di Grazia De Marco
Sempre più spesso vengono trasmesse campagne pubblicitarie “antistalking” che intendono informare e soprattutto sensibilizzare la popolazione sulla pericolosità di questo fenomeno, il quale, dall’inizio del 2012, ha causato la morte di 63 donne. Da un punto di vista etimologico, con il termine “stalking” è indicato un insieme di comportamenti che vengono messi in atto dall’autore, al fine di molestare la sua vittima. Non si può affermare, tuttavia, che esista una definizione specifica per indicare questo fenomeno sociale e psicologico, a causa della sua complessità e della molteplicità di comportamenti che possono essere associati ad esso.
Pedinare, telefonare, inviare sms ed e-mail, minacciare verbalmente e fisicamente, appostarsi fuori da abitazioni o luoghi di lavoro, sono tutte condotte che possono contemplare il reato di “stalking”, ovviamente, se ripetuti frequentemente nel tempo e se generano nella vittima sentimenti di preoccupazione e timore per la propria incolumità. Alcuni studi, tra i quali quello intitolato “Study of stalkers” di Muller e Pathè, permettono di individuare cinque profili di possibili molestatori e tengono conto, sia della condizione psicologica che spinge il persecutore a “dare la caccia” alla sua vittima, sia dell’ambiente in cui lo stesso si trova ad operare:
– i rifiutati: agiscono con il proprio comportamento persecutorio dopo l’abbandono da parte del patner, per cercare di ripristinare la relazione interrotta contro il loro volere. Questi soggetti, solitamente, si sentono anche in pieno diritto di ledere, oltre che la vittima stessa, anche la sua immagine e gli oggetti di sua proprietà;
– i bisognosi di affetto: cercano di instaurare un rapporto intimo (di amore o amicizia) con un patner che hanno idealizzato e identificato come oggetto del loro amore. I soggetti che agiscono secondo queste modalità soffrono generalmente di schizofrenia o lottano contro la solitudine e la mancanza di una relazione fisica, che ricercano in soggetti sconosciuti. In questa categoria rientrano anche gli “erotomani”;
– i predatori: costituiscono la categoria più pericolosa, perché la meno intrusiva e, di conseguenza, i soggetti che fanno parte di questa categoria non danno possibilità alla vittima di percepire la loro presenza. Questa tipologia di “stalker” traggono piacere e senso di potere nel “voyeurismo”, ovvero nel guardare e spiare di nascosto la vittima prescelta, pianificando nel frattempo l’attacco . Ad essere perseguitati, generalmente, sono donne e bambini, mentre la durata delle molestie è breve e consiste principalmente in comportamenti offensivi di natura sessuale (telefonate oscene, violenza sessuale, omicidio);
– i rancorosi: sono coloro che nutrono un forte desiderio di vendetta per un torto subito, vero o presunto. Generalmente i soggetti sono stati umiliati in un recente passato e, per questo motivo, considerano giustificata la propria condotta, che li gratifica con una sensazione di potere e controllo. Le vittime, solitamente scelte in modo casuale, appartengono soprattutto al mondo lavorativo del molestatore e, proprio per questo, i suoi comportamenti possono essere confusi con altri tipi di molestie, come il mobbing;
– gli incompetenti: ovvero persone che hanno scarsa capacità di relazionarsi con gli altri e cercano, con tentativi di corteggiamento inadatti, di entrare in contatto con la persona desiderata. Normalmente questi soggetti, anche se sono consapevoli di non essere in alcun modo ricambiati, nutrono la speranza che la vittima cederà con il trascorrere del tempo. Il più delle volte i perseguitati sono amici o conoscenti occasionali, ma soprattutto personaggi del mondo dello spettacolo, poiché la visibilità e l’attenzione mediatica verso le azioni degli stalkers appagherà in parte il loro desiderio di successo e notorietà.
Oltre a quelle già citate, sono presenti anche altre tipologie di “persecutori”, come, ad esempio, i “cyber-stalkers”. Questi cercano attenzioni e intimità nel cyberspazio, incontrano le loro vittime in chat e ne diventano ossessionati. Altre categorie di molestatori sono i cosiddetti “stalkers-economici”, che agiscono per appagare il loro senso di ricchezza e ottenere gratificazioni di ordine economico ed i “gang-stalkers”, ovvero gruppi di soggetti che prendono di mira individui deboli o disagiati ed agiscono solo per divertimento.
Qualora si fosse vittima di “stalking”, ovviamente la prima cosa da fare è rivolgersi o alle forze dell’ordine o alle varie associazioni e gruppi di sostegno che, una volta analizzato il caso, provvederanno a fornire una strategia appropriata alle esigenze di sicurezza della persona. E’ importante ricordare, tra l’altro, che, grazie all’art 612-bis del c.p., introdotto dal decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009, tutte queste condotte moleste sono considerate reato, con il nome di “atti persecutori”.
Se si decide di sporgere denuncia, è bene sapere, tuttavia, che senza alcuna prova delle molestie subite, esiste il rischio che la vittima venga a sua volta denunciata dal presunto “stalker” per calunnia oppure che il caso venga archiviato per assenza di prove. E’ necessario quindi raccogliere più materiale possibile, conservando le prove di ogni contatto (e-mail, sms, regali, telefonate, ecc.) e tenere un diario in cui annotare data, ora e luogo dell’avvenimento e, possibilmente, anche l’abbigliamento del molestatore.
Prima di ricorrere a una vera e propria denuncia, va tuttavia ricordato che l’ordinamento italiano prevede anche un altro strumento di dissuasione dell’eventuale “stalker”, ricorrendo al cosiddetto “ammonimento del Questore”, che poi provvederà a raccogliere tutte le informazioni dagli organi investigativi e ad ascoltare tutte le persone informate sui fatti. Una volta raccolti tutti gli elementi, si potrà analizzare meglio il caso ed eventualmente ammonire oralmente il soggetto, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge. Dell’ammonimento, infine, sarà redatto un verbale, con due copie rilasciate, rispettivamente, al richiedente e all’ammonito.
Il primo passo per aumentare la propria sicurezza è certamente quello di prendere consapevolezza del problema, non sottovalutando il rischio, tuttavia oltre alle soluzioni già indicate, è comunque possibile adottare anche dei piccoli accorgimenti, modificando alcune abitudini (evitare di seguire sempre gli stessi tragitti per tornare a casa o andare a lavoro, cercare di non sostare a lungo in luoghi isolati, tenere sempre a portata di mano un telefono cellulare con impostata la funzionalità di chiamata rapida verso i numeri delle persone che ci potrebbero soccorrere, ecc.) o adottare alcuni accorgimenti. Ad esempio, nel caso di una relazione indesiderata, un unico rifiuto, fermo e deciso, potrebbe aiutare il persecutore a capire che le sue attenzioni non sono gradite. E’ molto importante, inoltre, non assecondare in nessun caso le iniziative dello “stalker”, cercando di ignorare completamente i suoi comportamenti, non rispondendo alle eventuali e-mail, telefonate ed sms, poiché ogni tipo di comunicazione o azione sarebbe percepita dal molestatore come un segno di paura e disagio da parte della vittima, spingendolo a tormentare in maniera ancora più insistente la sua “preda”.