PARTE IL PROCESSO PER L’OMICIDIO DELLA PESCARESE RITA MORELLI

di Grazia De Marco

A poco meno di un anno dall’omicidio di Rita Morelli, 36enne di Spoltore, in provincia di Pescara, parte il processo che vede come unico imputato l’ex guardia giurata di origini senegalesi Bakary Camara.  Lo scorso agosto, il Pubblico Ministero aveva presentato al Giudice Juan Machan ben nove capi di imputazione, compreso l’omicidio di primo grado e lo stupro.

Poche le persone disposte a testimoniare in aula, compreso il leader spirituale islamico  Cheikh  Ndao,  a suo tempo contattato dall’avvocato difensore di Camara per sostenere la teoria secondo la quale  il presunto assassino aveva agito a causa di un profondo stress psicologico.

La cultura senegalese, infatti, si poggia sulla profonda convinzione spirituale e popolare che la condizione di profondo stress psicologico è causata da una maledizione o un malocchio. L’avvocato difensore di Camara, peraltro, non ha potuto neppure sostenere questa tesi in aula, perché il Giudice l’ha rigettata, sostenendo che la condizione psicologica dell’imputato doveva essere dimostrata in maniera giuridicamente accettabile e non sulla base di credenze popolari.

Nel frattempo sarebbero emersi nuovi e inquietanti dettagli sull’omicidio, soprattutto relativi ad un presunto abuso sessuale, confessato dall’assassino agli psichiatri dell’ospedale di Bellevue, consumato dopo averla strangolata.                                                                                                                                                La giovane donna viveva a New York da cinque anni, frequentava il “College Hunter” e lavorava con il suo compagno in un locale italiano, il “Buon Gusto”, per pagarsi gli studi. Ma il suo sogno americano si è definitivamente interrotto il 23 Novembre del 2011, nella sua abitazione ad Harlem, quando è stata uccisa da tre coltellate: due al petto ed una alla gola e poi strangolata.  Il corpo fu ritrovato dal fidanzato, che condivideva con lei la casa dal 2005. Il movente di questo atroce delitto sarebbe da ricercare in  alcuni rifiuti da parte della ragazza, che avrebbero scatenato la furia omicida dell’assassino.