Camorra, duro colpo ai clan Belforte e Moccia: arrestati 26 affiliati

clanda TGCOM24

Duro colpo al clan Belforte di Marcianise, nel Casertano. Carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno eseguito un’operazione interforze arrivando all’arresto di 9 persone e al sequestro di parecchie decine di milioni di euro. Tra i beni sequestrati ditte, abitazioni e società riconducibili a persone ritenute legate al clan.

Arrestati 17 affiliati al clan “Moccia” – In un’operazione congiunta di polizia e carabinieri, sulla guerra fra clan che ha visto diversi omicidi nel Napoletano, sono stati arrestati 17 esponenti dei “Moccia”. I fermati sono indiziati d’associazione di tipo mafioso, porto abusivo di arma da fuoco ed estorsione, aggravati dalle finalità mafiose. Secondo le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli, il gruppo si stava estendendo dal rione Salicelle di Afragola, a Casoria, Caivano, Crispano e Cardito, dopo una scissione che ha causato un conflitto interno al gruppo con alcuni omicidi.

Camorra: a Napoli affiliati clan tatuati per ‘fedeltà’ al boss

Camorra: un tatuaggio per testimoniare l'adesione al clanda Ansa

Tatuati per dimostrare l’adesione al clan. Pratiche camorristiche come nel film ‘Educazione Siberiana’ a Napoli, dove la Squadra Mobile ha arrestatp dodici persone nell’ambito di un’operazione contro gli affiliati del clan “De Micco”, che opera nella zona del quartiere Ponticelli del capoluogo campano. I reati contestati sono associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo armi.

I trafficanti, “Compravamo la droga da Genny ‘A Carogna”
Dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, è emerso che il loro rifornitore di droga era Genny ‘A Carogna, l’ultrà del Napoli alla ribalta delle cronache dopo gli episodi sugli spalti alla finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico.”La droga la compravamo da tale Genny la carogna che dovrebbe essere di Forcella”, ha riferito il collaboratore di giustizia Domenico Esposito. “Per la consegna – continua Esposito – era utilizzata una Renault Scenic modificata, che ci veniva lasciata parcheggiata con le chiavi presso il cimitero di Ponticelli. Noi mandavamo a ritirare la macchina che poi restituivamo”.

Sulla pelle “Rispetto, Fedeltà e Onore al boss”
Alcuni affiliati testimoniavano l’adesione incondizionata all’organizzazione camorristica facendosi tatuare sul corpo la scritta “Bodo”, appellativo con il quale viene indicato il clan, accompagnato dalla frase “rispetto, fedeltà e onore”. In una recente perquisizione è stato anche trovato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli un “libro mastro” sul quale sono annotate le quote periodiche dei profitti delle attività illecite del clan e le “mesate” (mensilità) da versare agli affiliati. Sul libro sono annotate anche le spese sostenute per gli avvocati e per gli armamenti.

Camorra, il boss Antonio Iovine collabora con i magistrati

iovineda TGCOM24

Il boss del clan di camorra dei Casalesi, Antonio Iovine, ha deciso di collaborare con la Procura della Repubblica di Napoli.

Iovine, 50 anni, conosciuto come ‘o ninno, da qualche giorno ha cominciato a ricostruire ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli le attività e i rapporti di uno dei più potenti clan di camorra, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

Iovine è considerato uno dei quattro capi del clan dei Casalesi, insieme a Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone (conosciuto come Sandokan) e Michele Zagaria. Condannato all’ergastolo in via definitiva al termine del processo “Spartacus”, il più importante contro i Casalesi,Iovine è stato arrestato dalla Polizia, dopo 15 anni di latitanza, nell’autunno del 2010 in un covo in una casa di Casal di Principe e per quattro anni è stato detenuto in regime di carcere duro.

Lunedì scorso, nel processo per le intimidazioni (nel marzo 2008) nei riguardi dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione, ora deputata del Pd, il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro ha chiesto la condanna di Francesco Bidognetti e degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello (un anno e sei mesi di reclusione ciascuno) e l’assoluzione di Antonio Iovine, “non perche’ non sia certo della sua colpevolezza – ha spiegato il pm – ma perché non c’è la possibilità di dimostrarlo”.

Camorra: arrestato Nicola Cosentino

cosentinoda Ansa.it

L’ex parlamentare è accusato di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica. E’ coinvolto con i fratelli nell’inchiesta sulla vendita di carburanti nel casertano

L’ex parlamentare Nicola Cosentino è stato arrestato dai carabinieri di Caserta stamani insieme ai fratelli Giovanni e Antonio nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di carburanti in provincia di Caserta. Le accuse sono di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica.

L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Nicola Cosentino, emessa dal gip di Napoli su richiesta dei pm Antonello Arbituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio ed eseguita dai carabinieri di Caserta, fa parte di un insieme di 13 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.

Camorra: nel 2013 confische per 146 milioni di euro

camorrada Agi.it

Ammonta a oltre 146 milioni di euro il valore complessivo dei beni confiscati ai clan di camorra dalla direzione investigativa antimafia di Napoli, guidata da Giuseppe Linares, insieme alla sezione operativa di Salerno. I beni sequestrati raggiungono un valore superiore a 53 milioni di euro. I risultati sono frutto di un’intensificazione delle indagini sul fronte economico-finanziario sulla criminalita’ organizzata campana che hanno portato all’applicazione di misure di prevenzione personale patrimoniale da parte delle sezioni dedicate dei tribunali. Nel corso dell’anno, arrestate 19 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Arresto eccellente, quello di Danilo Restivo per l’omicidio Elisa Claps. Sul fronte delle attivita’ di controllo sugli appalti il centro operativo di Napoli, sempre insieme alla sezione di Salerno, ha sottoposto a monitoraggio 1046 societa’ tra Campania, Abruzzo e Molise. Tra gli accessi ai cantieri, ci sono anche quelli nell’area archeologica di Pompei per controlli legati ai restauri di alcune domus avviati nell’ambito del grande progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro dall’Unione Europea.

DIA SEQUESTRA BENI A CLAN CASALESI PER 3 MILIONI

La Direzione investigativa antimafia di Napoli, in esecuzione di diversi decreti emessi dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha sequestrato beni a tre esponenti di spicco del clan dei Casalesi, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un primo provvedimento di sequestro riguarda Vincenzo Abbate, 60 anni, legato al gruppo del boss Michele Zagaria, imprenditore nel settore calcestruzzo, destinatario di una misura cautelare nel 2006; a lui sono state sequestrate tre societa’ nel Casertano, tra cui una immobiliare e una di autotrasporti. A Giuseppe Granata, 50 anni, anch’egli nel gruppo di Zagaria, sequestrato un immobile a Teverola. Sigilli ad un immobile anche per Pasquale Fontana, 52 anni, cugino di primo grado del boss Zagaria, che si e’ sempre occupato di investire il denaro delle attivita’ illecite al nord Italia per acquistare immobili anche attraverso imprenditori che facessero da prestanome. (AGI) .

Camorra, due arresti a Napoli per un omicidio avvenuto nel 1992

polizia 2da TGCCOM24

Due persone sono state arrestate per l’omicidio di Luigi Caiazzo, avvenuto nel 1992 in una masseria a Villa Literno, in provincia di Caserta, nell’ambito di uno scontro fra clan della camorra. Il cadavere dell’uomo non è mai stato ritrovato. Uno dei due arrestati è anche ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Caiazzo, padre di Luigi. Nell’ambito dell’operazione è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di un’azienda agricola.

I due arrestati, ritenuti responsabili in concorso dell’omicidio, sono Giuseppe Terracciano, 54 anni, e Raffaele Cantone, di 53. Le indagini, concluse all’epoca con una richiesta di archiviazione, sono state riaperte in seguito a dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che, insieme con l’attività di riscontro svolta dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno permesso di fare luce sulla dinamica e sul movente del duplice omicidio. L’indagine è stata coordinata dalla Dda.

Le vittime, già appartenenti alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, furono colpite nell’ambito dell’offensiva dei Casalesi e finalizzata a stroncare qualsiasi tentativo di riorganizzazione della Nco e ad affermare l’egemonia del clan nell’intera provincia di Caserta.

L’omicidio di Luigi Caiazzo, il 22 ottobre del 1992, avvenne all’interno di una masseria di Villa Literno. Uno dei due arrestati, Raffaele Cantone, è anche ritenuto responsabile, insieme con altri appartenenti allo stesso clan, dell’omicidio di Giuseppe Caiazzo, padre di Luigi, e del ferimento di Angelo Pietoso, reati commessi a Villa Literno il giorno successivo all’omicidio di Luigi.

E’ stato ricostruito, in particolare, il ruolo svolto da uno degli indagati, Giuseppe Terracciano, nell’omicidio di Luigi Caiazzo, ovvero quello di attirare in trappola la vittima, conducendola con uno stratagemma in una masseria dove l’altro indagato, Cantone, gli sparò in pieno volto, da distanza ravvicinata, un colpo d’arma da fuoco. Il cadavere, poi, fu occultato in un pozzo e mai ritrovato.

Nell’ambito dell’operazione è stato, inoltre, eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza dalla Dda, dell’azienda per l’allevamento di bufali di proprietà di Giuseppe Terracciano – all’interno della quale avvenne l’omicidio – dell’impresa situata nello stesso sito per l’allevamento di cavalli e intestata alla convivente di Terracciano, nonché di conti correnti.

L’urgenza, spiega il procuratore aggiunto Francesco Greco, “scaturiva dalla circostanza che, all’atto dell’esecuzione della misura cautelare, la polizia giudiziaria operante sentiva l’indagato dire alla donna di avvisare il commercialista di ‘vendere tutto’ e notava che il predetto firmava in bianco un blocchetto di assegni di un conto corrente a lui intestato, con l’evidente fine di permettere alla moglie di svuotarlo”.

Il decreto è stato emesso in seguito ad accertamenti patrimoniali svolti dal Centro operativo della Dia guidato da Giuseppe Linares; gli investimenti relativi alle attività aziendali sono risultati sproporzionati rispetto ai redditi esigui dichiarati dai due.

Agguato a Napoli, ucciso reggente clan

Camorra: agguato a Napoli, ucciso reggente clan Apreada Ansa

Un pregiudicato di 32 anni, Giovanni Bottiglieri, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in un agguato avvenuto nel quartiere di San Giovanni a Teduccio di Napoli.

Aveva precedenti penali per estorsione, rapina e ricettazione. Secondo gli investigatori, era l’ attuale reggente del clan camorristico Aprea. L’agguato è scattato in un centro scommesse dove il pregiudicato è stato raggiunto da due sicari con in testa caschi integrali: almeno tre i proiettili esplosi contro Bottiglieri.

In fondo al pozzo arsenale della camorra

ARSENALE NASCOSTO TROVATO IN ARMADIO PERITO BALISTICOda Ansa.it

Un arsenale, con bombe, fucili e pistole, a disposizione del clan “Belforte” di Marcianise (Caserta), è stato scoperto dai Carabinieri in un pozzo, in un cortile di uso comune, nella zona centrale della città.

Le armi erano in tre borsoni, recuperati con la collaborazione dei Vigili del fuoco: 10 pistole, una mitragliatrice inglese “Sten” della seconda guerra mondiale, un fucile con canne mozzate, una bomba a mano, circa 800 proiettili, circa 20 micce e due ricetrasmittenti.

Camorra, boss arrestato in mansarda-palestra

chianeseda Sky TG24

Andrea Chianese, latitante ed elemento di spicco del clan camorristico Amato Pagano, è stato arrestato dai carabinieri di Giugliano (Napoli) in uno stabile di Calvizzano, nel Napoletano. L’uomo è stato sorpreso nel sonno in una mansarda al quarto piano del palazzo. Il suo rifugio era stato attrezzato a palestra e riempito con numerosi macchinari per il fitness. Nel locale sono state trovate anche diverse foto di persone della sua famiglia.

Ricercato dal 19 maggio 2009, Andrea Chianese era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 30 marzo 2009 dal gip di Napoli per associazione di tipo mafioso e per aver partecipato dal marzo 2006 al febbraio 2009 a delitti contro la persona e contro il patrimonio nonché a reati finanziari (omicidi, estorsioni, detenzione porto illegali di armi, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di delitto).

Tutte attività che, secondo gli investigatori, aveva svolto nei comuni di Melito e Mugnano per portare avanti gli affari illeciti del citato sodalizio criminale. Mentre sono ancora in corso accertamenti per verificare la riconducibilità dell’abitazione, il boss è stato condotto nel centro penitenziario di Secondigliano.

Napoli, chi ha bruciato la Città della Scienza?

rogoda IL FATTO QUOTIDIANO

Il ritrovamento da parte degli inquirenti di alcuni reperti con tracce di benzina avallerebbe incredibilmente la tesi che l’incendio della Città della Scienza sia stato doloso. Verrebbe quindi meno la tesi, avanzata da talune autorità (in)competenti, che si sarebbe trattato di autocombustione dovuta al torrido caldo ferragostano di questi giorni o al solito incivile che getta il mozzicone su materie infiammabili.

Chi c’è dietro? Probabilmente una speculazione sul futuro di quelle aree, un gesto di provocazione politica, ma sicuramente anche una divergenza più di fondo, di carattere direi culturale, su quello che debba essere il futuro del nostro Paese.

Ricordo che alla Città della Scienza tenemmo, negli anni Novanta, varie riunioni di redazione della gloriosa rivista Giano, diretta dall’indimenticabile Luigi Cortesi, e nel cui Comitato direttivo sedevaVittorio Silvestrini, che della Città della Scienza è stato, allora come oggi, l’infaticabile animatore.

Di fronte alla sua distruzione provo ovviamente una grande tristezza. Si è trattato con ogni evidenza di un atto politico. Chiunque siano stati gli esecutori materiali non è certo casuale che tale atto sia avvenuto in un territorio dove la malavita organizzata svolge da tempo un ruolo importante. La camorra, come la mafia e la ndrangheta, è diretta da persone dotate di una loro precisa intelligenza strategica. Il momento dell’attentato è stato scelto proprio all’indomani delle ultime elezioni, che ci hanno consegnato il quadro di un’Italia spaccata, dove avanzano le forze del cambiamento ma quelle della reazione, forti della compravendita dei voti e della corruzione di massa, si asserragliano a difesa dei loro privilegi e del loro modello di sottosviluppo basato sul gioco d’azzardo e sulla prostituzione non solo e non tanto dei corpi.

Il mondo della ricerca e della scienza è già duramente provato dai  tagli imposti dalle scelte a livello europeo, dalle insulse normative e dalle false meritocrazie (ANVUR), attività che hanno visto in prima linea i recenti governi Berlusconi e Monti. Ecco ora scendere in campo anche gli incendiari della camorra, per distruggere ogni possibile alternativa a questo modello di sottosviluppo e condannare tutto il nostro Paese, e in particolare i giovani, a un futuro di ignoranza, ignavia e ignominia.

Tutto questo in una città, come Napoli, con i noti gravissimi problemi strutturali ma che ha anche unatradizione scientifica di primo piano. Come ricorda il mio amico Enrico Alleva, accademico dei Lincei e dirigente dell’Istituto superiore di sanità, “Napoli ha segnato la storia del pensiero europeo (e non solo)” e si chiede “Quando sarà rimesso in sesto il luogo dove ci riunivamo per riflettere coralmente sul futuro dell’innovazione nazionale ed europea, con un deciso accento su un progetto scientifico innovativo per il Meridione italiano?”. Occorre reagire in fretta, seguendo le indicazioni del sindaco De Magistris e delle migliaia di napoletani che hanno manifestato dopo l’incendio!

Perché la scienza, anche se è difficile farlo capire alla nostra classe dirigente economica composta in maggioranza da gretti bottegai opportunisti capaci solo di sfruttare la forza-lavoro e le occasioni di arricchimento qualsivoglia, costituisce la principale forza produttiva. Una forza produttiva, fra l’altro, che risiede in un organo collettivo, che, parafrasando la citazione marxiana, definirei  ”general intellect” sociale-Una risorsa che gli immondi politicanti che ci hanno governato finora hanno fatto di tutto per affossare, costringendo i giovani a partire o ad accettare lavori umilianti, precari e dequalificati.

Il general intellect sociale va invece rilanciato e potenziato, in ossequio al preciso principio costituzionale di cui all’art. 33, e  nell’interesse del Paese, specie in un momento come quello attuale. Al suo consolidamento e sviluppo va finalizzato il reddito di cittadinanza per giovani e disoccupati. Tale reddito infatti  va collegato ad effettive attività di formazione e conoscenza consolidando la pletora dei precari attivi nella ricerca e nell’istruzione e introducendo nuove forme di ricerca collettiva che segnino avanzamenti nell’acquisizione di conoscenze.

Su di un disegno di questo tipo  potrebbero convergere le migliori energie presenti  nel Parlamento e nel Paese, dal Movimento Cinque Stelle alla sinistra  a settori consistenti del centrosinistra.Promuovere la ricerca e la scienza costituisce il miglior antidoto alla crisi e potrebbe rappresentare la base del rinnovamento politico, sociale e culturale dell’Italia. Ci sono forze reazionarie, che fanno capo alla malavita organizzata e non solo ad essa, che hanno tutto l’interesse a bloccare questo rinnovamento. Per questo bruciano le città della scienza…