La laureata delle Bestie di Satana chiede la grazia

elisabettada Corriere.it

Ci ha riflettuto a lungo e poi ha deciso che la sua nuova vita potrebbe passare anche da lì. Da una lettera indirizzata al presidente della Repubblica per chiedere la grazia. A scriverla e inviarla a Giorgio Napolitano è stata, nel periodo di Natale, Elisabetta Ballarin, condannata a 22 anni per concorso nell’omicidio di Mariangela Pezzotta, uccisa il 24 gennaio del 2004, a 24 anni, dalle Bestie di Satana. Elisabetta Ballarin allora di anni ne aveva 18. E dal giorno della condanna si trova nel carcere di Verziano. In cella non ha perso tempo: prima lo studio in carcere, poi all’Accademia bresciana d’arte di Santa Giulia. Nove anni di detenzione si sono tradotti, nell’autunno scorso, in una laurea triennale da 110 e lode in didattica dell’arte e in un ulteriore biennio specialistico in grafica e comunicazione. Non solo: con altre due studentesse, si è aggiudicata una borsa di studio promossa dal Comune di Brescia con il progetto «Museo Vivo», finalizzato a creare itinerari didattici nel museo di Santa Giulia. Ma è stato un percorso «molto complesso» ammette lei, cauta e decisa. Capelli sciolti, pantaloni e camicia bianca, ringrazia chi le è stato vicino. «Ho incontrato persone splendide, senza il loro appoggio non sarei riuscita ad arrivare dove sono arrivata». Al passato nessun accenno, come pure alla grazia. Il suo futuro, invece, Elisabetta cerca di intravederlo, con prudenza. «Mi piacerebbe continuare a lavorare nel mondo dell’arte, sarebbe un sogno, ma faccio del mio meglio, cerco di impegnarmi giorno dopo giorno, non guardo troppo in là…».

Chi l’ha conosciuta assicura sia maturata anche nell’animo. «Ha capito i suoi errori, vuole rifarsi una vita» conferma il suo avvocato, Francesca Cramis. A darle fiducia anche il sindaco di Brescia Adriano Paroli, che ha sottoscritto la lettera di appoggio alla richiesta di grazia presentata dall’associazione Carcere e territorio, «che lavora affinché la pena sia rieducativa e consenta il reinserimento». Per Paroli si tratta di un caso da «valorizzare» in questo senso: «Non sta a noi giudicare quanto è giusto che paghi questa ragazza che ora ha solo voglia di partecipare alla costruzione della nostra società». E se il preside dell’accademia, Riccardo Romagnoli, l’ha definita «una studentessa che ha saputo inserirsi in maniera notevole», il presidente dell’associazione Carcere e territorio, Carlo Alberto Romano, precisa che «nessuno sta mettendo in discussione l’entità della pena comminata, ma lei ha accelerato i tempi». Non a caso nella lettera indirizzata a Napolitano chi ha lavorato con lei rileva «il suo percorso di reinserimento, contrassegnato da una revisione critica e profonda, da una grande autoresponsabilizzazione e dall’acquisizione di strumenti culturali che la aiuteranno a costruirsi un futuro», nell’auspicio «che la pena possa finire prima perché il fine rieducativo, stavolta, è già arrivato».

L’immagine dell’arresto di Elisabetta sembra lontanissima: «Era solo una ragazzina. Nella compagnia sbagliata – ricorda il sindaco Paroli – e quando si sbaglia così giovani è ancora più doveroso dare un’altra possibilità. Perdonare spetta ad altri». A Silvio Pezzotta, padre di Mariangela, per esempio. Che ancora una volta compie un atto di coraggio: «Anche lei è una vittima delle Bestie di Satana – dice – ed è giusto possa rifarsi una vita».

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