Reggio Calabria. Scoperto dalla Polizia di Stato un bunker della `ndrangheta.

Un bunker di oltre 20 metri quadrati realizzato in muratura nel sottosuolo delle campagne di Rosarno, in contrada Bosco, ad una profondità di circa due metri, è stato scoperto, nella giornata di ieri, dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria impegnati nella ricerca di latitanti. Al bunker si accede da una botola in cemento che si apre a scomparsa scorrendo su appositi binari a circa mezzo metro al di sotto dalla superficie. Dalla botola, attraverso un pozzo verticale, si entra in un cunicolo-corridoio lungo circa nove metri che conduce alla stanza bunker munita di illuminazione elettrica, letti, cucina e bagno. La struttura, completamente interrata e mimetizzata da una superficie uniforme con lo stato naturale dei luoghi circostanti, era sorvegliata da alcune microtelecamere esterne nascoste nelle vicinanze. Gli investigatori della sezione criminalità organizzata e catturandi della Squadra Mobile di Reggio Calabria ritengono che il bunker sia stato utilizzato dai latitanti delle cosche della `ndrangheta di Rosarno. I tecnici del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria hanno effettuato accurati accertamenti alla ricerca di tracce utili alle indagini. Al bunker, che è stato sequestrato dalla Squadra Mobile, sono stati apposti i sigilli. Della scoperta del bunker è  stata informata la Direzione Distrettuale di Reggio Calabria che coordina le inchieste di criminalità organizzata e della cattura dei latitanti e la Procura della Repubblica di Palmi competente per territorio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

BOLOGA, Shopping in Galleria Cavour con carte di credito rubate

La Polizia Postale di Bologna ha arrestato in flagranza presso il negozio di una nota griffe della Galleria Cavour un pregiudicato di 45 anni mentre tentava di acquistare dei beni di lusso per migliaia di euro con carte di credito rubate. Le indagini dei poliziotti del Compartimento Polizia Postale hanno accertato che nella stessa mattinata tre diversi portalettere, nella zona del centro storico, erano stati derubati, durante il giro di recapito, di varie assicurate contenenti le carte di credito inviate ai titolari per il rinnovo. I furti, che si ripetevano con continuità dal novembre 2017, hanno colpito numerosi portalettere che venivano seguiti durante il recapito e ai quali veniva forzato poi il bauletto del mezzo, dove era custodita la preziosa corrispondenza. Le indagini accertavano altresì la predilezione del gruppo criminale per i negozi della famosa Galleria Cavour; infatti il 22 gennaio scorso erano stati fatti acquisti presso il negozio di altra nota griffe per migliaia di euro con carte rubate. Questa volta, però, i criminali hanno dovuto interrompere gli acquisti per l’intervento della Polizia che monitorava le transazioni delle carte rubate. Anche in questo caso era stato preferito “il salotto dello shopping bolognese” in Galleria Cavour; in un negozio erano stati tentati acquisti per 1400 euro e nel negozio di una nota griffe erano stati definitivamente bloccati. Le indagini, condotte con la collaborazione di Poste Italiane S.p.a e delle società emittenti delle carte di credito, hanno permesso di individuare i responsabili dei furti e degli indebiti utilizzi delle stesse.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

NAPOLI. OPERAZIONE POLIZIA DI STATO E CARABINIERI

Alle prime ore del giorno, personale dei Carabinieri e della Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 40 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini della cessione di sostanza stupefacente, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, ricettazione, con l´aggravante prevista dall´art.7 L.203/91.
Le indagini, corroborate dalle attività tecniche e dal contributo dichiarativo dei collaboratori di giustizia, hanno documentato le responsabilità, in seno al clan Lo Russo, denominato “dei capitoni”, degli affiliati dediti in prevalenza al traffico di sostanze stupefacenti, individuando i responsabili dell´intera filiera, dai narcotrafficanti, che hanno operato nell´interesse del clan sfruttando alcuni canali di fornitura esteri, agli spacciatori che si sono occupati della distribuzione al minuto della sostanza.
Il provvedimento si fonda sugli esiti delle attività investigative frutto di un lavoro di sinergia, svolto di concerto dalla Compagnia CC  Napoli Vomero  e dalla Squadra Mobile.
Le indagini svolte dalla Squadra Mobile hanno consentito di individuare i narcotrafficanti che, oltre a rifornire le piazze di spaccio gestite dal clan Lo Russo, pagavano al medesimo clan una tangente mensile di 10.000 euro per poter vendere, in nome e per conto proprio, la sostanza stupefacente anche alle altre organizzazioni criminali.
Sono stati, altresì, raccolti elementi di prova a carico di personaggi ancora in libertà che vantano una lunga militanza nel clan Lo Russo.
Il materiale probatorio raccolto è stato confermato dal decisivo apporto dichiarativo dei collaboratori di giustizia un tempo ai vertici del clan Lo Russo (Mario Lo Russo, Carlo Lo Russo, Antonio Lo Russo e il suo braccio destro Claudio Esposito) e di altri recenti collaboratori di giustizia (Ferrara Ciro e De Simini Antonio) ben inseriti nel tessuto criminale dei quartieri in cui opera il clan Lo Russo.
Tra gli arrestati spiccano le figure di Damiano Pecorelli e Miraglia Salvatore Angelo, legato da vincoli di parentela alla famiglia Lo Russo, definiti dai collaboratori di giustizia, trafficanti di elevato spessore con importanti contatti con il Sud America e di Bosti Ettore, nipote di Bosti Patrizio (figura apicale del clan Contini) che in alcune occasioni ha rifornito Carlo Lo Russo di grossi quantitativi di sostanza stupefacente poi ceduta alle numerose piazze di spaccio, gestite direttamente dal clan.
Durante le indagini dei Carabinieri della Compagnia Vomero è stata accertata la partecipazione degli indagati alle attività dell´associazione camorristica, in particolare allo spaccio di droga e ad azioni di fuoco per il controllo o il predominio sul territorio, la custodia e la cura delle armi del clan.
Individuate responsabilità e ruoli degli indagati nella gestione di svariate “piazze” per la cessione di cocaina, eroina, marijuana ed hashish.
Rinvenuto e sequestrato un vero e proprio arsenale pronto all´uso che era stato messo a disposizione degli affiliati nascondendolo, ma a portata di mano, nel vano ascensore di uno degli edifici di via Janfolla, nel cuore del rione di origine del clan.
In un borsone, durante un intervento  ad alto impatto con perquisizioni per blocchi di edifici, furono rinvenute armi oliate ed efficienti e circa 1000 munizioni, un deposito di armi in piena regola pronto ad armare un commando per azioni di fuoco degne di scenari di guerra composto da un kalashnikov, un fucile a pompa, 3 fucili a canne mozze e un sovrapposto, una calibro 45 e una colt mk4, 2 revolver calibro 38 e due pistole semiautomatiche.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

FIRENZE, PISA, TRAPANI: OPERAZIONE “BROKEN TAN”

All’alba di stamane, a conclusione di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, la Polizia di Stato ha arrestato i componenti di un’organizzazione criminale specializzata nel trasferire, dall’Italia alla Somalia, mezzi militari dismessi, ma non demilitarizzati, ovvero non privati delle caratteristiche tipiche per l’utilizzo in scenari di guerra, come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende non visibili di notte.
Su delega del dr. Giuseppe Creazzo, Procuratore Capo, e del suo Sostituto, dr.ssa Giuseppina Mione, gli investigatori del Compartimento Polizia Stradale della Toscana hanno scoperto che i sodali, di etnia somala, dopo aver reperito i veicoli militari in tutta Italia, avvalendosi di una larga rete di complicità e connivenze offerta da coindagati italiani (autodemolitori, trasportatori, spedizionieri), riuscivano a trasferire tali veicoli in Somalia, aggirando la rigorosa normativa italiana che parifica i veicoli militari ai c.d. materiali di armamento, vietandone la cessione e l’esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali, e soprattutto violando la normativa internazionale (recepita dall’Italia), che ha disposto l’embargo verso la Somalia, vietando in modo assoluto il trasferimento in tale paese di veicoli militari.
Gli indagati erano operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Sicilia, ed avevano messo in piedi una fitta rete di rapporti per acquistare camion fuori uso dell’Esercito Italiano, per poi trasferirli in Somalia, ove pure tale organizzazione criminale era radicata. Gli inquirenti hanno costantemente monitorato la strategia del gruppo criminale, scoprendo che i malviventi, per eludere i controlli doganali divenuti sempre più stringenti, avevano modificato la loro tattica. Infatti, anziché caricare sui container i camion interi e spedirli in Somalia, via mare, previamente li smontavano o li tagliavano a pezzi, in modo da farli apparire, al controllo doganale, come pezzi di ricambio (munendosi a tal fine anche di false fatture o di false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali), oppure li riverniciavano per occultarne la natura militare. Una volta che il carico giungeva a destinazione, tutte le componenti venivano assemblate di nuovo, ricostituendo i veicoli nella loro interezza. Poiché dall’Italia l’imbarco era divenuto sempre più difficile, a causa dei controlli doganali stimolati dalla stessa P.G. che stava eseguendo le indagini in oggetto, il sodalizio aveva deciso di non usare più i porti italiani, ma quello di Anversa, in Belgio, dove i veicoli militari venivano condotti via terra a bordo di TIR, con il carico coperto da teloni.
Gli agenti hanno arrestato all’alba, tra le provincie di Firenze, Pisa e Trapani, 3 somali e un italiano, nei cui confronti la D.D.A. di Firenze ha ottenuto dal G.I.P. del Tribunale, dr. Mario Profeta, le misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento. L’operazione, denominata “BROKEN TANK”, non è finita poiché gli investigatori della Stradale e della Questura di Firenze, insieme a quelli della Sezione di polizia giudiziaria della Procura, dovranno esaminare tutte le informazioni acquisite durante le numerose perquisizioni effettuate stamane a carico degli arrestati e di altri coindagati.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato


“Eye Pyramid” OPERAZIONE DI POLIZIA

<img class="alignleft" src="https://mail.google.com/mail/u/0/?ui=2&ik=7b6085f434&view=fimg&th=159885e4b0c61a4e&attid=0.1&disp=inline&safe=1&attbid=ANGjdJ8yl7akqgfsYXyI0nRuInYsGFWx1EqKv5D_mtHZVth1wTz-EKHXIuT2w9v0Aeug-wrox–cV29JEUtjq0PTxmNAP99CKzeky-mFpvm5Y5S04Yu7MDkdg4iVfBg&ats=1484071836887&rm=159885e4b0c61a4e&zw&sz=w1920-h974" alt="Visualizzazione di 00f3146a-6931-4716-a4c2-bb0a54c1cea6 wikipedia reference.jpg” width=”538″ height=”303″ />la Polizia di Stato individua una centrale di cyberspionaggio in danno di Istituzioni e Pubbliche Amministrazioni, studi professionali, personaggi politici ed imprenditori di rilievo nazionale.
Arrestati un ingegnere nucleare di anni 45 e la sorella di anni 49, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma, molto noti nel mondo dell´alta finanza capitolina.
Contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.
I due provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati eseguiti nell´ambito di una complessa attività di indagine condotta dal C.N.A.I.P.I.C. (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Nei confronti dell´uomo e della sorella, entrambi noti personaggi dell´alta finanza capitolina, gli investigatori del C.N.A.I.P.I.C. hanno acquisito concreti elementi probatori in merito ad attività criminali da loro pianificate e condotte, consistenti nella gestione di una botnet con finalità di cyber spionaggio in danno di Istituzioni e Pubbliche Amministrazioni, politici di spicco, studi professionali e soggetti di rilievo nazionale.
Grazie ad una estesa rete di computer preliminarmente infettati tramite la diffusione di un malware denominato EYEPYRAMID (dal quale prende anche il nome l´operazione), i due hanno per anni acquisito dalle numerosissime vittime prescelte notizie riservate, dati sensibili, informazioni, gelosamente custodite su impianti informatici statunitensi, ora sequestrati dagli operatori della Polizia Postale, grazie al prezioso ausilio dei colleghi della Cyber Division dell´F.B.I. statunitense e che consentiranno di accertare quali e quanti dati siano stati illecitamente sottratti.
Nel mirino della rete occulta, una galassia di soggetti che a vario titolo gestiscono la funzione pubblica, ovvero interessi delicati, e quindi in possesso di informazioni particolarmente sensibili e strategiche, o di particolare valore per chi opera in determinati ambiti finanziari.Visualizzazione di 2c042c9b-fc3b-4a0b-93b2-8f4a7fa15d99.jpg
Da ciò scaturisce, appunto, la contestazione nei loro confronti, da parte della Procura della Repubblica di Roma, dei reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche.
L´indagine ha preso le sue mosse dalla segnalazione al C.N.A.I.P.I.C. dell´invio di una mail, indirizzata ad un amministratore di rilievo di un´infrastruttura critica nazionale, contenente il malware EYEPYRAMID.
Le complesse indagini condotte dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, protrattesi per diversi mesi, hanno consentito di individuare una rete botnet molto ben strutturata, frutto di un attacco informatico del tipo APT (Advanced Persistent Threat), ingegnerizzato ad hoc sfruttando un malware particolarmente insidioso, capace di far acquisire da remoto il controllo del sistema informatico bersaglio, e consentire la massiva sottrazione dei contenuti dei pc colpiti.
Le articolate attività di indagine, sia quelle altamente sofisticate dal punto di vista tecnico che quelle più tradizionali, sono state supportate da una tempestiva cooperazione internazionale, che si è rivelata indispensabile a preservare l´intero scenario quando gli arrestati si sono adoperati per distruggere da remoto le tracce dell´attività delittuosa, una volta avuto il sospetto di essere finiti nel mirino della Polizia.
Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” gli appartenenti ad una loggia massonica, archiviati sotto la sigla “BROS” (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all’estero.
Con la sigla “POBU” (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale.
L´indagine ha altresì permesso di ricostruire un complesso scenario fatto di società “a scatole cinesi” nazionali e straniere, usate come paravento per l´acquisizione, in via anonima, di servizi informatici all´estero.
E proprio il concreto pericolo di una fuga all´estero degli indagati, titolari di diverse attività fuori confine, ha infatti determinato l´emissione delle misure cautelari da parte del G.I.P. romano.

Fonte foto Polizia di Stato

Genova, falsificazione di documenti per l’espatrio, arrestati dalla Polizia

La Polizia di Stato di Genova ha sgominato una banda criminale dedicata alla falsificazione dei documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le indagini, partite dai poliziotti del Commissariato di P.S. di Rapallo, nell’autunno del 2015, hanno permesso di riscontrare che diverse persone in particolare tossicodipendenti, molto spesso denunciavano lo smarrimento o il deterioramento dei documenti di identità, richiedendone un nuovo rilascio all’Ufficio Anagrafe del Comune.
Dall’attività investigativa, condotta dal Commissariato di Rapallo in collaborazione con la Squadra Mobile di Genova, è emerso che i nuovi documenti di identità erano destinati ad albanesi clandestini che volevano raggiungere, con identità fittizie, il Regno Unito.
Il punto di riferimento per i clandestini era un genovese di 56 anni, con precedenti di Polizia. Quest’ultimo, con complicità  altrui, riusciva a fornire ai clandestini sia una nuova identità che il supporto logistico necessario per conseguire il loro scopo.
I clandestini venivano così dotati di una carta d’identità italiana alterata con la sostituzione della fotografia, di una tessera sanitaria europea, che gli dava diritto alle cure mediche sul suolo britannico, dei titoli di viaggio necessari. Spesso vi erano anche degli accompagnatori con il compito di aggirare la cosiddetta “intervista di frontiera” fingendosi amici del clandestino e rispondendo alle domande che erano poste prima dell’imbarco in aereo.
Dell’alterazione della carta di identità si occupava un terzo genovese 25enne, che provvedeva in prima persona a fare espatriare clandestini albanesi verso il Regno Unito.
Nel corso delle indagini i poliziotti hanno segnalato diversi soggetti in procinto di raggiungere clandestinamente il Regno Unito, consentendone l’arresto da parte di Uffici di Polizia del nord Italia e di Polizie estere.
Questi arresti hanno indotto il sodalizio criminale a modificare le modalità di espatrio dei clandestini e a progettare di stabilirsi a Calais per traghettare con un’imbarcazione senza intermediari i clandestini, grazie alle competenze di uno degli arrestati.
Il prezzo da pagare per chi voleva raggiungere Londra variava dai seimila ai diecimila euro per la sola parte spettante agli italiani.
Con l’odierna operazione è stata data esecuzione a 21 misure di sicurezza, a cui si aggiungono altre dieci persone fra italiani e albanesi arrestati nel tentativo di espatrio.

di Umberto Buzzoni
e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

Arrestato il rapinatore SERIALE di signore a Torino. Aggrediva per pochi euro.

 

Risultati immagini per arrestato poliziaLa Polizia di Stato di Torino dopo aver svolto accurate indagini è riuscita a trarre in arresto il rapinatore seriale di signore.

I poliziotti del Commissariato Borgo PO hanno fermato un egiziano senza fissa dimora e senza attività lavorativa,  assuntore di sostanze stupefacenti, responsabile di numerose rapine anche a minori. Prediligeva colpi facili, individuando obiettivi indifesi nel quartiere di  Borgo Po con strade tranquille ed ampi spazi verdi.

I suoi obiettivi erano signore ben vestite, con griffe importanti, borsetta a tracolla che andavano a piedi a fare la spesa. Come la signora di  60 anni, che la mattina dell’8 ottobre si sente afferrare alle spalle la borsetta. Neanche il tempo di cercare di trattenerla, un giovane con il berrettino nero sfreccia via.

Oppure un’altra signora che  stava passeggiando in via Martiri della Libertà la mattina del 3 ottobre, quando il giovane con il berrettino afferra anche lei prendendola a pugni per poi fuggire con la borsetta.

Il 5 ottobre in via Bricca un’anziana signora si stava recando al market del quartiere quando un giovane con un berretto nero le afferra la borsetta da dietro. Lei, forse per istinto, cerca di trattenerla: allora lui la strattona con violenza, la fa rovinare a terra. La signora sbatte il volto sul marciapiede e perde i sensi. Al pronto soccorso le diagnosticano varie fratture e un taglio al labbro. La signora da quel giorno non è più autosufficiente. All’interno della borsa c’erano 50 euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

Arrestato 17 palermitano

La Polizia di Stato di Palermo ha arrestato un 17enne pregiudicato del capoluogo, ricercato dallo scorso ottobre per una violenta rapina ai danni della  filiale Unicredit di piazza Aldo MORO a Ficarazzi .Risultati immagini per rapinatore polizia
Nonostante la sua giovane età, vanta numerosi precedenti penali per rapine, trascorrendo già lunghi periodi di detenzione in carcere, per poi passare in regime cautelare presso una comunità della provincia di Trapani. Dallo scorso ottobre era stato, inoltre, dichiarato “latitante” dal Tribunale dei Minori e ricercato per la rapina commessa il 22 luglio scorso in danno della filiale della Banca Unicredit sita in Ficarazzi. In tale circostanza due individui apparentemente di giovane età hanno fatto irruzione nell´istituto bancario; uno dei due malviventi con il volto coperto da un passamontagna, mentre l´altro a volto scoperto con in mano un taglierino. I due dopo essersi introdotti all´interno dei locali della banca hanno minacciato con l’arma in possesso  due dipendenti. Il rapinatore, a volto scoperto, ha afferrato violentemente per un braccio un´impiegata puntandole contro il taglierino; l’altro  ha prelevato il contante contenuto nella cassa, ammontante a circa 2.700 euro. Contestualmente veniva rapinato anche un cliente a cui veniva sottratta la somma di 1,050 euro, che l´uomo avrebbe dovuto versare. Anche in questo caso il giovane a volto scoperto  Ha minacciato l´uomo di “squartare la direttrice” se non avesse consegnato il denaro.
Quindi i due si sono dati alla fuga, facendosi accompagnare  fino all´uscita da un´impiegata, tenuta costantemente sotto minaccia del taglierino.
Le indagini immediatamente avviate  dai poliziotti del Commissariato di P.S. Bagheria consentivano identificare i rapinatori.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

“Orizzonti d’Italia dagli elicotteri della Polizia di Stato”

E’ stata inaugurata oggi pomeriggio, alla presenza del Presidente della Repubblica e del Capo della Polizia, presso la Galleria di Alessandro VII del palazzo del Quirinale la mostra “Orizzonti d’Italia dagli elicotteri della Polizia di Stato” realizzata con gli scatti fotografici di Massimo Sestini, vincitore del World Press Photo of the year 2015. Il fotografo, in occasione della realizzazione degli scatti per il calendario della Polizia di Stato 2016, volando con i modelli AgustaWestland AW139 e AB212 di Leonardo-Finmeccanica impiegsgati dalla Polizia, ha immortalato suggestivi paesaggi del nostro Paese durante la fase del crepuscolo. Le immagini da Lampedusa alle Alpi, mettono insieme, in un unico orizzonte di luce di suggestiva bellezza, le meraviglie d’Italia, unica per varietà ed armonia. Lo scopo del progetto nasce dalla volontà di mettere a disposizione del grande pubblico la visione di un’Italia mai vista, esclusivo privilegio dei piloti della Polizia di Stato nello svolgimento delle proprie funzioni.

Fonte foto: panoramica aerea Polizia di Stato

Agnello e capriolo salvati dalla Polizia

Visualizzazione di Agnellino.jpgVisualizzazione di Agnellino.jpgVisualizzazione di Agnellino.jpgVisualizzazione di Agnellino.jpgAgnellino BambySulla Firenze-Pisa-Livorno un agnellino ed un capriolo di pochi mesi stavano per finire sotto le ruote delle auto che transitavano ad alta velocità. I due animali, frastornati dai fari delle auto e dal fragore dei clacson, vagavano spaventati tra il ciglio della strada e la carreggiata. Solo grazie all’attenta osservazione degli automobilisti, veniva segnalato il tutto alla centrale operativa della Polstrada. In poco tempo poliziotti, con l’ausilio degli automobilisti, che si erano fermati, hanno soccorso gli animali facendogli scudo con le auto di servizio. L’agnellino, riempito di coccole, è stato poi condotto alla Fattoria della Pace di S. Piero a Grado (PI), per essere medicato e svezzato. Il capriolo, dopo la visita del veterinario dell’A.S.L di Empoli giunto sul posto, è stato liberato a Ginestra Fiorentina. Gli agenti hanno ringraziato gli automobilisti, senza di loro la sorte dei cuccioli era segnata. Basta un piccolo gesto per salvare la vita di un animale.

Foto: Polizia di Stato