Prete ucciso in Calabria con colpo spranga alla testa

preteda TGCOM24

Un sacerdote, Lazzaro Longobardi, di 69 anni, è stato ucciso stamattina nella frazione Sibari di Cassano allo Ionio con un colpo di spranga alla testa.

A trovare il cadavere alle 7.30 è stata una fedele che si stava recando alla Chiesa e che ha visto il corpo riverso nel cortiletto da cui si accede alla canonica di San Giuseppe. La morte del sacerdote, secondo i primi accertamenti, risalirebbe ad alcune ore prima. Il corpo del sacerdote giaceva a terra e presentava una vasta ferita alla testa, che ha causato un’abbondante perdita di sangue. Sotto di lui e’ stata trovata la spranga. L’omicidio sarebbe da collegare, secondo una prima ipotesi, a fatti di natura privata e non è escluso che l’aggressore conoscesse le abitudini del sacerdote e lo abbia atteso al suo arrivo in canonica.

Fedeli: ‘Era eccezionale, un santo’– “Era un santo, aiutava tutti. Non si meritava di fare una fine così”: è unanime il giudizio dei parrocchiani su don Lazzaro Longobardi, il sacerdote ucciso a Cassano allo Ionio. La notizia del delitto si è rapidamente diffusa nella frazione Sibari dove il prete è stato ucciso e subito davanti la chiesa di San Giuseppe si è radunata una folla di fedeli. “Bisogna fare una rivoluzione, adesso si uccidono anche i preti” dice una fedele. “Era una persona disponibile – le fa eco un’altra – vicina agli extracomunitari e a chi aveva bisogno. Aveva una parola di conforto per tutti e amava dialogare con tutti. La comunità è più che addolorata”. “Lo conoscevo da 40 anni – dice un’altra parrocchiana – ed era veramente un prete eccezionale. Era propenso anche a mediare gli orari delle funzioni. Svolgeva degnamente e con passione il suo ministero”.

Imprenditore ucciso, fermata l’amante

lombardida TGCOM24

Sarebbe stata l’amante a uccidere con decine di coltellate Angelo Radatti, l’imprenditore di 57 anni il cui cadavere fu ritrovato il 7 dicembre nella sua auto nelle campagne di Poggio Imperiale (Foggia). La donna, Anna Maria Lombardi, di 42 anni, di Apricena, è stata fermata dai carabinieri come principale indiziata del delitto.

Gli inquirenti affermano che ad incastrare la donna sono stati un paio di guanti in lattice di cui si era liberata e sui quali sono state trovate tracce biologiche della vittima. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una ennesima lite tra i due che avevano una relazione da 13 anni. La donna, che è vedova e madre di due figli, avrebbe reagito con furia all’ennesimo rifiuto dell’uomo di lasciare la sua famiglia per ufficializzare il loro rapporto.

“Si tratta di una indagine ottimamente condotta dai carabinieri – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa il pm Sofia Anfossi – che fin dal primo momento hanno individuato la pista corretta da seguire, e quelli che erano indizi sono diventati prove certe, grazie anche agli strumenti di indagine più innovativi. In questa circostanza, i riscontri del Ris sui reperti di natura biologica che abbiamo rinvenuto, sono stati determinanti”.

Il corpo di Radatti fu trovato sul sedile posteriore della sua Fiat Punto in un tratturo nelle campagne di Poggio Imperiale: era stato raggiunto da una novantina di coltellate scagliare con furia. La vettura era stata poi data alle fiamme. Nell’abitacolo i carabinieri ritrovarono il coltello usato. Per le modalità dell’omicidio, si pensò subito che il movente fosse passionale.

Savona, nascondono il corpo dell’amico: “Ucciso per sbaglio”

savonada TGCOM24

Sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte di Andrea Macciò, di 45 anni nel Savonese. Secondo quanto raccontato dai due amici che erano con lui, per sbaglio sarebbe partito un colpo di fucile che avrebbe raggiunto l’uomo uccidendolo. I due hanno raccontato di aver cercato di nascondere il corpo in un bosco. Poi, presi dal rimorso, hanno cambiato idea e sono andati in questura.

L”episodio risale alla giornata di sabato, ma solo domenica i due, dopo essersi consultati con un avvocato, avrebbero deciso di costituirsi alla polizia dopo un primo tentativo, a quanto sembra, di nascondere il corpo. La polizia sta ancora verificando le spiegazioni fornite dai due amici della vittima anche se dalle prime ricostruzioni sembra confermata comunque la morte accidentale. Resta da chiarire se durante una battuta di caccia o se in circostanze diverse.

Uno sparo fortuito – I due hanno raccontato di essersi spaventati e di avere cercato di nascondere il corpo in un bosco dopo averlo avvolto in un sacco. Poi, presi dal rimorso, hanno detto, hanno chiesto l’assistenza di un avvocato. Da qui la scelta di recarsi in questura a Savona per confessare e indicare la posizione in cui avevano lasciato il corpo dell’amico. Claudio Tognini avrebbe sparato il colpo mortale che ha ucciso Macciò, rappresentante di libri per la Treccani, un passato nel calcio dilettantistico ligure nella Sestrese e nella Rivarolese. La tragedia è avvenuta nella casa di Alessio Scardino a Stella, nell’entroterra di Albisola. Gli amici di Macciò lo avevano invitato a trascorrere una giornata spensierata nell’entroterra. Tognini, secondo quanto hanno ricostruito dagli uomini della Mobile di Savona, è entrato nella vecchia casa di campagna. Ha trovato il fucile da caccia. E’ stato un attimo: lo ha puntato contro Andrea ed è partito il colpo che lo ha raggiunto al torace. Forse Tognini non sapeva che l’arma era carica. In quel momento l’altro amico non era in casa perchè era fuori per prendere le sigarette che aveva lasciato nel cruscotto della sua auto.

Bimbo ucciso da suv:guidatore in carcere

Incidenti stradali:bimbo di 12 anni travolto e ucciso da suvda Ansa.it

Resta in carcere Andrei Valentin Epure, il cittadino romeno di 26 anni che il 24 agosto a bordo di un suv ha travolto ed ucciso un bambino di 12 anni, Matteo Battaglia. Lo ha deciso il tribunale del riesame. Epure, accusato di omicidio colposo, era stato sottoposto a fermo dopo che dai primi accertamenti era emerso che aveva la patente sospesa. Successivamente è emerso che aveva riottenuto il documento e non era sotto effetto di alcol o droga al momento dell’incidente

Napoli, 25enne ucciso dal padre della fidanzata: non lo gradiva

carabinierida Agi

Una vicenda in ambito familiare con tensioni per un fidanzamento non gradito, e’ quella che ha portato alla morte Vincenzo De Stasio, 25 anni, ucciso dal padre della fidanzata e lasciato in un’auto, una Fiat Panda, in Corso Lucci a Napoli. I carabinieri questa mattina all’alba sono andati a verificare il racconto dell’uomo che si era costituito in una caserma di San Gennaro al Vesuvio, in stato di agitazione, dicendo “ho ucciso un uomo, ho lasciato il corpo in una macchina”.
I militari dell’Arma stanno ancora ascoltando il suo racconto e tentando di trovare elementi di conferma alla sua ricostruzione dei fatti. Secondo il padre della fidanzata di De Stasio, lui e il futuro genero avrebbero litigato, sempre perche’ egli non approvava la scelta della figlia, e ad un certo punto il venticinquenne avrebbe estratto una pistola; l’uomo piu’ anziano ha tentato di disarmarlo, ma sarebbe partito un colpo che avrebbe ferito mortalmente il ragazzo. Da qui la decisione prima di nascondere il corpo nell’auto e di portarla lontano dal luogo della lite, poi quella di costituirsi. La Fiat Panda in cui era stato messo il copro di De Stasio appartiene ad una terza persona. I carabinieri stanno anche verificando se qualcuno ha aiutato l’omicida.
La lite e, poi, la colluttazione durante la quale sarebbe partito il colpo di pistola che ha ferito mortalmente il venticinquenne Vincenzo Di Stasio, e’ avvenuta poco prima della mezzanotte di ieri, in strada, ad Acerra. Questa la dinamica dell’episodio, come e’ stata ricostruita ai carabinieri da Andrea Cipolletta, di 46 anni, che si e’ accusato dell’omicidio del fidanzato della figlia diciannovenne. Una relazione che il conducente di pullman non accettava di buon grado. Stando ai primi accertamenti fatti dagli investigatori, la pistola da cui e’ partito il colpo mortale e’ una calibro 38, con matricola abrasa, che l’omicida ha dichiarato essere in possesso della vittima, che aveva a suo carico una sanzione amministrativa per possesso, per uso personale, di droga. Il cadavere di Vincenzo Di Stasio e’ stato trovato dai carabinieri a Napoli, in corso Arnaldo Lucci, davanti una sala scommesse; era in una vettura, una Fiat Panda, a bordo della quale il giovane, ancora in vita, era stato caricato per essere trasportato in un ospedale.
Cipolletta, come da egli stesso riferito ai militari, si sarebbe accorto solo poco dopo l’arrivo a Napoli che il venticinquenne era morto. Quindi avrebbe deciso di abbandonare la macchina e, facendosi venire a prendere da una terza persona, aveva deciso di ritornare a casa. Giunto a San Gennaro Vesuviano, pero’, ha deciso di consegnarsi accusandosi dell’ omicidio. (AGI) .

Sputano alla fidanzata, lui la difende Ucciso in Germania un ingegnere italiano

SPUTANO ALLA FIDANZATA, LUI LA DIFENDE, INGEGNERE ITALIANO UCCISO A MONACO DI BAVIERA (GERMANIA)da Corriere.it

Uno sputo contro la sua fidanzata, mentre erano in bicicletta sulla pista ciclabile di un parco pubblico, lungo il fiume Iser, a Monaco di Baviera. Lui è tornato indietro per chiarire quanto accaduto. Ne è nata una colluttazione ed è stato accoltellato e ucciso. È successo nella serata di martedì, intorno alle 22, a Domenico Lorusso, ingegnere italiano di 31 anni, originario di Potenza ma residente in Germania, dove lavorava in una società aeroportuale.
La notizia è stata confermata dal console italiano del capoluogo bavarese, Filippo Scammacca del Murgo, che ha espresso il cordoglio della comunità italiana. A uccidere Domenico sarebbe stata una coltellata a cuore. La fidanzata, 28 anni, lo ha subito soccorso, aiutata anche dai passanti. Il giovane è stato portato nell’ospedale più vicino, ancora vivo, ma non ce l’ha fatta.

L’INCHIESTA – La polizia tedesca dà la caccia all’omicida, un uomo sembrerebbe sui 35 anni, di corporatura media, probabilmente ubriaco al momento dell’assassinio, che si sarebbe allontanato a piedi. Gli agenti hanno fatto appello ai testimoni per fornire elementi in modo da ricostruire con maggiore precisione l’identikit dell’assassino.
«La colluttazione – spiegano fonti del consolato generale d’Italia a Monaco di Baviera – è stato un fatto puramente casuale», l’assassino «era una persona sconosciuta, i due si sarebbero incontrati per caso per strada, non è stata una lite per gelosia». Al consolato sono stupiti per quanto successo perché «episodi come questo sono molto rari qui, è una delle cittá più sicure d’Europa. È veramente incredibile». La polizia, hanno aggiunto le fonti, sta fornendo «molto sostegno», «abbiamo visto da parte delle autorità un grandissimo impegno, hanno anche fatto chiamare la famiglia da qualcuno che parlasse italiano».
L’autopsia sul cadavere dell’ingegnere lucano è stata già effettuata e l’autorità giudiziaria tedesca ha concesso il nulla osta per il trasferimento della salma in Italia.

IN ITALIA – Potenza, la città di origine di Domenico, dove ricorre la festa patronale di San Gerardo, è sconvolta. Il presidente della Commissione dei lucani all’Estero Luigi Scaglione ha dato la disponibilità e l’impegno massimo della commissione nelle azioni che si renderanno necessarie in Germania.

IL PRECEDENTE – Nel settembre 2011, a Berlino, un altro giovane italiano era morto investito mentre scappava da tre uomini.

Perugia, ucciso un uomo. Ferita una ragazza

perugia

da Corriere.it

Un nuovo omicidio di un giovane scuote Perugia. Un ragazzo di 24 anni è stato ucciso e una ragazza 20enne ferita in modo lieve nella notte all’interno di un appartamento in via Ettore Ricci,nel centro del capoluogo umbro. Sarebbero entrambi italiani. Sul posto la squadra mobile della polizia e il sostituto procuratore Antonella Duchini. Il ragazzo sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

LA RICOSTRUZIONE – Il delitto sarebbe avvenuto alle 3 di notte. Un uomo sarebbe entrato nell’appartamento dove i due giovani convivevano sfondando la porta a calci. Ha aperto il fuoco sul ragazzo, ferendo, in maniera non grave, la sua fidanzata.

Tassista ucciso a Milano, donna condannata ma non dovrà scontare la pena

tassistada TGCOM24

Condannata per concorso nell’omicidio di Luca Massari, il tassista aggredito e ucciso il 10 ottobre 2010 a Milano, Stefania Citterio dovrà solo risarcire i danni alla famiglia, ma non scontare una pena per quell’accusa. E’ la “singolare” sentenza emessa della Corte d’Assise d’Appello di Milano perché la Procura non ha presentato appello per chiedere la riqualificazione del reato da minacce a concorso anomalo in omicidio.

Il verdetto ha stupito anche gli avvocati presenti in aula, ma nella sua particolarità ha una spiegazione logica e giuridica. I giudici della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, infatti, hanno potuto accogliere solo il ricorso dei familiari di Massari, gli unici ad aver chiesto che venisse dichiarata la responsabilità della donna nell’uccisione, anche se ai soli fini del risarcimento danni, “unica strada” per la parte civile. La Procura, invece, non aveva presentato appello per chiedere la riqualificazione del reato da minacce a concorso anomalo in omicidio, imputazione che aveva, invece, contestato in primo grado, formulando per la giovane una richiesta di 21 anni di carcere.La vicenda – Il 10 ottobre del 2010, il tassista Massari stava viaggiando lungo via Luca Ghini, alla periferia sud di Milano, quando un cane finì sotto la sua auto. Scese per scusarsi ma non fece in tempo, perché venne pestato brutalmente, andò in coma e morì. Per quell’aggressione, il 14 luglio 2011, è stato condannato con rito abbreviato (sentenza poi confermata in appello) a 16 anni di carcere Morris Ciavarella, il giovane che, stando alle indagini del pm Tiziana Siciliano, avrebbe sferrato “gli ultimi due micidiali colpi”: una ginocchiata in faccia e una spinta violenta. Stefania Citterio, fidanzata di Ciavarella, e il fratello Pietro Citterio erano stati condannati, invece, con rito ordinario nel maggio 2012 dalla prima Corte d’Assise di Milano: lei a 10 mesi per minacce e lui a 14 anni per concorso anomalo nell’omicidio, incendio e lesioni.La Procura di Milano, però, in secondo grado non ha fatto appello sul reato contestato alla donna, ma solo per chiedere un aumento delle pene: 11 mesi per lei e 14 anni e 5 mesi per il fratello. Impugnazione (presentata in aula dal sostituto pg Maria Vulpio) che, tra l’altro, non è stata accolta dai giudici. La Corte, invece, ha accolto il ricorso dei familiari di Massari, che in qualità di parte civile sostenevano la responsabilità nell’omicidio di Stefania Citterio, come descritta nell’imputazione originaria della Procura. Secondo le indagini, infatti, era stata proprio lei la prima ad insultare e a picchiare Massari, gridando “ti ammazzo, ti ammazzo”. Poi erano intervenuti il fratello e il fidanzato. Per l’imputata e’ arrivata la condanna al risarcimento per concorso anomalo in omicidio (il danno dovrà essere quantificato in una causa civile), mentre è rimasta ferma quella penale a 10 mesi per minacce. La pena per il fratello, invece, è stata limata al ribasso e portata a 13 anni.