FORTE CONTRASTO ALLA CRIMINALITA’ IN DIVERSE CITTA’ ITALIANE

Dalle prime ore di questa mattina la Polizia di Stato sta eseguendo 160 ordinanze di custodia cautelare in carcere in sei diverse operazioni di polizia giudiziaria sul territorio nazionale, impiegando oltre 750 uomini.

Le complesse indagini coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine hanno permesso di colpire duramente diversi sodalizi criminali.

Sono 80 gli arresti che si stanno eseguendo a Roma, Salerno e Milano nei confronti di appartenenti a diversi consessi criminali operanti in quei territori, dediti allo smercio massivo di notevoli quantità di sostanze stupefacenti.

Contestualmente a Reggio Emilia e Catania sono 70 le misure cautelari a carico dei responsabili di reati contro il patrimonio, furti e rapine.

Infine a Lecco è stata disarticolata una organizzazione mafiosa composta da appartenenti alla ndrangheta calabrese operanti in Lombardia; sono 10 le catture in corso per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il Prefetto Messina Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato ha dichiarato che tutte le strutture investigative della Polizia di Stato – Squadre Mobili, Reparti Prevenzione crimine e Servizio Centrale Operativo, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria – sono costantemente impegnate nel monitoraggio dei fenomeni criminali al fine di poterli individuare e neutralizzare.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo 
foto Polizia di Stato

Trapani. Operazione “Ruina”

E’ in atto una vasta operazione antimafia nelle campagne trapanesi.

Oltre un centinaio agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, coordinati e supportati dal Servizio Centrale Operativo, stanno dando esecuzione a 13 provvedimenti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di soggetti appartenenti a Cosa Nostra, alcuni dei quali particolarmente vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Tra i 20 indagati, nei confronti dei quali sono in corso perquisizioni con l’ausilio di unità cinofile e apparecchiature speciali per la ricerca di armi, anche il primo cittadino di un importante comune trapanese, nonché alcuni imprenditori locali ed un dirigente apicale di un’azienda pubblica di Trapani, anche presidente di una nota cantina sociale, per i quali sono scattate le manette.

Tra i reati contestati quelli di associazione mafiosa, estorsione, incendio, furto, favoreggiamento personale e corruzione elettorale, aggravati dal metodo mafioso.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto: Operazione “Easy Credit”

La Polizia di Stato di Taranto ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari nei confronti di 8 soggetti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.

Le indagini, condotte dai poliziotti della Questura di Taranto, hanno preso avvio nell’ottobre 2018 dalla segnalazione di una donna, riferendo che i suoi anziani genitori erano vittime di usura.

Dalle indagini emerse l’esistenza di un’articolata organizzazione criminale – composta in gran parte da donne – dedita all’usura, la cosiddetta “usura di vicinato”, caratterizzata da un rapporto diretto tra l’usuraio e le vittime, in gran parte dei casi da anziani, in temporanea difficoltà economica.

A capo dell’organizzazione una 72enne tarantina che, avvalendosi di suoi familiari e conoscenti, era diventata il “punto di riferimento” di una larga cerchia di persone, per  le ragioni più disparate  (dai bisogni primari fino alle più futili esigenze di trascorrere le serate nelle sale Bingo), si rivolgevano alla donna per ottenere disponibilità di denaro contante.

Proprio gli abituali frequentatori di due sale bingo del capoluogo erano le “prede” preferite. Giocatori compulsivi o in alcuni casi anche anziani soli che avevano come unico svago il “Bingo” venivano avvicinati dai componenti dell’organizzazione, abituali frequentatori di quei locali da gioco, e al momento del bisogno messi in contatto con la 72enne.

Le indagini hanno accertato che nella maggior parte dei casi le richieste di denaro arrivate via telefono o addirittura attraverso il citofono dell’abitazione della 72enne, venivano immediatamente esaudite. L’usurato, infatti, si recava di persona nell’appartamento della donna, sito nel centro cittadino, o addirittura ritirava le somme in contanti attraverso un montacarichi installato presso il balcone interno nel cortile dello stabile.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

DASPO URBANO NEI CONFRONTI DEI DUE AGGRESSORI DELL’AUTOLAVAGGIO DI TERMOLI

Il Questore di Campobasso ha adottato il primo provvedimento di DASPO URBANO, di recente introdotto nel panorama normativo dal Decreto Legge nr. 130 dello scorso 21 ottobre, con cui è stato inserito nel Decreto Legge nr. 14/2017 l’art. 13-bis, la così detta “norma Willy”, dal nome della vittima di un noto episodio di pestaggio avvenuto a Colleferro (FR), secondo cui può essere disposto il divieto di accesso a pubblici esercizi o a locali di pubblico trattenimento nei confronti, tra gli altri, di soggetti posti in stato di arresto o di fermo convalidato dall’Autorità Giudiziaria, ovvero condannati anche con sentenza non definitiva per determinate ipotesi di reato, tra cui delitti non colposi contro la persona o il patrimonio, qualora dalla condotta possa derivare un pericolo per la sicurezza. Il provvedimento è stato applicato nei confronti dei due fratelli di etnia Rom, residenti a Termoli, che lo scorso 23 ottobre erano stati arrestati dal personale del Commissariato di P.S. di Termoli per aver ripetutamente colpito alla testa, con una mazza ed un cric, il titolare di un autolavaggio della cittadina adriatica che si era rifiutato di lavare gratuitamente l’auto  dei due e che è tutt’ora ricoverato in prognosi riservata a causa dei traumi riportati.  A seguito della convalida dell’arresto, il G.I.P. del Tribunale di Larino ha applicato la custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili, che devono rispondere, in concorso tra loro, di lesioni personali, danneggiamento e possesso ingiustificato di oggetti atti ad offendere. La condotta tenuta dai due fratelli, i precedenti penali e le circostanze che hanno caratterizzato l’episodio di violenza, hanno determinato l’adozione nei loro confronti del DASPO URBANO, in base al quale entrambi non potranno accedere ai pubblici esercizi o ai locali di pubblico trattenimento ubicati nel territorio dell’intera provincia di Campobasso, per la durata, rispettivamente, di un anno e due mesi e di un anno.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Siracusa, operazione “Demetra”

Nel pomeriggio del 2 settembre 2020, su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri di Siracusa hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Catania nei confronti di ventisette persone facenti parte di due sodalizi criminali operanti a Siracusa, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Ad alcune di loro è stato contestato anche il delitto di estorsione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso. Per venticinque dei predetti indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per altri due è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari.
L’operazione odierna, convenzionalmente denominata “Operazione Demetra”, costituisce l’esito dell’attività d’indagine coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia, sviluppata dalla Squadra Mobile di Siracusa e dalla Compagnia Carabinieri di Siracusa in un arco temporale che va dal 2016 al 2019.
Le attività investigative svolte dalle due forze di polizia in momenti temporali differenti hanno acclarato la perdurante operatività del sodalizio criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti denominato gruppo della “Via Italia”, che ha la sua base logistica e operativa nella città di Siracusa, in via Italia 103, interessando nel tempo anche la vicina piazza San Metodio. L’esistenza e la pervicacia criminale del predetto sodalizio erano già state accertate nell’ambito dell’operazione “Itaca” del 2012. Le indagini hanno documentato come l’attività criminosa dell’organizzazione si concretizzasse prevalentemente nel traffico di sostanze stupefacenti, mediante la gestione di una redditizia piazza di spaccio, ubicata nella citata piazza San Metodio, dove i pusher del gruppo ruotavano in turni prefissati per garantire agli assuntori la possibilità di acquistare la droga in qualunque momento della giornata. Il gruppo presentava una precisa organizzazione gerarchica all’interno della quale ciascun affiliato svolgeva compiti ben precisi in cambio dello “stipendio” settimanale.
Le attività investigative si sono sviluppate attraverso l’utilizzo di metodi tradizionali oltre che di intercettazioni telefoniche ed ambientali accompagnate dall’uso di sistemi di videoripresa. Importante anche l’apporto fornito da diversi collaboratori di giustizia che ha consentito di integrare ulteriormente il quadro probatorio a carico degli indagati.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo 

foto Polizia di Stato

LE FORZE DI POLIZIA, SI INCONTRANO IN RETE PER ANALIZZARE L’ARCHITETTURA E LE ATTIVITÀ DELLA ‘NDRANGHETA

Nell’ambito del progetto I-CAN promosso dall’Italia insieme ad Interpol, si è tenuto oggi, in videoconferenza, il primo  webinar previsto come attività di formazione volta a aumentare la conoscenza della minaccia globale rappresentata dalla ‘ndrangheta La sessione è stata aperta dal Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Vittorio Rizzi unitamente al Direttore esecutivo del Segretariato Generale dell’INTERPOL, Stephen Kavanagh, alla presenza degli investigatori specializzati delle unità I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) degli 11 paesi partners e degli esperti per la sicurezza italiani in quei paesi.
Il progetto si pone l’obiettivo di costituire delle squadre specializzate in quei paesi dove è maggiormente radicata la presenza della‘ndrangheta preparando le forze di polizia al contrasto di questa organizzazione criminale. Al fine di rendere l’azione investigativa più performante, il progetto si propone di aumentare la conoscenza e la consapevolezza della minaccia e della pericolosità rappresentata dalla ‘ndrangheta nel mondo.
E ad oggi stanno già arrivando i primi risultati con l’arresto, nella scorsa settimana,  di 6 latitanti in Argentina, Costa Rica e Albania, segno tangibile di quanto lo scambio informativo e la collaborazione investigativa costituiscano la risposta più efficace alle organizzazioni mafiose: contro una minaccia globale occorre un attacco globale.
Per questo oggi Interpol e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – SCIP della Direzione Centrale della Polizia Criminale hanno organizzato un webinar con la professoressa Anna Sergi, docente di Crimonologia presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università dell’Essex, le cui ricerche si focalizzano sullo studio della criminalità organizzata e della giustizia penale comparata. La strage di Duisburg del 2007 ha confermato l’esistenza della ‘ndrangheta anche fuori dall’Italia consentendo di capire quanto capillare fosse l’inserimento delle famiglie calabresi nei tessuti sociali e finanziari di numerose nazioni.
L’intervento della professoressa Sergi ha evidenziato il modus operandi e le attività della ‘ndrangheta nei 36 paesi oggetto di studio, sottolineando la capacità dell’organizzazione criminale, al momento più potente e forte al mondo, di inquinare il tessuto sociale ed economico attraverso l’investimento di enormi quantità di denaro, affari spesso percepiti favorevolmente dai paesi coinvolti. Al webinar hanno partecipato gli investigatori delle unità di I-CAN di Australia, Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Italia, Svizzera, Stati Uniti e Uruguay i quali  al termine del virtual meeting hanno potuto porre delle domande con una consapevolezza in più: l’ attacco globale alla ‘ndrangheta costituisce una priorità nella lotta al crimine organizzato a tutela della sicurezza che va oltre i confini nazionali.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

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Milano.La Polizia arresta banda di rapinatori palermitani “trasfertisti”

La Polizia di Stato di Milano, coordinata dalla procura della repubblica, ha eseguito a Palermo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque “trasfertisti” palermitani resisi responsabili di 3 rapine consumate ed un tentativo di rapina in danno di istituti bancari “UBI Banca” commesse a Milano tra i mesi di maggio e agosto 2019 e che hanno fruttato complessivamente 297.931 euro. L’attività è stata compiuta dagli agenti della Squadra Mobile di Milano, strettamente coadiuvati dall’omologo ufficio di Palermo.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo 
foto Polizia di Stato

Taranto, smantellato un market della droga nel Rione “Tamburi”

La Polizia di Stato di Taranto ha arrestato  6 persone in esecuzione di altrettante misure cautelari personali con l’accusa di detenzione e vendita, in concorso, di sostanze stupefacenti. La base logistica del sodalizio era un piccolo circolo ricreativo, ubicato su una importante arteria cittadina del popolare Rione “Tamburi”. Per i numerosi passanti, che quotidianamente affollavano la via, si trattava, semplicemente, del classico punto di ritrovo di quartiere dove poter trascorrere un po’ di tempo in compagnia e consumare qualche birra; l’attività della Squadra Mobile ha, invece, svelato come, dietro questa copertura, si celasse un market della droga capace di soddisfare la domanda della “clientela” a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il tutto veniva garantito da un articolato e collaudato sistema “a staffetta” affidato spacciatori, sentinelle, corrieri, custodi. Le abitazioni degli arrestati, ubicate nei pressi, fungevano da deposito dello stupefacente, assicurando così al circolo un rapido e costante punto di rifornimento. Qui, infatti, i corrieri, in sella a piccoli ed agili scooter, sfrecciando senza difficoltà nel traffico cittadino, recuperavano quanto necessario, garantendo così ai pusher di poter soddisfare sempre le richieste degli acquirenti.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

 

Operazione della Polizia di Stato “White Bridge” contro rete criminale multietnica dedita allo spaccio di stupefacenti e all’estorsione.

La Polizia di Stato di Terni, in collaborazione con le Questure di Livorno e di Lodi, il Reparto Prevenzione Crimine “Umbria-Marche”, l’unità cinofila di Nettuno e la Polizia di Frontiera di Fiumicino, ha dato esecuzione, questa mattina, a 16  misure cautelari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Terni, su richiesta della Procura della Repubblica di Terni, per spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione nei confronti di soggetti appartenenti ad una rete criminale multietnica. Le indagini, avviate lo scorso autunno dalla Squadra Mobile ternana, hanno permesso di smantellare una rete criminale multietnica che aveva fatto dello spaccio di droga l’unica fonte di guadagno, arrivando a movimentare un giro di affari di migliaia di euro al mese, non disdegnando però, alcuni di loro, l’estorsione, attuata con minacce, aggressioni, atti di vandalismo e danneggiamento, quando le vittime non riuscivano ad onorare i lori debiti, in particolare legati all’acquisto di cocaina. La sostanza stupefacente, spacciata nel centro cittadino, nelle zone di Borgo Rivo e di Largo Frankl, presso il “ponte bianco”, da cui il nome dell’operazione, oltre che nei luoghi di aggregazione giovanile, era di ogni tipo: hashish, marijuana, eroina, cocaina e droghe sintetiche, ed era diretta ad ogni tipo di acquirente, di ogni fascia di età. Gli spacciatori, tutti con precedenti penali, sia per reati di droga che per reati contro il patrimonio, come furti e rapine, e per estorsione, hanno un’età compresa fra i 22 e i 49 anni, e fra loro ci sono tre donne; sono di nazionalità italiana, tunisina, marocchina e gambiana e sono, per la maggior parte, domiciliati a Terni, tranne due che abitano a Cecina, in provincia di Livorno, e uno che si trova a Lodi. Tre di loro sono irregolari in Italia (due marocchini e un tunisino) mentre per l’unico gambiano si sta verificando la sua situazione sul Territorio Nazionale. L’attività di indagine, supportata anche dal Servizio Polizia Scientifica, svolta attraverso servizi di osservazione e l’uso di strumenti tecnici, ha consentito di effettuare il sequestro di discreti quantitativi di droga. In particolare, alcuni mesi fa, è stato rinvenuto oltre mezzo chilo di stupefacente occultata all’interno di un vano contatori in uno stabile in zona Borgo Rivo. In varie occasioni, ad occuparsi delle consegne era addirittura il figlio minore di uno degli arrestati stranieri, che cedeva la sostanza stupefacente fuori dalla propria abitazione. Lo spaccio è proseguito anche in questo periodo di quarantena: lo scorso marzo, uno dei marocchini irregolari era stato denunciato in stato di libertà per detenzione di cocaina ed eroina, dopo essere stato fermato dalla Squadra Volante durante i controlli Covid-19 in centro e durante tutta l’attività di indagine, sono state arrestate e denunciate per spaccio di stupefacenti altre persone. L’attività estorsiva nei confronti delle vittime, in prevalenza i consumatori di cocaina, si concretizzava, non solo nelle minacce, ma anche in vere e proprie aggressioni e atti di vandalismo; è emerso infatti che in un’occasione è stata danneggiata la porta dell’abitazione di un cliente “moroso” con un grosso petardo, mentre in altre, alcuni di questi sono stati obbligati a “cedere” la loro automobile od altri beni a prezzi bassissimi per onorare i debiti contratti con gli spacciatori.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

foto Polizia di Stato

Catanzaro 11 misure cautelari Operazione “lucciole e lanterne”. Matrimoni combinati per ottenere il permesso di soggiorno e sfruttamento della prostituzione.

La Polizia di Stato di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di appartenere ad una associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione di matrimoni di comodo e la produzione di ulteriore documentazione falsa, e di 4 persone, destinatarie di una seconda ordinanza cautelare ritenute, gravemente indiziate del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le indagini dei poliziotti della squadra mobile sono partite dopo la segnalazione di alcune pratiche sospette da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, che segnalava l’utilizzo di certificazioni che riportavano il medesimo protocollo e quindi ritenute false. L’avvio di intercettazioni ambientali e telefoniche faceva emergere quindi l’esistenza di una vera e propria struttura organizzata, che tra i vari artifici utilizzati per il rilascio dei permessi di soggiorno, a favore principalmente di cittadini cinesi, ricorreva anche alla combinazione di matrimoni o convivenze fittizie con cittadini italiani, che si prestavano allo scopo in cambio di somme di denaro che si aggiravano tra i 1000 e i 2000 euro. Il vertice del sodalizio è costituito da due coniugi italiani e da una cittadina cinese. In particolare, quest’ultima reclutava suoi connazionali, che in mancanza di altri requisiti leciti, erano interessati a rinnovare il titolo di soggiorno attraverso questo meccanismo fraudolento, mentre, i coniugi di nazionalità italiana, suoi stretti collaboratori, si occupavano di individuare i soggetti disposti a formalizzare matrimonio o convivenza con soggetti in realtà sconosciuti, dietro la promessa di ottimi e facili guadagni. I promotori di detta illecita attività, oltre all’assistenza logistica, si occupavano anche di organizzare il matrimonio e garantire così ai cittadini stranieri, tutti i vantaggi da questo derivanti, traendone cospicui profitti. Nel prosieguo dell’attività d’indagine, emergeva anche la figura di un poliziotto in servizio presso la Questura di Catanzaro, per il quale i successivi, scrupolosi approfondimenti investigativi facevano emergere la dedizione alla gestione e sfruttamento di un giro di prostituzione di donne di diverse nazionalità, alle quali venivano procacciati clienti e messe a disposizione strutture ricettive o appartamenti, con il coinvolgimento di altri indagati, nella messa a disposizione di immobili utilizzati per la prostituzione ovvero nel favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato