Prete ucciso in Calabria con colpo spranga alla testa

preteda TGCOM24

Un sacerdote, Lazzaro Longobardi, di 69 anni, è stato ucciso stamattina nella frazione Sibari di Cassano allo Ionio con un colpo di spranga alla testa.

A trovare il cadavere alle 7.30 è stata una fedele che si stava recando alla Chiesa e che ha visto il corpo riverso nel cortiletto da cui si accede alla canonica di San Giuseppe. La morte del sacerdote, secondo i primi accertamenti, risalirebbe ad alcune ore prima. Il corpo del sacerdote giaceva a terra e presentava una vasta ferita alla testa, che ha causato un’abbondante perdita di sangue. Sotto di lui e’ stata trovata la spranga. L’omicidio sarebbe da collegare, secondo una prima ipotesi, a fatti di natura privata e non è escluso che l’aggressore conoscesse le abitudini del sacerdote e lo abbia atteso al suo arrivo in canonica.

Fedeli: ‘Era eccezionale, un santo’– “Era un santo, aiutava tutti. Non si meritava di fare una fine così”: è unanime il giudizio dei parrocchiani su don Lazzaro Longobardi, il sacerdote ucciso a Cassano allo Ionio. La notizia del delitto si è rapidamente diffusa nella frazione Sibari dove il prete è stato ucciso e subito davanti la chiesa di San Giuseppe si è radunata una folla di fedeli. “Bisogna fare una rivoluzione, adesso si uccidono anche i preti” dice una fedele. “Era una persona disponibile – le fa eco un’altra – vicina agli extracomunitari e a chi aveva bisogno. Aveva una parola di conforto per tutti e amava dialogare con tutti. La comunità è più che addolorata”. “Lo conoscevo da 40 anni – dice un’altra parrocchiana – ed era veramente un prete eccezionale. Era propenso anche a mediare gli orari delle funzioni. Svolgeva degnamente e con passione il suo ministero”.

Calabria, trovati tre corpi carbonizzati

calabriada agenzia di stampa ANSA

I corpi carbonizzati di tre persone – tra cui un bambino – sono stati trovati  all’interno di un’auto a Corigliano Calabro (Cosenza).

La vettura bruciata si trovava in una zona impervia e difficile da raggiungere. Sul posto i carabinieri. Le tre persone sarebbero state uccise, e i loro corpi dati successivamente alle fiamme. Dei tre corpi, a causa delle fiamme, sono rimasti solo gli scheletri.

I corpi sarebbero di un sorvegliato speciale, Salvatore Iannicelli, di 52 anni, di Cassano allo Jonio (Cosenza), di una giovane donna marocchina della quale non si conoscono al momento le generalità, e del nipote dell’uomo, un bimbo di tre anni.  Dei tre si erano perse le tracce da giovedì scorso.

La scomparsa di Iannicelli, della donna e del bambino era stata denunciata ai carabinieri di Cassano allo Jonio da uno dei figli dell’uomo preoccupato per il mancato rientro dei tre. Il ragazzo si è allarmato per la scomparsa dal momento che il padre, per la misura cui era sottoposto, era obbligato a rimanere a casa dalle 8 di sera alle 8 di mattina.

La figlia di Iannicelli, madre del bambino scomparso assieme alla coppia, è attualmente in carcere a Castrovillari. Dopo la presentazione della denuncia di scomparsa i carabinieri hanno avviato le ricerche in tutta la zona della Sibaritide, sentendo anche parenti ed amici di Iannicelli, senza esito.

AL SUD NON C’E’ SOLO MALASANITA’

di Grazia De Marco

Quando si parla di malasanità, spesso viene quasi spontaneo associarla ad alcune terre del Mezzogiorno, come Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, dove, è innegabile, queste vicende riempiono le pagine dei quotidiani con maggiore frequenza.  La cattiva gestione della cosa pubblica in tema di sanità, per quanto legata anche alla scarsità di fondi, di mezzi e di personale, non trova comunque giustificazione, soprattutto perché i “clienti” di questo comparto sono perone che soffrono e che, quasi mai, scelgono spontaneamente di usufruire dei servizi che offre. Tutti noi, quando pensiamo a un ospedale, vorremmo immaginare strutture efficienti, con personale medico e paramedico che riesca a superare ogni difficoltà di tipo burocratico o amministrativo grazie alla competenza, l’umanità e la disponibilità necessarie ad affrontare il loro lavoro in nome del sacro giuramento di Ippocrate che hanno pronunciato. Certo queste difficoltà esistono, in una professione difficile e faticosa, ma sono qui a testimoniare che, nonostante ciò, anche al sud della nostra Italia esistono esempi di eccellenti strutture, al cui interno opera personale sanitario di elevate capacità,  che svolge questa professione quasi fosse una missione, più che un lavoro. Recentemente, a causa del ricovero di una persona a me cara, ho conosciuto il reparto di Psichiatria dell’Ospedale Civile di Barletta, all’interno del quale ho potuto apprezzare un gruppo di donne e di uomini, sapientemente coordinati dal Prof. Giuseppe Saccotelli, nel loro lavoro quotidiano, finalizzato a cercare di alleviare le sofferenze dettate dai “guasti” della mente umana, svolto con grande competenza e professionalità. Donne e uomini dotati di grande umanità, per non privare ciascun paziente della sua dignità e per evitare che ciascuno di loro, pure in situazioni molto difficili da affrontare, smetta anche solo per un attimo di considerarsi un essere umano. Ho potuto apprezzare inoltre la grande disponibilità di medici e paramedici nel rapportarsi con ciascun paziente come fosse l’unico, cercando di assecondare ogni sua piccola esigenza, ma anche nel tranquillizzare i parenti degli “ammalati”. I miei congiunti hanno posto a quei medici decine di domande e tutte hanno trovato risposte sempre adeguate ed estremamente semplici, per permettere anche a loro di comprendere. C’è ora da chiedersi… ma in questo posto non esistono le problematiche dettate dall’ormai nota “Spending Review” ? Credo proprio di si, ma la differenza stà nella forza, nella volontà, nel coraggio e, soprattutto, nell’amore verso il prossimo che soffre, che caratterizza ciascun elemento di questa squadra vincente.

Per questo vorrei dire GRAZIE di cuore, oltre che al Prof. Giuseppe Saccotelli, anche al Dott.Michele Sicolo, al Dott.Michele Lopane, al Dott. Francesco Peschechera, alla Dott.ssa Chiara Cicorella ed a tutto il personale paramedico. Un ringraziamento ed un pensiero particolare vorrei dedicarlo ad una persona davvero speciale, ad una signora apparentemente burbera, ma in realtà una grande donna con un cuore immenso. Sarà davvero difficile dimenticare la signora Liliana Di Giulio, Capo Sala del Reparto, perché sarà impossibile dimenticare la sua competenza, la sua forza, il suo coraggio, ma soprattutto, la sua disponibilità e la sua bontà d’animo.

Grazie a tutti voi, per come siete riusciti a curare questo mio anziano parente, ma soprattutto per la serenità con cui affrontate il vostro difficile lavoro quotidiano, la stessa che cercate di trasmettere in ogni vostro paziente.

Grazie, perché è soprattutto per persone che lavorano come voi, che tutti noi riusciamo ancora ad essere orgogliosi di questo nostro tanto bistrattato sud d’Italia.

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Si ringrazia il Direttore Umberto Buzzoni, per aver autorizzato la pubblicazione di questo articolo sulla testata www.mensilepoliziadistato.it

Episodi criminosi contro beni e terreni confiscati alle mafie

Dalla Sicilia alla Puglia, dalla Calabria al Lazio. Cancellieri: «Sono vicina alle donne e agli uomini che con coraggio e determinazione fanno rivivere le terre e le aziende confiscate alla criminalità organizzata»

Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha espresso la sua più ferma condanna per la serie di episodi criminosi che, dalla Sicilia alla Puglia, dalla Calabria al Lazio, hanno colpito beni e terreni confiscati alle mafie e ha manifestato la sua solidarietà alle associazioni che gestiscono tali beni. Il Ministro ha impartito precise direttive ai Prefetti perché pongano in essere tutte le opportune iniziative volte a evitare il ripetersi di questi atti intimidatori e intensifichino l’attività di controllo e prevenzione.
«Sono vicina alle donne e agli uomini che con coraggio e determinazione fanno rivivere le terre e le aziende confiscate alla criminalità organizzata – ha sottolineato il ministro Cancellieri – e faremo di tutto per stroncare questo odioso fenomeno e per consentire a tutte le associazioni di continuare questa preziosa attività di valorizzazione dei prodotti che sono il simbolo del riscatto della legalità nei confronti delle mafie».