Vietati a Roma e provincia i blocchi stradali dei TIR

(da Ministero Intero)

L’ordinanza del prefetto Pecoraro per «non compromettere il regolare approvvigionamento di beni primari per i cittadini e per le attività produttive»

Vietata la circolazione ai camion ‘in trasferta’ a Roma e provincia dal 24 al 27 gennaio compreso; vietati anche i blocchi stradali e autostradali da parte dei TIR. 

Lo ha deciso il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro che ha emesso un’ordinanza in base alla quale dal 24 al 27 gennaio compreso è vietata la circolazione degli automezzi adibiti al trasporto di merci che non siano destinati alla distribuzione nella Capitale o nella provincia, in direzione di Roma all’interno del Grande Raccordo Anulare, lungo tutte le strade di accesso alla Capitale e nell’ambito del territorio dello stesso comune. 

L’ordinanza vieta inoltre gli assembramenti non autorizzati di automezzi in prossimità dei caselli autostradali in entrata nella Capitale e lungo la predetta viabilità in quanto possono creare impedimenti alla circolazione stradale e comprometterne la sicurezza, configurando l’ipotesi di interruzione di un servizio pubblico essenziale qualora venga impedito il regolare transito di quegli automezzi destinati all’approvvigionamento dei beni di prima necessità e dei prodotti energetici indispensabili alla tutela dei beni (lettera a) dell’art. 1, co. 2, lett a) della Legge 146/1990). 

Il provvedimento si è reso necessario a seguito delle proteste della categoria che stanno avendo ripercussioni su tutto il territorio nazionale e che, come noto, stanno compromettendo il regolare approvvigionamento di beni primari per i cittadini e per le attività produttive. 

L’inosservanza dell’ordinanza prefettizia comporterà una sanzione amministrativa pari a circa 200 euro (per violazione dell’art. 650 C.P.) e, in applicazione dell’articolo 6 del Codice della Strada, il ritiro della patente, della carta di circolazione ed il fermo amministrativo del mezzo.
Qualora s’impedisca l’esercizio del servizio pubblico essenziale si configurerà l’ipotesi prevista all’art. 331 del Codice penale, sull’interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità.

Naufragio della nave Costa Concordia: a “Chi l’ha visto?” gli appelli per i dispersi e le testimonianze dei superstiti

(da Chi l’ha visto – Rai)
 
“Continuate a cercare la mia bambina, non fermatevi; portatemela a casa il prima possibile”. Susy Albertini, la mamma di Dayana, la bambina di cinque anni, che era a bordo della Costa Cocordia naufragata davanti all’Isola del Giglio e ancora dispersa ha rivolto un appello ai soccorritori durante l’ultima puntata di “Chi l’ha visto?”, in gran parte dedicata ai familiari dei dispersi e alle segnalazioni dei superstiti utili per le ricerche e le indagini. Il suo avvocato Davide Veschi, si è rivolto ai passeggeri della nave: “Potete dirci dove avete visto la bambina con il suo papa’? potete dirci un luogo preciso da dove poi è scomparsa?”.  Ha risposto in diretta all’appello il signor  Umberto: “Ero anche io sulla nave quella notte. Al quarto livello, quando dovevamo imbarcarci sulle scialuppe, ci hanno messo in un angolo insieme ad altri genitori e bambini, perché c’era una bolgia di calci e spinte. Io ero in panico, ma a mia moglie è rimasta impressa una cosa e se ne è ricordata quando ha visto la foto della bambina. C’erano vicino a noi due spagnoli che ci sono rimasti impressi perché erano nudi, in costume da bagno, e avevano per mano questa bambina. Per prima cosa ci hanno chiesto se era nostra figlia, perché stavano cercando disperatamente i suoi genitori. La bambina, logicamente, era spaurita. Ecco, il momento in cui l’abbiamo vista è stato lì, al quarto livello, nel punto in cui dovevamo prendere le scialuppe. La bambina era lì da sola, non c’erano i suoi genitori. I due spagnoli erano una coppia, una donna e un uomo, adulti ma giovani, non anziani”.   
Un uomo ha telefonato in trasmissione per dire di avere visto il comandante Schettino con due donne nel momento dell’incidente:” Ero  con mia moglie al ristorante esclusivo, all’ultimo piano della nave, erano le 21:15 ed ho visto il comandante arrivare al ristorante in compagnia, abbracciato con due ragazze, una bionda e una coi capelli scuri. Mostrava alle due ragazze la vetrata del ristorante, la vetrata da cui si vedeva l’isola. Poi il panico: la nave si è inclinata, la luce è andata via, sono scappati tutti, non c’era più un ufficiale, nessuno che ci dicesse cosa fare… abbandonati a noi stessi: persone anziane, bambini, disabili… C’era una bambina con una signora spagnola che chiedeva aiuto. Non so dove sia finita. Nessuno ci ha detto cosa fare, ci guidavano gli animatori e i camerieri peruviani”.
Ha chiamato in diretta Concetta Rovi, 63 anni, di Messina, che era in viaggio con una sua amica ed è stata tra i primi passeggeri a scendere dalla nave: “Eravamo al ristorante c`è stato un urto violentissimo, sono saltati piatti, bicchieri, tavoli, è andata via la luce e i camerieri ci hanno portato sul ponte dove c’erano le scialuppe, ma non ci facevano avvicinare perchè dicevano “dobbiamo aspettare l’ordine”. Tutti gridavano “fateci scendere, fateci scendere”. Le scialuppe erano lì ma non ci facevano scendere. Siamo rimasti lì più di un’ora e mezza. Ci ripetevano “c’è un blackout”. La figlia, Lucia Calapai da Prato, alle 21.57 ha ricevuto una telefonata dal fratello Nicola che aveva sentito la madre allarmata. Ha chiamato subito i carabinieri di Prato allertandoli. Poco dopo i carabinieri hanno richiamato per dirle di aver parlato sia con la madre che con la guardia costiera e che tutto era sotto controllo: c`era soltanto un blackout elettrico. Allora la donna ha richiamato la madre per tranquillizzarla e lei le ha risposto che la nave si stava inclinando. Lucia Calapai ha chiamato direttamente la guardia costiera, che ha ripetuto che si trattava solo di un blackout e che altro non potevano dirle. Solo da un telegiornale ha poi avuto la notizia del naufragio.

Rogelio Barista, un cuoco che lavorava sulla Costa Concordia, intervistato da una televisione inglese ha rivelato come il comandante della nave avrebbe trascorso i minuti immediatamente successivi all’incidente: “Il comandante ci ha ordinato la cena intorno alle 22 –   22:30 e l’ho visto con una donna che non ho riconosciuto. Ho chiesto all’altro cuoco, Jason Velasco, cosa passasse per la testa al comandante. In quei momenti stava cadendo tutto a terra, anche il nostro cibo. Non potevo credere a ciò che succedeva. Ho fatto tante esperienze in anni di navigazione come cuoco, come un incendio a bordo, anche sulla Costa Concordia, e mi sono imposto di non avere paura. Ho guardato fuori per cercare il comandante e l’ho visto ancora in attesa del suo drink. Mi sono chiesto perché, con tutto quello che stava accadendo stava ancora aspettando il dessert per la sua ospite”.

Occhio alle truffe: il falso incidente

(da Polizia di Stato)

Sono molte le tecniche che i truffatori mettono in atto con grande bravura per spillare soldi, specialmente alle persone anziane.

Proprio per dare alle persone la possibilità di difendersi meglio dagli imbroglioni, raccoglieremo in questa sezione, denominata “Occhio alle truffe”, le tipologie dei raggiri più diffusi.

Vi spiegheremo come avvengono questi reati e quali sono, in genere, le persone prese di mira, in modo da richiamare l’attenzione delle potenziali vittime, ma soprattutto dei loro familiari o conoscenti.

Una premessa sempre valida: specialmente per le truffe in casa, il consiglio migliore da seguire è quello di non far entrare estranei nella propria abitazione, qualsiasi possa essere la scusa; in caso di dubbi, chiamare il 113 per farsi aiutare.

La descrizione delle truffe è resa più semplice ed efficace attraverso la pubblicazione di video realizzati dalla redazione di “Striscia la notizia” che mettono in scena le situazioni più ricorrenti, anche se, naturalmente, l’abilità dei malviventi sta spesso nel cambiare alcuni particolari per non esser prevedibili.

La descrizione delle truffe

 

Occhio alle truffe il falso incidente Il falso incidente

Due malintenzionati adocchiano la loro vittima in un parcheggio di un supermercato. È una donna che dopo aver caricato la spesa in macchina fa alcune manovre per uscire dal parcheggio ed è allora che uno dei due malviventi dà una botta alla carrozzeria dell’auto, simulando il rumore dell’urto con un’altra macchina.

 

 

 

Le false forze dell’ordine

I malviventi con false divise da poliziotti o da carabinieri riescono ad entrare in casa di un’anziana e con la scusa che in zona sono stati messi a segno alcuni furti e una parte del bottino è stato recuperato, le chiedono di verificare se gli è stato rubato qualcosa.

 

 

 

 

 

I falsi operai Enel

Prima individuano la vittima e poi la chiamano al telefono presentandosi come operai Enel. Due truffatori durante la telefonata spiegano che devono istallare in casa un apparecchio conforme alle nuove normative europee e che trovandosi in zona potrebbero farlo anche subito.

 

I falsi pompieri

Due uomini vestiti da pompieri si presentano a casa di un signore con la scusa che nel palazzo di fronte è in corso un principio di incendio.

 

Un mazzo di fiori per il compleanno 

In due, un uomo e una donna, seguono un anziano per scoprire il suo indirizzo e la data di nascita. Il giorno del compleanno della vittima scatta il raggiro: la donna acquista un mazzo di fiori e va a casa dell’anziano fingendosi una fioraia.

 

Un’attraente ragazza bussa alla porta 

Una bella ragazza suona alla porta di un anziano signore che vive da solo con la scusa di una vendita per beneficenza e, adottando atteggiamenti gentili e provocanti, convince l’ignara vittima ad aprirgli la porta e a farla accomodare in casa.

Arriva a casa l’incaricato Inps con un pacco in omaggio

Un falso incaricato dell’Inps si presenta a casa di una pensionata per consegnargli un pacco regalo e dare una buona notizia da parte dell’ente di previdenza.

Arriva a casa l’incaricato Enel per rimborsare le bollette

Una persona o più persone con finto tesserino dell’Enel si presentano a casa di un’anziana signora con la scusa “interessante” che riceverà un rimborso….

Finti carabinieri arrestati da veri poliziotti

(da Polizia di Stato)

Hanno finto di essere carabinieri per entrare in un appartamento a Modena e svaligiare tutta l’abitazione.

Stamattina la Squadra mobile della questura di Modena ha arrestato quattro persone, tutte italiane, accusate di furto in abitazione e sostituzione di persona.

Il primo ottobre del 2009, cinque persone si sono presentate davanti all’appartamento di un cittadino, qualificandosi come appartenenti dell’Arma dei carabinieri e dichiarando che dovevano svolgere una perquisizione domiciliare su mandato della Procura della Repubblica di Bologna.

Una volta entrati all’interno dell’appartamento, i criminali hanno messo all’aria tutto l’immobile portando via oggetti di valore, assegni, carte di credito, orologi, il tutto per un valore complessivo di oltre 55 mila euro.

I malviventi, al termine del falso controllo, hanno consegnato alla vittima un biglietto di invito a presentarsi presso una caserma dei Carabinieri di Bologna e in seguito si sono allontanati a bordo di un’autovettura grigia.

Gli arresti sono stati eseguiti tre nella provincia di Milano e uno in quella di Reggio Emilia.

Vigile ucciso: un nomade arrestato in Ungheria

(ansa.it)

Un fermo e’ stato eseguito nelle scorse ore a carico di uno dei due nomadi sospettati di essere gli autori dell’omicidio di Niccolo’ Savarino, il vigile travolto e ucciso a Milano.

Il fermo e’ stato eseguito dagli investigatori della Squadra Mobile di Milano nel Paese dell’Est dove il nomade si era recato riuscendo ad eludere le prime ricerche. L’uomo e’ ritenuto quello che stava alla guida del suv investitore e quindi quello con la posizione piu’ grave dei due. L’uomo fermato si chiama Goico Jovanovic anche se sulla sua identità sono in corso accertamenti per via dei suoi numerosi alias. Il nomade si trovava in una località denominata Kelebia, sul confine tra l’Ungheria e la Serbia, dove voleva recarsi per poi fuggire in Sudamerica. Il mandato di cattura europeo spiccato contro di lui dalla Procura di Milano lo accusa di omicidio aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.

Imu, come si calcola la detrazione

di Luigi Lovecchio
fonte:  sole24ore.it

Tra maggiorazioni di detrazione, assimilazioni all’abitazione principale confermate e mancate, l’applicazione dell’Imu sperimentale rappresenterà almeno nel primo anno un piccolo rebus per le famiglie.
Molti dei quesiti riguardano proprio la nuova detrazione maggiorata per i figli, introdotta in sede di conversione della manovra ‘salva Italia’ (Dl n. 201/11).
La detrazione, che si aggiunge a quella base di 200 euro, è pari a 50 euro per ogni figlio convivente, di età non superiore a 26 anni. La misura massima della maggiorazione è di 400 euro che, sommata alla detrazione di base, raggiunge quindi la cifra di 600 euro.

 

Va chiarito che questa nuova detrazione, che non ha precedenti nell’Ici, non è legata alla condizione di figlio a carico. I 50 euro aggiuntivi, quindi, competono anche se il figlio lavora ed ha redditi propri. Il problema che si pone riguarda le modalità di attribuzione della maggiorazione in presenza di una pluralità di contitolari dell’immobile. Al riguardo, si ricorda che la detrazione base di 200 euro si imputa a ciascun proprietario residente nell’immobile, a prescindere dalla quota di possesso. Così, per esempio, se l’abitazione è posseduta da due soggetti che vi risiedono con quote dell’80 e del 20%, la detrazione sarà imputata per 100 euro a ciascun proprietario. Non è chiaro se le stesse regole valgono per la maggiorazione. Si pensi ad esempio ad un immobile in proprietà di madre e figlio che vi risiedono unitamente alla famiglia del figlio, composta anche di due bambini e del coniuge. Se si applicassero le regole ordinarie, i 100 euro di detrazione aggiuntiva dovrebbero essere suddivise paritariamente tra i due titolari.
Ma se invece si ritiene, come sembra, che l’agevolazione è mirata alle famiglie con figli, l’intera maggiorazione dovrebbe essere attribuita al figlio comproprietario. Le cose si complicano se l’appartamento è interamente intestato ai figli (con età non superiore a 26 anni) ed è abitato dal nucleo familiare composto anche dai genitori. In questo caso, negare del tutto la maggiorazione della detrazione sarebbe contrario allo spirito della legge. Dovrebbe potersi affermare in sostanza che le quote dell’immobile intestate ai componenti del medesimo nucleo familiare, in presenza delle condizioni di legge, danno sempre diritto alle detrazioni maggiorate, a prescindere dalla titolarità formale delle stesse.
Per l’ex casa coniugale assegnata al coniuge separato o divorziato si conferma invece l’assimilazione ope legis all’abitazione principale, sia ai fini dell’applicazione dell’aliquota che della detrazione. L’unica condizione è che il coniuge non assegnatario non possieda un altro immobile ad uso abitativo nel medesimo comune. In questo caso, se dovessero trovare conferma le regole Ici, la detrazione dovrebbe essere commisurata alla quota di possesso. Ciò diversamente dalla disciplina ordinaria della detrazione. Questo significa che un immobile posseduto al 50% da ciascuno degli ex coniugi darebbe diritto alla detrazione di 100 euro per il coniuge non assegnatario e di 200 euro per il soggetto che vi abita. La maggiorazione della detrazione invece dovrebbe competere per intero al coniuge che convive con i figli, anche se la formulazione della norma non esclude una applicazione più ampia del beneficio. Estensione che sarebbe quanto mai opportuna, soprattutto nei casi in cui il coniuge non assegnatario sia unico proprietario dell’ex casa coniugale.
Dove invece non vi sono dubbi è nella mancata riproposizione dell’assimilazione relativa alle case concesse in uso gratuito a parenti. Questa fattispecie, in presenza di un regolamento comunale, sino alla fine del 2011 dà diritto all’esenzione Ici. Il decreto 201 ha tuttavia soppresso la disposizione di riferimento (articolo 59, lettera e), del decreto legislativo n. 446/97) ed ha ristretto di molto le ipotesi di assimilazione all’abitazione principale. Il risultato finale è che gli immobili in uso a parenti sono diventati, ai fini Imu, come delle seconde case, assoggettate quindi all’aliquota di base del 7,6 per mille, senza che residuino spazi per i regolamenti locali.