Operazione “Cinemastore”: catturato l’ultimo dei latitanti

da Polizia di Stato

Nel gennaio scorso sette persone sfuggirono agli agenti della Squadra  mobile di Lecce che, al termine dell’operazione “Cinemastore”, arrestarono 42 persone appartenenti ad un’organizzazione criminale affiliata alla  Sacra corona unita.

Nei mesi successivi i sette sono stati tutti arrestati. L’ultimo dei latitanti, il 43enne Pasquale Briganti, è stato catturato ieri dagli  uomini della mobile mentre era con alcuni parenti sulla spiaggia di Campilungo, a marina di Mancaversa, una località balneare del comune di  Taviano, nel Salento. Era senza scorta e non ha opposto resistenza.

Tra i ricercati arrestati negli scorsi mesi, c’erano anche i fratelli Giuseppe e Roberto Nisi, 51 e 59 anni, che insieme a Briganti erano a capo  del gruppo mafioso.

Con questo atto si chiude la vicenda legata al sodalizio criminale Briganti-Nisi, che a Lecce controllava l’attività del gioco d’azzardo  gestendo diverse bische clandestine, le estorsioni, il traffico e lo spaccio di droga con la riscossione del “punto”, una sorta di pizzo imposto  agli spacciatori non appartenenti all’organizzazione.

Per scovare i latitanti, gli investigatori della Squadra mobile hanno utilizzato tutti i mezzi a loro disposizione: centinaia di ore di  appostamenti e pedinamenti, intercettazioni ambientali, 82 utenze telefoniche sotto controllo, una decina di auto costantemente monitorate grazie  ai sistemi di rilevamento gps.

Operazione “Cinemastore” contro la Sacra Corona Unita: 42 arresti a Lecce

(da Polizia di Stato)

Un’indagine durata circa tre anni ha portato all’arresto di 42 persone da parte della Squadra mobile di Lecce, mentre sono ancora sette i ricercati.

Si tratta di appartenenti ad un’organizzazione criminale affiliata alla Sacra Corona Unita, tutti indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, riciclaggio e tentata rapina.

Uno degli arrestati aveva il ruolo di responsabile su tutto il territorio di Lecce e dintorni a cui gli affiliati si rivolgevano per risolvere controversie e per garantire il rispetto delle regole imposte dall’organizzazione mafiosa. Altri invece, avevano il controllo di tutte le attività illecite a Lecce, come il traffico di droga, la riscossione dei crediti, la gestione del gioco d’azzardo, le estorsioni e la riscossione del “punto” sul commercio della droga. Quest’ultimo consisteva in una tangente che tutte le organizzazioni criminali “minori” dovevano pagare all’organizzazione maggiore che aveva il controllo di tutto il territorio.

L’operazione “Cinemastore” – dal nome del negozio del capoluogo salentino che nel 2009 fu obiettivo di un attentato dinamitardo e da cui partirono le indagini – ha evidenziato che l’associazione criminale utilizzava metodi violenti per controllare il territorio e per far valere le proprie condizioni.

Estorsioni, minacce , assoggettamento e omertà erano i principali metodi usati dagli affiliati.

L’indagine, condotta con intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha inoltre fatto luce sui forti legami che il gruppo aveva con esponenti della criminalità organizzata brindisina, alcuni dei quali arrestati stamattina.

Durante l’operazione sono stati sequestrati 200 grammi di cocaina ed un chilo e mezzo di hashish.