«Uccise Melania Rea perché gli disse no»

da Corriere.it

Lui si sarebbe avvicinato per fare sesso e la moglie lo avrebbe rifiutato, scatenando la furia omicida del marito. Un delitto d’impeto, maturato nell’ambito di un rapporto divenuto «impari» a causa della figura dominante di lei e dell’enorme frustrazione provata dal marito. Queste, in sintesi, le motivazioni della sentenza con cui il Gup del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, ha condannato all’ergastolo il caporalmaggiore Salvatore Parolisi per l’omicidio di Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto a Ripe di Civitella (Teramo).

 

IMPETO– E proprio il boschetto sarebbe stato il teatro del raptus, dunque di un gesto assai poco calcolato, che avrebbe spinto Parolisi ad uccidere. Non sarebbero stati né i presunti segreti in caserma né altre donne, insomma, le cause scatenanti del delitto, come sostiene la Procura parlando di una persona finita nel vicolo cieco delle promesse all’amante e delle bugie alla moglie, ma la rabbia di un rapporto sessuale negato e, probabilmente, le offese e gli insulti che Melania avrebbe rivolto al marito quando si trovavano a Ripe.

SALVATORE PAROLISI: RIPRENDE IL PROCESSO DOPO LA PAUSA ESTIVA

di Grazia De Marco

Il 29 settembre riprenderanno le udienze del processo a Salvatore Parolisi, accusato di omicidio, vilipendio di cadavere e depistaggio delle indagini. Per l’accusa, infatti, il Caporal maggiore dell’esercito, il 18 aprile 2011, avrebbe colpito la moglie con 35 coltellate e l’avrebbe lasciata morire dissanguata nell’ormai noto bosco di Ripe di Civitella. Secondo i PM, inoltre, Parolisi non avrebbe premeditato il delitto, ma avrebbe ucciso Melania Rea perché pressato dalle richieste dell’amante Ludovica Perrone, alla quale avrebbe promesso di raggiungerla pochi giorni dopo per essere presentato ufficialmente ai suoi genitori. Melania Rea, in sostanza, sarebbe stata condotta dal marito nel bosco delle casermette e solo successivamente, forse a seguito di una discussione, sarebbe  scattato il raptus, probabilmente scatenato dalla paura di comunicare la volontà di separarsi o per le conseguenze economiche ed effettive di questo gesto.

Salvatore  Parolisi attende la ripresa del processo rinchiuso in una cella del carcere “Castrogno” di Teramo, in compagnia di un ex carabiniere e passa le sue giornate tra libri e ricordi, preoccupato soprattutto di non poter vedere più la figlia Vittoria, dopo  che la Corte d’Appello di Napoli gli ha sospeso la potestà genitoriale. Il 20 settembre prossimo, peraltro, i periti depositeranno l’esito dei loro studi per rispondere ai quesiti posti del magistrato.

L’entomologo Stefano Vanin ha esaminato le larve e le uova rinvenute sul corpo della vittima, mentre la genetista Sara Gino si è occupata delle tracce di saliva rinvenute sull’arcata dentale della povera Melania. Questi ultimi accertamenti, sarebbero ritenuti cruciali per l’accusa, perché testimonierebbero che il Caporal Maggiore era con la moglie, ma non a Colle San Marco, al momento dell’omicidio. Salvatore Parolisi, infatti, ha sempre sostenuto che quando Melania è scomparsa, dopo essersi allontanata per andare in bagno, lui era con la figlia alle altalene di Colle San Marco, anche se nessuno dei numerosi testimoni ascoltati dagli inquirenti ha mai confermato questa tesi.

Alla ripresa del processo potrebbe esserci, tuttavia, una nuova super testimone, mai ascoltata prima dagli investigatori, che sarebbe in grado di fornire una ricostruzione più scrupolosa dei fatti avvenuti in quel tragico pomeriggio e di confermare la presenza o meno dei coniugi sul pianoro di Colle San Marco nel pomeriggio del 18 aprile.

I difensori di Parolisi sarebbero fiduciosi di veder riconosciuta l’innocenza del loro assistito, infatti, i loro consulenti avrebbero ricostruito, nel dettaglio, ogni singolo minuto trascorso tra la scomparsa della vittima e il rinvenimento del suo cadavere, per offrire al Giudice la prova dell’assoluta innocenza del Caporal Maggiore. Le udienze del processo proseguiranno ogni venerdi, sino a ottobre, quando sarà emessa la sentenza di primo grado. Se Parolisi fosse assolto le indagini dovrebbero ripartire quasi completamente da zero, cercando di delineare nuovi scenari, possibili moventi e presunti colpevoli che chiariscano definitivamente una degli omicidi più inspiegabili degli ultimi anni.