Loris ucciso con una fascetta elettrica. La mamma: «L’ho lasciato a 500 metri da scuola», ma poi si contraddice

di Il Messaggero

Il piccolo Loris Stival è stato ucciso per strangolamento con una fascetta elettrica lunga e larga: sarebbe infatti questa «l’arma» utilizzata per uccidere il bimbo. È quanto emerge da indagini eseguite sul corpo e da successivi accertamenti investigativi. Secondo quanto si è appreso, la Procura di Ragusa ha disposto apposite ricerche durante perquisizioni e rilievi eseguiti e in corso.

Intanto stamattina è stato compiuto dalla Polizia di Stato un nuovo sopralluogo nella zona di Contrada di Mulino Vecchio, dove il 29 novembre scorso è stato trovato il corpo del bimbo.

Vi ha partecipato anche Vincenzo Nicolì, direttore della II Divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Nella notte è stata perquisita anche l’abitazione di Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il 29 novembre scorso il corpo di Loris Stival. L’uomo è indagato come atto dovuto, dalla Procura di Ragusa, per sequestro di persona e omicidio.

La perquisizione è stata eseguita subito dopo i rilievi fatti dalla polizia scientifica nella casa della mamma del bambino. Gli investigatori stanno lavorando giorno e notte per cercare di chiarire una morte dove ci sono ancora troppi misteri e bugie.

Nuovo sopralluogo percorso. Due auto della polizia con a bordo una telecamera sono partite dalla casa di Loris per ricostruire il percorso fino alla scuola, seguito dalla mamma il giorno della scomparsa del bambino. Non è escluso che sulla vettura ci fosse anche la donna. Le due auto sono già arrivate davanti alla scuola ‘Falcone-Borsellinò, dove il piccolo non è mai entrato.

La versione contraddittoria della mamma. Nelle dichiarazioni del 29 novembre scorso, messe a verbale alle 20.30 e dunque a quattro ore dal ritrovamento del cadavere del figlio, Veronica Panarello dice di aver lasciato il figlio «a circa 500 metri da scuola». Ma in quello successivo, del 30 novembre attorno alle 17, fa mettere a verbale: «Oltrepassavo l’ingresso della scuola, svoltavo a destra per Via Di Vittorio, e mi fermavo a poche decine di metri dall’ingresso della scuola».

La seconda incongruenza riguarda la sua partecipazione al corso di cucina nella Tenuta Donnafugata. Nel primo verbale la donna racconta infatti che «dopo aver accompagnato» il figlio piccolo alla ludoteca, «sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno». Nel secondo verbale Veronica fornisce un’altra versione. «Lasciato il bambino» (il figlio più piccolo, ndr) «sono tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita di casa e sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45».

La vicenda del sacchetto dei rifiuti che la donna avrebbe gettato, invece, viene considerata «strana» dagli investigatori perchè nel primo verbale la donna non ne fa alcuna menzione, mentre ne parla solo nel secondo. Tra l’altro il sacchetto viene gettato in un punto piuttosto vicino al luogo dove è stato trovato il corpo di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola.

E intanto per la prima volta dopo gli ultmi sviluppi parlano i genitori del bimbo: «Basta alle voci da cortile e alle bugie» che ci «hanno feriti e uccisi. Veronica Panarello e Dadide Stivali, in un colloquio con il quotidiano La Sicilia, chiedono «rispetto per una famiglia che soffre», sottolineando di avere «piena fiducia nella magistratura».

Lei conferma la sua verità su sabato scorso, che alcuni filmati sembrano incrinare: «Ma come ve lo devo dire? Io – sostiene – quella mattina Loris l’ho accompagnato vicino alla scuola. Era uscito di casa assieme a me e al fratellino, siamo arrivati in macchina e l’ ho lasciato. Poi, all’ uscita sono andato a prenderlo e non c’ era più. Le cose sono andate così, questa è la verità». «Noi non ci dobbiamo difendere da niente, non abbiamo nulla da nascondere», dice Davide Stival.

L’ unica cosa che vuole questo giovane padre, un autotrasportatore 29enne che sabato scorso era in viaggio fuori Sicilia, è cercare soltanto la verità, perchè noi vogliamo che venga trovato non un colpevole, ma il colpevole. Marito e moglie hanno fatto muro, contro le voci di cortile e le bugie che ci hanno feriti e uccisi.

Perché c’è un video che smentisce il racconto di Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris: la mattina di sabato 29 novembre il bambino non è mai arrivato a scuola, come ha sostenuto la donna, ma è rientrato a casa. Le immagini, registrate da una telecamere ad una cinquantina di metri dall’abitazione della famiglia, confermano dunque i dubbi di investigatori ed inquirenti che ora vogliono capire perchè Veronica ha raccontato loro una versione diversa da quella immortalata nei frame video. «Ho accompagnato Loris a scuola con la macchina e l’ho lasciato a poca distanza dal cancello» ha raccontato Veronica. Ma nelle immagini si vede invece che Loris, attorno alle 8.30, scende dalla Polo nera della mamma e va verso il portone di casa. Da quel momento in poi di Loris non ci sono più immagini, almeno tra quelle visionate finora dagli investigatori: ricompare, 8 ore dopo nel canalone a Mulino Vecchio. Morto. Tesi contestata dal legale della donna, l’avvocato Francesco Villardita: «la signora ha portato Loris a scuola, e ricordo a tutti – aggiunge – che non è indagata ed è parte lesa in un’inchiesta per omicidio».

«Esistono diversi video che sono allo studio. Ci sono 42 telecamere che hanno ripreso 24 ore e sono tutte interessanti e utili» si limita a dire il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia sottolineando che in questa fase ogni notizia non ufficiale può «danneggiare in modo irreversibile» le indagini. Ma il procuratore aggiunge anche che «non ci saranno tempi lunghi per chiarire le prime cose». Il che significa che la svolta ancora non c’è ma che gli investigatori hanno imboccato una pista ritenuta molto interessante. Tra l’altro sul caso, afferma ancora il capo della procura, stanno lavorando «il meglio delle forze di polizia del Paese», lo Sco e gli stessi uomini del Ros e del Racis che hanno indagato su Yara: «davanti ad un fatto di inusitata gravità, la risposta dello Stato è stata molto forte».

Allo stato delle indagini sul registro degli indagati, con l’accusa di sequestro di persona e omicidio, rimane comunque il solo nome di Orazio Filone, il cacciatore che sabato pomeriggio ha trovato il corpo di Loris nel fosso a Mulino Vecchio. Un atto dovuto per consentire di fare gli accertamenti irripetibili sulla sua auto e sui suoi vestiti. La sua posizione resta dunque al vaglio degli inquirenti, che continuano a ritenere poco plausibile la spiegazione che l’uomo ha dato del perchè, appena saputo della scomparsa di Loris, si è diretto proprio in quel punto dove poi è stato trovato il corpo. Così come sono ancora da chiarire i rapporti dell’uomo con la famiglia del piccolo. Veronica Panarello, invece, al momento non è indagata e lo dice chiaramente il procuratore.

Ma è evidente che gli investigatori e gli inquirenti – che anche oggi hanno continuato a sentire diversi testimoni – vorranno quanto prima chiarire il perchè la donna ha mentito e fare una serie di atti ufficiali. Il primo è arrivato già nel pomeriggio quando una quindicina tra poliziotti e carabinieri si sono presentati su mandato della Procura in via Garibaldi e sono rimasti nell’abitazione di Loris fino a tarda sera. Gli uomini della scientifica e del Racis hanno operato anche con il Luminol, per rilevare la presenza di tracce non visibili ad occhio nudo, e hanno raccolto una serie di elementi che saranno poi analizzati dagli specialisti dello Sco della polizia e del Ros dei carabinieri. Tecnicamente, ha spiegato il procuratore, non si è trattato di una perquisizione ma di «atti specifici di polizia giudiziaria finalizzati all’acquisizione di elementi che potrebbero rivelarsi utili al proseguimento delle indagini».

Quali? Ad esempio un tablet o un telefonino che Loris usava, per capire con chi e se era in contatto con qualcuno, con chi scambiava messaggi. Oppure tracce della presenza di soggetti diversi dai familiari all’interno dell’abitazione o nel garage. Un aiuto importante, gli investigatori lo cercano anche nei tabulati telefonici: le telefonate effettuate dai familiari di Loris e da persone a loro vicine serviranno a ricostruire gli spostamenti di quella mattina e chiarire ulteriormente il racconto della donna. Non serviranno, invece, le due telecamere puntate proprio sull’ingresso della scuola: il temporale di un mese fa le ha danneggiate entrambe. «Se avessimo quelle immagini – sorride un investigatore – avremmo già chiuso il caso».

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