Camorra, duro colpo ai clan Belforte e Moccia: arrestati 26 affiliati

clanda TGCOM24

Duro colpo al clan Belforte di Marcianise, nel Casertano. Carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno eseguito un’operazione interforze arrivando all’arresto di 9 persone e al sequestro di parecchie decine di milioni di euro. Tra i beni sequestrati ditte, abitazioni e società riconducibili a persone ritenute legate al clan.

Arrestati 17 affiliati al clan “Moccia” – In un’operazione congiunta di polizia e carabinieri, sulla guerra fra clan che ha visto diversi omicidi nel Napoletano, sono stati arrestati 17 esponenti dei “Moccia”. I fermati sono indiziati d’associazione di tipo mafioso, porto abusivo di arma da fuoco ed estorsione, aggravati dalle finalità mafiose. Secondo le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli, il gruppo si stava estendendo dal rione Salicelle di Afragola, a Casoria, Caivano, Crispano e Cardito, dopo una scissione che ha causato un conflitto interno al gruppo con alcuni omicidi.

Camorra: nel 2013 confische per 146 milioni di euro

camorrada Agi.it

Ammonta a oltre 146 milioni di euro il valore complessivo dei beni confiscati ai clan di camorra dalla direzione investigativa antimafia di Napoli, guidata da Giuseppe Linares, insieme alla sezione operativa di Salerno. I beni sequestrati raggiungono un valore superiore a 53 milioni di euro. I risultati sono frutto di un’intensificazione delle indagini sul fronte economico-finanziario sulla criminalita’ organizzata campana che hanno portato all’applicazione di misure di prevenzione personale patrimoniale da parte delle sezioni dedicate dei tribunali. Nel corso dell’anno, arrestate 19 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Arresto eccellente, quello di Danilo Restivo per l’omicidio Elisa Claps. Sul fronte delle attivita’ di controllo sugli appalti il centro operativo di Napoli, sempre insieme alla sezione di Salerno, ha sottoposto a monitoraggio 1046 societa’ tra Campania, Abruzzo e Molise. Tra gli accessi ai cantieri, ci sono anche quelli nell’area archeologica di Pompei per controlli legati ai restauri di alcune domus avviati nell’ambito del grande progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro dall’Unione Europea.

DIA SEQUESTRA BENI A CLAN CASALESI PER 3 MILIONI

La Direzione investigativa antimafia di Napoli, in esecuzione di diversi decreti emessi dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha sequestrato beni a tre esponenti di spicco del clan dei Casalesi, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un primo provvedimento di sequestro riguarda Vincenzo Abbate, 60 anni, legato al gruppo del boss Michele Zagaria, imprenditore nel settore calcestruzzo, destinatario di una misura cautelare nel 2006; a lui sono state sequestrate tre societa’ nel Casertano, tra cui una immobiliare e una di autotrasporti. A Giuseppe Granata, 50 anni, anch’egli nel gruppo di Zagaria, sequestrato un immobile a Teverola. Sigilli ad un immobile anche per Pasquale Fontana, 52 anni, cugino di primo grado del boss Zagaria, che si e’ sempre occupato di investire il denaro delle attivita’ illecite al nord Italia per acquistare immobili anche attraverso imprenditori che facessero da prestanome. (AGI) .

Camorra: sequestrati beni per 44 mln a clan tra Lazio e Campania

seqeustroda Agi.it

A pochi mesi dai sequestri eseguiti nei confronti dei fratelli Dell’Aquila prima e dei fratelli Ascione poi, il Gruppo investigazione criminalita’ organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma ha posto sotto sequestro beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 44 milioni riconducibili agli ‘imprenditori’ Michele Palumbo, Angela Sequino e Francesco Biagio Russo, stretti fiduciari – si legge in una nota della Gdf – del capoclan Feliciano Mallardo, indiziati di aver organizzato nel territorio del Lazio una cellula camorristica federata col clan di camorra ‘Mallardo’, egemone nel Comune di Giugliano in Campania (Napoli) e nei territori limitrofi, per conto del quale i proposti reimpiegavano i proventi delle molteplici attivita’ delittuose del clan. Le indagini, avviate nel 2013 su delega della Procura della Repubblica di Roma-Ddda, traggono origine dalle investigazioni del Gico, in particolare sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli, che hanno approfondito le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia sull’esistenza di una cellula camorristica associata al clan Mallardo, con ramificazioni fino alla Capitale. Secondo gli investigatori, gli accertamenti patrimoniali hanno permesso di ricostruire un vero e proprio gruppo imprenditoriale, composto da diverse societa’, attraverso cui i proposti hanno effettuato investimenti, principalmente nel settore delle costruzioni edilizie – da qui il nome dell’operazione, ‘Domus Aurea’ – nonche’ in quello della distribuzione di combustibile per uso domestico, il tutto per conto dell’organizzazione.
In tale contesto e’ stato svelato il cosiddetto ‘sistema dei mutui’, utilizzato per l’effettuazione degli investimenti camorristici, volto non solo a dare un’apparente liceita’ agli investimenti effettuati e schermarli e giustificarli, preservandoli da eventuali provvedimenti ablativi. Tale operativita’ ha consentito al gruppo di mimetizzarsi con il tessuto sociale ed economico legale, soprattutto in quelle zone dell’area nord-est della Capitale dove non si registravano situazioni di particolare allarme sociale connesse alla criminalita’ organizzata, realizzando una effettiva commistione tra l’economia lecita e quella illecita. Come dimostrato dalle investigazioni delle Fiamme Gialle sono stati effettuati significativi investimenti immobiliari/edilizi, soprattutto nelle aree di Fonte Nuova, Mentana, Guidonia Montecelio, Monterotondo e Sant’Angelo Romano, oltre che in alcuni Comuni della provincia di Napoli, servendosi, per tale scopo, di soggetti giuridici spesso intestati a prestanome. Partendo da qui, il Gico di Roma ha sviluppato 94 accertamenti economico-patrimoniali, nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati. Il tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha disposto il sequestro di patrimonio aziendale e relativi beni di 8 societa’ con sede nelle province di Roma e Napoli, di cui 4 nel settore delle costruzioni, una in quello della compravendita di immobili, 3 nel commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico. E poi: quote societarie di 4 societa’, con sede nelle provincie di Napoli e Caserta, di cui una del settore delle costruzioni, una in quello della compravendita di immobili, una nel settore della locazione di immobili e una nel commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico; 152 tra fabbricati e terreni a Roma e nelle province di Roma, Napoli e Caserta. Infine, 14 auto e numerosi rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni,per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro pari a oltre 44 milioni. Cento i finanzieri impiegati nell’operazione tra Lazio e Campania. (AGI)

‘Ndrangheta: il politico e la ‘relazione stabile’ con il clan

ndranda Agi

“Un politico che da anni ha intessuto una stabile, paritetica, assolutamente deprecabile relazione di cointeressenza e solidarieta’ con l’organizzazione, nella consapevolezza di essere colui che ricambia o deve ricambiare i numerosi favori ricevuti per la sua brillante ascesa politica”. A scriverlo e’ il gip Abgail Mellace, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Gianpaolo Bevilacqua, 45 anni, attuale vice coordinatore provinciale del Popolo delle liberta’. E’ lui il politico finito in manette nell’operazione “Perseo” contro la cosca Giampa’ di Lamezia Terme che vede indagato anche il senatore del Pdl, Piero Aiello. Il contesto che ha portato all’arresto di Bevilacqua ha dell’incredibile. Secondo il procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Borrelli, “e’ incredibile che chi ricopre importanti attivita’ possa andare in un negozio per chiedere le tute per i detenuti da comprare con lo stesso sconto applicato alla cosca. Una vicenda grave, tra il folkloristico e il drammatico, ma che indica anche la qualita’ di certa politica in Calabria”. D’altronde, Bevilacqua, secondo il gip Mellace che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, avrebbe fornito “un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale” alla cosca Giampa’. E questo, perche’ il gip ha riscontrato come il giovane politico lametino si sarebbe impegnato per “l’assegnazione di appalti o posti di lavoro in cambio del costante impegno elettorale da parte degli esponenti della cosca”. Tutto, secondo il gip, “producendo un patto elettorale politico-mafioso”. Ed in pochi anni, Bevilacqua aveva conquistato un ruolo di primo piano in politica. Eletto in Consiglio provinciale nel 2004 con 1.574 preferenze, salite a 2.367 nel 2008. Quindi assumendo vari ruoli: capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale, dirigente della Regione Calabria, presidente della Commissione provinciale Lavori pubblici, prima rappresentante della Sacal, societa’ che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme, e poi vicepresidente del Consiglio di amministrazione. Ed ancora, presidente del Cda del Centro tipologico nazionale-societa’ consortile per azioni, membro del comitato di sorveglianza del Consorzio agrario provinciale di Pistoia, su incarico del ministero delle Attivita’ produttive, per il quale ha ricevuto altre consulenze . Quindi la scalata nello stesso Pdl, fino a ricoprire, attualmente, il ruolo di vice coordinatore provinciale. Una carriera lampo, alimentata dalle preferenze, dai legami con esponenti di primo piano del partito calabrese. Interrotta dall’operazione di oggi con la quale si contesta anche l’associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che l’estorsione per l’episodio dell’acquisto delle tute per i detenuti.