Importantissima operazione del commissariato Appio a Roma. Sette arresti.

Importantissima operazione del commissariato Appio a Roma. Quando i poliziotti del commissariato Appio hanno effettuato una perquisizione all’interno di un B&B hanno rinvenuto una bustina che conteneva un dito umano. Accanto alla busta una mannaia sporca di sangue. L’incredibile scoperta è avvenuta a seguito delle indagini che hanno interessato “gang delle torture” che ha portato all’arresto di alcune persone che svolgevano attività di spaccio di droga e che ruotavano proprio intorno alla gang. Paliamo di un’associazione malavitosa che ha ucciso il carrozziere Andrea Fiore, al Quadraro e ha gambizzato Alex Corelli e Simone Daranghi, nel 2023, a Morena. Il B&b rappresentava la base operativa e fungeva da magazzino per armi e stupefacenti. Ma a chi appartiene il dito mozzato? Apparterrebbe ad un ragazzo torturato dalla gang perché ritenuto colpevole di errati comportamenti e per utilizzare questa tortura come monito per gli altri il dito era stato conservato come un cimelio.

Oggi, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia sarebbero la base principale dell’indagine sulla banda delle torture. La persona avrebbe spiegato ai magistrati il sistema criminale estremo che circonda la banda. Per ottenere una maggiore autorità nelle piazze di spaccio della Capitale, i banditi non avevano paura di usare il machete e mozzare la dita ai propri avversari. Il collaboratore ha riferito che a lavorare per la banda c’era anche un soggetto che si faceva chiamare “Er Murena” o “Salvone” per conto del quale alcuni ragazzi stranieri  possedevano  armi e stupefacenti. I ragazzi stranieri erano poi stati arrestati dalla polizia a San Giovanni. Una gambizzazione particolarmente cruenta è stata confermata anche dall’esecutore materiale del delitto Fiore, ad oggi in carcere. Un individuo chiamato “lo zio” dava ordini in videocollegamento mentre un giovane veniva prelevato dalla sua casa e portato in mezzo a un prato. “Tagliategli un dito”, ordinò “lo zio”, ma il ragazzo iniziò a piangere e, piuttosto che essere mutilato, preferiva essere sparato alle gambe. E così fecero.

La banda controllava la vendita di droga, in particolare hashish, tra i quartieri Tuscolano e Montespaccato. Il meccanismo era ben strutturato. Alla base c’erano i ragazzi delle consegne e quelli che si occupavano dell’importazione della droga. Tra questi c’era un ragazzo detto “Gigio” che lavorava come corriere della droga. Il 13 marzo dell’anno scorso venne ucciso. A casa sua venne poi rinvenuto più di 1 kg di hashish. Gli ordini della “banda delle torture” venivano impartiti anche tramite telegram, il famoso servizio di messaggistica istantanea.

Direttore Umberto Buzzoni

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