Automobilista speronato e ucciso in tangenziale a Milano, caccia ai banditi

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Continua la ricerca dei tre banditi che giovedì pomeriggio hanno ucciso un automobilista sulla tangenziale di Milano mentre scappavano dopo aver forzato un posto di blocco dei carabinieri. La vittima era un architetto milanese di 48 anni, Paolo Armenise: è stato speronato alla guida della sua Jeep ed è morto sul colpo prima dell’arrivo dei soccorsi. Le ricerche sono state estese a tutto il territorio della provincia di Milano.

I malviventi, sembra tre nordafricani, a bordo di un’Audi A4, hanno forzato un posto di blocco dei carabinieri.

La fuga a tutta velocità, inseguiti dalle forze dell’ordine, è finita in pochi minuti, sul tratto iniziale della Milano-Napoli che collega San Donato Milanese a piazzale Corvetto. In corrispondenza di una leggera curva, l’auto ha perso aderenza e ha travolto la Jeep guidata dall’architetto. Inutili i soccorsi per il 48enne. I tre banditi, invece, sono riusciti a fuggire a piedi prima che sul posto arrivassero i militari.

Expo, Maltauro: “La cupola esiste”

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Enrico Maltauro, imprenditore vicentino tra gli arrestati di giovedì scorso, avrebbe confermato in pieno l’ipotesi della Procura di Milano: per lavorare ai progetti Expo bisognava stare al “gioco”, a quel sistema architettato dalla “cupola” e fatto di presunti appalti pilotati e di mazzette per i lavori. “Mi hanno chiesto 1,2 mln di euro – ha spiegato Maltauro -: ne ho pagati 600mila”. Ipotesi di danno erariale: la Corte dei Conti apre un’inchiesta

– Enrico Maltauro, imprenditore vicentino tra gli arrestati di giovedì scorso, avrebbe confermato in pieno l’ipotesi della Procura di Milano: per lavorare ai progetti Expo bisognava stare al “gioco”, a quel sistema architettato dalla “cupola” e fatto di presunti appalti pilotati e di mazzette per i lavori. “Mi hanno chiesto 1,2 mln di euro – ha spiegato Maltauro -: ne ho pagati 600mila”. Ipotesi di danno erariale: la Corte dei Conti apre un’inchiesta.

Si indaga per possibile danno erariale – La procura regionale della Corte dei conti per la Lombardia ha avviato un’indagine per accertare possibili profili di danno erariale nella gestione della gare di appalto per Expo 2015. “L’inchiesta è in stretta connessione con i recenti provvedimenti della magistratura penale in materia di gestione delle gare di appalto di Expo 2015”, si legge in una nota.

Per l’indagini su Expo e per quella su Infrastrutture Lombarde già in corso è stato costituito un apposito pool di magistrati contabili guidato dal procuratore regionale, Antonio Caruso, e che si avvarrà dell’ausilio del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano.

Ammissione di Maltauro e Cattozzo – Maltauro è stato arrestato insieme all’ex esponente della Dc Gianstefano Frigerio, all’ex funzionario del Pci Primo Greganti, all’ex senatore del Pdl Luigi Grillo, all’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo e all’ex manager, appena dimessosi, di Expo Angelo Paris. Maltauro e Cattozzo, ex esponente ligure dell’Udc, sono stati interrogati dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, e hanno consolidato l’impianto accusatorio. Gli altri coindagati, eccetto Paris, hanno negato.

“Per poter lavorare pagavo” – Maltauro, difeso dagli avvocati Giovanni Dedola e Paolo Grasso, ha messo a fuoco il metodo ideato dal terzetto Frigerio-Greganti-Grillo: “Un sistema basato sulle tangenti e io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo”, questa la sintesi di un verbale al momento secretato. Maltauro avrebbe aggiunto: “La cupola mi ha chiesto un milione e duecento mila euro di mazzette”, ammettendo di aver pagato 600 mila euro e di averne promessi altrettanti per aggiudicarsi gli appalti di Expo e Sogin.

I legali: “Cattozzo ha chiarito” – Sulla stessa linea Sergio Cattozzo. Il politico ha confermato l’esistenza di appalti truccati e di tangenti, con promesse di carriera ai pubblici ufficiali complici. I suoi avvocati Rodolfo Senes e Michele Ciravegna hanno dichiarato: “Ha chiarito dando giustificazioni congruenti e fornendo le indicazioni richieste”.

La contabilità delle mazzette nei post-it – Ha spiegato inoltre “il significato delle cifre” contenute nei tre post-it che al momento dell’arresto aveva tentato di nascondere e sui quali, come poi l’altro ieri ha confessato davanti al gip Fabio Antezza, aveva appuntato la “contabilità” delle mazzette e del denaro versato dall’imprenditore vicentino: 590 mila euro tra l’anno scorso e quest’anno. A lui, invece, i compensi sono stati versati da Maltauro sotto forma di falsi contratti per 300 mila euro lordi a cui si aggiunge, come benefit, un’Audi da circa 60 mila euro.

Intanto i pm, hanno depositato il ricorso al Tribunale del Riesame contro il rigetto da parte del gip dell’arresto di altre dodici persone. Tra questi ci sono i nomi di Giuseppe Nucci e Alberto Alatri, i due ex manager di Sogin, la società a partecipazione pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari in Italia, e anche di Giovanni Rodighiero, ritenuto il braccio destro di Frigerio.

Cantone: “Attenzione alla corruzione, ma non cancelliamo l’Expo di Milano”

expoda Help Consumatori

“L’unica cosa da non fare è cancellare l’Expo. Sarebbe ammettere che l’illegalità ha vinto”. Lo afferma il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, chiamato dal premier, Matteo Renzi, a seguire i lavori dell’Esposizione Universale di Milano 2015. “Bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”, sottolinea. Cantone chiede poi alla politica di “rialzare la guardia”, adottando “regole chiare di finanziamento trasparente”.

“Tangentopoli non ci ha insegnato nulla. Tornano alla ribalta personaggi già condannati: il peggio poteva essere scongiurato”, aggiunge Cantone, secondo cui “i partiti hanno grandi responsabilità perché non hanno saputo attrezzarsi con delle regole chiare di finanziamento trasparente”. “La trasparenza – sottolinea – è l’anticorpo più potente nei confronti del malaffare. Si può tranquillamente mettere in campo una rete di controlli efficace, intelligente, agile e non burocratica, purché ci sia davvero trasparenza”.

Prime ammissioni durante gli interrogatori di garanzia – E mentre la politica attiva una task force anticorruzione per stroncare sul nascere la nuova Tangentopoli, nel carcere di Opera è una giornata di interrogatori per gli arrestati dello scandalo Expo. Ha ammesso i fatti “nella loro materialità” così come sono stati contestati. E’ questa la sintesi dell’interrogatorio reso al gip Fabio Antezza da Enrico Maltauro, l’imprenditore vicentino finito in carcere giovedì, assieme all’ex parlamentare Dc, Gianstefano Frigerio, all’ex funzionario Pci, Primo Greganti, all’ex senatore Fi-Pdl, Luigi Grillo, all’ex esponente ligure dell’Udc, Sergio Cattozzo, e al manager di Expo, Angelo Paris.

Alfano: “Escluse dagli appalti 33 aziende” – “Sull’Expo abbiamo svolto una forte azione di contrasto alle infiltrazioni criminali”. Lo dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sottolineando che 33 aziende sono state escluse dagli appalti e sono stati controllati 66 cantieri e 2.400 soggetti. “Questi sono i fatti contro le infiltrazioni criminali – aggiunge il titolare del Viminale -. Adesso contro la corruzione disporremo di una task force che avrà anch’essa un ottimo risultato”.

Tajani: “Tempistica inchieste sospetta ma andiamo avanti” – “Le inchieste devono fare il proprio corso, certamente è un po’ sospetto che tutto accade in campagna elettorale”. Risponde così ai giornalisti riguardo l’inchiesta sull’Expo, il vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani. “Bisogna impedire – continua Tajani – che la vicenda giudiziaria ostacoli il percorso dell’Expo, quindi separiamola nettamente da quella economica”.

Lupi: “Avanti con i lavori, dobbiamo arrivare in tempo” – “Andiamo avanti con i lavori. Dobbiamo assolutamente arrivare in tempo perché l’Expo deve essere l’appuntamento dell’Italia”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, dopo i nuovi episodi di corruzione all’Expo di Milano. “Abbiamo concordato con Renzi l’affiancamento dell’autorità nazionale per l’anticorruzione” per seguire i lavori di Expo.

Maroni: “Cantone abbia poteri investigativi veri” – “La nomina di Cantone sarà utile se avrà i poteri investigativi che noi non abbiamo, se può per esempio dialogare con la Procura per scoprire questi intrecci sotterranei che hanno portato all’inchiesta”. Lo dice il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, sul ruolo che avrà per Expo il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

Clinica degli orrori, ergastolo all’ex primario di chirurgia Brega Massone

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E’ stato condannato all’ergastolo dalla prima Corte d’Assise l’ex primario di Chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone. L’accusa per lui era di omicidio volontario per la morte di quattro pazienti e di lesioni per altri quaranta ricoverati. Dopo la sentenza, l’ex primario è stato arrestato “per pericolo di fuga”. Nel primo filone del processo Brega Massone è stato condannato a 15 anni, e si attende la Cassazione.

Brega Massone era stato scarcerato a gennaio grazie all’annullamento della misura cautelare, per una complicata questione procedurale legata al ricalcolo della pena, da parte dei giudici della Corte suprema..

“Monetizzava eseguendo interventi inutili” – Secondo l’accusa l’ex primario per “monetizzare” i rimborsi dal sistema sanitario nazionale avrebbe eseguito interventi inutili nei confronti di 4 pazienti di età compresa fra i 65 e gli 89 anni, fino ad ucciderli. Brega Massone era imputato anche per una quarantina di episodi di lesioni aggravate nei confronti di altrettanti pazienti, per truffa e falso. I giudici della prima Corte d’Assise di Milano lo hanno prosciolto solo per alcuni capi di imputazione (alcuni sono caduti in prescrizione) e lo hanno condannato all’ergastolo con 3 anni di isolamento diurno. La Corte ha fatto cadere l’aggravante della crudeltà che era stata contestata dalla Procura per l’ex chirurgo.

Interdetto a vita dai pubblici uffici – Brega Massone, già condannato a 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per un’ottantina di casi di lesioni (si è in attesa della Cassazione) nel primo filone processuale, è stato anche dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e interdetto dall’esercizio della professione medica per 5 anni. I giudici hanno disposto anche la pubblicazione della sentenza a spese di Brega Massone e altri imputati tramite affissione pubblica, su alcuni quotidiani e sul sito del ministero della Giustizia. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.

I pm: “C’era pericolo di fuga” –
“C’era la possibilità concreta che fuggisse”. Così i pm di Milano, Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, hanno spiegato il motivo per cui hanno chiesto e ottenuto dalla Corte d’Assise l’arresto dell’ex primario della Clinica Santa Rita.

Le altre condanne della Corte d’Assise – 
Fabio Presicci e Marco Panzera, i due ex “aiutanti” del primario sono stati condannati rispettivamente a 30 anni di carcere e a 26 anni di reclusione. La Corte d’Assise di Milano, inoltre, ha condannato altri 4 imputati, tra cui 2 anestesisti, a pene comprese tra 1 anno e 2 mesi e 2 anni e 3 mesi. Per Presicci, che rispondeva di due omicidi in concorso con Brega Massone, i pm avevano chiesto la condanna all’ergastolo con un anno di isolamento diurno, ma la Corte ha fatto cadere per lui l’aggravante della crudeltà e gli ha riconosciuto le attenuanti generiche, portando la pena a 30 anni. Per Panzera, anche lui nell’equipe di chirurgia toracica e accusato di un omicidio in concorso con l’ex primario, l’accusa aveva chiesto 18 anni di carcere, ma la Corte lo ha condannato a 26 anni, facendo cadere anche per lui l’aggravante della crudeltà e riconoscendogli le attenuanti generiche. A 2 anni e 3 mesi, invece, è stato condannato l’ex responsabile del reparto di riabilitazione della Santa Rita, Renato Scarponi, mentre 2 anestesisti sono stati condannati a pene fino a 1 anno e 6 mesi e un’infermiera a 1 anno e 2 mesi. Per altri 2 imputati, invece, è stata dichiarata la prescrizione dei reati contestati.

I risarcimenti – I giudici, inoltre, hanno riconosciuto risarcimenti da quantificarsi in sede civile per la Regione Lombardia, la Asl di Milano, l’Ordine provinciale milanese dei medici, Medicina Democratica e per i familiari dei pazienti e i pazienti che si erano costituiti parti civili. Per tutte queste parti civili i giudici hanno disposto, però, provvisionali immediatamente esecutive a carico di Brega Massone e di altri imputati che vanno dai 10.000 euro fino ai 100.000 euro.

La moglie: “E’ innocente” – “A Milano non ci sono speranze, hanno deciso di condannarlo e l’hanno condannato, ma lui ha la dignità e mantiene il controllo”. Così Barbara, la moglie di Pier Paolo Brega Massone, ha commentato la condanna all’ergastolo per 4 omicidi volontari contro suo marito. Mentre la donna parlava coi giornalisti, i carabinieri stavano eseguendo l’arresto dell’ex primario, subito dopo la lettura della sentenza.

Milano, tassista in coma dopo una violenta lite: condizioni restano gravissime

ambulanzada TGCOM24

Un tassista versa in gravissime condizioni dopo essere stato aggredito al culmine di una lite scoppiata, per motivi di viabilità, in centro a Milano.

L’uomo, Alfredo F., di 68 anni, è in ancora coma nonostante sia stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico all’ospedale Niguarda. E’ stato colpito con una pesante confezione di bottiglie e avrebbe poi sbattuto il volto per terra. Secondo gli investigatori l’aggressore “potrebbe presto costituirsi”.

Le condizioni del tassista sono sempre gravissime. I medici parlano di “un grave trauma cranico condizionante emorragia cerebrale”. La prognosi è riservata.

Cosa è successo – Tutto è avvenuto intorno alle 20.30 in via Morgagni, non distante da Corso Buenos Aires. Alcuni testimoni hanno parlato di una violenta ma breve lite fra il tassista e un pedone. Quest’ultimo avrebbe scagliato un pacco di bottiglie, o un altro oggetto pesante, che stava trasportando a mano o che ha preso da un’altra parte (forse la sua macchina verso la quale stava andando). Il 68enne sarebbe quindi caduto battendo la testa su un’automobile o per terra. Molti particolari della vicenda, comunque, non sono ancora chiari.

Maniaco seriale a Bologna, 2-3 ‘sospetti’. Pubblichiamo foto segnaletica

Cinque ragazze aggredite a Bologna, diffusi nuovi identikitda Agi

Si stringe il cerchio intorno al molestatore seriale dopo le cinque denunce di aggressioni sessuali presentate a Bologna da giovani donne negli ultimi giorni.

L’attenzione di investigatori ed inquirenti si concentra su due o tre persone, tutte straniere, ritenute compatibili con testimonianze e segnalazioni. Anche le immagini riprese dalle varie telecamere delle zone del centro citta’, dove si sono verificate le aggressioni, sono al vaglio delle forze dell’ordine. Le indagini della polizia e dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Bologna, proseguono senza sosta. Gli investigatori stanno anche acquisendo una serie di elementi, come le testimonianze raccolte in locali della zona universitaria, utili a delineare l’ambiente frequentato dai soggetti sospettati. Intanto, sono stati diffusi altri due identikit del molestatore, la cui divulgazione e’ stata autorizzata dalla Procura per fini investigativi. Decine le segnalazioni arrivate dai cittadini.
L’ipotesi principale (ma non si escludono comunque altre piste) rimane quella di un unico responsabile, viste le somiglianze nelle modalita’ degli ‘assalti’ e nelle descrizioni degli autori. Si cerca un giovane europeo, magro, capelli biondi, cappotto scuro a tre quarti, di aspetto curato e con accento non italiano. (AGI) .

Quarto Oggiaro, svolta sui 3 delitti. Benfante in manette: “E’ lui il killer”

da Repubblica.it

quartoTre morti ammazzati per contrasti sul piccolo traffico di droga. Tre persone uccise per quello che gli stessi inquirenti non hanno esitato a definire un modesto “spaccio di quartiere”, se non addirittura “spaccio da condominio”. “Roba di bustine”, insomma: un giro di denaro estremamente lontano dall’epopea criminale dello spaccio di eroina a Quarto Oggiaro, quello che si trova alle spalle dei tre omicidi avvenuti tra il 27 e il 30 ottobre scorsi fra Novate Milanese e Milano.

Una sorta di crepuscolo criminale del quartiere nella zona nord di Milano, una storia in cui si innestano vendette personali e l’assurdo tentativo di ottenere nuovamente l’egemonia sulla piazza. Ma tutto è fallito e a terra sono rimasti Emanuele Tatone, sfrattato e malato terminale, l’autista Paolo Simone, malato ai polmoni (e ucciso solo perché si trovava con lui) e Pasquale Tatone, freddato all’uscita di una pizzeria dove aveva cenato da solo. Uccisi da un assassino a sua volta malato di Parkinson e appena uscito di galera.

Per gli inquirenti Antonino Benfante è stato l’esecutore materiale di tutti e tre gli omicidi. Su questo particolare, gli investigatori della polizia non hanno dubbi: tabulati telefonici, immagini di telecamere, qualche testimonianza (il procuratore di Milano, Alberto Nobili, ha parlato di “rottura dell’omertà” ringraziando i cittadini), concordano sul fatto che il primo duplice omicidio è avvenuto per uno “sgarro” di bassissimo livello. Fine ultimo di questi omicidi sarebbe stata l’egemonia sul piccolo spaccio a Quarto Oggiaro, che Benfante sperava di riuscire a ottenere non si sa se nell’ambito di un progetto personale o spinto da qualche altro personaggio rivale della famiglia Tatone.

Antonino Benfante, cinquant’anni, con precedenti per tentato omicidio e traffico di droga è stato arrestato stamani su ordinanza di custodia cautelare. Quando ha sparato – si è saputo – era appena uscito di galera: il 23 ottobre. Benfante è stato detenuto tra il 2000 e il 2012 e in totale ha collezionato 24 anni di carcere, quasi metà della sua vita. Il pregiudicato – molto noto a Quarto Oggiaro, dove aveva vissuto – era uscito di galera, pochi giorni prima di commettere il primo duplice omicidio. L’uomo si trovava in prova ai servizi sociali e nei giorni precedenti e seguenti l’omicidio ha continuato a recarsi presso la cooperativa dove lavorava come se niente fosse.

L’affidamento ai servizi sociali gli era stato da poco nuovamente concesso dopo una revoca avvenuta a metà settembre causata da una denuncia per estorsione proprio nei confronti del datore di

lavoro a cui era stato affidato. Durante il primo periodo di affidamento ai servizi sociali, cioè quando era libero, riscontri investigativi hanno confermato che si era avvicinato alla famiglia Tatone, non si sa se già con l’intento di ordire gli omicidi o se dapprima cercando complicità e poi rompendo per contrasti legati all’egemonia sul piccolo spaccio di stupefacenti. Alla fine si è sfiorata una strage per qualche migliaio di euro di bustine.

Milano violenta: ammazzato ‘boss’ Pasquale Tatone, domenica ucciso il fratello

polizia-omicidio-notteda AGI.IT

A Milano e’ ormai guerra di mala: Pasquale Tatone, fratello dell’ex boss Emanuele Tatone, ucciso domenica scorsa insieme ad un’altra persona, e’ caduto vittima di un agguato stanotte. Pasquale era appena uscito da un locale in via Pascarella, angolo evia Lopez, zona Quarto Oggiaro, quando e’ stato freddato a colpi d’arma da fuoco nella sua auto. La famiglia Tatone e’ considerata uno dei maggiori ‘clan’ della gestione del traffico di droga in citta’. Il rapido susseguirsi degli agguati sembra quindi l’avvio di una feroce guerra aperta da qualche organizzazione rivale per il controllo dello spaccio. Pasquale Tatone era andato a vedere la partita in un locale di Quarto Oggiaro ed e’ uscito da solo. Quando e’ entrato nella sua vettura parcheggiata in via Pascarella, e’ stato colpito da diversi proiettili, pare di grosso calibro, forse di fucile.

Uccisi due uomini a nord di Milano. Uno è il fratello di un boss della zona

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I corpi recuperati in un’area verde vicino alla strada. Una delle vittime è Emanuele Tatone, 52 anni, di una famiglia nota alle cronache criminali, mentre l’altro cadavere è di un pregiudicato

Duplice delitto a Milano. Due cadaveri sono stati trovati a Quarto Oggiaro, in un’area vicino alla strada dove si trovano alcuni orti. Le vittime sono Emanuele Tatone, di 52 anni, e di Paolo Simone, di 54. Il primo, fratello di Nicola, famoso boss del quartiere, è un membro della famiglia Tatone più volte al centro delle cronache criminali. Entrambi i corpi mostrano i segni di proiettili.

I due corpi erano a una distanza di diversi metri. Una prima segnalazione giunta alla polizia da un passante parlava di un solo corpo. Una volta sul posto, una zona di orti costruiti dai cittadini in un’area verde, gli agenti hanno notato il secondo cadavere. Al momento gli investigatori non si sbilanciano sulle cause della morte. Uno dei cadaveri, quello di Paolo Simone, si trovava sul margine di un sentiero, di schiena, con il foro di un proiettile sul volto, con del fango raggrumato sui vestiti. Il secondo, quello di Emanuele Tatone, era invece semi nascosto, tra le frasche di una vicina macchia di alberi. Entrambi i corpi avrebbero vari segni di colpi d’arma da fuoco.

Il clan Tatone – Emanuele Tatone è fratello di Nicola Tatone, pluripregiudicato e considerato uno dei boss di Quarto Oggiaro, il popolare quartiere milanese da decenni al centro di vicende legate allo spaccio di droga. Nicola Tatone, arrestato dalla polizia nel 2009 per un’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, è stato condannato a 24 anni di carcere. Lui e suoi fratelli sono i figli della nota ‘Mamma Rosa’ anche detta ‘Nonna eroina’ perché una delle capostipiti dello spaccio di droga nel capoluogo lombardo. Emanuele Tatone non era inserito in ambienti criminali di grande spessore, se non per le sue parentele. Era gravemente malato da anni ed era tossicodipendente.

L’altro uomo trovato ucciso, Paolo Simone, non viene ritenuto un pregiudicato di rilievo e proprio in queste ore gli investigatori della Squadra mobile, che conducono le indagini, stanno accertando se ci sono stati in passato collegamenti tra i due o tra le rispettive famiglie.

Nei mesi scorsi Emanuele Tatone aveva organizzato una protesta rivendicando di aver pagato tutti i debiti con la giustizia.

Arancia Meccanica a Milano Due risse e due carabinieri feriti. Le forze dell’ordine: “Noi, presi di mira da tutti, ormai è un’abitudine”

carabinieri

da Il Giorno

Scene da Arancia meccanica. Due violente risse la notte scorsa hanno coinvolto un numero elevato di persone. In uno dei due episodi son rimasti seriamente feriti due carabinieri. Lo ha comunicato il Comando provinciale dell’Arma. I due militari, uno dei quali secondo le prime informazioni sarebbe stato accoltellato a una gamba, l’altro avrebbe un braccio fratturato. Non sarebbero gravi.

Quattordici le persone arrestate, prevalentemente nordafricani, i due episodi si sono verificati alla una e alle 4 del mattino tra la Stazione Centrale e viale Monza.

I carabinieri di Milano vengono sempre piu’ spesso fatti ”oggetto di aggressioni durante gli interventi, anche per futili motivi”, anche
quando la posta in gioco e’ minima. A dirlo sono i militari del Nucleo Radiomobile, che trattando gli interventi di pubblica sicurezza, per le strade, hanno un punto d’osservazione privilegiato sulla cosiddetta microcriminalita’ cittadina.

Dura questa mattina la replica dei carabinieri: ”La reazione violenta alle forze dell’ordine, da un po’ di tempo, è diventata norma, sembra quasi un clichè – hanno spiegato i militari durante la conferenza stampa -. Una volta ci si aspettavano reazioni violente da criminali incalliti o da latitanti che in caso di arresto rischiavano anni e anni di galera. Oggi aggrediscono anche ragazzini, incensurati, stranieri regolari, lavoratori. Gli atteggiamenti sono di sfida, di ricerca del confronto”