Sequestro di beni emesso dal Tribunale , ai sensi della normativa antimafia.

L’uomo, nel 2017, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Dark side”, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, nonché destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo, che aveva interessato i suoi beni ed aziende, poiché ritenuto al vertice di un sodalizio criminale dedito all’illecito smaltimento di rifiuti, i quali venivano interrati in una ex cava alle porte di Aprilia (LT), in località Tufetto, senza alcuna autorizzazione al loro trattamento e senza alcun tipo di preventiva “preparazione” del luogo affinché i rifiuti potessero non disperdersi ed entrare in contatto con l’ambiente, arrecando grave danno alla collettività. Le attività investigative avevano consentito di accertare come l’ex imprenditore, avendo la disponibilità di questi terreni, fosse il promotore e gestore di traffici delittuosi, conducendo le attività illecite con il sostegno e la partecipazione dei familiari i quali, oltre ad organizzare l’attività di conferimento abusivo, provvedevano ad incassare i compensi per i vari “scarichi”. Dai servizi di monitoraggio ed osservazione adottati dagli investigatori era emerso che all’interno della cava erano stati realizzati, nell’arco di 5 mesi, circa 200 sversamenti abusivi, inclusi rifiuti di natura tossica, che avevano procurato elevatissimi profitti, poi reimpiegati nel circuito economico legale. Le indagini patrimoniali, svolte dalla Divisione Anticrimine e dal Servizio Centrale Anticrimine, hanno permesso di appurare che il soggetto – gravato, peraltro, da numerosi precedenti penali (violazione di sigilli, abusi edilizi, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, insolvenza fraudolenta, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, occultamento e distruzione di documenti contabili, truffa e bancarotta fraudolenta) e attivo, in passato, anche nel campo edile – nonostante sia stato, sin dal 1996, pressoché sconosciuto al fisco, era in possesso di grandi disponibilità economiche, essendo divenuto  il punto di riferimento di tutte le attività imprenditoriali della sua famiglia e di quelle gestite dai figli del primo matrimonio, sia di quelle riconducibili ai componenti della famiglia attuale.
Il soggetto, pur non rivestendo cariche formali nelle aziende di famiglia, ha esercitato il pieno dominio di tutte le società intestate ai suoi familiari. Queste attività hanno consentito all’uomo e alla moglie di acquisire un’importante disponibilità economica, necessaria al successivo reinvestimento in aziende, beni immobili ed attività commerciali, che in parte, hanno intestato anche a soggetti terzi. Con riferimento agli sversamenti monitorati nel corso dei soli 5 mesi di svolgimento dell’indagine, la remuneratività derivante dalla illecita attività del traffico di rifiuti è stata stimata in circa 180.000 euro; cifre confermate anche dalle risultanze delle attività tecniche, da cui si è evinto che in relazione ai trasporti effettuati per conto di una soltanto delle società conferitrici, gli introiti si sono attestati intorno ai € 330.000 euro all’anno. Il reddito formale del nucleo familiare, nell’arco temporale 1997-2016 è risultato inadeguato anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane, l’uomo è stato ritenuto il possessore di un complesso di beni non proporzionato alla sua capacità economica lecita e, pertanto, il Tribunale – Sez. Misure di Prevenzione di Roma, oltre al sequestro delle compagini societarie intervenuto in sede penale, ha ritenuto sussistenti i presupposti per disporre il sequestro, in vista della confisca, di 7 terreni, 9 fabbricati, nonché numerosi rapporti bancari, per un valore stimato in circa 1,5 milioni di euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

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