoziante che li aveva venduti e poi, attraverso le registrazioni degli impianti di videosorveglianza, sono riusciti a risalire ad un cliente con precedenti penali per il medesimo reato. Trovato uno, gli agenti sono arrivati a tutti gli altri componenti della banda.

Attraverso le indagini i poliziotti hanno, potuto accertare che gli arrestati, con la partecipazione di qualche ricettatore italiano, pianificavano attentamente i furti effettuando precisi sopralluoghi delle zone dove agire.

L’interesse principale era dedicato alle campate dell’alta tensione (definite in linguaggio criptico, “alberi da tagliare”) e l’occhio esperto dell’addetto al taglio era in grado di definire con un rapido accertamento se si trattava di rame o di alluminio.

Inoltre, le pianificazioni dei furti avvenivano in luoghi sempre diversi, per non permettere alla Polizia di essere scoperti.

Organizzato il furto, tutti gli autori (di norma 4/5 persone per volta) partivano in direzione del luogo accompagnati dall’autista, che dopo averli lasciati, si allontanava dalla zona.

Nella pianificazione erano anche previsti dei piani di fuga e, quando i ladri presumevano di aver visto movimenti sospetti, rimanevano sul posto fino a cessato pericolo, anche per una notte intera.

Al gruppo criminale oltre ai furti di rame vengono contestati anche la ricettazione, i furti di auto, di mezzi agricoli e di migliaia di litri di gasolio.

fonte Polizia di Stato

Concorsi: diventare poliziotto, dal 2016 si cambia

 La possibilità di diventare agente non passa più solo attraverso la ferma nelle forze armate. La novità è stata introdotta dall’art. 10 del Decreto legislativo 28 gennaio 2014, n. 8, che prevede, a partire dal 2016, concorsi pubblici non più riservati alle persone che hanno svolto servizio nelle Forze armate.

Nello specifico, nel biennio 2016-2017 saranno banditi concorsi con il 50 per cento dei posti disponibili destinati ai cittadini provenienti dalla “vita civile”; nel 2018 invece la percentuale salirà al 75 per cento.

Ovviamente l’accesso al ruolo iniziale degli agenti ed assistenti della Polizia di Stato prevede, comunque, il possesso di alcuni requisiti, consultabili nella sezione dedicata ai concorsi.

Inoltre, nel numero di giugno della rivista Poliziamoderna sono riportati degli approfondimenti sulle procedure concorsuali, e alcune riflessioni su come sia cambiata la visione del reclutamento del personale e di come oggi il Servizio concorsi utilizzi le potenzialità delle nuove tecnologie.

Enna: 12 arresti nell’operazione “Discovery”

 A conclusione di indagini durate poco più di due anni, i poliziotti della Squadra mobile di Enna e del commissariato di Nicosia hanno arrestato 12 persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina, furto aggravato, danneggiamento nonché detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da sparo, anche clandestine.

L’operazione odierna, denominata “Discovery“, ha interrotto l’attività, diventata man mano sempre più opprimente, di un gruppo criminale che si è costituito e poi rafforzato nel territorio di Troina (Enna), unendo anche stretti legami con gli esponenti della famiglia mafiosa cataneseSantapaola“.

Uno degli arrestati svolgeva la funzione di anello di congiunzione tra il gruppo criminale di Troina e la famiglia catanese Santapaola attiva nella zona di Aci Catena.

Dalle indagini è emerso che le tecniche estorsive utilizzate dall’organizzazione mafiosa erano il furto di automezzi e di macchine agricole e bestiame, l’imposizione di forniture nonché il danneggiamento di veicoli ed altro.

La fonte sicura di sostentamento del gruppo era la gestione illegale dei video-poker e delle slot machine. A tale proposito l’associazione aveva acquisito un monopolio sulla collocazione di tutti i videogiochi che, benché ideati dal costruttore per non distribuire premi in denaro, grazie ad alcune modifiche al software interno, si trasformavano in macchine per giochi d’azzardo.

Tra le numerose attività illecite documentate non solo furti ed estorsioni ma anche il reperimento di armi, anche clandestine che nel corso delle indagini sono state sequestrate.

L’organizzazione ha tentato anche di imporsi sulle competizioni elettorali del 2013 e sulla politica amministrativa del Comune e sull’organizzazione di alcune manifestazioni patrocinate dalla stessa amministrazione.

fonte Polizia di Stato

Cybercrime: phishing e riciclaggio, arresti in 45 Paesi

 Erano hacker molto abili, accedevano abusivamente alle caselle di posta elettronica di società italiane ed estere, inserendosi nei rapporti commerciali tra aziende e fornitori; in questo modo riuscivano a indirizzare i reciproci pagamenti sui conti correnti dell’organizzazione criminale (Tecnica nota col nome di “Man in the middle” – Uomo di mezzo).

L’operazioneTriangle” della Polizia postale ha fatto luce su una rete criminale transnazionale composta prevalentemente da nigeriani e camerunensi, e ha permesso di ricostruire le tecniche che consentivano loro di realizzare ingenti profitti.

Il gruppo era specializzato anche nel riciclare le somme di denaro proveniente dall’attività di phishing, una truffa informatica che utilizza i dati riservati carpiti agli utenti della Rete da parte di soggetti che si spacciano per fonti legittime.

Sono in tutto 62 le ordinanze in fase di esecuzione in 45 Paesi al termine dell’indagine; tra queste sono 29 quelle emesse dalla Procura della Repubblica di Perugia. Per il momento sono state arrestate 49 persone, di cui 20 in Italia.

Gli indagati sono accusati di riciclaggio di proventi in attività di phishing, con l’aggravante dell’associazione e del reato transnazionale.

Al blitz internazionale hanno partecipato anche le polizie di Spagna, Polonia, Regno Unito, Belgio, Georgia, Turchia e Camerun insieme a quelle di Eurojust, Europol e Interpol.

L’indagine, iniziata nel settembre 2014 e condotta dal Compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Perugia, ha evidenziato importanti collegamenti tra una cellula operante a Torino e un’altra attiva in territorio spagnolo che ha reso necessario il coinvolgimento dei canali di cooperazione internazionale e delle omologhe strutture di Polizia e magistratura spagnola.

Tutto è iniziato da una segnalazione fatta alla Polizia postale di Perugia da Poste italiane, relativa a un trasferimento sospetto di 33mila euro su un conto corrente all’estero intestato a un cittadino del Camerun. Gli investigatori hanno scoperto che in realtà un’azienda perugina avrebbe dovuto inviare un bonifico al fornitore che stava in Veneto; bonifico richiesto con una mail del fornitore che in realtà non l’aveva mai spedita.

Indagando su questo episodio gli investigatori sono risaliti all’organizzazione internazionale, accertando oltre 800 transazioni fraudolente che dal 2012 hanno generato un danno di circa 6 milioni di euro. I bonifici andavano da 500 a 300mila euro, e le 55 aziende colpite dai truffatori erano sparse nei cinque continenti, anche se i Paesi più bersagliati sono stati gli Stati Uniti, la Svizzera, il Belgio, l’Italia, l’Austria, la Cina, Singapore e la Svizzera.

Le successive riunioni di coordinamento ad Europol e Eurojust hanno fatto poi emergere collegamenti e convergenze con un’indagine parallela della Polizia polacca.

Sul territorio italiano sono stati impegnati circa 80 agenti della Polizia postale, sia del Servizio centrale che dei Compartimenti regionali di Perugia, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna e Firenze.

fonte Polizia di Stato

Operazione “Titano” a Rimini droga e soldi falsi in Riviera

 Ventinove persone sono state raggiunte, questa mattina, da un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dagli uomini della Squadra mobile di Rimini per detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione, porto abusivo di armi da fuoco e spaccio di banconote false. A finire in carcere sono state 18 persone mentre per 8 indagati sono stati imposti gli arresti domiciliari; misure minori per le altre tre persone sottoposte ad indagini.

L’indagineTitano“, chiamata così dal monte della Repubblica di San Marino residenza del primo spacciatore identificato, è durata circa un anno e ha permesso agli investigatori della Squadra mobile di Rimini in collaborazione con le questure di Milano, Ancona, Ravenna, Pesaro ed Agrigento, di sequestrare oltre un chilo di cocaina e anche 23mila euro di banconote false.

Nel corso dell’operazione gli investigatori hanno constatato che uno degli indagati utilizzava come base di spaccio una “piazza privilegiata”, ovvero il proprio locale notturno che è stato chiuso.

fonte Polizia di Stato

Camorra: 60 arresti a Napoli

 Un altro duro colpo alla Camorra è stato dato stamattina dalla Squadra mobile di Napoli, che ha arrestato 60 persone, gran parte minorenni, appartenenti a famiglie camorristiche storiche del centro partenopeo, in particolare nell’area di Forcella e Maddalena.

Dalle indagini i poliziotti hanno documentato una forte ascesa del cartello composto dalle famiglie Giuliano-Sibillo-Brunetti-Amirante che, dopo aver scalzato con la violenza esponenti di clan avversi, hanno monopolizzato la gestione delle attività illecite della zona centrale di Napoli e delle zone di Forcella e Maddalena.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi e di tentato omicidio.

Il clan gestiva le piazze di spaccio e le attività estorsive in danno di ambulanti e ristoratori del centro storico, nonchè di posteggiatori abusivi ai quali chiedevano un “pizzo” di 500 euro a settimana.

fonte Polizia di Stato