Grandi opere, Incalza agli arresti domiciliari

L’ex top manager delle Infrastrutture era stato arrestato lo scorso 16 marzo

Una ventina di giorni dopo l’arresto, l’ex supermanager delle Infrastrutture, Ercole Incalza, 71 anni, è uscito dal carcere ed è tornato a casa, dove resterà ai domiciliari. Anche se «nessuna circostanza nuova è intervenuta a modificare o attenuare il quadro indiziario», il gip di Firenze Angelo Pezzuti ha ritenuto che non sussistessero più le «eccezionali esigenze cautelari» richieste per tenere chiuso in cella un ultrasettantenne.

E poi, non ci sono né il pericolo di fuga né quello che torni a compiere reati: «Il periodo di tempo trascorso dall’indagato in regime di custodia in carcere – annota il gip – sembra avere esercitato, in un soggetto assolutamente nuovo all’esperienza carceraria e di età avanzata, un’adeguata efficacia deterrente verso il pericolo di recidiva». I difensori di Incalza, gli avvocati Titta Madia e Simonetta Perrone Compagni, si sono detti soddisfatti e hanno rinunciato al riesame.

Incalza è accusato di aver ricevuto «ingenti somme di denaro» in cambio delle direzioni dei lavori fatte avere a Stefano Perotti nell’ambito dei grandi appalti per le opere pubbliche, dalla Tav alla Salerno-Reggio Calabria. Incalza e Perotti sono stati arrestati dai carabinieri del Ros il 16 marzo. Lo stesso giorno, ai domiciliari sono finiti un collaboratore di Incalza, Sandro Pacella, e un imprenditore, Francesco Cavallo, che aveva molte entrature al ministero per le Infrastrutture.

Incalza e Perotti sono ritenuti dalla procura di Firenze i principali indagati, i registi del `sistema´, di quel continuo scambio di denaro e favori che avrebbe reso i grandi appalti pubblici un affare gestito da una ristretta cerchia di persone vicine all’ex capo della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture.

Per la stessa inchiesta, ieri sono finiti ai domiciliari Salvatore Adorisio e Angelantonio Pica, dirigenti della Green Field. Secondo gli investigatori, la società serviva a garantire il passaggio di denaro da Perotti a Incalza: il primo ne era l’amministratore di fatto, il secondo veniva ricompensato con delle consulenze. La Green Field – hanno ricostruito gli inquirenti – ha versato a Incalza circa 700 mila euro, che hanno costituito per l’ex capo della struttura di missione del ministero «la principale fonte di reddito dal 1999 al 2012»: «ha guadagnato più dalla Green Field che dallo stesso ministero delle infrastrutture».

Per il 9 aprile, nell’ufficio del gip di Firenze sono in programma gli interrogatori di garanzia per Pica e Adorisio. Il difensore del primo, l’avvocato Alessandro Ippoliti, ha già annunciato che il suo assistito risponderà alle domande del gip per chiarire «la sua estraneità alle accuse».

 

fonte La Stampa

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