Tribunale di Milano accoglie decreto di sequestro antimafia di mezzo milione di euro per due truffatori.

La sezione anticrimine della questura di Monza e della Brianza in collaborazione con la guardia di finanza di Monza hanno messo in atto un ingente sequestro antimafia di beni ad una coppia di coniugi serbi che erano già noti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e contro la persona (reati che sarebbero iniziati addirittura intorno al 1978) . Le indagini fatte scattare dai poliziotti della città lombarda che hanno effettuato una serie di accertamenti e portato alla luce una forte incongruenza tra il tenore di vita della coppia e i redditi dichiarati (praticamente pari a zero).

All’interno della coppia il marito era un vero esperto del “rip deal”, che consiste in un’operazione di cambio fraudolenta. I colpi sono messi a segno attraverso la consegna di falsa moneta o addirittura carta straccia la maggior parte delle volte camuffata in superficie da banconote vere. L’uomo era diventato talmente bravo che era stato soprannominato nell’ambiente il dottore. Nel 2012 è riuscito a sottrarre uno yacht di lusso ad un cittadino russo attraverso lo scambio di una ingente somma di danaro pari a 3 milioni di euro avvenuta in un prestigioso hotel di Monza. Nel 2015 però era stato arrestato durante il tentativo di truffare il proprietario di un brillante del valore dichiarato di 150.000 euro. In quella occasione le forze dell’ordine avevano sequestrato 500.000 euro false. Con l’ottenimento del sequestro antimafia sono state sequestrate un’auto di lusso, un appartamento, una villa con annesso terreno e due cassette di sicurezza.

Direttore Umberto Buzzoni
foto Polizia di Stato

 

Napoli. I “Falchi” arrestano due rapinatori

Riportato il sorriso sul volto di una donna colpito da un rapinatore grazie ai servizi di controllo del territorio e l’esperienza su strada dei poliziotti di Napoli.

Ieri sera i Falchi della Squadra Mobile, durante un servizio di contrasto ai reati predatori, hanno controllato in via Roma a Frattaminore due persone a bordo di uno scooter trovandole in possesso di una pistola replica modello Beretta FS92 priva del tappo rosso, di 100 euro e di diversi documenti e di una carta di debito intestati ad una signora.

L’accertamento degli agenti ha consentito di scoprire che l’intestataria dei documenti, dopo aver prelevato 100 euro allo sportello ATM di viale Kennedy ad Aversa, era stata avvicinata da un uomo che con la minaccia di un’arma le aveva intimato di consegnargli il borsello e, al suo rifiuto, l’aveva colpita al volto con il calcio della pistola per poi allontanarsi a bordo di uno scooter con un complice.

La vittima dopo aver ricevuto le cure sanitarie ha denunciato l’accaduto e riconosciuto i rapinatori.

A finire in manette per rapina aggravata in concorso sono stati un 18enne di Cardito con precedenti di polizia ed un 16enne di Frattamaggiore.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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PALERMO: OPERAZIONE BAG DELLA POLIZIA DI STATO

La Polizia di Stato, su delega della Direzione Distrettuale di Palermo, ha eseguito un’Ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo, a carico di 17 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di vendita e cessione di sostanza stupefacente.

In particolare, la Squadra Mobile ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere a carico di indagati, ritenuti gravemente indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 legge sugli stupefacenti.

Inoltre la medesima ordinanza ha disposto la sottoposizione a misure cautelari a carico di soggetti ritenuti gravemente indiziati di vendita di sostanze stupefacenti (art. 73 legge sugli stupefacenti):

L’operazione scaturisce da un’articolata attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo –Direzione Distrettuale Antimafia ed avviata tra il 2018 ed il 2020, su un contesto criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti e particolarmente attivo nell’area mandamentale di Brancaccio – storica enclave di cosa nostra.

Infatti, il percorso investigativo avviato dalla narcotici ha seguito il solco della precedente indagine antimafia, culminata nel maggio dello scorso anno con l’arresto di 31 soggetti indagati di appartenenza alla famiglia mafiosa del mandamento di Brancaccio, nonché di traffico di sostanze stupefacenti (cd. Operazioni Tentacoli).

Nell’articolato contesto investigativo, realizzato mediante attività d’intercettazione e tradizionali servizi di osservazione, si delineava l’operatività di un’associazione che operava trasversalmente sul territorio cittadino ed in provincia, impegnata quotidianamente nella ricerca e gestione di più fonti di approvvigionamento di hashish e cocaina, anche con canali di acquisto calabresi, oltre che una costante attività di cessione di stupefacenti.

Nella programmazione dei ruoli e degli incarichi è emerso che alcuni dei componenti erano attivi sul fronte dell’approvvigionamento, mentre altri, con funzioni più prettamente esecutive ed anche separatamente tra loro si prodigavano nello smercio al dettaglio.

In effetti come ha illustrato il Giudice per le Indagini Preliminari nel corpo del provvedimento restrittivo il vincolo che legava alcuni associati era analogo a quello di una società consortile con un programma criminale condiviso e temporalmente indeterminato con forniture reiterate e stabili, anche in via di esclusività e con prezzi di favore.

Le indagini hanno anche disvelato il carattere violento di alcuni componenti del gruppo criminale, infatti nel corso delle attività si ricostruiva un violento episodio avvenuto a Carini., in cui un sodale, pressato nel riscuotere somme di denaro che erano urgentemente destinate ai fornitori calabresi, incontrava per strada un suo acquirente di stupefacente nonché suo debitore e, per tale motivo, armato di una “cazzottiera”, lo picchiava violentemente anche alla presenza di un bambino e di altri 2 sodali che assistevano all’aggressione.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti diversi sequestri di sostanza stupefacente a titolo di riscontro, per un quantitativo complessivo di diversi chili di hashish importati dalla Campania e dalla Calabria, con arresti in flagranza dei corrieri incaricati al trasporto dello stupefacente.

Un indagato, destinatario del provvedimento restrittivo in carcere, risulta al momento irreperibile ma è attivamente ricercato.

L’odierna operazione è stata eseguita con la collaborazioni di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo e delle Unità cinofile della Polizia di Stato.

L’odierno provvedimento, emesso dal G.I.P. di Palermo sulla base delle risultanze investigative condotte da questo Ufficio e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, si basa, allo stato, sui gravi indizi di colpevolezza, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertati in sede di giudizio e che pertanto al momento tutti gli indagati devono considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva.

 

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Arrestato con accuse di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale

Questa mattina, in provincia di Bari,  personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, un giovane pugliese, accusato dei reati di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta della  Procura della Repubblica, a seguito delle risultanze di una complessa attività investigativa avviata nel 2021 dalla DIGOS della Questura di Bari e dal Servizio per il Contrasto  dell’Estremismo e del Terrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Ucigos – nell’ambito del monitoraggio di ambienti virtuali suprematisti e di estrema destra, collegati al canale “Sieg Heil”, utilizzato dal giovane per promuovere contenuti antisemiti, misogini  e di matrice neonazista fino a dichiararsi pronto al sacrificio estremo e a compiere imprecisate azioni violente.

Gli ulteriori sviluppi investigativi, sostanziatisi in intercettazioni ambientali e nell’analisi telematica dei device sequestrati nel corso di perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’indagato, hanno consentito di documentare l’appartenenza del ragazzo all’organizzazione terroristica suprematista statunitense “The Base” (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’analisi dei supporti informatici ha evidenziato, inoltre, riferimenti alla volontà di procurarsi armi, nonché la capacità di costruire ghost gun da realizzare in prospettiva attraverso l’acquisto di una stampante 3D.

L’indagine ha permesso di interrompere l’azione criminale del  giovane suprematista radicalizzatosi attraverso il web, entrato in contatto con il leader della predetta organizzazione terroristica che, considerandolo parte del disegno terroristico collettivo, lo ha indottrinato per diffondere valori, schemi ed obiettivi del sodalizio anche in Italia ed affinché lo stesso proseguisse nell’attività di proselitismo sul territorio nazionale (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

Nel corso dell’inchiesta sono stati acquisiti solidi riscontri grazie non solo ai servizi tecnici, ma anche attraverso una articolata attività di analisi investigativa della documentazione informatica sequestrata nel corso di una precedente perquisizione svolta presso l’abitazione dell’indagato, resa particolarmente complessa dalle contromisure adottate dal giovane per garantire la “sicurezza” delle proprie comunicazioni.

È stato riscontrato che l’indagato, agendo in Italia come “lone wolf”, era pronto al sacrificio estremo “a difesa della razza bianca”, presentandosi come unico referente del movimento sul territorio nazionale tanto da indurre gli aspiranti adepti a contattarlo come tale; aveva costruito la propria identità informatica come “Comandante della Base” – primo caso in Italia; diffondeva il materiale propagandistico del gruppo rimodulandolo e traducendolo in lingua italiana e aveva creato un’entità composta da 3-4 membri secondo i dettami del sodalizio organizzandone l’attività sul web e proponendosi in prima persona per l’esecuzione di azioni violente (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’intenzione di costituire una cellula di tale associazione terroristica nel nostro Paese ha trovato conferma nella disponibilità da parte del giovane di armi, sequestrate nel corso della predetta perquisizione domiciliare. Su queste ultime nonché sulle relative custodie sono state rinvenute iscrizioni riportanti caratteri dell’alfabeto runico – tra cui la “runa othala” – e i nomi di noti suprematisti responsabili di attacchi terroristici, TRAINI, BREIVIK e TARRANT.

Allarmanti sono le ricorrenze tra il predetto materiale e quello utilizzato da Payton Gendron, statunitense di 18 anni, autore dell’attentato commesso a Buffalo (USA) il 14 maggio 2022, quando ha assassinato dieci persone ferendone tre sparando in pieno centro cittadino.

Infatti, come si evince dal video dell’attentato diffuso online in diretta streaming, anche sulle armi utilizzate da Gendron erano vergati i nomi dei “terroristi bianchi” TARRANT e BREIVIK nonché simboli specifici dell’ideologia di estrema destra come la suddetta “runa othala” anch’essa utilizzata nella terminologia nazionalsocialista.

Tali evidenze testimoniano infatti come entrambi i giovani si siano ispirati agli stessi “modelli” e che l’intenzione dell’italiano fosse quella di passare all’azione.

E’ importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio delle parti.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “DREAM EARNINGS”

La Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica di Pordenone in sinergia con la Polizia albanese, coordinata dalla Procura Speciale Contro la Corruzione ed il Crimine Organizzato S.P.A.K. di Tirana, ha concluso un’articolata e complessa attività investigativa che ha portato all’emissione di tre misure cautelari e cinque perquisizioni in territorio albanese, in corso di esecuzione.

Gli investigatori del Centro Operativo per la sicurezza Cibernetica della Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia e della Squadra Mobile di Pordenone, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, unitamente all’ Unità Crimini Informatici della Polizia albanese hanno disarticolato un’organizzazione dedita alle truffe perpetrate per mezzo del falso trading online.

   Complesse tecniche d’indagine tradizionali e cibernetiche hanno portato alla luce uno schema criminale particolarmente complesso, che vedeva effettuare il riciclaggio delle somme sottratte in diversi Paesi membri U.E., fra i quali Cipro, Lituania, Estonia, Olanda e Germania, e la loro conversione in criptovalute. Le misure cautelari e i decreti di perquisizione sono state eseguite nei confronti di cittadini albanesi, tutti residenti a Tirana e facenti parte di un’organizzazione che si stima abbia truffato diverse centinaia di cittadini italiani.

L’ammontare della frode è di svariati milioni di euro ma questa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg; solo all’esito dell’analisi dei sistemi informatici sequestrati sarà possibile determinare gli importi reali.

Nel corso di più di 42.000 intercettazioni telefoniche effettuate dagli investigatori italiani, è infatti emerso quanto i truffatori fossero abili nell’utilizzo di vere e proprie tecniche di persuasione e plagio, al punto da convincere le vittime a indebitarsi e versare, nel tempo, svariate centinaia di migliaia di euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Grosseto. Denunciati 5 ragazzi per cyberbullismo

La Polizia di Stato, in questo periodo di emergenza epidemiologica, caratterizzato da un aumento esponenziale dei crimini informatici legati anche al cyberbullismo, attraverso i poliziotti  del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Firenze e della Sezione di Grosseto, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, ha denunciato 5 ragazzi della provincia di Grosseto, di 14 e 15 anni, per atti persecutori nei confronti di un loro coetaneo, con le aggravanti di aver agito per finalità di discriminazione e odio etnico, nonché ai danni di una persona affetta da grave disabilità e per motivi abietti ovvero per “bullismo”.

L’attività di polizia giudiziaria nasce da una denuncia presentata da una insegnante, a cui si era rivolta la madre del ragazzo, preoccupata e amareggiata per aver scoperto sul gruppo WhatsApp della classe, di cui facevano parte solo i compagni e il figlio, innumerevoli messaggi dal tenore offensivo, discriminatorio, razzista, violento nei confronti del proprio figlio, costretto a frequentare la scuola in modalità remota, cd. DAD, perché soggetto a lunghi periodi di ospedalizzazione, in quanto affetto da grave disabilità.

Gli specialisti della Postale estrapolavano subito la chat d’interesse, accertando e individuando i ragazzi resisi responsabili delle condotte offensive e discriminatorie che consentivano all’Autorità Giudiziaria, nella persona del Procuratore Capo dott. Antonio SANGERMANO, di emettere 5 provvedimenti di perquisizione a carico dei titolari dei profili social individuati. Provvedimenti eseguiti tutti nella mattinata odierna.

Nel corso delle operazioni sono stati rinvenuti elementi di reità a carico dei destinatari del provvedimento ed ulteriori sviluppi potrebbero emergere dall’analisi dei dispositivi sequestrati.

La Polizia Postale ricorda:

  • La vigliaccheria sul web è molto grave in quanto dietro ad un cellulare od a uno schermo si pensa di poter dire cose che nella realtà non si riuscirebbe mai a dire. Proprio per questo l’uso corretto delle parole in rete è fondamentale per crescere bene e nel rispetto della legalità e della dignità di tutti.
  • Sul web ogni comportamento può essere tracciato, ricostruito e denunciato alla Polizia, se arreca danno a chi lo subisce.
  • Al compimento dei 14 anni, i ragazzi diventano penalmente responsabili delle loro azioni sul web (imputabili)
  • Gli insegnanti in quanto pubblici ufficiali, hanno l’obbligo di denunciare fatti penalmente rilevanti (reati) commessi o subiti dagli studenti. Diffamazioni, minacce e insulti in rete devono essere denunciati dalle vittime e quindi è importante informare le famiglie degli studenti su cosa sta succedendo e sul loro diritto di fare una segnalazione o sporgere denuncia

Se sei vittima di prepotenze in rete NON RIMANERE IN SILENZIO, anche sul web ci sono regole, leggi e polizia in grado di ascoltarti, aiutarti, trovare le tracce e identificare i prepotenti.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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OPERAZIONE ALTO IMPATTO IN FOGGIA E PROVINCIA.

Ad un mese esatto dalle direttive impartite dal Ministro dell’Interno Luciana LAMORGESE in occasione del Comitato provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica dello scorso 17 gennaio, prosegue senza sosta l’azione sinergica delle forze di polizia in provincia di Foggia con una ulteriore operazione anticrimine ad “Alto Impatto”.

Quest’oggi e nei giorni immediatamente precedenti, circa 130 operatori delle forze dell’ordine appartenenti alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, hanno controllato il territorio eseguendo perquisizioni, ispezioni, accurati controlli e posti di blocco.

Nell’articolato dispositivo di prevenzione sono stati impiegati reparti speciali, unità cinofile antidroga ed antiesplosivo, equipaggi elitrasportati, operatori specialisti in indagini scientifiche e reparti specializzati nei controlli su strada e nelle aeree rurali.

A seguito della pressione esercitata sui sodalizi criminali, durante l’operazione sono state arrestate 10 persone, tra cui i componenti di una banda dedita alla consumazione di furti e rapine nonché una donna che spediva sostanze stupefacenti ad un detenuto recluso in carcere.

Nella città di Foggia, personale della Squadra Mobile, dopo una mirata e attenta attività di localizzazione, ha tratto in arresto cinque persone, appartenenti ad una associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine ad esercizi commerciali, scoperta nel 2019 grazie all’inchiesta “Cavallo di Troia” della Procura della Repubblica di Foggia. Gli arrestati, di età compresa tra i 23 e i 65 anni, sono stati colpiti da ordini di carcerazione con pene detentive oscillanti, per ciascuno di essi, da 1 anno e 3 mesi di reclusione sino a 6 anni ed 8 mesi di reclusione.

La Squadra Mobile ha arrestato, altresì, una persona di 24 anni che deve espiare, in regime di detenzione domiciliare, la pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti.

Sempre nel Comune di Foggia, personale del Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri, a seguito di attività investigativa coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito un provvedimento cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di una ragazza, di 27 anni, per i reati di detenzione e spaccio aggravato e continuato di sostanze stupefacenti. Le attività investigative hanno evidenziato che la donna spediva, ad un detenuto ristretto presso la Casa Circondariale di Foggia, dei pacchi contenenti degli indumenti all’interno dei quali occultava la sostanza stupefacente. In particolare, i Carabinieri hanno intercettato e sequestrato un pacco all’interno del quale è stato rinvenuto un quantitativo di hashish, suddiviso in diversi involucri, da cui poter ricavare oltre 360 dosi.

Nell’alto tavoliere, in Torremaggiore, i militari della Guardia di Finanza di San Severo e di Manfredonia, hanno arrestato un uomo, di 44 anni, per il reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, sequestrando 150 grammi di cocaina pura al 70% rinvenuta nel corso di una perquisizione domiciliare, abilmente occultata nel tetto dell’abitazione dell’uomo, insieme alla somma di 4.600,00 euro in contanti.

Nello stesso contesto operativo gli uomini della Guardia di Finanza hanno rintracciato uno straniero, non in regola con le norme di permanenza sul territorio nazionale, nei cui confronti è stato eseguito un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Bari. L’uomo, dopo la notifica del provvedimento, è stato accompagnato alla frontiera per essere rimpatriato nel paese di origine.

In Rodi Garganico, i militari della Guardia di Finanza hanno rinvenuto e sequestrato n. 458 prodotti per la cura della persona nonché oggettistica per la casa. La merce è risultata confezionata in violazione della vigente normativa introdotta dal codice sul consumo.

Nel basso tavoliere, personale dell’Arma dei Carabinieri, a seguito dell’implementazione dei controlli operativi su strada, ha arrestato due soggetti per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. In particolare, in Cerignola, un uomo di 27 anni, che si trovava in stato di detenzione domiciliare per il reato di furto, è stato sorpreso sulla pubblica via mentre rientrava nella propria abitazione.

In Stornara, un uomo di 33 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari per il reato di ricettazione, dopo avere avuto una discussione con la propria moglie convivente, si è allontanato arbitrariamente dalla propria dimora. Avviate le ricerche, lo stesso veniva rintracciato dai Carabinieri presso l’abitazione di altri parenti e veniva nuovamente sottoposto agli arresti domiciliari.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto. La Polizia di Stato esegue 36 ordinanze cautelari per associazione mafiosa

Nelle prime ore di oggi, la Polizia di Stato di Taranto, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 36 soggetti (di cui 27 in carcere e 9 agli arresti domiciliari) presunti responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri gravissimi reati tra cui estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, lesioni personali, ed altro.

Sono altresì indagate in stato di libertà altre 20 persone.

L’operazione in questione è il frutto di una lunga e complessa attività d’indagine della Squadra Mobile di Taranto, svolta con il supporto – investigativo e di prevenzione – della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

I dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 in Questura, alla presenza del Direttore Centrale Anticrimine Prefetto Francesco Messina e del Questore Dott. Massimo Gambino.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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Estradati in Italia 2 pericolosi latitanti dal Venezuela

Oggi, presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino (RM), personale della Polizia di Stato e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, ha tratto in arresto VIVALDI Roberto, classe 1952, condannato con sentenza penale passata in giudicato ad anni 20 e mesi 10 di reclusione, emessa dall’Autorità Giudiziaria di Prato per reati associativi e contro il patrimonio – tra i quali, bancarotta fraudolenta, ricettazione, riciclaggio, falsità materiale nonché insolvenza fraudolenta.

VIVALDI era latitante dal 1997 e si era trasferito in Venezuela da 22 anni, vivendo sotto falso nome con generalità di quel paese, creandosi una vera e propria nuova vita. Infatti, aveva persino avviato una attività commerciale di vendita di articoli musicali e di vinili ad Isla Margarita, dove aveva casa, vendendo anche sul web.

Nell’ambito del più ampio contesto del progetto “WANTED” della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, finalizzato alla ricerca e cattura di pericolosi latitanti internazionali, investigatori del Servizio Centrale Operativo della citata Direzione e della Squadra Mobile di Prato, sono riusciti a localizzare il latitante il quale, tratto in arresto ai fini estradizionali dal collaterale Organismo venezuelano il 6 marzo scorso, è arrivato oggi in Italia con un volo proveniente da Caracas.

Le indagini, avviate nel 2019 e supportate da attività tecniche, hanno consentito di individuare con precisione il V. Attraverso l’analisi del web e dei profili social, gli investigatori dello S.C.O. e della Squadra Mobile di Prato sono riusciti a risalire alla nuova identità del VIVALDI. Successivamente, è stata avviata una attività sottocopertura online, autorizzata dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e dalla Procura della Repubblica di Prato, che ha consentito di raccogliere fondamentali elementi di informazione che hanno portato alla menzionata isola di Margarita.

La certezza della identità si è avuta acquistando alcuni dischi in vinile, inviati dal V. a Roma ad un indirizzo fittizio: le numerose impronte digitali rilevate dalla Polizia Scientifica hanno immediatamente confermato la vera identità del mittente.

L’uomo è stato poi localizzato grazie all’operatore undercover il quale, entrato in confidenza con l’uomo, è riuscito a fissare un appuntamento lasciando credere al catturando che l’agente fosse interessato ad emigrare a Isola Margarita per avviare una attività turistica.  L’incontro infatti è stato proposto con la scusa di effettuare un sopralluogo presso uno stabile da adibire a ristorante.

All’appuntamento, tuttavia, si sono presentati gli investigatori venezuelani che hanno tratto in arresto il pericoloso latitante, confermandone altresì la vera identità.

Con lo stesso volo è rientrato in Italia dal Venezuela anche F. F., 32enne italiano, arrestato dagli agenti dell’Interpol venezuelana nel marzo scorso sempre a Isla Margarita. FEBI risulta destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2017 dal G.I.P. presso il Tribunale di Torino per traffico internazionale di stupefacenti, sulla base delle indagini condotte dalla Squadra Mobile della locale Questura.

Il latitante aveva allestito un canale di approvvigionamento della cocaina per un gruppo criminale con base nel capoluogo piemontese, facendola trasportare da Caracas all’interno di bottiglie di Rum importate dal Venezuela.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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Terrorismo: Polizia arresta sostenitrice Isis

Dopo una mirata attività di monitoraggio da parte degli uomini della Polizia di Stato dell’Antiterrorismo del Capoluogo milanese, lo scorso settembre la donna è stata sottoposta ad una perquisizione delegata che ha consentito di reperire elementi determinanti circa l’intraneità della stessa nei circuiti radicali di matrice jihadista.
Difatti, nel suo telefono, sono stati individuati manuali per l’addestramento, contenuti audio e video-fotografici di chiaro stampo apologetico dell’ISIS – con anche recentissimi riferimenti al teatro afghano relativi, in particolare, al rinvenimento della foto, diffusa dai canali mediatici del Califfato, del responsabile del grave attentato esplosivo posto in essere presso l’aeroporto di Kabul il 26 agosto 2021 e rivendicato da “ISIS Khorasan”. Sono state altresì individuate oltre 2000 chat che confermano il suo ruolo propulsivo nell’ambito di un “network femminile”, di sostegno materiale ed ideologico “Stato Islamico”, attraverso rapporti diretti, sempre via chat, con mogli di detenuti per fatti di terrorismo o con mogli di combattenti prevalentemente riconducibili alla formazione terroristica della jihad o guerra santa. Emblematica, a riprova della sua funzione di arruolamento e proselitismo, una chat WhatsApp tra l’indagata e una ragazza kosovara in via di radicalizzazione religiosa, a cui l’arrestata fornisce non solo appoggio sulla scelta di un marito con “capelli lunghi e barba” insieme al quale morire da martire, ma anche cerca di rafforzare il percorso di fede della sedicenne che sogna di celebrare un matrimonio “bagnato con il sangue dei miscredenti”.
L’appartenenza  della donna all’ISIS ed alla sua cellula balcanica è provata da una registrazione audio in cui la stessa si esibisce in un anasheed, canto a cappella islamico, che testimonia la condizione di assoluta sottomissione al Califfato islamico e all’esaltazione del suo defunto leader Abu Bakr Al Baghdad, in onore del quale la ragazza manifesta la propria disponibilità al martirio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato