Bimbo prematuro fatto morire per soldi

Una truffa alle assicurazioni fa scoprire un giro di aborti a scopo di lucro Il piccolo ha lottato per sopravvivere. Ma nessuno gli ha dato l’ossigeno

743782-593x443fonte Il Tempo

Sarebbe rimasta incinta apposta per poi praticare un aborto in avanzata fase di gestazione simulando un finto incidente stradale e ottenere un indennizzo per la morte del figlio: 80mila euro da incassare per un neonato espulso apposta dal pancione al settimo mese di gravidanza da una mamma, finita ai domiciliari con l’accusa di infanticidio. Ma non si può chiamare «madre» la giovane donna che si sarebbe procurata un aborto con una «pinza», strumento suggerito dall’amico medico, anche lui indagato. Presentatasi in ospedale con una complice dopo l’incidente d’auto mai avvenuto aveva detto di aver perso il bimbo nell’urto. E la cosa più atroce è che il piccino «muoveva ancora le manine» ma quella «piccola boccata di ossigeno» che lo avrebbe «fatto sopravvivere» non è stata data, ha spiegato il dirigente della Polizia Stradale di Cosenza, Domenico Provenzano.

È un orrore senza fine la storia che arriva da un centro del Cosentino. «I casi di aborto per aumentare il risarcimento delle assicurazioni sarebbero diversi», hanno confermato gli investigatori. È questo l’agghiacciante scenario emerso durante la presentazione alla stampa dell’operazione Medical Market, alla presenza del questore di Cosenza Luigi Liguori e il comandante provinciale delle Fiamme Gialle Giosué Colella, condotta dalla Procura di Castrovillari, che ha portato all’arresto di 7 persone e 144 avvisi di garanzia. L’obiettivo è sgominare un’organizzazione criminale che avrebbe avuto base operativa all’ospedale di Corigliano Calabro e che tra somme percepite indebitamente e truffa alle assicurazioni e all’Inps avrebbe fruttato 2 milioni di euro.

«Abbiamo accertato che un bambino ha lottato, ha cercato di rimanere vivo e questo ci ha tranciato il cuore – hanno detto gli investigatori – e pensare che gli sarebbe bastato una piccola boccata d’ossigeno per sopravvivere. Immaginate procreare per uccidere quali connotazioni può assumere. La realtà supera la fantasia, man mano che andavamo avanti in questo caso rimanevamo sempre più sconvolti».

Questa la messinscena con la donna indotta con il suo consenso all’aborto simulando un incidente stradale per ottenere un cospicuo risarcimento, poi bloccato. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa, il medico avrebbe fornito indicazioni su come praticare l’aborto, illegale, perché la al settimo mese di gravidanza, eseguito con una pinza. Quindi la donna è stata accompagnata da un’amica al Pronto soccorso di Corigliano dove hanno sostenuto di essere state coinvolte in un sinistro e che il feto era stato espulso a seguito del trauma. Ma il pigiama che la donna indossava era pulito, né sono state riscontrate macchie ematiche o di liquido nell’auto dell’amica. Che non ha saputo fornire indicazioni esatte sul luogo dell’incidente, né ha dichiarato di conoscere il cognome di altri fantomatici amici con loro al momento dell’impatto. Il medico del pronto soccorso, secondo l’accusa complice nella vicenda, non ha praticato sul neonato alcuna manovra di rianimazione mentre gli infermieri si sono accorti che muoveva le manine. Altre stranezze sono state segnalate dalla ginecologa che ha visitato madre e figlio subito dopo il consulto chiesto dallo stesso medico di pronto soccorso. E sul ventre della donna non c’era alcun segno di trauma. Ancora più preoccupante è un precedente registrato nello stesso ospedale, con un’altra donna che si era presentata raccontando la stessa versione di un incidente stradale mentre, secondo gli investigatori, era stata colpita con la sua volontà al ventre per simulare un trauma.

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