Foggia: estorsioni ai commercianti, 8 arresti

Reati di estorsione e detenzione di materiale esplodente aggravati dal metodo mafioso sono le accuse rivolte alle 8 persone arrestate questa mattina dalla Squadra mobile di Foggia nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari.

Gli agenti hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diversi appartenenti alle famiglie dei Sinesi-Francavilla di Foggia.

L’indagine ha messo in evidenza una vera e propria attività predatoria che consisteva in estorsioni nei confronti di commercianti della città, costretti a versare mensilmente somme di denaro, ovvero a cedere gratuitamente, senza nessun corrispettivo, prodotti vari.

Gli arrestati reperivano il denaro necessario per il sostentamento dell’organizzazione e degli associati detenuti attraverso la riscossione di somme di denaro estorte ad alcuni imprenditori locali impegnati, per lo più, nel campo dell’autodemolizione e della ristorazione.

Per fiaccare la resistenza delle vittime, il gruppo non si faceva scrupolo di utilizzare ordigni esplosivi per danneggiare le attività imprenditoriali avvalendosi, per intimorire gli imprenditori, anche del vincolo con l’associazione mafiosa chiamata “Società Foggiana”.

Molti i casi svelati dall’attività di osservazione e pedinamento degli investigatori del “Gruppo Foggia” della Squadra mobile; i poliziotti hanno accertato che gli indagati, estorcevano denaro anche al titolare di due bar della città. All’uomo avevano intimato di pagare indebitamente 50mila euro attraverso minacce e pesanti ripercussioni per lui e le sue attività commerciali.

fonte e foto polizia di stato

 

Catania: rapina ed estorsione, sei arresti nel clan Santapaola – Ercolano

Arrestati questa mattina, a Catania, sei appartenenti al clan Santapaola – Ercolano (gruppo di Picanello e gruppo di Acireale/Aci Catena) ritenuti responsabili, a vario titolo, di rapina ed estorsione.

Le indagini della Squadra mobile di Catania e del Commissariato di Acireale hanno fatto luce su una rapina commessa a San Gregorio (Catania), la mattina del 16 aprile 2018, in danno del gestore di una rivendita di tabacchi.

I criminali si impossessarono di una fornitura di stecche di sigarette, del valore di circa 11 mila euro, mentre il tabaccaio era a bordo della propria autovettura.

Attraverso le intercettazioni, i poliziotti hanno documentato il coinvolgimento di gruppi mafiosi operanti a Picanello e ad Acireale/Acicatena nella gestione del cosiddetto “cavallo di ritorno” nei confronti della vittima, costretta a pagare la somma di 2.800 euro per la restituzione, peraltro parziale, della fornitura di sigarette.

In particolare, la vittima per rientrare in possesso dei suoi beni si era rivolta a due appartenenti del gruppo di Acireale/Aci Catena per fare da intermediari con il clan Picanello di cui facevano parte i due rapinatori. La “collaborazione” tra i gruppi mafiosi andava a buon fine dietro il pagamento di una somma di denaro.

fonte e foto polizia di stato

CATANIA. ARRESTO RESPONSABILE OMICIDIO PER CAPPELLINO

l 6 maggio 2017, con il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Catania ponevano in stato di fermo di indiziato di delitto i seguenti cittadini libici: ALHADI Abouzid Nouredine, GAFAR Hurun, in quanto entrambi gravemente indiziati dei delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina e favoreggiamento dell´immigrazione clandestina; inoltre ALHADI, veniva fermato anche quale indiziato, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, del delitto di omicidio volontario aggravato in danno del migrante Kellie Osman che veniva attinto da un colpo di arma da fuoco.
Alle ore 7.30 circa del decorso 6 maggio giungeva presso il Porto di Catania la nave “Phoenix” dell´ONG “Moas” con a bordo 394 migranti di varie nazionalità ed un cadavere di sesso maschile, soccorsi nella giornata del decorso 4 maggio nell´ambito di 5 distinti eventi S.A.R., tre dei quali operati dalla predetta unità e due dalla nave “Iuventa” dell´ONG “Jugend Rettet”.
Seguendo un consolidato protocollo investigativo, realizzato d´intesa con la Procura Distrettuale, investigatori della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza avviavano, con la collaborazione della locale Sezione Operativa Navale delle Fiamme Gialle, le attività di polizia giudiziaria.
Nella tarda serata dello stesso 6 maggio, sulla scorta sia delle immagini filmate da un velivolo di supporto alla motonave “Phoenix” e  fornite da personale di bordo della medesima unità navale, sia delle dichiarazioni rese da diversi migranti, venivano individuati i predetti ALHADI Abouzid Nouredine e GAFAR Hurun quali componenti di un gruppo di trafficanti libici i quali, dopo avere fatto imbarcare i migranti su tre distinti natanti (un gommone e due barche in legno) ne avevano accompagnato la traversata a bordo di imbarcazioni in vetroresina e, giunti al limite delle acque territoriali libiche, mentre gli altri trafficanti facevano rientro verso le coste libiche, i predetti ALHADI e GAFAR salivano , rispettivamente il primo su un´imbarcazione in legno ed il secondo sul gommone confondendosi tra i migranti, successivamente soccorsi dalla nave “Phoenix”.
Secondo le dichiarazioni rese da diversi testimoni, alcuni trafficanti libici, che navigavano a bordo di un´imbarcazione in vetroresina, sulla quale vi era anche ALHADI, durante la traversata, dopo avere affiancato il gommone, avevano ordinato, in lingua araba, ai migranti di togliere i cappellini che indossavano e di rimanere seduti. Pochi istanti dopo,  i migranti avevano udito un colpo d´arma da fuoco esploso da un libico non identificato che aveva attinto mortalmente uno dei migranti. Il cadavere veniva  identificato dal fratello per un giovane di 21 anni della Sierra Leone di nome Kellie Osman.
Espletate le formalità di rito, i fermati venivano associati presso la casa circondariale di Catania-Piazza Lanza a disposizione dell´A.G.
Nella giornata di ieri 10 maggio, il G.I.P. del Tribunale di Catania, accogliendo pienamente la richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania – che aveva contestato ai due indagati i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina nonchè favoreggiamento dell´immigrazione clandestina, ed al solo ALHADI Abouzid Nouredine anche il concorso in omicidio – convalidava il fermo ed applicava ad entrambi la misura della custodia in carcere.

Foto Polizia di Stato

POLIZIA DI STATO E ARMA DEI CARABINIERI UNITI NELL’OPERAZIONE “LAMPO”

Risultati immagini per polizia e carabinieriLa Polizia di Stato di Reggio Calabria ed il  Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Reggio Calabria, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito 4 fermi di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per aver agevolato l´organizzazione mafiosa denominata `ndrangheta: la vicenda trae origine da una richiesta di soccorso pervenuta alle Forze dell´Ordine (Carabinieri e Polizia) da parte di una famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria, costretta, per almeno due anni, a subire le interferenze e le imposizioni dei fratelli MUSARELLA (Sebastiano, in atto detenuto per altra causa, e Gianfranco) e dei loro sodali nella gestione dell´esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, posti in essere, da ultimo, mediante l´esplosione di colpi di arma da fuoco e incendio. I soggetti sottoposti al fermo sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500euro per il sostentamento dei detenuti e di 500euro settimanali per un primo periodo e di 300euro settimanali fino al 25.4.2017, nonché di averle costrette a sottostare ad un rigido e giornaliero controllo della contabilità dell´esercizio commerciale e ad assumere, come cassiera, prima la moglie di MARRA Antonino e, successivamente, la compagna di MUSARELLA Gianfranco, BARILLA´ Pamela Domenica.
Gli estorsori avevano altresì preteso dalle vittime ulteriori prestazioni per lo più consistenti nella somministrazione di ordinazioni gratuite a favore di avventori inviati o segnalati dai MUSARELLA, costringendole, peraltro, a tollerare i comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera BARILLÀ Pamela Domenica (tratta in arresto in flagranza di reato durante il blitz di oggi per detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, assieme a MARRA Giovanni e a MUSARELLA Gianfranco), la quale – forte della protezione dell´amante MUSARELLA Gianfranco, del gemello Sebastiano e di MARRA Antonino – offriva gratis, sovente, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro.
In altre occasioni, MUSARELLA Gianfranco, MARRA Antonino e Giovanni, rivendicavano ingiustamente la proprietà dell´attività commerciale.
Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l´intenzione di licenziare la BARILLA´ a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, veniva minacciata, aggredita e percossa da MARRA Antonino che le procurava contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni.
A distanza di due giorni, (27.4.2017), intorno alle ore 21.30, nonostante il locale fosse frequentato da numerosi clienti, due soggetti travestiti con casco e passamontagna a bordo di un motorino, danneggiavano la porta di emergenza del locale, cospargendola di benzina e dandole fuoco con una bottiglia incendiaria. Ed ancora, il 29.4.2017, intorno alle ore 01.40, due soggetti, sempre a bordo dello stesso, danneggiavano con undici colpi d´arma da fuoco la loro autovettura parcheggiata nei pressi della loro abitazione.
Le vittime presentavano le denunce sia presso i Carabinieri che presso gli uffici della Polizia di Stato.
Pertanto, le alacri e meticolose indagini svolte congiuntamente, in pochissimi giorni, dal Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, supportate da alcune dichiarazioni delle vittime e dall´analisi delle immagini estrapolate da diversi sistemi di videosorveglianza, hanno consentito all´Autorità Giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo a carico dei soggetti sopra indicanti e di ascrivere, a costoro, a vario titolo,  anche i singoli episodi del 27 e 30 aprile scorsi, relativi al danneggiamento a séguito di incendio della porta dell´uscita di emergenza della pizzeria (MUSARELLA Gianfranco in qualità di mandante) e all´esplosione di colpi d´arma da fuoco ai danni dell´autovettura parcheggiata nei pressi della residenza dei titolari della pizzeria (MARRA Giovanni).
I suindicati delitti sono aggravati dalle modalità mafiose, atteso peraltro che MUSARELLA Sebastiano, attualmente detenuto e fratello di Gianfranco, è stato già condannato per associazione mafiosa nell´ambito dell´Operazione”Eremo”del 2005.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, in un locale adibito a deposito di vario materiale, connesso all´abitazione di MUSARELLA Gianfranco, gli operatori della Polizia di Stato e dell´Arma dei Carabinieri individuavano un vano e un sottotetto all´interno dei quali rinvenivano un arsenale di armi, parti di armi e munizioni, composto da
o       1 fucile mitragliatore kalashnikov Ak 47,
o       1 pistola mitragliatrice modello Uzi cal. 9×19, privo di matricola;
o       1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 parabellum, con matricola obliterata;
o       1 revolver cal.32, con matricola obliterata;
o       1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 corto;
o       1 pistola a salve cal. 8, priva di tappo rosso, con evidenti segni di manomissione;
o       4 fucili cal. 12, di cui 3 con matricola abrasa;
o       2 carabine;
o       1 carabina ad aria compressa;
o       varie parti di arma per uso caccia;
o       4 silenziatori;
o       varie cartucce cal. 9 parabellum, calibro 12, 7,65 e 7.62×39;
o       varie divise di una ditta di vigilanza;
o       alcuni passamontagna e guanti;
o       4 caschi ed attrezzi da scasso.

Alla luce di quanto sopra, MUSARELLA Gianfranco, MARRA Giovanni e BARILLÀ Pamela Domenica, nata a Reggio Calabria il 16.09.1994, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra, nonché del relativo munizionamento per armi da guerra.

Fonte Foto Polizia di Stato

Operazione “SATURNO”: smantellato un gruppo criminale di stampo mafioso.

Nella prime ore di ieri, la Polizia di Stato di Foggia ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di sei appartenenti alla nota batteria foggiana dei SINESI FRANCAVILLA.
L’indagine, condotta dai poliziotti della Squadra Mobile foggiana e coordinata dalla DDA di Bari,  ha consentito di notificare numerose estorsioni consumate dal gruppo criminale, facente capo a Roberto SINESI, ai danni degli autotrasportatori che, in attesa di trasportare il pomodoro all’interno della ditta conservificio PRINCES per la successiva lavorazione e trasformazione, una volta entrati all’interno del parcheggio antistante la medesima azienda, si vedevano costretti a versare una tangente di  50 euro a camion al fine di prevenire danni agli autoarticolati.

Fonte: foto Polizia di Stato

Estorsioni a imprenditori baresi, 25 arresti

Duro colpo al clanParisi” con i 25 arresti di questa mattina da parte della Squadra mobile di Bari a cui hanno preso parte 350 uomini tra agenti del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di Brindisi, Foggia, Lecce, Matera e Taranto, con l’ausilio di equipaggi del Reparto prevenzione crimine, di Nuclei del IX Reparto mobile e di unità cinofile ed aeree.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto di arma comune da sparo, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento, minaccia.

Gli arresti seguono un’indagine della Squadra mobile, avviata nel marzo 2011, che ha consentito di documentare l’attività criminale dell’organizzazione mafiosa che a Bari e provincia, attraverso un capillare e sistematico controllo del territorio, gestiva, in situazione di monopolio, numerose attività illecite.

Le condotte estorsive, seppur non sempre commesse con atti di violenza fisica, avvenivano non più tramite richiesta di “pizzo“, ma attraverso un sistema che prevedeva l’imposizione agli imprenditori di guardianie, di ditte o di commesse di forniture e lavori.

Il clan Parisi si comportava come un vero e proprio intermediario che interveniva sul mercato suggerendo, ma sostanzialmente imponendo, ditte e manodopera “amiche”, dalle quali guadagna una percentuale sugli utili e sui compensi.

Nell’inchiesta risultano coinvolti anche sei imprenditori responsabili di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso.

Durante l’operazione sono stati sequestrati tre immobili, un terreno agricolo, 15 autovetture, 13 motoveicoli, tre imprese individuali, cinque società di capitali per quasi 5 milioni euro, nonché, 79 rapporti bancari e finanziari, il cui valore è da quantificare.

Le due operazioni antimafia portate a termine questa mattina a Bari e Reggio Calabria hanno dimostrato che, attraverso un costante lavoro di squadra, è possibile ripristinare legalità e sicurezza ridando fiducia ai cittadini“. Così il capo della Polizia, Alessandro Pansa, nel complimentarsi con i questori di Bari e Reggio Calabria per gli importanti risultati conseguiti dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato quotidianamente impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.

fonte Polizia di Stato

Sextortion: catanese minaccia di pubblicare foto hard su facebook

Di solito inizia tutto con una chat aperta su un social network, e poi il copione è quasi sempre lo stesso: scambi di messaggi infuocati, immagini erotiche e gli incontri sexy sul web si trasformano in vere e proprie estorsioni.

È la storia di una professionista romana che, qualche giorno fa si è rivolta alla Polizia postale per fermare il ricatto messo in piedi da un 48 enne siciliano a cui aveva inviato immaginihard“.

I fatti
Dopo aver inviato una richiesta di amicizia su facebook, l’uomo ha intrapreso con la signora una “relazione” basata su conversazioni sul social network poi proseguite su Whatsapp, ed è qui che è avvenuto lo scambio di foto particolari.

Il ricatto comincia qualche giorno dopo quando l’uomo inizia a minacciare di diffondere le immagini ai contatti facebook della vittima, se lei non avesse pagato 200 euro.

Gli investigatori hanno ricostruito le tracce informatiche lasciate dal 48 enne che, dopo esser stato identificato è stato denunciato.

La “Sextortion“, estorsione sessuale, è un fenomeno in crescita sui social network e spesso riguarda persone sole e si sta diffondendo anche tra i minorenni, di tutte le fasce sociali.

fonte Polizia di Stato

Chiedevano il “pizzo” con la “pizza”. Due arresti a Palermo

Con la frase perentoria di “mettiti a posto e cercati un amico” due pregiudicati palermitani hanno tentato un’estorsione nei confronti di un ristoratore della città, ma gli investigatori della Squadra mobile e del Commissariato “S. Lorenzo” li hanno arrestati dopo averli colti sul fatto. La scorsa sera, infatti, gli uomini di pattuglia nelle vie cittadine hanno notato un gruppo di persone sull’uscio di una nota pizzeria. Incuriositi da quell’assembramento, gli agenti hanno cercato di capire cosa stesse succedendo.

La gente raccolta ha raccontato che due uomini erano poco prima entrati nel locale e dopo aver ordinato due pizze da asporto ed averle pagate, avevano rivolto al proprietario delle raccomandazioni che celavano delle richieste chiaramente estorsive. Inoltre, allo scopo di esercitare pressioni intimidatorie sullo stesso, avevano anche sottolineato di essere al corrente dell’apertura di un nuovo ristorante in altra zona.

Di fronte al rifiuto del negoziante di pagare qualsiasi somma di denaro, si è creata una certa confusione che ha attirato l’attenzione dei clienti e poi della pattuglia.

All’arrivo dei poliziotti i due estorsori, già noti alle Forze dell’Ordine per lo stesso reato, si sono giustificati dicendo di essere in gravi difficoltà familiari, ma ciò non è servito per evitarne l’arresto.

fonte Polizia di Stato