Sette arresti nella capitale per organizzazione mafiosa.

Nel corso di un’operazione di polizia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, i poliziotti della Squadra mobile di Roma e del commissariato “Romanina” sono state arrestate sette persone. Omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, sequestro di persona, incendio doloso, lesioni e detenzione illegale di armi da fuoco aggravata dal metodo mafioso sono tutti i reati contestati ai soggetti coinvolti. Quattro degli indagati sono membri di un gruppo criminale specializzato nel traffico internazionale di droga che ha anche fonti di approvvigionamento dalla Spagna; Gli altri tre sono stati arrestati a seguito di indagini antidroga con “consegne controllate” da agenti sotto copertura del Servizio centrale operativo (Sco). Il gruppo di spaccio era attivo su Telegram.

L’indagine è iniziata lo scorso anno dopo gravi incidenti violenti nella capitale con  due giovani di 23 e 29 anni feriti  e  un 53enne ucciso; Due persone sono state arrestate per l’ultimo episodio criminale. Nel corso dell’indagine, gli agenti hanno sequestrato circa 156 kg di droga, principalmente hashish, e una varietà di armi da fuoco, da guerra e clandestine; Il gruppo criminale aveva quattordici pistole, due fucili a canne mozze e due mitragliette. La Procura distrettuale antimafia ha disposto perquisizioni nei confronti di altri 15 indagati che non  sono ancora in carcere. Circa 150 poliziotti, tra equipaggi del Servizio centrale operativo, dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma, dell’unità cinofila “antidroga”, del Reparto prevenzione crimine “Lazio” e della polizia scientifica, hanno partecipato all’operazione. Inoltre, la Squadra mobile di Frosinone ha prestato assistenza durante l’intervento.

Direttore Umberto Buzzoni
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Due arresti per pedopornografia da parte della Polizia Postale.

In possesso di oltre diecimila file di materiale pedopornografico, due uomini, uno di 50 anni e l’altro di 62, sono stati arrestati . Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Lazio, in collaborazione con la Sezione Operativa di Latina e la procura del Tribunale di Roma, ha condotto l’operazione. L’indagine è iniziata da una segnalazione del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (CNCPO) sull’utilizzo improprio dei social network e degli spazi di archiviazione virtuali da parte di alcuni utenti.

Gli investigatori sono riusciti a identificare il profilo di un 50enne residente in provincia di Latina grazie a tempestivi accertamenti e all’analisi delle tracce informatiche. Molti file pedopornografici sono stati trovati durante una perquisizione informatica del suo smartphone. Alcuni di questi contenevano bambini in tenera età. L’uomo è stato posto agli arresti domiciliari  perché non aveva precedenti penali. Un 62enne della provincia di Roma ha subito la stessa sorte quando è stato trovato in possesso di una grande quantità di materiale pedopornografico che raffigurante bambini in età prescolare.

È in corso un’analisi del materiale sequestrato per determinare eventuali responsabilità aggiuntive e per identificare i minori coinvolti. Da sempre, la Polizia di Stato mette in atto misure per combattere il fenomeno della pedopornografia online attraverso una maggiore formazione dei genitori ed educatori e campagne di sensibilizzazione promosse per fornire loro strumenti di conoscenza dei fenomeni e per incoraggiare i genitori ad essere attenti.

Direttore Umberto Buzzoni
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Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Siena.

Gli agenti della Squadra mobile di Siena hanno fermato nove persone su mandato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze. Tutti i soggetti fermati, cittadini pakistani, sono accusati di organizzazione dell’ingresso illegale di clandestini, rapina, lesioni e tentata rapina con intento di estorsione. Il mandato deriva dall’indagine della Mobile iniziata dopo che due cittadini pakistani furono gravemente feriti in un attacco da parte di membri di una banda il 19 marzo dello scorso anno. Lo stesso giorno, un altro cittadino pakistano è stato trattenuto contro la sua volontà in un appartamento di Siena per ricatto.

Gli immigrati arrivavano in Italia lungo la cosiddetta “rotta balcanica” e pagavano ingenti somme di denaro, che venivano consegnate ad una società di trasferimento di denaro ad Atene e consegnate ai membri dell’organizzazione a Siena , nonché basi logistiche secondarie in Grecia e Bosnia. I clienti del gruppo criminale sono poi finiti per essere delle vittime perché sottoposti ad attacchi fisici e verbali, minacce e ricatti all’arrivo in Italia per ottenere più denaro.  Alcune vittime hanno tentato di scappare, ma i loro aguzzini le hanno trovate alla stazione ferroviaria di Siena e per vendetta anno inferto loro  percosse e lesioni. In questo contesto è avvenuto il rapimento ai danni di un cliente. che è stato sequestrato in un appartamento, liberato  solo dopo aver pagato 2mila euro.

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Servizio congiunto della Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale a Ferrara

A seguito delle scelte strategiche che sono state prese dalla Prefettura di Ferrara  in occasione dei recenti Comitati per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, è stata organizzata una operazione congiunta congiunto fra tutte le Forze di Polizia con l’intento di contrastare ogni forma d’illegalità. Lotta contro  spaccio di sostanze stupefacenti, lotta al rispetto delle norme sull’immigrazione, sul decoro, sulla sicurezza urbana, sulla sicurezza sul lavoro, sulla correttezza e congruità degli obblighi tributari delle aziende. L’intervento è scattato nel pomeriggio del 27/02/2024. Le zone maggiormente controllate sono state le frazioni cittadine, con particolare attenzione alla  zona Gad, comprese le vie Oroboni, Porta Catena, il sottomura e l’area del pala palestre.

Hanno partecipato all’operazione 7 pattuglie e 15 Agenti e militari della Questura, del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e del Corpo di Polizia Locale Terre Estensi e del Comando Provinciale dei Carabinieri. Il bliz si è caratterizzato per l’intensità e la profondità dei controlli volti a smascherare ogni tipo di reato anche contro il patrimonio.  I risultati sono stati il controllo di 19 veicoli attraverso 5 posti di controllo, una contravvenzione al c.d.s, una  violazione amministrativa ai sensi dell’art.75 – DPR 309/90 in materia di stupefacenti, 49 persone identificate di cui 3 con precedenti. L’operazione costituisce solo la prima di una serie di risposte delle forze dell’ordine all’ormai dilagante delinquenza in città. Tantissime sono le segnalazioni dei cittadini preoccupati dalle situazioni nei vari quartieri soprattutto  anche periferici.

Direttore Umberto Buzzoni
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Oltre 130 misure cautelari per reati mafiosi a Bari.

A Bari ieri mattina più di mille agenti di polizia hanno eseguito 137 misure di prevenzione nei confronti di persone appartenenti o legate alle associazioni mafiose ritenute responsabili di estorsione, porto e detenzione di armi, spaccio di droga e  ingerenza elettorale. Sono state condotte in carcere 110 persone, 25 sono state sottoposte agli arresti domiciliari mentre, nei confronti di altri 2 indagati sono state applicate delle misure alternative alla detenzione.

Durante oltre 8 anni di indagini sono state documentate le attività dell’organizzazione mafiosa, come anche cerimonie di adesione. Sono state accertate estorsioni di stampo ‘ndranghetista, la massiccia disponibilità di armi e il coinvolgimento di criminali in diversi ambiti della vita sociale e amministrativa della regione, che hanno causato una forte ingerenza nell’attività di alcune società sportive al punto da modificare i risultati delle partite.

Per quanto riguarda le ingerenze nell’ambito della politica va sottolineato come nel 2019 nelle elezioni del sindaco di Bari, grazie ai voti controllati dall’associazione per delinquere, è stato eletto consigliere comunale come un governo locale a loro fedele. L’infiltrazione dell’associazione nell’organo amministrativo e negli ambienti politici della regione è arrivata al punto di avere rappresentanti in una società partecipata comunale e  in una nota concessionaria. La perquisizione ha portato al sequestro di 30 armi da fuoco tra pistole e mitragliatrici, 3 silenziatori e oltre 700 colpi di munizioni, narcotici, somme di denaro denaro. Sono stati eseguiti sequestri patrimoniali nei confronti di 16 persone indagate, per un valore di circa 20 milioni di euro.

Direttore Umberto Buzzoni
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17 arresti nel comune di Reggio Calabria. Omicidio, estorsione e usura.

La mattina del 22/02/2024 la polizia e i carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito 18 misure preventive nell’ambito dell’operazione “Gallicò”, di cui 16 finite in carcere, una ai domiciliari e una con l’obbligo di denuncia alla P.G. Le persone sono state indagate con l’accusa di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi e tanto altro. Sono complessivamente 40 gli indagati nell’inchiesta coordinata dal Nucleo Antimafia della Procura della Procura Distrettuale di Reggio Calabria.

Nell’ambito delle operazioni di polizia ci sono due persone indagate per l’omicidio di un uomo avvenuto nel febbraio 2019. Il delitto si inserisce nella dinamica dei conflitti per il controllo del territorio che sono state innescate dall’arresto, nel 2018, del leader della ndrangheta Gallico, condannato per mafia . La vittima ha cercato di prendere il controllo dell’area ed è entrata in conflitto. con chi già nel 2018 aveva assunto il ruolo di principale interlocutore mafioso nella regione. Uno dei due indagati si è trasferito in Gran Bretagna, dove è stato arrestato proprio al mattina del 22/02/2024 dalle autorità britanniche attraverso l’I-CAN (Interpol Cooperazione Contro la ‘Ndrangheta).

Durante l’indagine sull’omicidio sono emerse circostanze relative a prestiti ad alto interesse da parte degli indagati a imprenditori in difficoltà a causa della pandemia. In particolare, l’associazione per delinquere ha costretto un supermercato ad assumere più persone e a promuovere il marito di uno degli indagati, nonché altre imprese del settore dei panifici, per rifornirsi di un determinato rivenditore. Inoltre è stato impedito al titolare di un fruttivendolo di vendere pane per evitare concorrenza con il panificio di uno degli indagati. Nei confronti di un’impresa edile l’associazione aveva sponsorizzato una impresa per la posa del ferro.

Le forze dell’ordine hanno eseguito la confisca di ben quattro aziende situate nel comune di Reggio Calabria che erano state intestate a dei prestanome.

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Operazione “Bravi Ragazzi” a Ferrara per apologia del fascismo.

La Digos di Ferrara, Bologna e Ravenna, coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione, ha effettuato una perquisizione di 24 abitazioni con altrettanti giovani ferraresi, indagati per apologia del fascismo, propaganda e incitamento all’odio razziale, minacce e vilipendio delle Forze dell’ordine.

L’inchiesta si è innescata a causa di un importante episodio avvenuto nel periodo natalizio in un locale del quartiere ebraico di Ferrara: dopo aver distribuito volantini inneggianti al Duce e al Führer, gli indagati vestiti con uniformi arancioni avrebbero minacciato di morte alcune persone. che hanno cercato di interrompere minacce razziste, filonaziste e ripetuti applausi per la morte di membri delle forze di polizia. Gli indagati, tutti italiani tra i 20 ei 30 anni, hanno continuato a inneggiare al Duce nonostante l’intervento delle volanti della Questura.

Gli investigatori di Ferrara, coordinati dalla Procura del capoluogo emiliano, hanno sequestrato uniformi, armi bianche, volantini, materiale di propaganda fascista e apparecchiature elettroniche dopo una serrata attività di perquisizione partita nelle prime ore del giorno. All’attività hanno preso parte anche i poliziotti della Polizia Postale e del Reparto prevenzione crimine dell’Emilia Romagna.

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Perquisizioni per la “truffa dello spoofing” nelle province di Caserta, Napoli, Salerno e Livorno.

Dopo 365 giorni, le indagini della polizia del Centro operativo per la sicurezza cibernetica Lombardia hanno portato alla perquisizione e sequestro di materiali informatici nelle province di Caserta, Napoli, Salerno e Livorno. L’indagine è iniziata dopo che un 80enne milanese ha denunciato di essere stato truffato di 241mila euro tramite sms e chiamate phishing.

In particolare la vittima avrebbe ricevuto un SMS dal servizio clienti della sua banca che lo avvisava di un attacco informatico in corso sul suo cellulare e sugli account utente ad esso collegati e gli chiedeva di cliccare su un link per avviare un blocco di sicurezza. Le istruzioni contenute nel messaggio hanno fatto si che l’uomo ricevesse  una chiamata dal cosiddetto dipartimento di prevenzione delle frodi della banca. L’operatore , dopo aver constatato che il suo conto corrente era sotto attacco, gli ha fatto “mettere al sicuro” tutti i suoi risparmi per impedire prelievi non autorizzati attraverso dei bonifici. Tali bonifici sono stati effettuati dalla vittima sui numeri IBAN di conti correnti ubicati in Italia. Chiaramente il denaro è stato sottratto al malcapitato.

Questa frode prevede uno dei trucchi più importanti utilizzati dai truffatori: la vittima viene ingannata da un numero di telefono cosiddetto “parlante”, dal quale riceve un SMS seguito da una telefonata. Questa tecnologia permette infatti di inviare SMS ed effettuare chiamate VoIP attraverso computer e altri dispositivi informatici, permettendo di comporre un numero di telefono che appare sullo schermo dello smartphone del destinatario.
Grazie alle indagini gli investigatori sono riusciti a rintracciare 18 persone, di cui 11 con precedenti penali particolari.

Le perquisizioni informatiche coordinate dalla Polizia Postale hanno rinvenuto dispositivi informatici che hanno già fornito agli investigatori importanti indicazioni sulla portata delle attività illecite dei truffatori e spunti per proseguire e ampliare le indagini. È stata segnalata anche una variante di “spoofing” secondo cui le chiamate vengono effettuate da persone che si spacciano per la polizia postale.

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Cooperativa sfruttava degli stranieri a Padova.

Faceva lavorare in condizione pessime i migranti, che venivano ospitati in un centro di accoglienza, in una cooperativa di cui era presidente. Nello stesso capannone a Vigonza infatti, in provincia di Padova, si trovavano le sedi di due cooperative, una che si ospitava i migranti e un’altra che li utilizzava per le operazioni di assemblaggio ed etichettatura. Il presidente della cooperativa, un signore di 48 anni, è stato denunciato dalla polizia per estorsione e violazione delle norme sull’immigrazione, e la cooperativa stessa è stata posta sotto sequestro. Come detto in precedenza alla stessa persona ora indagata erano collegate due cooperative: una offriva alloggio e sussidio grazie ad un accordo con la Prefettura, l’altra si occupava della gestione di una fabbrica per lo stoccaggio delle merci.

All’interno della fabbrica, almeno 19 stranieri lavoravano irregolarmente senza misure preventive, in condizioni di vita non sicure, senza medicine, cibo e vestiti. Approfittando della necessità dei migranti, il presidente della cooperativa aveva fatto firmare un contratto di volontariato, senza alcun onere. L’estorsione consisteva nell’erogazione di pratiche di legalizzazione presso la Questura di Padova, con processi più o meno rapidi a seconda della disponibilità offerta dal singolo immigrato. Lavoravano nella cooperativa gli stranieri che avevano subito un processo di espulsione dall’Italia e rientrati illegalmente.

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9 arresti nell’ambito della truffa delle polizze vita.

Hanno raccolto i premi delle assicurazioni sulla vita di Poste Italiane Spa prelevando i risparmi accumulati in anni di pagamenti dai legittimi proprietari. I componenti del gruppo criminale che ha organizzato la frode assicurativa sono stati identificati dagli investigatori del Centro operativo sicurezza informatica della Polizia Postale del Lazio, coordinato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, al termine di una intensa attività di indagine. Gli agenti postali hanno eseguito sei ordinanze cautelari in carcere e agli arresti domiciliari, mentre altre tre persone sono state arrestate durante le indagini e sorprese a riscuotere illegalmente premi assicurativi. Sono state condotte complessivamente 48 perquisizioni.

Un’indagine denominata “Insider” è iniziata dopo alcune denunce. La collaborazione con l’ufficio di gestione delle frodi di Poste Italiane Spa è stata molto importante. Gli inquirenti hanno accertato che un’organizzazione criminale operante soprattutto in Campania e nel Lazio ha incassato fraudolentemente assicurazioni per un totale di 1,5 milioni di euro, mentre la collaborazione con l’ufficio antifrode di Poste Italiane ha impedito numerosi tentativi di riscossione fraudolenti per un totale di 3,5 milioni di euro.

Nel corso delle indagini è emerso che per la riuscita delle frodi è stata importante la collaborazione di quattro dipendenti complici di Poste Italiane, i cosiddetti “insider”, da cui l’operazione prende il nome. Hanno avuto accesso ai registri aziendali e hanno fornito informazioni sui clienti assicurati, sugli importi disponibili e sulle modalità più adeguate per la riscossione dei premi. L’operazione è durata circa sette mesi e ha compreso le intercettazioni telefoniche e l’uso di mezzi tecnici per analizzare le apparecchiature informatiche sequestrate durante le indagini sui sospettati. Sono stati identificati il ​​leader e le altre parti dell’organizzazione, ciascuna con un ruolo e una funzione stabiliti.

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