Estradato il boss della Nuova Camorra Organizzata Pasquale Scotti

Dopo 31 anni di “vacanza” sulle spiagge tropicali del nordest brasiliano, e’ rientrato in Italia con le manette ai polsi il boss della camorra Pasquale Scotti, detto Pasqualinoo collier”. Era stato arrestato lo scorso maggio a Recife, capitale dello Stato di Pernambuco , dove si era rifugiato da circa 31 anni per sfuggire a due condanne per omicidio e per le quali ora dovrà scontare 30 anni di reclusione.

Pasquale Scotti era un pezzo da novanta della camorra degli anni 80: oltre che braccio destro di Raffaele Cutolo, capo della cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, era anche il suo killer preferito. Arrestato nel dicembre del 1983 quando stava cercando di riorganizzare le fila della n.c.o. (Cutolo si trovava recluso nel supercarcere dell’Asinara), l’antivigilia di natale del 1984 evase dall’ospedale di Caserta, ove si trovava agli arresti ospedalieri, avendo avviato un percorso di collaborazione. Quindi la fuga verso il Brasile, dove si era rifatto una vita: sposato con una brasiliana, aveva avuto due figli e si faceva chiamare Francisco de Castro Visconti, imprenditore di successo con gestione di numerose attività, tra società di servizi e ristoranti.

Peraltro, inserito nell’elenco dei 10 latitanti più pericolosi, gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli non avevano mai smesso di cercarlo, finché non erano riusciti a stanarlo con la collaborazione dell’Interpol e della Polizia brasiliana. Al momento dell’arresto, come detto avvenuto nel maggio del 2015, stava comprando dei dolci in una panetteria di Recife. Questa la prima frase che disse quando fu fermato dai poliziotti: “Pasquale Scotti è morto nel 1986”.

A termine del lungo iter per l’estradizione (il suo caso è stato al centro di una disputa diplomatica tra il governo italiano e quello brasiliano, che ha poi concesso l’attesa estradizione del latitante), accompagnato da personale dell’Interpol e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, alle prime luci dell’alba di ieri è giunto all’aeroporto di Fiumicino, con un volo Alitalia partito da Rio de Janeiro. Dopo le formalità burocratiche, è stato associato alla casa circondariale di Rebibbia, a Roma.

Si è così conclusa ufficialmente la lunga “vacanza” brasiliana di Pasqualino “o collier”. Ora gli inquirenti sperano in una sua collaborazione, magari indotta dal desiderio di riacquistare quella libertà gustata per così tanto tempo. Il suo contributo potrebbe aprire uno spiraglio di luce su una serie di misteri ancora irrisolti degli anni in cui era il killer più fidato del capo della nuova camorra organizzata, come il sequestro Cirillo e l’omicidio Calvi. Proprio per questo motivo, pare che nei suoi confronti sia stato disposto “l’isolamento diurno”.

Pasquale Scotti è solamente l’ultimo in ordine di tempo di superlatitanti italiani rintracciati ed arrestati in Brasile. Anche se il caso più noto ed emblematico è quello del terrorista Cesare Battisti, sono diversi i casi di boss della criminalità organizzata nostrana che, dopo l’emissione di provvedimenti restrittivi a loro carico, hanno cercato rifugio nel Paese verde oro, come, ad esempio, Francesco Salzano, arrestato a Fortaleza (altra metropoli del nordest brasiliano) nel febbraio del 2011. L’uomo, all’epoca 37enne, ritenuto dagli inquirenti un killer del clan dei “Casalesi”, era ricercato sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa e triplice omicidio.

Ma a prediligere la latitanza nel Paese tropicale pare non siano solamente gli affiliati a cosche mafiose. Giusto per citare qualcuno dei latitanti “comuni” arrestati in Brasile negli ultimi anni, ricordiamo Gianluca Medina, 41enne di Borgomanero, catturato il 3 luglio dello scorso anno dopo una latitanza durata circa 3 mesi, a seguito di condanna definitiva alla pena di sei anni e mezzo di reclusione per traffico di stupefacenti e detenzione illegale di armi. La cattura avvenne a Jijoca de Jericoacoara -sempre nordest- (cittadina balneare tra le più belle e caratteristiche del mondo, per noi italiani anche tristemente nota perché luogo in cui, nel natale del 2014, fu assassinata la 29enne piacentina Gaia Molinari), ove il Medina aveva trovato riparo sin dal primo giorno di fuga ed in cui era stato poi raggiunto dalla compagna e dal figlio.

E come non ricordare, poi, il 31enne bresciano Massimiliano (Max) Tosoni, il quale, durante la sua latitanza a Fortaleza (era scappato da alcuni anni dall’Italia perché ricercato per una serie di rapine), il 31 gennaio 2013, coadiuvato da tre “meninos de rua” (ragazzi di strada) tra i 14 e i 15 anni, si rese responsabile del trucido assassinio a scopo di rapina, mediante sgozzamento, di Andrea Macchelli, 48enne modenese, affittacamere per turisti, e di un giovane cambiavalute brasiliano; crimini per i quali è stato poi condannato dal tribunale di Fortaleza a 31 anni di carcere.

Che dire, sembra che molti dei latitanti italiani siano attratti dal Brasile ed in particolare dalle spiagge infinite e dal clima sempre estivo del nordest brasiliano, a meno che, perlomeno per quanto riguarda gli appartenenti alla criminalità organizzata, questa loro massiccia presenza in territorio brasiliano non debba essere collegata al riciclaggio dei proventi del narcotraffico, del commercio delle armi, delle estorsioni ed altro, attraverso investimenti nel settore immobiliario, che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale senza precedenti. Ma questa è un’altra storia.

di Umberto Buzzoni

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