Lite per un terreno, fratello uccide fratello. Orrore a Campodipietra. Interrogato in caserma, l’assassino non risponde

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Era motivo di discussioni da tempo, quel terreno di famiglia, che per Vincenzo e Antonio La Porta, fratelli originari di Cercemaggiore, il primo 63enne, il più giovane di 55 anni, doveva avere un valore che superava il loro legame di sangue e tanti anni vissuti insieme.Discussioni accese che andavano avanti da tempo. I vicini di casa e i confinanti di campagna temevano che qualcosa di terribile sarebbe accaduto. E il peggio, l’irreparabile, c’è stato. Oggi la fine, terribile, di liti, rivendicazioni e minacce. Un epilogo orribile, raptus dell’ira più furiosa. Fratello uccide fratello ed è domenica di sangue e orrore nelle campagne di Campodipietra.

La notizia dell’assassinio si diffonde subito dopo l’ora di pranzo. Hanno litigato di nuovo, Vincenzo e Antonio. Hanno litigato ferocemente, i due fratelli, sempre per questioni legate alla proprietà di quel fatidico terreno. All’improvviso, nel culmine di un diverbio che non può trovare giustificazioni, l’uno vittima dell’altro. Antonio spara un colpo con una pistola, Vincenzo, il maggiore di casa, muore. Una tragedia familiare a ridosso dell’agro campobassano, in contrada Mascione. Il 63enne, soccorso dal figlio, muore subito dopo l’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale. A Tappino si decreta il decesso di Vincenzo La Porta. 
Fatale, quell’unico proiettile esploso che ha colpito la vittima a una spalla, deviando poi il suo percorso fino a raggiungere gli organi vitali. Il magistrato ha disposto l’autopsia mentre i carabinieri hanno convocato diverse persone, parenti e conoscenti dei due fratelli, che devono essere sentite in qualità di testimoni.
La zona dell’omicidio è impervia, difficile da raggiungere. Inaccessibile agli occhi di estranei. Lì ci sono i carabinieri di Campobasso, allertati del fattaccio. Tocca a loro indagare su questa storia che distrugge una famiglia intera. Intanto un clima di avversione violenta nei confronti di cronisti, fotografi, cameraman giunti a registrare l’orrore. Le persone presenti minacciano e scacciano questi intrusi non graditi, quasi a tentare di occultare un fatto che non può essere occultato.

Subito viene rinvenuta la pistola e subito è sequestrata. Antonio, l’uomo che ha sparato uccidendo il fratello, con quell’arma detenuta, pare, illegalmente, viene condotto in caserma a Campobasso. Davanti ai carabinieri, in uno sfogo sincero e istintivo, si dice rammaricato, dispiaciuto. E’, però, l’ammissione di un attimo.

Davanti al sostituto procuratore, Fabio Papa, magistrato di turno, resta in silenzio. Decide di non rispondere alle domande dell’inquirente. In silenzio per circa due ore, tanto è durato l’interrogatorio che non rivela indizi ulteriori rispetto alle notizie raccolte sul posto. In attesa che si aprano le porte del carcer.  (EL) 

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