Arrestati i presunti scafisti del naufragio al largo della Libia

362 migranti sbarcati a Palermo, ventisei le salme tra le quali tre bambini, circa duecento i dispersi in mare. Le testimonianze dei sopravvissuti hanno inchiodato cinque stranieri, algerini, libici e tunisini

Sono stati arrestati dalla Polizia di Stato, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo aggravato, cinque cittadini stranieri, algerini, libici e tunisini, sbarcati ieri pomeriggio nel porto di Palermo dalla nave militare irlandese ‘Le Niamh’. A bordo della nave si trovavano 362 migranti ma anche ventisei salme, tra le quali quelle di tre bambini.

I sopravvissuti hanno raccontato di aver subito terribili violenze, diversificate a seconda delle etnie di appartenenza.

Erano saliti su un’imbarcazione in circa 650 e stipati nella stiva del motopesca. Quando dopo tre ore il peschereccio si è fermato per un guasto, imbarcando acqua, gli scafisti hanno costretto i migranti a buttare fuori l’acqua con alcuni secchi. Questi, non riuscendo nell’operazione, hanno disperatamente tentato di raggiungere la coperta dell’imbarcazione ma sono stati ricacciati dentro dagli scafisti che li colpivano con coltelli e bastoni. Teste marchiate con i coltelli per gli africani che non obbedivano agli ordini, cinghiate per gli arabi, calci e pugni per gli uomini sposati, picchiati davanti alle mogli. Poi hanno sigillato la botola e costretto altri migranti a sedervisi sopra per impedire l’uscita degli africani.

All’arrivo dei soccorsi della nave irlandese, i migranti si sono spostati tutti per lasciare l’imbarcazione provocandone il capovolgimento e poi l’affondamento. Chi era sul ponte si è buttato in mare, mentre i circa duecento rinchiusi nella stiva sono affondati con il peschereccio. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, gli scafisti arrestati avrebbero causato la morte di 26 migranti e quella presunta di circa 200 che sarebbero rimasti rinchiusi all’interno dell’imbarcazione capovoltasi e affondata due giorni fa a quindici miglia a nord di Al Zwara.

I cinque presunti scafisti arrestati sono due algerini di 25 e 26 anni, tre libici di 21, 26 e un tunisino di 21 anni, tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio plurimo aggravato. Ciascuno di loro avrebbe avuto un ruolo ben preciso: uno comandava il motopesca con l’aiuto di altri due, gli altri impedivano ai migranti di muoversi, utilizzando per questo anche forme di violenza. I viaggi sarebbero costati ai migranti da un minimo di 1200,00 dollari a un massimo di 1800,00 dollari a persona. Il prezzo del viaggio sarebbe poi aumentato in base alle condizioni di sicurezza: quelle più vicine alla postazione di comando avrebbero avuto un costo superiore, la disponibilità di un giubbotto di salvataggio sarebbe stata pagata a parte (dai 35 ai 70 dinari libici).

fonte Ministero degli Interni

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