Gallarate, fuga finita: preso Domenico Cutrì

cutrida TGCOM24

I carabinieri hanno posto fine all’evasione di Domenico Cutrì, l’ergastolano fuggito dal tribunale di Gallarate (Varese) dopo una sanguinosa sparatoria in cui ha perso la vita il fratello Antonino.

Cutrì è stato preso non distante dalla zona in cui è verificata l’evasione. Era fuggito lunedì scorso, intorno alle 15, quando un gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di Gallarate dove l’ergastolano doveva sostenere un processo.

Ad entrare in azione per catturare l’ergastolano Domenico Cutrì e l’uomo che si trovava con lui sono state le teste di cuoio dei carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale). A individuare il covo erano invece state le indagini dei carabinieri di Varese, Milano e del Ros (Raggruppamento operativo speciale). La pistola 375 magnum che Mimmo Cutrì aveva con sè aveva il colpo in canna, ma gli investigatori lo hanno sorpreso nel sonno e non è stato in grado di usarla.

Il covo dell’evaso: come un animale braccato – All’interno del covo dove è stato catturato, c’erano generi alimentari, pacchi di pasta e scatolette di tonno, sparsi a terra, davanti al divano dove dormivano l’ergastolano e il suo complice Luca Greco. Sul pavimento anche copie di quotidiani come ‘Il Giorno’ e ‘La Prealpina’ con la cronaca dell’evasione. Cutrì aveva a disposizione una palazzina in ristrutturazione di due piani in via Villoresi, poco lontano dal centro di Inveruno (Milano) e dalla casa dove vivono i genitori. Le porte delle stanze sono state sfondate.

Trovate centinaia di videocassette – Cutrì viveva in condizioni di degrado, e per cucinare utilizzava un fornelletto da campeggio. Il cortile dove si trova la palazzina è circondato da altre case ma, come raccontano alcuni residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti. Nell’iniziale covo di Cellio, nel vercellese, i carabinieri hanno trovato centinaia di videocassette a dimostrazione che Domenico Cutrì aveva intenzione di passarvi molto tempo. L’uomo è stato definito un “maniaco” della sicurezza dei covi (era stato latitante anche in passato). Nell’abitazione della sua famiglia è stato trovato uno scatolone di telecamere.

Trasferito a Opera con il fratello –
Cutrì e il fratello più giovane, Daniele, che è accusato di avere fatto parte del commando che l’aveva liberato, sono stati trasferiti nel carcere milanese di Opera. I due si trovano in un settore ad alta sicurezza. Domenico Cutrì, da quando i carabinieri del Gis hanno fatto irruzione nel suo ultimo covo, dopo esser stato arrestato, si è chiuso nel silenzio.

La Cancellieri si complimenta – Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha telefonato al comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per complimentarsi per la cattura di Domenico Cutrì. “Il ministro – dice una nota – ha ringraziato tutte le forze di Polizia e la magistratura per collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e anche alla cattura dei complici”.

Alfano: “Importantissimo segnale per i cittadini” – L’arresto di Domenico Cutrì “è un importantissimo segnale per i nostri cittadini, perché dimostra che la sicurezza è sempre al primo posto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. “E’ stata una settimana di grande sacrificio per tutti – ha aggiunto il ministro – che però ha prodotto degli ottimi risultati”.

Procuratore alla famiglia Cutrì: “Un morto e due in carcere bastano” – Il procuratore di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, ha replicato alle dichiarazioni dei familiari di Domenico Cutrì che giorni scorsi si erano detti contenti che il figlio fosse libero. La madre, in una intervista lo aveva anche invitato a non costituirsi. “Voglio fare un appello ai familiari di Cutrì – ha detto il magistrato -. Lo Stato è forte e il suo lavoro non è finito. Un figlio morto e due in carcere bastano”.

Un testimone: assistito all’irruzione, ho avuto paura – “Ho sentito un forte rumore, nel pieno della notte, e mi sono svegliato: poi mi sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che facevano irruzione”. Questo il racconto di un pensionato che vive nell’appartamento di fianco alla palazzina dove si trovava il covo dell’evaso Domenico Cutrì, bloccato dai Gis dei carabinieri in una palazzina in ristrutturazione a Inveruno (Milano). “Ho avuto molta paura – ha proseguito – Non mi sarei mai aspettato che l’evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia – ha concluso – non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una persona che portava all’interno uno scatolone con dei generi alimentari”.

Mandante di un omicidio – Domenico Cutrì, 32 anni, era stato condannato in appello all’ergastolo come mandante dell’omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua fidanzata. Del commando che lo ha liberato facevano parte, secondo quanto accertato dai carabinieri, i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni, fermato due giorni fa. Altri tre componenti del commando erano stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un covo e un quarto a Napoli. In carcere si trova anche la compagna di Antonino Cutrì, Carlotta Di Lauro, accusata di aver fornito supporto logistico all’evasione.

Detenuto evaso, ‘è pericolosissimo’ – FOTO SEGNALETICA

cutrida ANSA

La madre di Domenico Cutrì, il detenuto evaso a Gallarate (Varese), è stata interrogata a lungo dai carabinieri nel corso della notte, per ricostruire nei dettagli la vicenda. La donna non è indagata. Secondo la prima ricostruzione, lunedi’ i banditi a bordo della Citroen C3 hanno accompagnato all’ospedale di Magenta la donna e il figlio Antonino, colpito da un proiettile durante l’assalto e morto in seguito alla ferita. I malviventi hanno poi abbandonato l’utilitaria in un vicino parcheggio e sono fuggiti, probabilmente a bordo di un altro automezzo rubato. Proseguono in tutto il Nord Italia le ricerche dell’evaso e dei complici e sono stati allestiti posti di blocco anche al confine con la Svizzera.

“Un uomo pericolosissimo. Con legami familiari molto forti. E una forte capacità di intimidazione e di condizionamento”. Così Marcello Maddalena, procuratore generale del Piemonte, interpellato dall’ANSA sulla figura di Domenico Cutrì, l’ergastolano evaso a Gallarate dopo uno scontro a fuoco.

Capo Dap,vicino ad agenti, vicenda drammatica  – Il Capo del Dap Giovanni Tamburino esprime “solidarietà e vicinanza” agli agenti coinvolti nell’agguato durante il quale è evaso il detenuto Domenico Cutrì. “L’assalto al blindato della Polizia Penitenziaria non ha precedenti da quando, nel 1996, la Polizia Penitenziaria ha assunto il servizio delle traduzioni”, dice Tamburino, sottolineando come “gli agenti di scorta impegnati nella traduzione del detenuto al Tribunale di Gallarate abbiano dovuto affrontare una situazione drammatica”.

La madre, farlo fuggire era ossessione Antonino  – Per Antonino Cutrì, l’uomo ucciso mentre faceva evadere il fratello Domenico, farlo evadere era diventata una ossessione. Lo ha detto la madre dei due, sentita dagli investigatori. Antonino, secondo la donna, aveva manifestato più volte l’intenzione di far evadere il fratello, tant’è vero che l’uomo era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo. Antonino, secondo la madre, per portare a termine il progetto aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero.

Trovata da Cc auto usata per la fuga – La Citroen C3 nera usata dai malviventi che ieri pomeriggio a Gallarate hanno fatto evadere Domenico Cutrì, è stata ritrovata dai carabinieri in un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta. Ospedale dove ieri è morto il fratello dell’evaso, Antonino. L’auto è risultata rubata.

Sono estese in tutt’Italia le ricerche dei componenti del commando che ieri, a Gallarate (Varese) ha fatto evadere l’ergastolano Domenico Cutrì, 32 anni, mentre suo fratello, Antonino, 30 anni, è morto in ospedale a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria che scortavano Domenico per un processo. Antonino era giunto in ospedale con la madre. Oltre all’evaso, carabinieri e polizia cercano altri due o tre uomini che sono entrati in azione poco prima delle 15 di ieri (VIDEO). Erano arrivati a bordo di due auto, una delle quali è stata trovata vicino al tribunale. A bordo c’erano anche delle armi. Ieri sera si era diffusa la notizia che un terzo fratello Cutrì si era costituito in ospedale con una ferita a un piede ma la circostanza è stata smentita dagli investigatori.

L’ergastolano Domenico Cutrì, detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), era appena sceso dal furgone delle polizia penitenziaria e gli agenti lo stavano accompagnando all’interno del Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a una udienza. In quel momento sono arrivati i banditi con le armi in pugno.

L’azione, all’apparenza attentamente pianificata, è durata pochi minuti, sotto gli occhi di diversi testimoni. (FOTO)

Gli uomini del commando hanno minacciato gli agenti, puntandogli contro le pistole e intimandogli di liberare il detenuto, e uno di loro ha spruzzato dello spray urticante negli occhi di uno dei poliziotti. Un altro agente è stato spinto giù dalle scale del Tribunale, e nella caduta ha riportato un lieve trauma cranico. C’è stata quindi una sparatoria tra i malviventi e gli agenti, durante la quale sono stati esplosi una trentina di colpi.

Uno dei colpi ha raggiunto uno degli assalitori, il fratello del detenuto, Antonino Cutrì, che è poi morto per la gravità delle ferite riportate, circa un’ora dopo, al termine di una disperata corsa dei suoi compagni per cercare di salvarlo, all’ospedale di Magenta. L’azione e’ durata pochi minuti: l’ergastolano è fuggito insieme ai complici, che hanno caricato su una Citroen C3 nera anche il ferito.

Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all’ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi. Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d’assalto. A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l’ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati. Ma per Antonino non c’era più nulla da fare ed è morto poco prima della 16. La madre nel frattempo è stata sentita dagli investigatori.

Polizia e carabinieri hanno allestito dei posti di blocco sulle strade della zona, in particolare al confine tra Lombardia e Piemonte. I due agenti feriti sono stati dimessi con una prognosi rispettivamente di 8 e 15 giorni.

In serata si era diffusa la notizia, poi smentita dai carabinieri, che  un altro fratello di Domenico Cutrì,  si sia costituito. La notizia era stata data dalla Uil Penitenziari.

Boss Cutrì in fuga dopo evasione rocambolesca

Detenuto evaso: è l'ergastolano Domenico Cutrìda Ansa.it

Sono estese in tutt’Italia le ricerche dei componenti del commando che  a Gallarate (Varese) ha fatto evadere l’ergastolano Domenico Cutrì, 32 anni, mentre suo fratello, Antonino, 30 anni, è morto in ospedale a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria che scortavano Domenico per un processo. Antonino era giunto in ospedale con la madre.

Oltre all’evaso, carabinieri e polizia cercano altri due o tre uomini che sono entrati in azione poco prima delle 15 di ieri (VIDEO). Erano arrivati a bordo di due auto, una delle quali è stata trovata vicino al tribunale. A bordo c’erano anche delle armi. Ieri sera si era diffusa la notizia che un terzo fratello Cutrì si era costituito in ospedale con una ferita a un piede ma la circostanza è stata smentita dagli investigatori.

L’ergastolano Domenico Cutrì, detenuto nel carcere di Busto Arsizio (Varese), era appena sceso dal furgone delle polizia penitenziaria e gli agenti lo stavano accompagnando all’interno del Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a una udienza. In quel momento sono arrivati i banditi con le armi in pugno.

L’azione, all’apparenza attentamente pianificata, è durata pochi minuti, sotto gli occhi di diversi testimoni. (FOTO)

Gli uomini del commando hanno minacciato gli agenti, puntandogli contro le pistole e intimandogli di liberare il detenuto, e uno di loro ha spruzzato dello spray urticante negli occhi di uno dei poliziotti. Un altro agente è stato spinto giù dalle scale del Tribunale, e nella caduta ha riportato un lieve trauma cranico. C’è stata quindi una sparatoria tra i malviventi e gli agenti, durante la quale sono stati esplosi una trentina di colpi.

Uno dei colpi ha raggiunto uno degli assalitori, il fratello del detenuto, Antonino Cutrì, che è poi morto per la gravità delle ferite riportate, circa un’ora dopo, al termine di una disperata corsa dei suoi compagni per cercare di salvarlo, all’ospedale di Magenta. L’azione e’ durata pochi minuti: l’ergastolano è fuggito insieme ai complici, che hanno caricato su una Citroen C3 nera anche il ferito.

Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all’ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi. Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d’assalto. A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l’ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati. Ma per Antonino non c’era più nulla da fare ed è morto poco prima della 16. La madre nel frattempo è stata sentita dagli investigatori.

Polizia e carabinieri hanno allestito dei posti di blocco sulle strade della zona, in particolare al confine tra Lombardia e Piemonte. I due agenti feriti sono stati dimessi con una prognosi rispettivamente di 8 e 15 giorni.

In serata si era diffusa la notizia, poi smentita dai carabinieri, che  un altro fratello di Domenico Cutrì,  si sia costituito. La notizia era stata data dalla Uil Penitenziari.