La Polizia postale sventa una truffa “del capo” a Verona.

Le frodi riguardanti i consumatori sono tipicamente quelle che fanno più scalpore. Tuttavia, poiché i truffatori sanno che le aziende sono un bersaglio particolarmente redditizio, le perdite per frode ai danni delle aziende sono generalmente molto più consistenti.. I poliziotti della Postale hanno sventato  a Verona una truffa milionaria ai danni di un’azienda importante della città. Un falso CEO del gruppo ha contattato lo staff dell’ufficio contabile e gli ha consigliato di fare dei bonifici intestati a un conto estero per un importo superiore a un milione di euro. Una volta ricevuta la segnalazione, gli agenti hanno immediatamente utilizzato l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia per collaborare con la polizia internazionale, bloccando la transazione e restituendo il denaro prima che venisse trasferito..

Si tratta di un tipo di truffa che viene denominata “truffe del capo”, in cui qualcuno all’interno di una società con una posizione di potere di spesa riceve una telefonata da un soggetto che si spaccia per l’amministratore delegato e lo induce a traferire denaro, generalmente su un conto estero. Prima di agire, i criminali esaminano accuratamente gli assetti aziendali da colpire, ottenendo nominativi e informazioni per creare una situazione il più plausibile possibile. La Polizia di Stato consiglia di fare attenzione alle email o telefonate urgenti che richiedono il pagamento di una somma di denaro su conti correnti non comuni, anche esteri. Se si ricevono email o telefonate sospette, contattare la persona che il truffatore cerca di impersonare attraverso un canale comunicativo interno diverso e sicuro per chiedere conferma della situazione prospettata. Creare procedure per il personale addetto alla contabilità all’interno dell’organizzazione aziendale che permettano di capire se c’è realmente bisogno di trasferire fondi.

Direttore Umberto Buzzoni
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Droga e armi. Cinque arresti nella capitale.

A Roma, i poliziotti del IX distretto Esposizione hanno arrestato cinque persone per tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco, detenzione e spaccio di droga e violazione della legge sulle armi.  Il XI distretto San Paolo, il VIII distretto Tor Carbone, il commissariato Romanina, il XIV distretto Prima valle, il Reparto volanti, il Reparto prevenzione crimine Lazio, il Reparto mobile di Roma, le Squadre cinofile, la Polizia scientifica e il personale dei Vigili del fuoco sono stati coinvolti nell’operazione. Le indagini sono iniziate lo scorso settembre con il ferimento di un uomo. La vittima dell’agguato era stato colpito alla gamba destra da un colpo d’arma da fuoco. Insieme alle intercettazioni, le indagini hanno consentito di ricostruire le fasi che hanno portato all’aggressione e di comprendere chi erano gli autori. Si tratta di due fratelli, già noti alle forze dell’ordine, che avevano un’attività di spaccio di droga in un quartiere a sud della Capitale da diverso tempo. La violenza era il mezzo con cui i due imponevano il loro potere e, in effetti, la vittima si sarebbe rifiutata di andare via dalla luogo che era sotto il loro controllo. Gli arrestati hanno riguardato anche tre altre persone collegate ai due fratelli nell’attività criminale. Inoltre, sono state effettuate tredici perquisizioni domiciliari su delega dell’autorità giudiziaria. Durante queste perquisizioni, gli agenti hanno sequestrato oltre 300.000 euro in contanti, tre orologi Rolex, armi  e droga. Inoltre, nel corso dell’indagine sono state denunciate altre 11 persone per detenzione e spaccio di cocaina. Sono state sequestrate grandi quantità di droga e armi illegalmente detenute.

Direttore Umberto Buzzoni
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Il mensile Polizia di Stato si unisce al dolore delle famiglie del maresciallo Francesco Pastore e dell’appuntato scelto Francesco Ferraro

La notizia della tragica morte in servizio di due giovani carabinieri ci ha sconvolti così tanto da non trovare le parole per esprimere il nostro dolore. Il dolore di tutta la nostra redazione, del nostro direttore, sempre vicini alle forze dell’ordine, è molto forte, ma è sicuramente niente rispetto al sentimento struggente della famiglie che stanno affrontando un terribile incubo, quello di perdere ingiustamente i propri figli mentre servivano la loro Patria. La notte tra il 6 e il 7 aprile una pattuglia dei carabinieri, una Fiat Grande Punto, si è scontrata con un SUV Range Rover. I militari stavano attraversando un incrocio svoltando a sinistra quando una Range Rover dalla destra li ha centrati in pieno dopo un dosso. I due soldati dell’Arma sono stati uccisi dall’impatto: il maresciallo Francesco Pastore, 25 anni, e l’appuntato scelto Francesco Ferraro, 27 anni. Il terzo carabiniere che era a bordo è rimasto ferito nell’impatto. La conducente del Suv è stata sottoposta agli esami prescritti dalla legge ed risultata positiva sia alla cocaina che all’alcoltest. Le agenzie di stampa, citando fonti investigative, riferiscono che un secondo esame dovrà confermare questo ultimo risultato. Il mensile Polizia di Stato si unisce al dolore delle famiglie del maresciallo Francesco Pastore e dell’appuntato scelto Francesco Ferraro. Due anime nobili che hanno servito il nostro paese con dedizione e passione.

Direttore Umberto Buzzoni

Cittadino albanese ricercato per omicidio perso a Matera.

Si spacciava per il fratello disabile e si era trasferito in Italia nel 2003 dove lavorava come operaio e viveva in maniera onesta, senza commettere reati. Dal 1998, l’uomo, un cittadino albanese di 55 anni, era ricercato perché era stato condannato all’ergastolo per un duplice omicidio commesso nella sua nazione. Gli agenti della Squadra mobile di Matera hanno rintracciato il latitante e lo hanno condotto in prigione in attesa della sua estradizione. Il Servizio per la cooperazione internazionale della polizia (Scip) della Direzione centrale della polizia criminale, l’Ufficio dell’esperto per la sicurezza presso l’ambasciata d’Italia in Albania, l’Ufficio Interpol di Tirana e il Dipartimento della polizia criminale albanese hanno collaborato per condurre l’operazione. Per riuscire a catturare il ricercato, la squadra mobile, informata dal personale dello Scip dello scambio di persona e della residenza in Italia ha avviato una attenta attività di indagine. Questo è un esempio chiaro del grado di cooperazione della polizia internazionale tra il Dipartimento della pubblica sicurezza italiano e quello albanese. La sezione “Latitanti” della seconda divisione Interpol – Scip della Direzione centrale della polizia criminale ha supervisionato lo scambio di informazioni.

Direttore Umberto Buzzoni

Recuperati 90 chili di droga nel Bolognese durante un arresto.

Due individui sono stati arrestati dagli agenti delle Squadre mobili di Bologna e Modena per l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. I soggetti sono stati arrestati al casello Modena Sud dopo essere tornati dalla Lombardia, dove avevano acquistato quasi 80 kg hashish. L’arresto è avvenuto al termine di un’indagine iniziata alcune settimane fa e che ha portato a numerose cessioni di droga nella zona Bolognina di Bologna, dove erano state arrestate diverse persone mentre spacciavano. Una delle persone che frequentavano regolarmente la piazza di spaccio è stata scoperta in quanto si recava regolarmente nella sua casa a Maranello (Modena), dove probabilmente teneva la droga e la confezionava per poi affidarla agli spacciatori.

Dopo oculate indagini sul soggetto un giorno, proprio mentre si recava  in Lombardia con un suo complice, è stato fermato dagli investigatori che hanno messo in luce come si trattasse di un viaggio per acquistare sostanze stupefacenti. Gli arrestati si muovevano con due automobili e utilizzavano la prima vettura  per avvertire la seconda dell’arrivo delle forze dell’ordine. La droga è stata trovata sulla seconda auto, imballata in due pacchi grandi con molti panetti all’interno. Non c’era droga nella prima auto, ma il conducente aveva le chiavi di una terza auto parcheggiata vicino all’appartamento di Maranello. In un sottofondo aperto con un congegno elettromeccanico, i poliziotti hanno trovato altri nove chili di hashish e novanta grammi di cocaina nascosta all’interno.

Direttore Umberto Buzzoni

Importantissima operazione del commissariato Appio a Roma. Sette arresti.

Importantissima operazione del commissariato Appio a Roma. Quando i poliziotti del commissariato Appio hanno effettuato una perquisizione all’interno di un B&B hanno rinvenuto una bustina che conteneva un dito umano. Accanto alla busta una mannaia sporca di sangue. L’incredibile scoperta è avvenuta a seguito delle indagini che hanno interessato “gang delle torture” che ha portato all’arresto di alcune persone che svolgevano attività di spaccio di droga e che ruotavano proprio intorno alla gang. Paliamo di un’associazione malavitosa che ha ucciso il carrozziere Andrea Fiore, al Quadraro e ha gambizzato Alex Corelli e Simone Daranghi, nel 2023, a Morena. Il B&b rappresentava la base operativa e fungeva da magazzino per armi e stupefacenti. Ma a chi appartiene il dito mozzato? Apparterrebbe ad un ragazzo torturato dalla gang perché ritenuto colpevole di errati comportamenti e per utilizzare questa tortura come monito per gli altri il dito era stato conservato come un cimelio.

Oggi, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia sarebbero la base principale dell’indagine sulla banda delle torture. La persona avrebbe spiegato ai magistrati il sistema criminale estremo che circonda la banda. Per ottenere una maggiore autorità nelle piazze di spaccio della Capitale, i banditi non avevano paura di usare il machete e mozzare la dita ai propri avversari. Il collaboratore ha riferito che a lavorare per la banda c’era anche un soggetto che si faceva chiamare “Er Murena” o “Salvone” per conto del quale alcuni ragazzi stranieri  possedevano  armi e stupefacenti. I ragazzi stranieri erano poi stati arrestati dalla polizia a San Giovanni. Una gambizzazione particolarmente cruenta è stata confermata anche dall’esecutore materiale del delitto Fiore, ad oggi in carcere. Un individuo chiamato “lo zio” dava ordini in videocollegamento mentre un giovane veniva prelevato dalla sua casa e portato in mezzo a un prato. “Tagliategli un dito”, ordinò “lo zio”, ma il ragazzo iniziò a piangere e, piuttosto che essere mutilato, preferiva essere sparato alle gambe. E così fecero.

La banda controllava la vendita di droga, in particolare hashish, tra i quartieri Tuscolano e Montespaccato. Il meccanismo era ben strutturato. Alla base c’erano i ragazzi delle consegne e quelli che si occupavano dell’importazione della droga. Tra questi c’era un ragazzo detto “Gigio” che lavorava come corriere della droga. Il 13 marzo dell’anno scorso venne ucciso. A casa sua venne poi rinvenuto più di 1 kg di hashish. Gli ordini della “banda delle torture” venivano impartiti anche tramite telegram, il famoso servizio di messaggistica istantanea.

Direttore Umberto Buzzoni

Importante operazione da parte di Polizia, Guardia di Finanza e ASL a Roma in zona Porta Maggiore

Ieri, i poliziotti del Commissariato Porta Maggiore hanno svolto una azione ad alto impatto in zona Porta Maggiore insieme ai militari dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, a personale della Polizia Locale Roma Capitale e dell’ASL Roma2, con l’ausilio dell’Unità Cinofila antidroga dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico. Sono stati condotti  controlli amministrativi mirati a combattere l’abusivismo e lo sfruttamento della manodopera irregolare in diversi settori lavorativi, nonché attività specifiche per prevenire e reprimere lo spaccio di droga e i reati predatori nella regione. Nel corso dell’operazione sono state identificate 360 persone e sono stati controllati 218 veicoli.

Uno dei veicoli è stato successivamente rimosso e sono state contestate 30 violazioni del Codice della Strada. Inoltre, dieci negozi sono stati controllati e quattro sono stati sanzionati. Nello specifico, gli operatori hanno condotto ispezioni amministrative in quattro esercizi commerciali di somministrazione di alimenti e bevande situati in via Casilina e hanno trovato gravi condizioni igienico sanitarie; Per questo motivo, i titolari sono stati multati per 13.800 euro e il personale dell’ASL ha chiuso uno dei locali sanzionati.

Direttore Umberto Buzzoni
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Sette arresti nella capitale per organizzazione mafiosa.

Nel corso di un’operazione di polizia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, i poliziotti della Squadra mobile di Roma e del commissariato “Romanina” sono state arrestate sette persone. Omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, sequestro di persona, incendio doloso, lesioni e detenzione illegale di armi da fuoco aggravata dal metodo mafioso sono tutti i reati contestati ai soggetti coinvolti. Quattro degli indagati sono membri di un gruppo criminale specializzato nel traffico internazionale di droga che ha anche fonti di approvvigionamento dalla Spagna; Gli altri tre sono stati arrestati a seguito di indagini antidroga con “consegne controllate” da agenti sotto copertura del Servizio centrale operativo (Sco). Il gruppo di spaccio era attivo su Telegram.

L’indagine è iniziata lo scorso anno dopo gravi incidenti violenti nella capitale con  due giovani di 23 e 29 anni feriti  e  un 53enne ucciso; Due persone sono state arrestate per l’ultimo episodio criminale. Nel corso dell’indagine, gli agenti hanno sequestrato circa 156 kg di droga, principalmente hashish, e una varietà di armi da fuoco, da guerra e clandestine; Il gruppo criminale aveva quattordici pistole, due fucili a canne mozze e due mitragliette. La Procura distrettuale antimafia ha disposto perquisizioni nei confronti di altri 15 indagati che non  sono ancora in carcere. Circa 150 poliziotti, tra equipaggi del Servizio centrale operativo, dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma, dell’unità cinofila “antidroga”, del Reparto prevenzione crimine “Lazio” e della polizia scientifica, hanno partecipato all’operazione. Inoltre, la Squadra mobile di Frosinone ha prestato assistenza durante l’intervento.

Direttore Umberto Buzzoni
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Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Siena.

Gli agenti della Squadra mobile di Siena hanno fermato nove persone su mandato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze. Tutti i soggetti fermati, cittadini pakistani, sono accusati di organizzazione dell’ingresso illegale di clandestini, rapina, lesioni e tentata rapina con intento di estorsione. Il mandato deriva dall’indagine della Mobile iniziata dopo che due cittadini pakistani furono gravemente feriti in un attacco da parte di membri di una banda il 19 marzo dello scorso anno. Lo stesso giorno, un altro cittadino pakistano è stato trattenuto contro la sua volontà in un appartamento di Siena per ricatto.

Gli immigrati arrivavano in Italia lungo la cosiddetta “rotta balcanica” e pagavano ingenti somme di denaro, che venivano consegnate ad una società di trasferimento di denaro ad Atene e consegnate ai membri dell’organizzazione a Siena , nonché basi logistiche secondarie in Grecia e Bosnia. I clienti del gruppo criminale sono poi finiti per essere delle vittime perché sottoposti ad attacchi fisici e verbali, minacce e ricatti all’arrivo in Italia per ottenere più denaro.  Alcune vittime hanno tentato di scappare, ma i loro aguzzini le hanno trovate alla stazione ferroviaria di Siena e per vendetta anno inferto loro  percosse e lesioni. In questo contesto è avvenuto il rapimento ai danni di un cliente. che è stato sequestrato in un appartamento, liberato  solo dopo aver pagato 2mila euro.

Direttore Umberto Buzzoni
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Oltre 130 misure cautelari per reati mafiosi a Bari.

A Bari ieri mattina più di mille agenti di polizia hanno eseguito 137 misure di prevenzione nei confronti di persone appartenenti o legate alle associazioni mafiose ritenute responsabili di estorsione, porto e detenzione di armi, spaccio di droga e  ingerenza elettorale. Sono state condotte in carcere 110 persone, 25 sono state sottoposte agli arresti domiciliari mentre, nei confronti di altri 2 indagati sono state applicate delle misure alternative alla detenzione.

Durante oltre 8 anni di indagini sono state documentate le attività dell’organizzazione mafiosa, come anche cerimonie di adesione. Sono state accertate estorsioni di stampo ‘ndranghetista, la massiccia disponibilità di armi e il coinvolgimento di criminali in diversi ambiti della vita sociale e amministrativa della regione, che hanno causato una forte ingerenza nell’attività di alcune società sportive al punto da modificare i risultati delle partite.

Per quanto riguarda le ingerenze nell’ambito della politica va sottolineato come nel 2019 nelle elezioni del sindaco di Bari, grazie ai voti controllati dall’associazione per delinquere, è stato eletto consigliere comunale come un governo locale a loro fedele. L’infiltrazione dell’associazione nell’organo amministrativo e negli ambienti politici della regione è arrivata al punto di avere rappresentanti in una società partecipata comunale e  in una nota concessionaria. La perquisizione ha portato al sequestro di 30 armi da fuoco tra pistole e mitragliatrici, 3 silenziatori e oltre 700 colpi di munizioni, narcotici, somme di denaro denaro. Sono stati eseguiti sequestri patrimoniali nei confronti di 16 persone indagate, per un valore di circa 20 milioni di euro.

Direttore Umberto Buzzoni
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