Reggio Calabria OPERAZIONE “NASSA 3.0”

La Polizia di Stato di  Reggio Calabria, dalle prime ore dell’alba, è impegnata  nell’esecuzione di 18  custodie cautelare emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Palmi (RC), a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, sostituzione di persona e trattamento illecito dei dati personali, quali appartenenti ad un sodalizio criminale operante sui versanti ionico e tirrenico del territorio reggino.

Associazione per delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, sostituzione di persona i principali reati contestati dall’Autorità Giudiziaria.

Oltre 120 poliziotti della Polizia Postale e della Questura di Reggio Calabria sono impegnati nell’operazione che ha portato anche al sequestro di conti correnti e di materiale informatico.

 Gli indagati vendevano, su note piattaforme di e-commerce, autovetture, trattori, scavatori, scooter ed altri beni in realtà inesistenti, attraverso una serie di ingegnosi stratagemmi finalizzati a “coprire” le proprie effettive identità e un modus operandi organizzato e complesso.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

POLIZIA DI STATO: OPERAZIONE “LIFE STYLE”

 

Risultati immagini per squadra mobile antidrogaDalle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato di Rimini, ha eseguito l’ordinanza, con la quale, il Gip del Tribunale di Rimini ha disposto 18 misure cautelari nei confronti di altrettante persone responsabili di spaccio di sostanze stupefacenti correlato al “mondo della notte” della Riviera.
I poliziotti della Squadra Mobile hanno inoltre ostacolato una fiorente attività di commercializzazione di sostanzeRisultati immagini per droga polizia vietate, in quanto farmacologicamente o biologicamente attive,  quali “Winstrol Depot”; “Rexogin”; “Trembolone” (steroidi anabolizzanti), tra persone che ruotano intorno al mondo delle palestre.
18 sono i destinatari delle misure cautelari: si tratta di cittadini italiani, albanesi e marocchini, nei confronti dei quali i poliziotti sono riusciti a documentare numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina, nonché di compravendita illegale di sostanze dopanti per frequentatori di palestre.

L’indagine, coordinata dal sostituto Procuratore, dr. Davide Ercolani, trae spunto dall’arresto di un giovane magrebino; l’attività di indagine ha quindi permesso di acquisire “step by step” gli elementi sufficienti per chiedere e ottenere il provvedimento restrittivo eseguito in mattinata, con numerosi sequestri di sostanza vietate e stupefacenti.
Sono ancora in corso le perquisizioni. La Polizia di Stato di Rimini ha messo in campo oltre 100 uomini con l’ausilio anche dei Reparti prevenzione crimine di Bologna e Reggio Emilia e delle unità cinofile.

Antiterrorismo. La Polizia arresta 2 stranieri e ne denuncia un terzo.

Savona, si tratta di tre marocchini, tra i 27 e i 44 anni, in Italia da anni, con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e in materia di falso.
L´attività di indagine, diretta dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, nasce a seguito della segnalazione di una giovane savonese al Commissariato di P.S. online della Polizia Postale e delle Comunicazioni, relativa ad un messaggio Whatsapp pervenuto sull´utenza cellulare della ragazza da un contatto non presente nella sua rubrica e originante da un numero del Marocco.
Ciò che aveva indotto la venticinquenne a rivolgersi alla Polizia Postale era l´immagine riprodotta nel profilo Whatsapp: la foto, cioè, di una giovane ragazza con un mitra in mano ed in posizione di tiro.
La segnalazione veniva subito inviata agli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia che, anche con l´aiuto della ragazza, ricostruivano che circa tre mesi prima, transitando nei pressi di una struttura data in cessione a profughi provenienti dall´Africa, aveva prestato il proprio cellulare ad uno dei marocchini ivi residente, che a suo dire aveva la necessità di contattare dei conoscenti nel Paese d´origine.
Le successive indagini della Polpost ligure, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno quindi ricostruito una fitta rete di contatti dai quali emergeva il sospetto di possibile attivismo dei tre indagati nel campo del proselitismo all´autoproclamato Stato Islamico.
La complessa attività investigativa, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche internazionali e telematiche, nonchè del costante monitoraggio delle navigazioni in Rete, ed in particolare sui social network, degli indagati ha evidenziato come i tre marocchini creassero  profili Facebook utilizzando numeri di cellulari intestati ad altre persone.
ppolLa Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, sulla base delle risultanze investigative, ha emesso i provvedimenti di perquisizione eseguiti dal personale della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia, unitamente a quello della D.I.G.O.S. e della Squadra Mobile della Questura di Savona, e l´ausilio di una Unità cinofila della Polizia di Stato di Torino, presso i domicili dei tre marocchini, ove sono stati rinvenuti e sequestrati telefoni cellulari che saranno ora sottoposti ad analisi tecniche più approfondite, che però hanno già evidenziato la presenza di ulteriori profili e siti in lingua araba utilizzati dagli indagati, adesso al vaglio degli investigatori.
Inoltre, nel corso delle perquisizioni è stata anche rinvenuta cocaina, bilancini e circa 5 mila euro in contanti, nonché una decina di documenti di identità italiani, non rubati, sui quali sono in corso approfondimenti per verificare se siano legati ad una possibile attività di spaccio da parte degli arrestati, ad esempio lasciati a garanzia del debito, o se invece il loro possesso sia finalizzato a ben altri impieghi.
L´odierna operazione si inserisce nel più ampio contesto della intensificata attività antiterrorismo condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni a partire dall´autoproclamazione dello Stato Islamico del giugno 2014.
Gli attacchi terroristici avvenuti anche in Paesi dell´Unione Europea e il sempre più diffuso ricorso alla rete Internet da parte delle organizzazioni terroristiche facenti capo al Daesh, come strumento di diffusione delle ideologie più radicali e di rivendicazione e come mezzo complementare di attuazione della strategia jihadista hanno, infatti, suggerito alla Specialità l´intensificazione dell´attività di prevenzione e contrasto attraverso percorsi investigativi che prevedono relazioni sinergiche con la Polizia di Prevenzione ed il comparto intelligence.
di Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

TRUFFA AGLI ANZIANI, SI FINGEVANO AVVOCATI. ARRESTATI DALLA POLIZIA DI TRIESTE

La Polizia di Trieste,  ha arrestato due pericolosi truffatori specializzati, che hanno operato a danni di più anziani perpetrate nel centro cittadino e nelle regioni del nord est.
Le indagini degli uomini della Squadra Mobile hanno accertato il duo, oltre a operare in ambito regionale, aveva scelto proprio Trieste come luogo privilegiato per le proprie scorribande.  I due, di origini campane,  spacciandosi per avvocati, si facevano preannunciare  da una telefonata  alla vittima, da parte di finti assicuratori od appartenenti alle FF.OO.. Nella circostanza paventavano l’avvenuto incidente stradale provocato da un familiare che per evitare il carcere avrebbe dovuto pagare una consistente somma di danaro. Il malcapitato anziano, indotto in un grave stato di stress, consegnava ai malfattori gioielli e importanti somme di danaro. Dopo l’ultima truffa compiuta a Trieste, gli agenti della Squadra Mobile hanno effettuato servizi ad ampio raggio, sin dalle prime ore dell’alba su vari caselli autostradali e diverse vie di collegamento, che hanno consentito di localizzare l’autovettura usata dai malviventi e successivamente bloccarli dopo una truffa ai danni di un anziano avvenuta a Portogruaro. Le successive perquisizioni hanno permesso di recuperare tutta la refurtiva relativa alle truffe, nonché’ altri preziosi di provenienza illecita.
La Polizia ritiene che gli stessi siano gli autori di numerose truffe attuate, con il medesimo modus operandi, negli ultimi mesi tra Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso, Trieste, Venezia, ed altre città del  nord est.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

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PALERMO, FIRENZE, MILANO, POLIZIA POSTALE: Operazione ANTIPEDOFILIA ONLINE

p4Si è conclusa in questi giorni, con l´esecuzione di 8 arresti, 13 denunce e 21 perquisizioni, una complessa indagine della Polizia Postale e delle Comunicazioni verso soggetti dediti allo scambio in rete di immagini e video pedopornografici.
Gli otto arrestati (3 in provincia di Palermo, 2 in provincia di Firenze e i rimanenti 3, rispettivamente nelle province di Milano, Trapani e Agrigento) sono stati colti in flagranza dagli investigatori della Polizia Postale mentre si scambiavano, tramite la rete internet, un´enorme quantità di immagini e video riproducenti scene di violenze sessuali in pregiudizio di bambini in tenerissima età, alcuni dei quali addirittura infanti.
Le indagini, condotte dal Compartimento Polposta di Palermo con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, si inseriscono nella costante attività di contrasto alla produzione, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico attraverso la rete internet.
Tale attività viene svolta dalla Specialità in un clima di collaborazione con le polizie e le agenzie straniere specializzate nella lotta al cybercrime, oltre che con Europol ed Interpol, collaborazione caratterizzata soprattutto dallo scambio di dati di intelligence, che, anche in questo caso opportunamente sviluppati, hanno permesso di individuare le connessioni ad internet e di tracciare il materiale pedopornografico scambiato e condiviso.
Nell´ambito di suddetta operazione, le attività “undercover” sono state intraprese previa emissione diretta, da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, di un decreto di autorizzazione all´attività di contrasto, ai sensi dell´art. 14 della Legge n° 269/98, per l´esecuzione del quale è stato delegato il Compartimento di Palermo.
Le prime risultanze investigative sono state attentamente vagliate dal Sostituto Procuratore della Repubblica Francesca Dessì, magistrato che opera in seno al Team specializzato della Procura della Repubblica di Palermo, coordinato dal Procuratore Aggiunto Salvatore DE LUCA.p5
Il tracciamento delle connessioni alla rete effettuate dagli arrestati ha consentito agli investigatori della Polizia Postale di individuare l´ubicazione delle postazioni dalle quali venivano effettuate le sessioni di chat e lo scambio dei file illeciti.
Accanto alle complesse indagini tecniche, gli operatori della Postale hanno affiancato quelle tradizionali con sopralluoghi, pedinamenti e appostamenti, che hanno fatto emergere le abitudini e le frequentazioni dei vari malviventi.
Tra gli arrestati, si registra un’assoluta varietà dei profili e di età comprese tra i 21 e i 63 anni e di svariate professioni, dal Vigile del Fuoco a un docente ad un infermiere. Malgrado ciò a testimonianza che il fenomeno è  diffuso a prescindere dal profilo della persona e della mansione lavorativa che svolge.
La quantità di materiale acquisito nel tempo dai responsabili si è rivelata ingente, in un caso addirittura superiore ai 10.000 files, sulla quale adesso si concentreranno le attività di analisi forense, anche e soprattutto finalizzate alla identificazione delle giovani vittime abusate, svolte dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On line (C.N.C.P.O) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma,  che conduce le attività specialistiche di analisi delle immagini per l´identificazione delle vittime avvalendosi dell´ accesso diretto ad I.C.S.E. “International Child Sexual Exploitation”, database delle immagini pedopornografiche presso l´Interpol di Lione, in cui sono archiviati i file utili all´identificazione di minori ed abusanti, condivisi dalla comunità internazionale di Polizia.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

MILANO, POLIZIA DI STATO: OPERAZIONE “TRANSITUS” SMANTELLATA UN´ORGANIZZAZIONE CRIMINALE.

Visualizzazione di 1.jpgp1La Polizia di Stato di Milano ha arrestato 10 Stranieri per associazione a delinquere, finalizzata allo sfruttamento dell´immigrazione clandestina.Le Province interessate sono Monza, Milano, Brescia e Venezia. Gli agenti di  polizia hanno dato contestualmente esecuzione anche alla misura cautelare reale del sequestro preventivo di due veicoli che venivano utilizzati per compiere i “viaggi”. p2
L´operazione di Polizia denominata “TRANSITUS”, condotta dagli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Monza, ha permesso di ricostruire l´attività di una organizzazione criminale, verticistica e piramidale, i cui componenti  svolgevano l´attività di veri e propri “scafisti di terra”.
L´indagine, iniziata nel 2014,  ha preso il via dalle dichiarazioni rese ai poliziotti del Commissariato di Monza, da un cittadino egiziano avvicinato dal gruppo criminale, che aveva tentato di arruolarlo come autista per i trasporti all´estero dei clandestini, ma rifiutandosi di collaborare con il gruppo criminale si è rivolto alla Polizia.Il capo dell´organizzazione, un cittadino egiziano che, per il tramite di un complice in Sicilia, era in contatto direttamente con gli scafisti in partenza dalle coste africane, una volta avvisato che i profughi erano in partenza per l´Italia, attivava immediatamente il gruppo. Inviava i p3“procacciatori” alla Stazione Centrale di Milano, dove all´epoca fu allestito un punto di accoglienza per i profughi nei mezzanini della stazione, con il compito di contrattare con loro il “trasporto” verso il nord Europa. I cittadini dell´est Europa svolgevano poi le mansioni di “autisti”. L´attività di indagine della Polizia di Stato ha permesso di raccogliere fonti di prova in ordine a ben 20 viaggi effettuati in un solo mese, per un totale di circa 100 clandestini trasportati in nord Europa e circa 70mila euro di indebito profitto per il sodalizio criminale.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

Reggio Calabria, operazione “ALCHEMIA” della Direzione Investigativa Antimafia. Sequestrati beni per 40 milioni di euro e più di 40 arrestati affiliati delle cosche calabresi.

pol4La Polizia di Stato e la D.I.A. hanno eseguito 42 misure cautelari – 34 in carcere, 6 ai domiciliari e 2 interdittive dall´esercizio di un pubblico ufficio,  a carico di altrettanti soggetti appartenenti ed affiliati alla `ndrangheta delle cosche reggine “Raso – Gullace – Albanese” e “Parrello – Gagliostro”, indagati per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società.
L´inchiesta, denominata “ALCHEMIA”, si è sviluppata in due fasi operative: una condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Genova, in collaborazione con i  Centri Operativi di Reggio Calabria e Roma, nei confronti di elementi affiliati alla cosca mafiosa “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova (RC);  l´altra, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, condotta dalle Squadre Mobili delle Questure di  Genova, Reggio Calabria e Savona, con riguardo a soggetti appartenenti alla medesima consorteria mafiosa ed a quella denominata “Parrello-Gagliostro” di Palmi (RC).
Le investigazioni hanno disvelato il grande interesse degli appartenenti alle citate consorterie della `ndrangheta per diversi settori “strategici”, quali il movimento terra, l´edilizia, l´import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di scommesse on line, la lavorazione dei marmi, autotrasporti, smaltimento e trasporto di rifiuti speciali, con l´individuazione di società intestate a prestanome.
Affiliati alla cosca cittanovese operanti in Liguria hanno confermato il loro profilo di pericolosità e di solido collegamento con la “casa madre”, evidenziando ancora una volta il rilevante ruolo della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della `ndrangheta nel Nord Italia.
E´ stata altresì documentata la partecipazione a diversi summit mafiosi da parte degli indagati, sancendo la loro intraneità all´organizzazione criminale di matrice calabrese. Inoltre è stata accertata la rituale affiliazione di figli di `ndranghetisti al momento del compimento della maggiore età.
Sono state comprovate relazioni con esponenti della politica reggina, anche a livello nazionale, funzionali ad un reciproco scambio di favori, che hanno confermato l´interesse che le cosche hanno nel coltivare le indispensabili connessioni con il mondo politico. Altri rapporti intrattenuti con le medesime finalità sono stati riscontrati con funzionari dell´Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria di Reggio Calabria.
Inoltre, in Liguria e Piemonte, è stata accertata l´infiltrazione degli appartenenti alla cosca “Raso – Gullace – Albanese” in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell´infrastruttura ferroviaria d´interesse nazionale denominata “Terzo Valico dei Giovi”, attualmente in fase di costruzione con l´avvenuta cantierizzazione di siti afferenti al settore ligure/piemontese. Allo scopo di agevolare l´inizio dei lavori alcuni affiliati hanno anche sostenuto il movimento “SI´ TAV”.
Particolarmente intensi sono stati i rapporti accertati tra le imprese della cosca “Raso – Gullace- Albanese” e gli amministratori di alcuni comuni liguri, il cui operato è stato oggetto di condizionamento, anche mediante la sollecitazione al pagamento indebito di somme di denaro, con specifico riferimento alla fornitura di servizi in materiale ambientale.
Le imprese edili e di movimento terra riferibili alla cosca “Raso – Gullace – Albanese”,  hanno acquisito anche appalti dalla Cooperativa “Coopsette”, attraverso la corruzione di dipendenti infedeli che assegnavano le commesse a seguito dell´approvazione di preventivi appositamente “gonfiati”, così consentendo un maggior guadagno alle imprese mafiose e assicurarsi il pagamento di un corrispettivo.
La complessa attività investigativa ha permesso infine di documentare gli stretti rapporti e la sussistenza di interessi economici comuni tra la cosca “Raso – Gullace – Albanese”  e quella dei “Parrello-Gagliostro” di Palmi (RC), i cui affiliati gestiscono numerose società – attive prevalentemente nel settore dei servizi di igiene ambientale con sedi in Lombardia, Emilia Romagna e Calabria –  intestate a prestanome che, grazie a compiacenti imprenditori e manager genovesi e romani, avevano acquisito, tra gli altri, il sub-appalto per i servizi di igiene civile e industriale di “Poste Italiane S.p.a.” e  “Alleanza Assicurazioni S.p.a.” in provincia di Reggio Calabria.
In particolare appare interessante la tendenza della `ndrangheta ad investire i propri capitali illeciti nel settore della produzione e commercializzazione di lampade a led.
Inoltre sono stati documentati consistenti investimenti all´estero nel settore immobiliare mediante una serie di operazioni realizzate in costa Azzurra, nelle Canarie ed in Brasile, attraverso il riciclaggio di capitali di provenienza illecita e la contestuale acquisizione di disponibilità finanziarie in quei Paesi in forza di rapporti instaurati con fiduciari locali.
E´ stato, infine, eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di nr. 21 società, la maggior parte delle quali con sedi in Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio e Calabria, riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in circa 40 milioni di euro.

di  Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

Operazione antidroga tra Sicilia e Campania, 24 arresti

Operazione antidroga tra la Sicilia e la Campania in cui sono finiti in carcere numerosi esponenti di spicco di cellule malavitose palermitane e partenopee, costituenti un’unica joint venture criminale specializzata nel traffico illecito di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish e marijuana.

Nell’operazione di oggi, in cui sono finiti in carcere 24 persone su 26 indagate, sono stati impegnati un centinaio di uomini della Squadra mobile di Palermo insieme adunità cinofile e pattuglie del Reparto prevenzione crimine.

Gli arresti hanno, di fatto, smantellato la linea di comando e le fila di due gruppi criminali locali, uno dei quali collegato ad una parallela organizzazione napoletana, che lo riforniva di droga)

Uno di questi gruppi si occupava dell’importazione, da Napoli al territorio siciliano, di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina, principalmente destinati a rimpinguare le scorte dei grossi trafficanti locali; questi, a loro volta, rifornivano gli intermediari, deputati, invece, ad approvvigionare sia i mercati del Capoluogo isolano, che le località di Mazara del Vallo, Marsala, Alcamo, Castellammare del Golfo e Palma di Montechiaro.

Dopo i primi sequestri di droga, però, il gruppo partenopeo, aveva attivato un altro canale di smercio in favore di un secondo clan legati ad esponenti della locale compagine mafiosa della Guadagna.

Tale ulteriore canale di approvvigionamento di droga era stato documentato attraverso il sequestro di 3,7 chili di cocaina e di 500 grammi di eroina, per l’occasione trasportato da due donne napoletane, arrestate in flagranza nel corso delle indagini.

Un altro gruppo criminale era, invece, capitanato da un uomo già arrestato nel 2009 per reati di mafia, che attraverso alcuni dei suoi più stretti familiari importava in Sicilia hashish destinato ai mercati di droga di Palermo, di Villabate e Misilmeri. Quest’ultimo asse di traffico illecito era stato colpito dagli investigatori dell’antidroga nel 2013 con un maxi sequestro di droga proveniente dalla Romagna, occultato nel doppiofondo di un camion carico di patate.

Complessivamente, nel corso delle investigazioni la Squadra mobile palermitana è riuscita ad intercettare e sequestrare circa 13 chili di cocaina, 700 grammi di eroina, 425 chili di hashish e 1chilo di marijuana.

Ad uno degli esponenti di spicco dell’organizzazione criminale sono stati sequestrati beni per circa 1 milione di euro, tra cui una lussuosa villa alle porte di Palermo.

fonte.foto.polizia di stato

 

Rimini, arrestati 3 malviventi

poli1La Polizia di Stato di Rimini ha arrestato 3 persone in flagranza mentre tentavano di far saltare il bancomat di una banca a Cerasolo di Coriano, nel Riminese.
Questa mattina alle 5.30 tre persone, hanno cercato di assaltare lo sportello di un bancomat, ma il tempestivo intervento delle volanti e del Reparto prevenzione crimine in servizio sul territorio hanno impedito la riuscita della rapina. La Polizia di Stato di Rimini ha arrestato i 3 in flagranza di reato. I malviventi allpoli3a vista della polizia hanno cercato di fuggire a bordo di un’auto, ne è nato un inseguimento culminato con lo speronamento della Volante della Polizia di Stato, al termine del quale, senza feriti,  i tre sono stati arrestati.

 

 

 

 

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

FERMO, NIGERIANO UCCISO DA UN ULTRA’.

PO1E’ stato fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale per Amedeo Mancini, l’ultra’ della Fermana indagato per l’uccisione di Emmanuel Chidi Namdi, il richiedente asilo nigeriano pestato a morte il 5 luglio a FERMO, mentre difendeva la compagna dagli insulti razzisti di Mancini. L’uomo finora era indagato a piede libero.

Le parole del Ministro dell’interno Angelino Alfano: “questo giorno di infinità tristezza segna un confine invalicabile tra chi ritiene che ci siano dei valori irrinunciabili e chi invece tra i valori inserisce un razzismo che noi disprezziamo. Il cuore dell’Italia non è rappresentato da chi ha commesso questo omicidio”.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato