Baby squillo dei Parioli, i clienti patteggiano: liberi con 40mila euro

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Evitare il processo e cercare di scampare al rischio di vedere il proprio nome sui giornali: per i clienti delle baby squillo dei Parioli si apre la strada del patteggiamento. Il corteo di avvocati pronti a chiedere un accordo per i loro clienti con i pubblici ministeri è iniziato, e per qualcuno la vicenda si è già chiusa: cinque mesi e dieci giorni, convertiti in una pena pecuniaria di 40mila euro. In alternativa la libertà controllata.

Al momento, scrive il Corriere della Sera, si stanno valutando solo i casi di chi è incensurato. La linea, trapela dalla Procura, non varrà per tutti: chi frequentava abitualmente le due ragazzine, tra gli oltre cinquanta indagati nell’inchiesta, non potrà aspettarsi un trattamento di questo tipo.

L’accordo prevede una pena di un anno, che scende, applicando le attenuanti per gli incensurati, a otto mesi. Con lo sconto di un terzo previsto per il patteggiamento, si arriva ai 5 mesi e dieci giorni, pari a 40mila euro di pena pecuniaria. Chi non vuole pagare può scegliere la libertà condizionata: non ci si può allontanare dal proprio Comune di residenza, via patente e passaporto, obbligo di firma e divieto di detenzioni di armi.

BABY SQUILLO AI PARIOLI DI ROMA

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E’ stata iscritta sul registro degli indagati la sedicenne coinvolta nel giro di baby squillo scoperto in un appartamento nel quartiere Parioli a Roma. La ragazza, secondo il gip, avrebbe indotto la sua amica a prostituirsi.

Nella vicenda si registrano inoltre due nuovi arresti per induzione alla prostituzione minorile e spaccio di sostanze stupefacenti. Destinatari dell’ordinanza il 49enne G. M. e il 38enne I. M. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Roma Maddalena Cipriani, su richiesta dei pm Maria Monteleone e Cristiana Macchiusi nell’ambito dell’operazione ‘Ninfa’.

Le ulteriori indagini sullo sfruttamento delle due minorenni nel quartiere romano dei Parioli hanno infatti consentito di acquisire nuovi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di I. M., già arrestato lo scorso 28 ottobre, il quale deve rispondere di reiterati episodi di spaccio di cocaina, da lui fornita alle due minorenni e ad altre due donne (una 40enne e una 32enne) di cui sfruttava la prostituzione.

Gli addebiti a carico di I. M. derivano dalle dichiarazioni rese dalle quattro a pm e carabinieri, che hanno confermato il contenuto di conversazioni telefoniche in cui l’arrestato e le interlocutrici facevano riferimento a cessioni di sostanze stupefacenti per uso personale. Nel corso delle perquisizioni del 28 ottobre, i militari dell’Arma trovarono e sequestrarono dosi di cocaina nel portafoglio di una delle due minori. Inoltre, le due maggiorenni che si prostituivano hanno riferito come I. M. fosse disponibile a fornire cocaina anche per i loro clienti.

Quanto alla posizione di G. M., era un cliente abituale delle due minori (‘cliente bambus’ soprannome evocativo della cocaina in gergo ‘bamba’) ed era solito pagare le prestazioni sessuali anche con la fornitura di dosi di cocaina. All’uomo, imprenditore edile, è contestato anche il reato di induzione alla prostituzione minorile per avere avuto rapporti sessuali con le due minori e per avere proposto loro incontri sessuali con un’altra coppia.

Sulla vicenda, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro dice di non escludere che, “in una riunione che faremo prossimamente sul bullismo, si possa anche parlare dell’educazione sessuale”.

“Devo dire che non solo ci ha scosso, e mi ha scosso come padre e cittadino, ma è una cosa assolutamente incredibile che una madre sia complice di questi fatti – afferma durante la visita al Palazzo dell’Informazione per la mostra in occasione dei 50 anni dell’Adnkronos – come prefettura abbiamo solo in campo delle iniziative contro il bullismo che riguardano i giovani, devo dire che una situazione del genere ci ha assolutamente sconvolto e preso in contropiede”.