Pescara, padre si dà fuoco in auto con la figlioletta: morti carbonizzati

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E’ finita in tragedia a Pescara una lite in automobile tra due conviventi davanti alla figlia di cinque anni. L’uomo, di 48 anni, ha sparso benzina addosso a tutti e dato fuoco all’abitacolo. Padre e figlia sono morti carbonizzati, la madre, di 43 anni, ha riportato diverse ustioni ed è ora ricoverata in gravi condizioni. La donna aveva denunciato il convivente nel 2013 per maltrattamenti, sostenendo che l’uomo era violento.

I tre, residenti in un comune dell’entroterra pescarese, vivevano insieme alle altre tre figlie della donna, nate da un precedente matrimonio.

A maggio il gip del tribunale aveva disposto l’allontanamento dell’uomo dal comune domicilio. A ottobre il convivente era stato condannato dal tribunale ad un anno di reclusione per maltrattamenti. Lo stesso tribunale gli aveva anche imposto di poter vedere la figlia soltanto una volta alla settimana, presso la scuola materna del paese e in presenza degli assistenti sociali comunali. L’uomo però aveva più volte violato le disposizioni e nei suoi confronti era stato emesso di recente anche un allontanamento coattivo dall’abitazione.

Nel pomeriggio l’epilogo: in base alla ricostruzione della polizia, sostenuta anche dalle poche parole riferite dalla donna ai soccorritori, i tre si sono incontrati in un posto per poi spostarsi a bordo di una Peugeot di un familiare della donna in una zona isolata nel quartiere Rancitelli di Pescara, probabilmente per discutere di alcune questioni personali, anche se non è da escludere che l’uomo abbia premeditato tutto, organizzando una trappola.

Infatti all’improvviso ha tirato fuori una bottiglia contenente benzina, l’ha spruzzata addosso a tutti e ha dato fuoco all’abitacolo, trattenendo la figlia sul sedile posteriore, nonostante l’estremo tentativo della mamma di portarla via; la donna ha riportato ustioni di secondo grado sul 40% del corpo e di terzo grado sul 5% del corpo.

Cosenza: “Cocò, ucciso a 3 anni perché aveva riconosciuto gli assassini”

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La madre di Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso domenica a Cosenza insieme ai nonni, e i cui corpi carbonizzati sono stati trovati in un auto, è sicura: “Lo hanno ucciso perché conosceva i suoi assassini”. Antonia Iannicelli, attualmente in carcere, è disperata. “Li ha visti in faccia e così lo hanno ucciso, vigliacchi – dice in una intervista a “La Stampa” -. Quando uscirò dalla prigione andrò via dalla Calabria”.

madreGli inquirenti continuano a lavorare senza sosta per trovare gli assassini di Cocò, di suo nonno Antonio e della sua compagna. Non si esclude che i tre stessero rientrando a casa e, giunti proprio nei pressi del casolare dove sono stati trovati i corpi carbonizzati, siano rimasti vittime di un agguato. I killer avrebbero poi rinchiuso il corpo di Iannicelli nel bagagliaio dell’automobile e portato il mezzo vicino al casolare per incendiarlo.

Poco prima di allontanarsi dal luogo dell’incendio dei corpi, gli autori del delitto hanno lasciato sul cofano dell’automobile una moneta da 50 centesimi che, nel linguaggio della criminalità organizzata, significa che la vittima aveva uno scarso valore. Iannicelli potrebbe essere stato ucciso al termine di una discussione degenerata.

Probabilmente Giuseppe doveva incontrare qualcuno, spiegare che quei soldi non li aveva. Magari pensava che con il nipotino sarebbe stato al riparo dalla violenza. Sbagliava. Non è possibile, al momento, capire come siano morti perché i corpi sono stati consumati dalle fiamme. Giuseppe Iannicelli sarebbe stato colpito quando era fuori dall’abitacolo. Poi è toccato alla donna marocchina e a Cocò.

Calabria, trovati tre corpi carbonizzati

calabriada agenzia di stampa ANSA

I corpi carbonizzati di tre persone – tra cui un bambino – sono stati trovati  all’interno di un’auto a Corigliano Calabro (Cosenza).

La vettura bruciata si trovava in una zona impervia e difficile da raggiungere. Sul posto i carabinieri. Le tre persone sarebbero state uccise, e i loro corpi dati successivamente alle fiamme. Dei tre corpi, a causa delle fiamme, sono rimasti solo gli scheletri.

I corpi sarebbero di un sorvegliato speciale, Salvatore Iannicelli, di 52 anni, di Cassano allo Jonio (Cosenza), di una giovane donna marocchina della quale non si conoscono al momento le generalità, e del nipote dell’uomo, un bimbo di tre anni.  Dei tre si erano perse le tracce da giovedì scorso.

La scomparsa di Iannicelli, della donna e del bambino era stata denunciata ai carabinieri di Cassano allo Jonio da uno dei figli dell’uomo preoccupato per il mancato rientro dei tre. Il ragazzo si è allarmato per la scomparsa dal momento che il padre, per la misura cui era sottoposto, era obbligato a rimanere a casa dalle 8 di sera alle 8 di mattina.

La figlia di Iannicelli, madre del bambino scomparso assieme alla coppia, è attualmente in carcere a Castrovillari. Dopo la presentazione della denuncia di scomparsa i carabinieri hanno avviato le ricerche in tutta la zona della Sibaritide, sentendo anche parenti ed amici di Iannicelli, senza esito.