Attentato a pm, Totò Riina: facciamolo grosso, non dobbiamo avere pietà

riinada TGCOM24

“E allora organizziamo questa cosa! Facciamola grossa e dico non ne parliamo più”. Così il boss Totò Riina, il 16 novembre 2013, progettava con il capomafia della Sacra corona unita, Alberto Lorusso, un attentato al pm di Palermo Nino Di Matteo. La conversazione è stata depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. “Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”, minaccia. “Questo pm mi sta facendo uscire pazzo”.

“Perché Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora se fosse possibile – prosegue il boss – un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari”. Riina, intercettato, fa riferimento nella conversazione all’attentato, fallito, al funzionario di polizia Rino Germanà, sfuggito a un commando di killer.

“Non devo avere pietà di questi” – “L’ultimo se mi riesce sarà più grosso… se mi ci metto con una bella compagnia di anatroccoli. Così chi peschiamo, peschiamo e non se ne parla più”, dice ancora il superboss a Lorusso. Il capomafia simula il suono di un’esplosione e aggiunge: “Non devo avere pietà di questi, come loro non hanno pietà”.

Ironia con boss sulla strage nell’omicidio Chinnici – “Quello là saluta e se ne saliva nei palazzi. Ma che disgraziato sei, saluti e te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso, disgraziato, il Procuratore Generale di Palermo”. Così Totò Riina ricorda la strage in cui fu ucciso il giudice Rocco Chinnici, saltato in aria per l’esplosione di un’autobomba il 29 luglio del 1983. Il capomafia corleonese, intercettato, descrive l’esplosione, alla quale assistette da lontano un commando di killer di Cosa nostra, che sbalzò in aria il magistrato facendolo poi ricadere a terra. “Per un paio d’anni mi sono divertito. Minchia che gli ho combinato”, prosegue.

“Messina denaro si disinteressa a noi” – “A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare, ma non si interessa di noi”. E’ il duro giudizio sul boss latitante Matteo Messina Denaro da Riina che parla del padrino trapanese durante l’ora d’aria col detenuto Alberto Lorusso. “Questo fa i pali della luce – aggiunge riferendosi al business dell’energia eolica in cui Messina Denaro è coinvolto – ci farebbe più figura se se la mettesse in c… la luce”.

ATTENTATO DURANTE LA MARATONA DI BOSTON: in America torna l’incubo dell’11 settembre

esplosioni-boston-mappadi Grazia De Marco

Dopo le stragi dell’11 settembre, l’America sembra nuovamente rivivere l’incubo del terrorismo. Lo scorso 15 Aprile, infatti, alle ore 14.50 locali (20.50 italiane) lo scoppio  di due bombe ha trasformato la storica maratona di Boston, che si corre  da 177 anni, in tragedia, togliendo la vita a 3 persone e ferendone 140.  Gli ordigni, costituiti da pentole a pressione piene di chiodi, cuscinetti a sfera e schegge metalliche, erano collegati da detonatori e collocati  a 170 metri di distanza tra di loro. Le bombe sono esplose a 12 secondi l’una dall’altra, nei pressi del traguardo della gara, situato a Boylston Street, storica via della città, a ovest del centro.

boston-marathon2_wide-c9151302f316f49fdfdfd7ea6006e4cc3d3bb134-s6-c10Immediatamente dopo le deflagrazioni, i poliziotti e gli operatori sanitari, presenti nella zona per garantire la sicurezza durante l’evento sportivo, si sono adoperati, insieme ad alcuni atleti, per soccorrere i feriti, poi trasportati nei vari ospedali di Boston. Secondo alcuni giornali locali ed in base alle informazioni fornite dagli stessi ospedali, almeno 15 dei 140 feriti sarebbero in condizioni critiche e i più gravi avrebbero già subito amputazioni agli arti, a causa delle ferite molto estese.

Quello che sconvolge ancora di più, tuttavia, è che a rimanere vittime dell’attentato sarebbero  state soprattutto famiglie con bambini, tra i quali  il piccolo Martin Richard, di 8 anni, che ha perso la vita mentre aspettava il padre William al traguardo per abbracciarlo ed altri sei, rimasti feriti e ricoverati nell’ospedale pediatrico della città.

Rimangono ancora oscure le piste battute dall’FBI e dalla polizia locale, ma tra le più accreditate ci sarebbero quella del terrorismo internazionale, suffragata dalle molteplici minacce agli USA da parte di Al Qaeda e quella della ricorrenza dell’anniversario della strage a Oklahoma City, avvenuta il 19 Aprile 1995.

Il Presidente Barack Obama,  che ha parlato alla Nazione da Washington, ha prima voluto esprimere la sua vicinanza ai familiari delle vittime, affermando che il colpevole, chiunque sia, sarà duramente condannato e, successivamente, ha ricordato che in questi momenti la speranza si presenta anche sotto forma di eroi ordinari, come i vigili del fuoco, il personale ospedaliero e tutti coloro che hanno dato il loro prezioso aiuto.  Anche il Presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano ha espresso “i sensi della più profonda solidarietà e sdegno” per i fatti accaduti e ha poi aggiunto: “ nessun atto di violenza ci impedirà di tenere fede ai nostri  valori e alla nostra fiducia di libertà, nella democrazia e nello stato di diritto”.

Intanto molti  uomini delle forze dell’ordine stanno presidiando a Roma decine di obbiettivi sensibili statunitensi, soprattutto aeroporti, università americane, ambasciate, il consolato e la residenza dell’ambasciatore.

Processo attentato Brindisi, Vantaggiato in aula Ragazze ferite:”Siamo in ansia perché lui è qui”

da TGCOM24

E’ iniziato il processo a carico di Giovanni Vantaggiato, reo confesso dell’attentato del 19 maggio 2012 dinanzi alla scuola Morvillo Falcone, costato la vita alla 16enne Melissa Bassi. In aula i genitori della giovane vittima e due delle ragazze ferite, che hanno detto: “Siamo ansiose perché sappiamo che lui è qui”. L’imputato è infatti presente in aula, ma non risponde alle domande. Il procuratore: “E’ una tattica per chiedere l’infermità mentale”.

Quando il presidente della corte d’Assise di Brindisi, Domenico Cucchiara, ha chiesto a Vantaggiato se fosse consenziente alle riprese in aula, l’imputato non ha risposto. Cataldo Motta, il procuratore della Dda di Lecce, ha motivato così il silenzio del 69enne: “A mio avviso è tutto artefatto. Sta costituendo uno stato per poi poter chiedere l’infermità mentale”.In aula erano presenti Massimo e Rita Bassi, i genitori della giovane vittima, e due compagne di classe di Melissa, Selena e Azzura, ferite nell’attentato. “Io non ho dormito – ha raccontato Selena – ero in ansia, ma non vedevo l’ora di venire qui, al tribunale di Taranto e di guardarlo negli occhi”. “Invece – ha aggiunto Azzurra – non ci hanno permesso di arrivare a lui, ci siamo avvicinate ma ci hanno bloccate. Però non è giusto, noi abbiamo il diritto di guardarlo in faccia”.

Il 19 maggio 2012 l’attentato alla scuola Morvillo Falcone
Vantaggiato è imputato di strage aggravata dalla finalità terroristica, tentativo di omicidio e fabbricazione ed esplosione di ordigno micidiale. Lo scorso giugno l’imprenditore ha confessato di essere il responsabile dell’attentato compiuto davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi il 19 maggio 2012 in cui perse la vita Melissa Bassi, 16 anni, e rimasero ferite altre nove persone, tra passanti e studenti.

Anniversario Capaci, Monti: “Cercare la verità”

da  TG COM

“Non bisogna mai stancarsi di cercare la verità sulle morti di Falcone e Borsellino. Non esistono ragioni di Stato che possano giustificare ritardi nella ricerca della verità”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti, a Palermo con il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, per inaugurare un monumento ai caduti nella lotta contro la mafia, nel ventennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Monti ha aggiunto che “non bisogna mai stancarsi di trovare la verità”. E bisogna farlo “per le vittime della mafia, per i familiari, per gli onesti, per i cittadini e per dare la speranza ai nostri figli”. “Sulle stragi di Falcone e Borsellino in questi anni sono emersi particolari che hanno fatto rivedere sentenze e pezzi mancanti che devono essere cercati fino in fondo”.

“Oggi dobbiamo dire con forza che non bisogna illudersi – ha affermato Monti – Cosa nostra non si sconfigge solo a Palermo, la ‘ndrangheta solo a Reggio Calabria e la camorra solo a Napoli. Tutto il nostro Paese deve impegnarsi nella lotta alle mafie, senza illudersi di esserne immuni”.

Il ricordo di Francesca Morvillo e degli uomini di scorta
“Francesca Morvillo – ha detto ancora Monti – scelse consapevolmente di spendere la propria vita a fianco di un uomo in costante pericolo di vita. Nessuno può sapere o immaginare come siano stati complessi quegli anni per lei, che aveva il difficile compito di sostenerlo nei momenti più duri, di condividerne i pensieri più intimi, di ricavare ogni tanto un momento di serenità insieme, di non farlo mai sentire solo”.

“Lo stesso vale per i tre uomini della scorta -Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro- sapevano perfettamente di rischiare ogni giorno la vita scortando uomini e donne dello Stato che a Palermo lavoravano contro un nemico brutale e spietato, malgrado questo scelsero di mettere le loro capacità professionali, le loro competenze, le loro vite a servizio della lotta alla mafia”.

Elogio ai giovani
“Sto vedendo la manifestazione più bella, più forte e più viva contro la mafia, che è quella di questi giovani che sono qui. Questa è veramente la voglia di combattere la mafia. Magnifico!”, ha commentato il premier.

Brindisi, “Terrore non ci spaventerà”
A prescindere dal movente “di questo gesto atroce”, “tanti cittadini hanno voluto dimostrare che non si faranno spaventare dal terrore”. Lo ha detto Mario Monti durante il suo discorso al giardino della memoria dedicato alle vittime della mafia, a proposito di quella che ha definito “la strage di Brindisi”.

Napolitano: “Mafia resta problema per la democrazia. Ma non ci faremo intimidire”
“La mafia e le altre espressioni della criminalità organizzata restano un problema grave per la democrazia da perseguire con la più grande determinazione e tenacia” sulla strada dell’esempio di Falcone e Borsellino. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prendendo parte alla commemorazione della strage di Capaci.

“Non ci facemmo intimidire, non lasciammo seminare paura e terrore né nel ’92 né in altre dure stagioni sconvolgenti; tantomeno cederemo ora” ha aggiunto Napolitano riferendosi ai recenti attacchi terroristici e ai rigurgiti mafiosi.

Napolitano:”Gli assassini di Melissa la pagheranno”
Dall’Aula Bunker dell’Ucciardone, il capo dello Stato ha poi voluto ricordare anche Melissa, la 16enne morta nell’attentato di Brindisi di sabato. “Questi nemici del consorzio civile e di ogni regola di semplice umanità avranno la risposta che si meritano – ha detto Napolitano-. Se hanno osato stroncare la vita di Melissa e minacciare quella di altri sedicenni aperti alla speranza e al futuro, e se lo hanno fatto a Brindisi in quella scuola per offendere la memoria di una donna coraggiosa, di una martire come Francesca Morvillo Falcone, la pagheranno, saranno assicurati alla giustizia”.