Sannicandro: famiglia sterminata. Il giallo del movente

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Sua moglie Maria, 55 anni, la vitalità che lui non aveva mai avuto. Sua figlia Letizia, 20 anni, l’energia che la sindrome di Down non era riuscita a scalfire. Suo figlio Claudio, 24anni e il suo fantasticare su un futuro di nonni e bambini. Michele Piccolo, 55 anni, li ha ammazzati tutti. Prima le due donne, venerdì pomeriggio. Poi il ragazzo, alle nove di sera. E infine lui stesso: ha cacciato la testa sotto il telone della piscina di casa ed è rimasto con la faccia sott’acqua finché il suo cuore ha smesso di battere.

Il sopralluogo dei carabinieri nella villetta (Ansa)Il sopralluogo dei carabinieri nella villetta (Ansa)

È una strana storia, questa di Michele il farmacista. «Dai contorni già definiti» dicono li inquirenti. Perché salvo clamorose sorprese sembra non ci siano dubbi sull’autore della strage: è lui, Michele. Ma la domanda è: perché? Qual è il motivo che gli ha fatto premere il grilletto per tre volte? E perché alla fine non ha usato la stessa arma – che tra l’altro non si trova – contro se stesso?

 

La ricostruzione fatta fin qui dagli investigatoriracconta di un uomo che per qualche ragione, più o meno alle 4 del pomeriggio, uccide la moglie e la figlia, nella bella villa di famiglia alle porte di Sannicandro, Comune da 9.800 abitanti a un quarto d’ora da Bari. Che cosa faccia poi quell’uomo fino alle nove di sera, quando rientra a casa suo figlio Claudio, nessuno lo sa dire. Quel che è certo è che quando Claudio apre la porta non riesce ad accendere le luci perché il padre ha staccato la corrente elettrica (forse per non mostrare al figlio la madre e la sorella morte e perché non potesse scappare e dare l’allarme). Michele spara un colpo solo come aveva fatto per sua moglie e sua figlia. Claudio cade ma non muore subito (è morto ieri pomeriggio in ospedale) e suo padre però non se ne cura. Lo lascia per terra nel sangue, non si sa se consapevole del fatto che fosse ancora vivo, ed esce. Va in paese a consegnare dei farmaci a un suo cliente, Francesco Perniola, che dirà poi ai carabinieri «l’ho visto tranquillo, per niente nervoso».

È l’ultima persona a vederlo vivo. Michele torna a casa e si uccide annegandosi in piscina. La strage si scoprirà poco prima di mezzanotte quando la fidanzata di Claudio, non vedendolo arrivare a un appuntamento, chiama un parente della famiglia Piccolo che scavalca il muro di cinta della villa, entra e trova i cadaveri. Michele ha il corpo fuori dall’acqua e la testa ancora infilata sotto il telone. L’ipotesi ritenuta più probabile è che prima di annegarsi in quel modo abbia mandato giù qualche miscuglio di farmaci che lo ha stordito, semplicemente perché risulta più difficile credere che abbia potuto resistere fino all’ultimo all’istinto di sopravvivenza. Dettagli che saranno chiariti dagli esami tossicologici e dei quali, come per il movente, non c’è nessuna traccia certa. Forse chiarimenti verranno dai controlli sui conti bancari, sul telefonino, sulla vita privata.

Michele aveva voluto una pistola dopo aver subìto alcune rapine nella farmacia. Venerdì l’avrebbe usata di sicuro, dicono le prove del guanto di paraffina e i proiettili con i quali sono stati uccisi Maria, Letizia e Claudio. La procura di Bari ha aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti («un atto dovuto», dicono) ma la conferma che l’assassino sia lui sembra scontata. E chiunque l’abbia conosciuto prova a ripensare all’ultimo incontro. «L’ho visto al bar venerdì mattina e mi è sembrato più silenzioso del solito» racconta l’amico Pinuccio Loiacono. «Gli ho chiesto se qualcosa non andava, non ha risposto». Poche ore dopo la strage.

GIALLO DI ROBERTA RAGUSA: Trovati reperti attribuibili alla donna: il giallo finalmente ad una svolta?

robertaragusadi Grazia De Marco

Dopo più di un anno, finalmente, la verità sulla scomparsa di Roberta Ragusa potrebbe essere veramente vicina.  Lo scorso 15 Marzo, infatti, una notizia lanciata da Tgcom 24 rivelava che alcuni reperti, quasi sicuramente appartenuti alla donna, sarebbero stati ritrovati 15 giorni addietro in una località situata tra la zona di confine tra San Giuliano Terme e Calci ed ora sarebbero nelle mani degli inquirenti.

Non sappiamo ancora quale sia la natura di questo ritrovamento: se oggetti appartenuti alla donna, vestiti o altro materiale comunque a lei attribuibile.                                                                                                              I Carabinieri del Reparto Operativo di Pisa, guidati dal Colonnello Gianni Fedeli e dal Capitano Michele Cataneo, mantengono sull’argomento il massimo riserbo non dando né conferme né smentite, mentre il Procuratore Ugo Adinolfi ha dichiarato di “…non avere nulla da dire….”.

Gli unici commenti sull’argomento sono arrivati da Roberto Cavani, difensore del marito di Roberta, Antonio Logli, il quale ha espresso tutto il suo scetticismo riguardo a queste ultime novità che, secondo lui, sarebbero riconducibili ad una  fuga di false notizie. In attesa di possibili nuovi sviluppi, resta comunque la sensazione che l’inchiesta possa condurre, in tempi relativamente brevi, ad una svolta.  Nel frattempo, infatti, si  sarebbero aggiunti nuovi elementi  che gli investigatori stanno valutando, come i particolari forniti da un supertestimone, il quale, la notte della scomparsa, avrebbe visto un uomo ed una donna  litigare violentemente davanti a casa di Antonio e Roberta.

Negli ultimi giorni le ricerche della donna si erano intensificate con battute, sia nella provincia di Pisa, sia in quella di Lucca, soprattutto nella zona del parco di Migliarino-San Rossore e  nel lago di    Massaciuccoli.  Da mesi gli investigatori sono  convinti che la donna sia morta e ormai sperano di ritrovarne solo il corpo o quel che ne resta. L’unico indagato, per omicidio e occultamento di cadavere, rimane il marito della vittima, Antonio Logli, il quale, tuttavia, ha sempre affermato di avere numerosi alibi a suo favore.

Intanto, subito dopo Pasqua, sono previsti moltissimi interrogatori, a cominciare dalla cerchia di amici e parenti della famiglia, che si concluderanno con l’esame dell’indagato.

Giallo:Trovati oggetti appartenuti a Roberta

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Alcuni oggetti appartenuti a Roberta Ragusa, la mamma di 45 anni scomparsa un anno fa dalla sua abitazioni di Gello (San Giuliano Terme, Pisa) sarebbero stati rinvenuti in una località segreta dagli investigatori. La notizia, anticipata da TgCom24, non è stata né confermata né smentita dalla procura di Pisa e non si sa neppure se si tratti realmente di oggetti appartenuti alla donna o di altri reperti comunque a lei attribuibili. «Non ho assolutamente nulla da dire su questo elemento», si è limitato a dire il pm Ugo Adinolfi, senza per altro smentire l’indiscrezione