Mafia Capitale, due nuovi arresti. “Erano il collegamento tra le cooperative e la ‘ndrangheta”. Marino rifiuta la scorta

di Repubblica

In manette Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero. Per gli inquirenti, dal luglio 2014, affidata la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino a Giovanni Campennì, imprenditore della cosca Mancuso. Sequestrate altre due società riconducibili a Buzzi che avevano un giro d’affari annuo di 15 milioni di euro. Udienza Riesame, Carminati in aula

Ancora due arresti da parte dei carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. In manette sono finiti Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi per associazione di tipo mafioso. Sono accusati di aver assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla ‘cupola romana’ e la ‘ndrangheta. Una terza persona, indagata a piede libero, è stata perquisita. Gli interventi dei carabinieri, disposti dal gip di Roma su richiesta della procura distrettuale antimafia, sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Intanto, gli uomini del Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma hanno sequestrato altre due società cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi che avevano un giro d’affari annuo di 15 milioni di euro. ”E’ un’ottima giornata iniziata con altri due arresti – ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ai microfoni di Radio Radio – Speriamo che la magistratura ci aiuti velocemente a fare pulizia in questa città”. Poi l’annuncio: “Ho fatto molte resistenze alla scorta e alla fine non l’ho avuta. A Roma abbiamo già un migliaio di persone che vivono sotto scorta, per alcune è essenziale, per altri soprattutto nella categoria dei politici, è una comodità per avere la macchina di Stato. Se non è necessario credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio”.

Riesame. E questa mattina sono in corso le udienze del tribunale del Riesame di Roma, al lavoro sui ricorsi presentati da alcuni degli arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale. In aula, già da alcune ore, sono presenti Massimo Carminati, considerato a capo della cupola capitolina, e il suo braccio destro Riccardo Brugia, entrambi accompagnati dall’avvocato Giosuè Bruno Naso. Le richieste dei legali degli arrestati riguardano -o ltre alla revoca dell’ordinanza di custodia cautelare – l’annullamento dell’aggravante dell’associazione “di stampo mafioso”. In aula, sono presenti i pm Giuseppe Casini, Luca Tescaroli e Paolo Ielo.

L’ordinanza di arresto. Il gip nell’ordinanza di arresto per Rotolo e Salvatore Ruggiero, che erano stati assunti da Buzzi, scrive: “L’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta. Nel corso dell’attività investigativa – scrive ancora il gip- è stato accertato che, circa cinque anni prima, l’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco (formalmente dipendente della “Cooperativa 29 Giugno”, presso la quale si occupa della gestione del deposito mezzi sito in via Affile 3, all’interno del quale vengono custoditi anche gli articolati di Giovanni Campennì) e Ruggiero Salvatore (lavoratore dipendente, dal 1998 al 1999, presso la “Soc. Coop. 29 Ggiugno Coop Sociale Srl” di Buzzi Salvatore, mentre dal 2009 inserito nella società Roma Multiservizi spa, presieduta sino all’ottobre 2013 da Franco Panzironi, ex ad di Ama arrestato anche lui), aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale l’associazione romana aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta mentre il clan Mancuso aveva inviato su Roma un proprio emissario, Giovanni Campennì (in quanto a lui Buzzi ha più volte spiegato il metodo con il quale l’associazione operava e la figura di Massimo Carminati), tramite il quale avviare attività imprenditoriali in collaborazione con l’associazione romana”.

Le indagini. Per gli inquirenti, quindi, gli indagati, ritenuti organici all’organizzazione denominata Mafia Capitale, hanno assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Buzzi Salvatore, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) consorteria di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese. In particolare hanno documentato come, a partire dal luglio 2014, Salvatore Buzzi con l’assenso dell’ex Nar avesse affidato la gestione dell’appalto della pulizia del mercato Esquilino a Giovanni Campennì, ritenuto “imprenditore di riferimento” della cosca Mancuso, attraverso la creazione di una Onlus denominata “Cooperativa Santo Stefano”. I carabinieri sono riusciti a documentare, inoltre, come già nel 2009 Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta di Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli con riferimento all’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone. Secondo gli investigatori, dunque, Ruggiero e Rotolo avrebbero fornito uno “stabile contributo” alle attività di ‘Mafia Capitale’ proprio avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con “qualificati esponenti” della ‘ndrangheta. Tutto ciò attraverso quello che viene definito “un rapporto sinallagmatico” tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da ‘Mafia Capitale’, ha consentito l’inserimento della cosca Mancuso, rappresentata da Giovanni Campenni’, nella gestione dell’appalto pubblico a Roma.

Le intercettazioni. “Il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Salvatore Buzzi e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto…”, si legge nelle intercettazione del Ros in cui Buzzi incontra Salvatore Ruggiero e Rocco Rotolo, arrestati oggi per associazione mafiosa. Alla conversazione partecipa un quarto uomo il cui viso è stato oscurato dagli investigatori. “Rocco, lui, è il nipote di Peppe Piromalli – dice Ruggiero nell’incontro, tra alcune macchine forse in un parcheggio – Siamo andati… così funziona dai Mancusi (sic), il perno centrale che comanda… capito… dice ‘alt compari, un attimo, parliamo’… ci siamo messi a parlare ‘noi siamo… in questo periodo bersagliati… sappiamo tutto ciò che è successo a Vibo … noi siamo bersagliati dai giudici… dai cosi… però chiamiamo un ragazzo… che è pulito nella legge e quindi… Ci siamo dati appuntamento e ci ha presentato questo gingillo diciamo… capisci? e funziona… così… nei perni centrali… sono confusi…”. “Ora non è che Buzzi pensa che io gli ho mandato sto soggetto alla cooperativa – dice Rotolo -… il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Buzzi Salvatore e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto… quindi io non lo conosco”.

“… siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ‘ndrangheta’”, diceva Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio scorso, parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali. “Caso mai ti butto dentro una fatturina – continuava Carminati – sto mese per il mese prossimo… e poi con il fatto della sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito…5 sacchi in più”. Di Ninno rispondeva: “Tutto chiaro”. E Carminati:” Si è tutto perfetto”. Il presunto boss di Mafia Capitale secondo gli investigatori si preoccupava di trarre utili dagli affari delle cooperative di Buzzi. In un’altra conversazione intercettata Buzzi dichiarava: “… perché Claudio è cosi… ma è tremendo… ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta… ‘ce fai sparà gli ho detto… ce fai sparà…’ ndranghetisti… a trattà sui 5 lire… gl’ho detto ‘scusa chiudi chiudi’, glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo… ce sparano sto giro… in piena Calabria!”. “… in quella rete là comandano loro, poi in questa rete qua comandiamo noi!!… so passati 5 anni.. t’ha toccato qualcuno là sotto?”, spiegava Salvatore Ruggiero, arrestato oggi come presunto referente delle cosche, in un colloquio con Salvatore Buzzi il rapporto tra la ‘ndrangheta e Mafia Capitale, secondo quanto si legge nell’ordinanza.

Dalle intercettazioni emergono elementi considerati dal gip un “ulteriore conferma delle cointeressenze con la ndrangheta”. “Allora io te dico, quando io stavo a Cropani io… (inc).. poteva veni’ giu’ tutti giorni un bambino… scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio.. parlavo con il Prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ‘ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su”, diceva Salvatore Buzzi in una conversazione intercettata del 7 luglio scorso. La coop ’29 Giugno’ gestiva a Cropani (Cosenza) il Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara).

La cooperativa di ‘ndranghetisti. Era nata verso la fine del 2013 ”l’idea di costituire una cooperativa, con personaggi già inseriti nelle attività imprenditoriale di Salvatore Buzzi, cui far partecipare Giovanni Campennì (imprenditore incensurato, ndr), quindi seguendo le indicazioni dei Mancuso, e altri di origine calabrese stanziali su Roma”. Ma il “progetto si perfeziona con il benestare di Massimo Carminati il quale, il 5 febbraio 2014, in un incontro con Buzzi e Campennì acconsentiva all’ingresso di quest’ultimo nella gestione delle attività sul mercato Esquilino”, si legge nell’ordinanza del gip Flavia Costantini. In una riunione del 10 dicembre 2013, tenutasi per discutere alcune questioni formali legate alla creazione di quella che poi si sarebbe chiamata ‘Cooperativa Santo Stefano’, alla presenza di Guido Colantuono e Paolo Di Ninno, Buzzi – scrive il gip – ”ipotizzava di assegnare l’incarico di presidente al primo: ‘Allora… Colantuo’, dato che tu sarai il presidente de questa cooperativa de ‘ndranghetisti… poi naa chiamiamo più così perché…”. Colantuono, però – si legge nell’ordinanza -, “esternava le proprie perplessità in merito adducendo come motivazione l’impossibilità di poter gestire i restanti soci, data la consapevolezza della loro caratura criminale: il loro spessore criminale avrebbe potuto creargli dei problemi”. Sempre nel corso della stessa conversazione, Buzzi e Colantuono ”continuavano a discutere in merito alla struttura societaria che avrebbe dovuto assumere la futura cooperativa sia dal punto di vista finanziario, sottolineando che Campennì si sarebbe esposto per 100mila euro, come precisato dallo stesso Buzzi, sia dal punto di vista partecipativo”. Stando al gip, i cinque soggetti che avrebbero dovuto amministrare la cooperativa Santo Stefano risultavano da Buzzi ”già individuati in Giovanni Campennì, Rocco Rotolo, Guido Colantuono, Vito Marchetto e Salvatore Ruggiero. Nella circostanza emergeva senza alcun dubbio che l’attività gestita dalla nascente cooperativa sarebbe stata quella già svolta dalla ’29 giugno’ presso il mercato Esquilino a Roma”.

Sequestrate due coop di Buzzi.  Il nuovo sequestro riguarda altre due società cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma – Sezione misure di prevenzione a seguito di richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma ed eseguito da parte del Nucleo di polizia tributaria, riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della ’29 Giugno Servizi Società Cooperativa di Produzione e Lavoro’, con sede a Roma, in via Pomona 3; e ‘Formula Sociale Società Cooperativa Sociale Onlus’, in via Mozart 43, sempre nella capitale.

Le due società, di fatto nella piena disponibilità di Salvatore Buzzi, erano amministrate da soggetti anch’essi indagati nell’ambito dell’operazione ‘Mondo di mezzo’ ovvero da soggetti che facevano parte del consiglio di amministrazione delle società già sequestrate dalle fiamme gialle alcuni giorni fa. La Società Cooperativa 29 giugno Servizi ha un giro d’affari annuo di circa 9 milioni di euro e conta circa 267 dipendenti, mentre la cooperativa Formula Sociale ha un volume d’affari di oltre 6 milioni di euro e impiega 131 addetti. Sono in corso approfondimenti in relazione agli appalti vinti dalle citate cooperative e sulle disponibilità finanziarie alle stesse riconducibili.

Marino ha deciso: “Niente scorta”. In diretta su Radio Radio, il sindaco Marino ha annunciato: “Ho fatto molte resistenze alla scorta e alla fine non l’ho avuta. Se non è necessario credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio”. Il discorso si sposta sull’ex primo cittadino, Gianni Alemanno. “Io non posso e non voglio dare giudizi – ha detto Marino – Il fatto che il mio predecessore sindaco di Roma abbia avuto un avviso di garanzia per associazione di stampo mafioso mi turba profondamente e deve turbare tutte le romane e i romani che gli avevano giustamente dato fiducia nel 2008 con l’elezione popolare”. Marino ha poi ammesso: “Negli ultimi mesi, per vari motivi anche di conflittuialità di alcuni nei miei confronti, il lavoro dell’aula era stato piuttosto lento. Mi pare che questa nuova elezione, con un ufficio di presidenza con due donne come presidente e vicepresidente per la prima volta nella storia del consiglio, dia un approccio più pragmatico, tipico delle donne. Non nutro risentimenti, nè timori – ha aggiunto – Per me, da quando vinsi le primarie, le divisioni sono terminate, per altri c’erano tante squadre, tante correnti, tante divisioni. Io devo ubbidire alle romane e ai romani e rendere la loro qualità di vita migliore. Il cambiamento più importante è stato in casa mia, con mia figlia, che è sempre stata contraria alla mia candidatura a sindaco, non mi ha parlato per un mese quando mi sono candidato. Qualche sera fa mi ha telefonato e mi ha detto: ‘papà devi andare avanti'”.

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