Ndrangheta: “HAPPY DOG”.

Tra gli arrestati dell’Operazione “HAPPY DOG” portata a termine questa mattina dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato di P.S. di Bovalino (RC), figurano 2 imprenditori di Taurianova ritenuti vicini alla cosca VIOLA-ZAGARI-FAZZALARI, operanti nel settore canino e titolari/gestori di un canile nel predetto centro pianigiano, il nipote del boss di Platì (attualmente detenuto), mentre il titolare di un canile a Melissa (KR) è stato posto agli arresti domiciliari. Arresti domiciliari anche per il direttore del servizio veterinario dell’A.S.P. di Reggio Calabria, per il dirigente del servizio veterinario di Locri e per una rappresentante locale di un’associazione animalista. Disposto l’obbligo di dimora e della presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di rappresentanti e commercianti di prodotti per animali. Nel corso dell’operazione, sono state sequestrate diverse imprese con sede a Taurianova e a Rocca di Neto (KR), operanti nel settore della custodia e assistenza di cani randagi. Dall’inchiesta “HAPPY DOG” della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria emerge che l’imprenditore fortemente vessato da richieste estorsive ha collaborato con gli investigatori della Polizia di Stato. I tentativi di estorsione, posti in essere nei suoi confronti, a partire dal 2014, erano finalizzati a costringerlo a rinunciare all’espletamento del servizio di custodia ed assistenza di cani randagi del comune di Taurianova, per la durata di tre anni, per il quale era stato bandito nell’aprile di quell’anno, un appalto pubblico per un importo di 284.700,00 €, che si era aggiudicato. La rinuncia doveva favorire gli imprenditori taurianovesi, la cui società era stata affidataria del servizio fino a quando non era stata estromessa dalla partecipazione alla nuova gara a causa di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria, poiché i titolari erano ritenuti contigui alla cosca FAZZALARI-ZAGARI-VIOLA, egemone nel comune di Taurianova. Ulteriori tre richieste estorsive, poste in essere nel 2016, erano finalizzate ad ottenere la somma di 58mila euro, per conto di esponenti della ‘ndrangheta di Sant’Ilario, oggetto di una precedente pretesa estorsiva rimasta insoddisfatta; altre somme di denaro per sé, quale corrispettivo per l’opera di mediazione con un suo zio detenuto in carcere e, infine, un terreno confinante con il suo che, in seguito alle resistenze della vittima, veniva danneggiato da un incendio ad opera di ignoti. Nel corso delle attività investigative sono state effettuate numerose attività di intercettazione che hanno consentito di acquisire solidi riscontri alle ipotesi di accusa ascritte agli indagati.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
Foto Polizia di Stato

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