Chiuso l’anno accademico della Scuola di perfezionamento delle Forze di polizia

da Ministero dell’Interno

Unione e condivisione per una cultura del coordinamento a vantaggio della sicurezza del Paese, i valori sottolineati dal ministro Cancellieri intervenuta alla cerimonia insieme al capo della Polizia Manganelli

«Quanto più saremo uniti e faremo fronte comune contro un nemico sempre più protervo, tanto più faremo progredire il Paese e la sicurezza per i cittadini». Lo ha detto il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, intervenuta oggi a Roma alla cerimonia di chiusura dell’anno accademico della Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia, presenti il capo della Polizia Antonio Managanelli e il direttore dell’istituto di formazione interforze per i funzionari e gli ufficiali delle Forze dell’ordine Vincenzo Giuliani.
Missione della scuola è promuovere la cultura del coordinamento, ha ricordato il ministro che, tuttavia, ha sottolineato come il suo conseguimento sia essenzialmente «affidato all’impegno degli uomini». «Solo crescendo e lavorando insieme, come avviene qui – ha osservato – si realizza il vero spirito del coordinamento», rimarcando, inoltre, come la scuola abbia rappresentato «una vera svolta in questo senso».
Una convergenza di sforzi e capacità che, come evidenziato dal capo della Polizia, attraverso il lavoro sinergico tra le varie componenti preposte alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha permesso di conseguire «risultati molto importanti». In merito alla quantità di uomini destinati al presidio del territorio, ha poi aggiunto che «essere di più, organizzati per lavorare meglio, è un moltiplicatore di forze, non uno spreco di risorse».
Il direttore della Scuola, nel suo intervento, ha ricordato le molteplici attività didattico-formative svolte durante il XXVII corso di alta formazione appena concluso, sottolineandone l’elevato livello di perfezionamento raggiunto. Un risultato, ha concluso, conforme alle finalità stesse dell’istituto di alta formazione, ovvero «offrire ai quadri direttivi le giuste chiavi interpretative della domanda e dell’esigenza di sicurezza del Paese, sviluppando quella che oggi viene definita come una vera e propria cultura della ‘public policy’».

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