Imprenditore si impicca nella sua azienda a Padova

croce rossada Ansa.it

Un imprenditore si è tolto la vita impiccandosi in un ufficio della azienda tipografica-editoriale, nella zona industriale di Padova.

Il corpo dell’uomo, 64 anni, e’ stato trovato dagli operai dell’azienda che hanno chiamato i carabinieri di Padova.

Secondo quanto si è appreso, l’imprenditore ha lasciato alcuni scritti nei quali fa ricondurre la sua decisione di suicidarsi a motivi finanziari e di salute. 

“Una montagna di debiti”: così Mario Grillo, amministratore unico, inquadra la situazione finanziaria dell’azienda tipografica-editoriale di Padova, il cui titolare e fondatore , assieme al fratello, si è ucciso stamani. L’uomo, Giorgio Zanardi, è stato trovato con una corda legata al collo, dentro la sua azienda, poco lontano dal suo ufficio. Sul tavolo un biglietto che parlava di ragioni economico-finanziarie all’ordine del suo gesto. L’azienda in pochi anni era passata da 300 a 110 dipendenti (la stragrande maggioranza dei quali oggi in cassa integrazione) e proprio pochi giorni fa, il 9 gennaio, aveva presentato richiesta di concordato. L’imprenditore lascia una moglie e due figlie, entrambe dipendenti dell’azienda di famiglia ed entrambe in cassa integrazione. A trovare l’uomo privo di vita è stato questa mattina il capo reparto. Sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari del Suem, i carabinieri di Padova e i vigili del fuoco.

Imprenditore ucciso, fermata l’amante

lombardida TGCOM24

Sarebbe stata l’amante a uccidere con decine di coltellate Angelo Radatti, l’imprenditore di 57 anni il cui cadavere fu ritrovato il 7 dicembre nella sua auto nelle campagne di Poggio Imperiale (Foggia). La donna, Anna Maria Lombardi, di 42 anni, di Apricena, è stata fermata dai carabinieri come principale indiziata del delitto.

Gli inquirenti affermano che ad incastrare la donna sono stati un paio di guanti in lattice di cui si era liberata e sui quali sono state trovate tracce biologiche della vittima. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una ennesima lite tra i due che avevano una relazione da 13 anni. La donna, che è vedova e madre di due figli, avrebbe reagito con furia all’ennesimo rifiuto dell’uomo di lasciare la sua famiglia per ufficializzare il loro rapporto.

“Si tratta di una indagine ottimamente condotta dai carabinieri – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il pm Sofia Anfossi – che fin dal primo momento hanno individuato la pista corretta da seguire, e quelli che erano indizi sono diventati prove certe, grazie anche agli strumenti di indagine più innovativi. In questa circostanza, i riscontri del Ris sui reperti di natura biologica che abbiamo rinvenuto, sono stati determinanti”.

Il corpo di Radatti fu trovato sul sedile posteriore della sua Fiat Punto in un tratturo nelle campagne di Poggio Imperiale: era stato raggiunto da una novantina di coltellate scagliare con furia. La vettura era stata poi data alle fiamme. Nell’abitacolo i carabinieri ritrovarono il coltello usato. Per le modalità dell’omicidio, si pensò subito che il movente fosse passionale.

Yara, interrogato un imprenditore: “Conosco l’assassino”

yarada Virgilio.it

A tre anni dalla morte della piccola Yara, il giallo potrebbe trovare una soluzione. C’è un giovane, infatti, fino ad ora mai sentito dagli inquirenti che avrebbe detto si conoscere l’assassino della ginnasta di Brembate di Sopra. Giovedì gli inquirenti lo hanno interrogato per oltre due ore. L’uomo, ha rivelato la trasmissione di Retequattro “Quarto Grado”, è un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra, e non era mai stato ascoltato dagli investigatori né era stato sottoposto al prelievo del Dna.

Il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai giornalisti di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (“Ignoto 1”). Il ragazzo ha anche dovuto rispondere a domande su suoi conoscenti impiegati, ai tempi della scomparsa di Yara, nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello.

CAPELLI E TESSUTI – La trasmissione ha inoltre svelato che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane né sono di origine animale: la notizia è stata data venerdì mattina, in un incontro riservato durato tre ore, alla titolare delle indagini, il pubblico ministero Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderè, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo. I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà, all’individuazione di precisi profili genetici. Il professor Fabio Buzzi, direttore del Dipartimento di Pavia, a “Quarto Grado” ha però posto il problema dei costi: l’analisi di ogni singolo reperto costa circa 100 euro e i reperti sono migliaia.