da IL MESSAGGERO
Il suo nome è Massimo Giuseppe Bossetti, ha tre figli, è sposato e vive a Mapello, ed è il presunto assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra uccisa tre anni e mezzo fa.
Il presunto assassino. L’uomo che è stato arrestato è un muratore sposato, ha 45 anni e tre figli. E’ nato da una relazione clandestina tra l’autista Giuseppe Guerinoni (morto nel ‘99) e una donna del luogo, che faceva le pulizie a casa di Yara Gambirasio. Il presunto killer, che ha anche una sorella gemella, è stato identificato grazie al Dna lasciato sul corpo della vittima. L’ultima conferma sull’analisi scientifica era arrivata nell’aprile scorso contenuta nella relazione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa esperta che aveva eseguito l’esame sulla salma della giovane vittima uccisa a Brembate il 26 novembre 2010.
Un normale controllo stradale, ieri sera, durante il quale è stato sottoposto al test dell’etilometro: con questo espediente i carabinieri hanno estratto il Dna di Massimo Giuseppe Dossetti, che è risultato «perfettamente coincidente» con quello trovato sugli slip di Yara Gambirasio.
Nel corso dell’interrogatorio di fronte agli inquirenti nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, Massimo Giuseppe Bossetti si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. In caserma è stata convocata anche la moglie. L’uomo è titolare di una piccola azienda edile. Gli investigatori gli hanno sequestrato una Volvo.
La scienza non lasciava dubbi: l’autista di Gorno è il padre del presunto killer della 13enne il cui corpo fu trovato esattamente tre mesi dopo la scomparsa in un campo di Chignolo d’Isola. La relazione dimostrava che la probabilità che Guerinoni fosse il padre del cosiddetto ‘Ignoto 1’ è del 99, 9999987 per cento, un dato che era stato estratto dalla polizia scientifica. Una paternità della quale probabilmente nessuno in paese ne era a conoscenza. L’indagine è stata effettuata dalla polizia scientifica insieme con i carabinieri del Ros che hanno incrociato le informazioni e sono arrivati a Massimo Bossetti.
I familiari del fermato. «Non è il momento»: risponde così, al telefono della casa di Mapello, una donna, molto probabilmente la moglie, di Massimo Giuseppe Bossetti.
I vicini di casa di Bossetti. «Un bravo ragazzo, un muratore in proprio che conduceva una vita tranquilla». Così i vicini di casa di Giuseppe Massimo Bossetti. «Non è di qua», tengono a sottolineare i vicini, «è arrivato qui e si è sposato con una ragazza del posto. Speriamo solo che non sia vero», concludono.
La conferma del fermo è arrivata direttamente dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. L’uomo è ora in caserma per l’interrogatorio. «Siamo in una fase delicatissima», si è limitato a dire il procuratore della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori.
Il ministro Alfano. «Le Forze dell’Ordine, d’intesa con la Magistratura, – afferma Alfano – hanno individuato l’assassino. Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l’impegno massimo, l’alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto». Complimenti al comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli e al capo della Polizia Alessandro Pansa sono arrivati anche dal presidente del Consiglio Matteo Renzi che li ha ringraziati per l’impegno dei loro uomini eper la grande sinergia nelle indagini che hanno portato al fermo. «L’Italia è un Paese dove chi uccide e chi delinque viene arrestato e finisce in galera – ha aggiunto Alfano – Può passare del tempo o può finirci subito. Ma questo è il destino che attende i criminali. Oggi, due successi che dedichiamo ai familiari delle vittime e agli italiani onesti».
Le indagini – Il presunto assassino di Yara Gambirasio ha 45 anni, è sposato e ha tre figli. Vive a Mapello, un paese vicino a Brembate. Lo stesso luogo dove si sono concentrate a lungo le indagini perché proprio lì si spegne definitivamente il cellulare di Yara. Sempre a Mapello si trova il cantiere dal quale sono partite le indagini che avevano portato sulle tracce, poi risultate sbagliate, del lavoratore immigrato.
Il sindaco di Brembate Sopra. «Se è vero siamo felici, era un atto dovuto alla famiglia e a tutta la comunità». Lo ha detto all’ANSA il sindaco di Brembate Sopra (Bergamo). «Da quando è scomparsa da casa, a Brembate, e da quando è stata trovata uccisa a Chignolo Po (Bergamo), attendevamo questo momento. Ringrazio tutti quelli che hanno messo tante risorse in campo per arrivare a questo risultato».
Il parroco. «Penso a questa persona. Spero che ora non prevalgano sentimenti di vendetta nei suoi confronti. Questa comunità in questi anni è stata molto matura. Pur impaurita e ferita non ha ceduto a sentimenti di vendetta. Il papà di Yara mi ha detto che se lei è morta è perchè noi diventassimo più buoni. Se ora questa notizia verrà confermata cosa facciamo nei confronti del presunto assassino? Invochiamo la pena di morte? No, certo. A me interessa che Yara sia stata e continui ad essere un dono per la nostra comunità». Queste le prime parole di don Corinno Scotti, il parroco di Brembate di Sopra, alla notizia dell’individuazione dell’assassino di Yara Gambirasio, date al sito di Famiglia Cristiana. «Ho tirato un sospiro di sollievo ma ancora non so nulla di preciso», dice. «Proprio quindici giorni fa abbiamo inaugurato qui in oratorio un monumento in ricordo di Yara che ho voluto chiamare stele di luce. Perchè comunque andrà a finire questa dolorosa vicenda Yara è così che deve essere ricordata: come un dono, un dono prezioso».
L’avvocato di Fikri. Per Mohamed Fikri, il marocchino che era stato fermato qualche giorno dopo la scomparsa di Yara Gambirasio, rilasciato dopo 2 giorni e definitivamente scagionato dall’accusa di omicidio poco più di un anno fa, il fermo del presunto assassino della ragazza «è una ulteriore riabilitazione, perchè c’era qualcuno che ancora nutriva dubbi nei suoi confronti». Lo ha spiegato il suo legale, l’avvocato Roberta Barbieri.