Falso naufragio per coprire lo scafista svelato dalla polizia: tre arresti

Una storia inventata e imposta ai 294 migranti arrivati ieri a Pozzallo. I testimoni si sono scusati con gli investigatori e hanno raccontato la verità. Individuati per la prima volta anche due vigilanti-picchiatori che erano partiti dalla Libia con i disperati

Raccontare che avevano fatto naufragio e che l’equipaggio era morto annegato: era la storia, falsa, che l’organizzazione di trafficanti di esseri umani che opera in Libia aveva imposto di raccontare in Italia ai 294 migranti che sono stati poi soccorsi dal pattugliatore della Marina Militare tedesca ‘Hessen’ e sbarcati ieri a Pozzallo. Un escamotage per evitare l’arresto ma che, alla fine, è stato svelato dagli uomini della squadra mobile di Ragusa. Troppe dimenticanze, troppe incongruenze. I poliziotti hanno alzato il velo sulle bugie somministrate ad arte ai migranti. Uno scafista eritreo è così finito in manette, altri due sono stati arrestati. Si tratta di un minorenne e di un maggiorenne, anche loro eritrei, che avrebbero ricoperto il ruolo di vigilantes dei disperati in attesa di partire. Una vigilanza armata e violenta. I due sono stati indicati dai testimoni come picchiatori. “Ci minacciavano con bastoni e pistole, ci picchiavano anche solo se chiedevamo di poter fare pipì”, hanno raccontato i migranti agli investigatori. Si tratta della prima volta che vengono arrestati in Italia vigilanti-picchiatori che hanno operato prevalentemente in Libia, più volte descritti dai migranti ma che di solito non si imbarcano sui barconi della speranza. Stavolta, invece, è andata diversamente.

La ricostruzione fornita dai testimoni alla polizia di Stato su quel naufragio in cui erano morte 50 persone è risultato poco credibile sin dall’inizio, e dopo un paio di ore è venuta fuori la verità. Il presunto scafista, un eritreo, è stato così individuato e fermato su disposizione della procura di Ragusa. La squadra mobile della questura, coordinata da Nino Ciavola, ha anche individuato, grazie alle testimonianze dei migranti che hanno poi ceduto alla evidenza dei fatti, gli altri due eritrei accusati di essere tra gli uomini armati che si occupavano della vigilanza sui ‘partenti’ in Libia.

Subito dopo il recupero degli extracomunitari nel Canale di Sicilia era stato lanciato l’allarme di un naufragio con 50 morti. Agli investigatori i migranti salvati dalla nave militare tedesca hanno però poi ammesso di aver mentito. “Abbiamo inventato tutto. C’era stato detto – hanno affermato – di dire così perché non avreste arrestato gli scafisti. Nessuno di noi è caduto in acqua, siamo tutti sani e salvi grazie al vostro aiuto. Scusateci”. Ed hanno collaborato portando all’individuazione dei tre eritrei. I fermati, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono Tedros Nugusa, di 32 anni, e Moussa Ahmed, di 25, entrambi eritrei. Il denunciato, per lo stesso reato, è un 17enne, anch’egli eritreo, E.G.. Gli investigatori hanno accertato la presenza di una organizzazione mista, fatta di libici ed eritrei. “Questi due – hanno riferito i testimoni – erano quelli che appena ci alzavamo all’interno del capannone, anche solo per andare in bagno, ci picchiavano con dei grossi bastoni ed erano armati di pistole, dovevano vigilare affinché nessuno si allontanasse attirando controlli sul capannone”. Il presunto scafista è stato trovato in possesso di 1.700 dollari, ma non è stata sequestrata alcuna arma. Le indagini sono state eseguite da polizia di Stato, squadra mobile, guardia di finanza e carabinieri e coordinate dalla procura di Ragusa.

foonte La Repubblica

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