Formazione: sequestrati 5 mln a indagati

genoveseda Ansa.it

Inchiesta sui corsi d’oro che riguarda Genovese (Pd)

Beni per 5 milioni di euro sono stati sequestrati da polizia e guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta “corsi d’oro” degli enti della formazione professionale di Messina per cui è stato chiesto l’arresto del deputato Pd Francantonio Genovese.

Il provvedimento del Gip di Messina è stato notificato ad oltre 30 istituti di credito nei quali gli indagati hanno la disponibilità di circa 120 conti correnti.

Gallarate, fuga finita: preso Domenico Cutrì

cutrida TGCOM24

I carabinieri hanno posto fine all’evasione di Domenico Cutrì, l’ergastolano fuggito dal tribunale di Gallarate (Varese) dopo una sanguinosa sparatoria in cui ha perso la vita il fratello Antonino.

Cutrì è stato preso non distante dalla zona in cui è verificata l’evasione. Era fuggito lunedì scorso, intorno alle 15, quando un gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di Gallarate dove l’ergastolano doveva sostenere un processo.

Ad entrare in azione per catturare l’ergastolano Domenico Cutrì e l’uomo che si trovava con lui sono state le teste di cuoio dei carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale). A individuare il covo erano invece state le indagini dei carabinieri di Varese, Milano e del Ros (Raggruppamento operativo speciale). La pistola 375 magnum che Mimmo Cutrì aveva con sè aveva il colpo in canna, ma gli investigatori lo hanno sorpreso nel sonno e non è stato in grado di usarla.

Il covo dell’evaso: come un animale braccato – All’interno del covo dove è stato catturato, c’erano generi alimentari, pacchi di pasta e scatolette di tonno, sparsi a terra, davanti al divano dove dormivano l’ergastolano e il suo complice Luca Greco. Sul pavimento anche copie di quotidiani come ‘Il Giorno’ e ‘La Prealpina’ con la cronaca dell’evasione. Cutrì aveva a disposizione una palazzina in ristrutturazione di due piani in via Villoresi, poco lontano dal centro di Inveruno (Milano) e dalla casa dove vivono i genitori. Le porte delle stanze sono state sfondate.

Trovate centinaia di videocassette – Cutrì viveva in condizioni di degrado, e per cucinare utilizzava un fornelletto da campeggio. Il cortile dove si trova la palazzina è circondato da altre case ma, come raccontano alcuni residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti. Nell’iniziale covo di Cellio, nel vercellese, i carabinieri hanno trovato centinaia di videocassette a dimostrazione che Domenico Cutrì aveva intenzione di passarvi molto tempo. L’uomo è stato definito un “maniaco” della sicurezza dei covi (era stato latitante anche in passato). Nell’abitazione della sua famiglia è stato trovato uno scatolone di telecamere.

Trasferito a Opera con il fratello –
Cutrì e il fratello più giovane, Daniele, che è accusato di avere fatto parte del commando che l’aveva liberato, sono stati trasferiti nel carcere milanese di Opera. I due si trovano in un settore ad alta sicurezza. Domenico Cutrì, da quando i carabinieri del Gis hanno fatto irruzione nel suo ultimo covo, dopo esser stato arrestato, si è chiuso nel silenzio.

La Cancellieri si complimenta – Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha telefonato al comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per complimentarsi per la cattura di Domenico Cutrì. “Il ministro – dice una nota – ha ringraziato tutte le forze di Polizia e la magistratura per collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e anche alla cattura dei complici”.

Alfano: “Importantissimo segnale per i cittadini” – L’arresto di Domenico Cutrì “è un importantissimo segnale per i nostri cittadini, perché dimostra che la sicurezza è sempre al primo posto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. “E’ stata una settimana di grande sacrificio per tutti – ha aggiunto il ministro – che però ha prodotto degli ottimi risultati”.

Procuratore alla famiglia Cutrì: “Un morto e due in carcere bastano” – Il procuratore di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, ha replicato alle dichiarazioni dei familiari di Domenico Cutrì che giorni scorsi si erano detti contenti che il figlio fosse libero. La madre, in una intervista lo aveva anche invitato a non costituirsi. “Voglio fare un appello ai familiari di Cutrì – ha detto il magistrato -. Lo Stato è forte e il suo lavoro non è finito. Un figlio morto e due in carcere bastano”.

Un testimone: assistito all’irruzione, ho avuto paura – “Ho sentito un forte rumore, nel pieno della notte, e mi sono svegliato: poi mi sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che facevano irruzione”. Questo il racconto di un pensionato che vive nell’appartamento di fianco alla palazzina dove si trovava il covo dell’evaso Domenico Cutrì, bloccato dai Gis dei carabinieri in una palazzina in ristrutturazione a Inveruno (Milano). “Ho avuto molta paura – ha proseguito – Non mi sarei mai aspettato che l’evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia – ha concluso – non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una persona che portava all’interno uno scatolone con dei generi alimentari”.

Mandante di un omicidio – Domenico Cutrì, 32 anni, era stato condannato in appello all’ergastolo come mandante dell’omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua fidanzata. Del commando che lo ha liberato facevano parte, secondo quanto accertato dai carabinieri, i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni, fermato due giorni fa. Altri tre componenti del commando erano stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un covo e un quarto a Napoli. In carcere si trova anche la compagna di Antonino Cutrì, Carlotta Di Lauro, accusata di aver fornito supporto logistico all’evasione.

Salerno, nuovo arresto per monsignor Scarano. Sequestri per milioni di euro

scaranoda ADNKronos

La Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito una misura cautelare nei confronti di monsignor Nunzio Scarano e di un altro sacerdote. Sono stati inoltre sequestrati beni immobili e disponibilità finanziarie per milioni di euro.

Mons. Scarano, ex contabile dell’Aspa, Amministrazione patrimonio Sede Apostolica, è già imputato di corruzione e di calunnia nel processo con rito abbreviato in corso a Roma sulla vicenda del mancato rientro dalla Svizzera in Italia di 20 milioni di euro che erano stati esportati illecitamente. Al processo si sono costituiti parti civili anche la presidenza del Consiglio e l’Aisi su richiesta per il danno all’immagine subito per la presenza dell’ex 007 Giovanni Zito, che avrebbe dovuto pilotare l’aereo privato per riportare in Italia 20 milioni di euro. Il piano poi non ebbe successo perché il terzo imputato, il broker Giovanni Carenzio, nel momento in cui avrebbe dovuto consegnare il denaro per trasferirlo in Italia non si presentò all’imbarco con la somma.

In manette Paolini, molestatore tv: induzione alla prostituzione minorile

paolinida Agi

Induzione alla prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico. Con queste accuse e’ finito in manette il noto disturbatore televisivo Gabriele Paolini. Paolini e’ stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma e ad incastrarlo ci sarebbero video e fotografie.

Secondo quanto si e’ appreso l’indagine che ha coinvolto Paolini non ha alcun legame con l’operazione ‘Ninfa’ che ha portato alla luce un giro di baby prostitute nel quartiere parioli della capitale.

Ex dipendente Poste incassava buoni intestati a defunta, arrestata

buonida AGI.IT

Una donna di 58 anni, ex dipendente di Poste Italiane, e’ stata arrestata dal personale del compartimento di polizia postale e delle comunicazioni di Reggio Calabria, che ha eseguito un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari disposta dal gip Carlo Indellicati.
Gli agenti della Polcom, diretta dal vice questore aggiunto Giovanna Maria Rizzo, hanno concluso una complessa indagine info-telematica accertando che la donna in piu’ occasioni, abusando della propria funzione, si era introdotta nel sistema informatico dell’Azienda Poste Italiane, effettuando l’illecita riscossione, nel periodo compreso tra gli anni 2009-2011, di 25 buoni postali fruttiferi (BPF) per un totale di circa 130 mila euro, intestati a una persona deceduta. Gli investigatori hanno accertato anche il modus operandi: la donna, avendo per ragioni d’ufficio il possesso o la disponibilita’ di denaro relativo a buoni postali fruttiferi, per fare apparire lecite le riscossioni dei titoli, inseriva nella stampante collegata al sistema informatico, anziche’ i titoli originali, di cui non disponeva, dei fogli bianchi sui quali veniva apposta la vidimazione, mentre poi inviava alla filiale di Reggio Calabria, per la contabilizzazione mensile, gli originali di altri buoni gia’ regolarmente pagati dello stesso ufficio in altri mesi.

Fonsai, terremoto giudiziario. Arrestata la famiglia Ligresti

ligrestida Agi

Terremoto’ giudiziario nella vicenda Fonsai: arrestati Salvatore Ligresti e i figli Giulia Maria e Jonella, i due ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuela Erbetta, e l’ex vicepresidente pro-tempore Antonio Talarico. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite questa mattina dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino. Un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare e’ stata spiccata per un altro figlio di Salvatore Ligresti, Gioacchino Paolo, il quale risulta trovarsi in Svizzera e quindi non raggiunto dal provvedimento restrittivo. Le accuse sono falso in bilancio aggravato e manipolazione di mercato. Al capostipite dei Ligresti sono stati concessi i domiciliari nella abitazione di Milano.
Arresti domiciliari anche per Talarico e per Marchionni, da scontare per quest’ultimo in una casa tra le montagne del cuneese. I militari della Gdf hanno raggiunto gli indagati nelle loro abitazioni e dimore estive, tra la Sardegna, dove Jonella era in vacanza e adesso e’ nel carcere di Cagliari, e la Toscana. Giulia Maria Ligresti e’ stata invece trasferita nel carcere di Vercelli. Quanto a Gioacchino Paolo, il procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, ha riferito in conferenza stampa che “dalle prime informazioni non ci sarebbe la disponibilita’” a rientrare in Italia. Comunque “ci sono le convenzioni internazionali e ci sono possibilita’ di soluzioni ragionevoli per situazioni di questo genere”. Tutti i destinatari dei provvedimenti restrittivi erano gia’ indagati nell’inchiesta coordinata dai procuratori torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ipotizzava da parte dei vertici di Fonsai di aver “truccato” la voce destinata alla cosiddetta ‘riserva sinistri’ alterando tra il 2008 e il 2010 il bilancio della societa’, per poi comunicare ai mercati notizie false sul bilancio dell’azienda quotata in Borsa, e dunque alterando il prezzo delle sue azioni. Le ordinanze di custodia cautelare sono state motivate con il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. “Emerge uno spaccato inquietante: un uso strumentale di una societa’ come Fonsai, laddove risulta essere stata piegata all’interesse di una parte dell’azionariato. L’effetto e’ stato perdita di credibilita’ e il tradimento di piccoli azionisti”, ha detto il procuratore aggiunto di Torino Vittorio Nessi. L’indagine su Fonsai scatto’ nell’agosto 2012 per le ipotesi di falso in bilancio e ostacolo all’attivita’ di vigilanza per gli anni 2008-2011. L’esame della documentazione acquisita ha permesso di ricostruire come, attraverso una sistematica sottovalutazione delle riserve tecniche del Gruppo assicurativo sia stato possibile falsificare il bilancio 2010.
Tale sottovalutazione ha portato, negli anni, la distribuzione di utili per 253 milioni alla holding della famiglia Ligresti, la Premafin Spa, laddove invece si sarebbero dovute registrare le perdite. (AGI) .

Sgominata banda a Frascati: rubava auto di lusso e vendeva i pezzi

carabinierida Agi

Rubavano auto di lusso in varie regioni del centro Italia, le smontavano e le rivendevano ‘a pezzi’.
Un’organizzazione composta da quattro persone ‘e stata scoperta e sgominata dai carabinieri della compagnia di Frascati che hanno arrestato due persone, un camionista 63enne, residente nella provincia di Livorno, incensurato, e un romeno di 23, senza fissa dimora e gia’ noto alle forze dell’ordine. Per entrambi l’accusa e’ di ricettazione e riciclaggio in concorso, e hanno denunciato per gli stessi reati un 57enne e una 60enne.

Il primo ad essere fermato dai militari e’ stato il camionista 63enne, sorpreso alla guida di un autoarticolato che trasportava un container, uscito poco prima da una villa di Rocca Priora. All’interno del container due telai di auto rubate e decine di parti meccaniche oltre a 4mila euro in contanti. Nella villa i carabinieri hanno scoperto un’officina meccanica utilizzata per lo smontaggio di autoveicoli e telai, documenti, parti meccaniche ed elettroniche di almeno 20 auto, tutte rubate in vari comuni tra il Lazio, la Toscana e l’Abruzzo. Nell’officina e’ stato fermato il 23enne romeno. Il 57enne e la 60enne sono i proprietari della villa, dove vivevano. (AGI) .

Esplosivo tra le pagine di un libro, due arresti

celerinoda TGcom.24

Nascondevano esplosivo all’interno di una guida del Touring e giravano su uno scooter con un borsone carico di coltelli, taglierini, componenti di armi da guerra, inneschi e finte bombe a mano. Due romani, di 31 e 36 anni, sono stati arrestati nella Capitale dagli agenti della polizia del reparto prevenzioni crimine. Al momento del fermo è stato assicurato che l’ordigno rudimentale non poteva esplodere perché privo di materiale detonante.

I due uomini, già noti alle forze dell’ordine e con precedenti, avevano cercato di sfuggire ad un posto di controllo in via Casilina a bordo di uno scooter iniziando una fuga rocambolesca. Una volta fermati, oltre all’esplosivo, sono stati sequestrati anche una pistola giocattolo che riproduceva una Colt e varie armi da taglio. Dopo il ritrovamento dell’ordigno all’interno del libro sono intervenuti gli artificieri. I due romani arrestati dovranno rispondere del reato di detenzione di parti di arma da guerra. Nelle loro abitazioni, gli agenti hanno anche trovato una pianta di marijuana.

I primi accertamenti – Gli investigatori stanno vagliando tutte le ipotesi e non escludono che i due arrestati possano essere dei “corrieri” per il trasporto di armi non direttamente legati ad ambienti terroristici. Il 31enne arrestato era noto in ambienti ultra ed era stato sottoposto a Daspo, il 36enne ha alcuni precedenti per furto.

Schiaffi e calci ai bimbi: maestra d’asilo ai domiciliari in provincia di Vibo Valentia

carabda Corriere.it

Nuovo caso di violenza in un asilo dopo quello di Barletta. Schiaffi, calci, spinte ai bimbi: è l’accusa contestata alla 62enne I. R, di Mileto ma insegnante di scuola materna a San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia.

I DOMICILIARI – La donna è stata arrestata e posta ai domiciliari dai carabinieri. Un’altra insegnante è stata, invece, denunciata ma la sua posizione è ancora al vaglio della Procura. Il pm titolare dell’inchiesta è il sostituto Gabriella Di Lauro. I maltrattamenti sono stati ripresi dalle videocamere fatte installare nella scuola dalla Procura.

LA DENUNCIA – A far scattare l’indagine è stato un bambino di quattro anni: il padre ha notato che aveva delle escoriazioni su un braccio e che aveva perso serenità. Parlando con il piccolo, ha scoperto i maltrattamenti in classe e ha avvisato i carabinieri di Pizzo. Le microcamere installate nella scuola hanno confermato i comportamenti violenti dell’insegnante, ripetuti giorno dopo giorno.

I PRECEDENTI – Già un anno fa, sempre nella stessa zona, due insegnanti di Cirò Marina furono arrestate con la stessa accusa. E a luglio 2011 toccò a quattro maestre, punite in quel caso per maltrattamenti aggravati ai danni di un bambino disabile.

Camorra, boss arrestato in mansarda-palestra

chianeseda Sky TG24

Andrea Chianese, latitante ed elemento di spicco del clan camorristico Amato Pagano, è stato arrestato dai carabinieri di Giugliano (Napoli) in uno stabile di Calvizzano, nel Napoletano. L’uomo è stato sorpreso nel sonno in una mansarda al quarto piano del palazzo. Il suo rifugio era stato attrezzato a palestra e riempito con numerosi macchinari per il fitness. Nel locale sono state trovate anche diverse foto di persone della sua famiglia.

Ricercato dal 19 maggio 2009, Andrea Chianese era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 30 marzo 2009 dal gip di Napoli per associazione di tipo mafioso e per aver partecipato dal marzo 2006 al febbraio 2009 a delitti contro la persona e contro il patrimonio nonché a reati finanziari (omicidi, estorsioni, detenzione porto illegali di armi, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di delitto).

Tutte attività che, secondo gli investigatori, aveva svolto nei comuni di Melito e Mugnano per portare avanti gli affari illeciti del citato sodalizio criminale. Mentre sono ancora in corso accertamenti per verificare la riconducibilità dell’abitazione, il boss è stato condotto nel centro penitenziario di Secondigliano.