Blue Whale: i consigli della Polizia postale

Sono tante le storie e le segnalazioni relative al fenomeno del “gioco” al suicidio tra bufale e verità, ma la cosa certa che si evince in questi casi è il disagio giovanile a cui genitori, insegnanti e soprattutto i ragazzi devono prestare attenzione.

La Polizia postale comunque è al lavoro per monitorare la Rete per verificare realmente l’impatto che la Blue Whale ha nel nostro Paese.

Le prime indagini ci dicono che il fenomeno è cresciuto perché se ne parla molto, ma le verifiche sulle segnalazioni che arrivano mirano a mettere in luce soprattutto i casi di emulazione.

L’emulazione purtroppo è più pericolosa del gioco perché, come risulta dalle chat, molti ragazzi sono incuriositi dalle prove e vogliono parteciparvi. Il rischio è che possano finire nella trappola e, incitati dal gruppo, non ne escano più.

Al momento gli specialisti della Postale stanno verificando la consistenza di 40 denunce, anche al fine di individuare eventuali persone che possano indurre i minorenni ad atti di autolesionismo e al suicidio attraverso l’uso di canali social e app.

Rispetto alla Russia, dove è nata la Blue Whale, in Italia al momento non è stato individuato alcun “tutor” che dà ordini ai ragazzi.

Inoltre la Polizia postale sul portale online http://www.commissariatodips.it , ha predisposto una stanza virtuale per illustrare i pericoli emergenti in Rete, agevolare le segnalazioni attraverso la compilazione di uno specifico form e sensibilizzare gli utenti all’adozione di idonee contromisure strutturate, anche grazie all’ausilio specialistico di psicologi della Polizia di Stato.

CONSIGLI PRATICI

PER I GENITORI

• Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in Rete: parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno;

• Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno-veglia: alcuni livelli della sfida prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4,20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste;

• Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web sulla Balena Blu-Blue Whale parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire: può capitare che quello che agli adulti sembra “roba da ragazzi” per i ragazzi sia determinante;

• Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose, così come dichiarare emergenze che non esistono, può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane;

• Se vostro figlio sta passando un periodo di forte fragilità, non esitate a confrontarvi con gli specialisti che lo seguono, chiedendo loro quali strategie potete adottare per ridurre il rischio che si lasci coinvolgere nella sfida Blue Whale;

• Se vostro figlio vi racconta che c’è un compagno che partecipa alla sfida Balena Blu-Blue-Whale, non esitate a comunicarlo ai genitori del ragazzo se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola se non conoscete la famiglia; se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo in pericolo recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti cliccando qui.

AI RAGAZZI:

• La sfida del Blue Whale non è un gioco né una prova di coraggio, è qualcosa che attraverso i social può far leva sulla fragilità di alcuni bambini e ragazzi, inducendoli a mettersi seriamente in pericolo: non contribuire a diffondere questo rischio;

• Nessuna sfida con uno sconosciuto o con gruppi di amici sui social può mettere in discussione il valore della tua vita: segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita cliccando qui;

• Ricorda che anche se ti sei lasciato convincere a compiere alcuni passi della pratica Blue Whale, non sei obbligato a proseguire: parlane con qualcuno, chiedi aiuto, chi ti chiede ulteriori prove cerca solo di dimostrare che ha potere su di te;

• Non credere che pressioni a compiere prove sempre più pericolose siano reali: chi minaccia te o la tua famiglia vuole dimostrare di poterti comandare, non lasciarti ingannare;

• Se conosci un coetaneo che dice di essere una Blue Whale parlane subito con un adulto: potrebbe essere vittima di una manipolazione psicologica, di una suggestione e il tuo aiuto potrebbe farlo uscire dalla solitudine e dalla sofferenza;

• Se qualcuno ti ha detto di essere un “curatore” per la sfida Blue Whales sappi che potrebbe averlo proposto ad altri bambini e ragazzi: parlane con qualcuno di cui ti fidi e segnala subito chi cerca di manipolare e indurre dolore e sofferenza ai più piccoli cliccando qui;

• Se sei stato aggiunto a gruppi whatsapp, Facebook, Istagram, Twitter o altri social che parlano delle azioni della sfida Blue Whale, parlane con i tuoi genitori o segnalalo subito cliccando qui;

• Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose così come dichiarare emergenze che non esistono può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane;

• In rete come nella vita aiuta sempre chi è in difficoltà;

Il Blue Whale è una pratica che può suggestionare i ragazzi ed indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc.) sino ad arrivare al suicidio. Questa suggestione può essere operata dalla volontà di un adulto che aggancia via web e induce la vittima alla progressione nelle 50 tappe della pratica oppure da gruppi whatsapp o sui social nei quali i ragazzi si confrontano sulle varie tappe, si fomentano reciprocamente, si incitano a progredire nelle azioni pericolose previste dalla pratica, mantenendo gli adulti ostinatamente all’oscuro.

fonte e foto polizia di stato

Attacchi informatici: denunciato hacker di Anonymus

C’è un giovane di 16 anni dietro la campagna di attacchi informatici, denominata #OpSafePharma, lanciata dal movimento di hacker Anonymus.

Il ragazzo, conosciuto con il nickname di Artek, è il responsabile di numerosi attacchi informatici diretti all’Istituto superiore di sanità, al ministero della Salute, Asl di numerose Regioni, e pagine di alcune Asl locali.

Gli attacchi erano di due tipi: o erano tesi a bloccare la funzionalità del sito o a rendere pubblici alcuni dati riservati contenuti nei database degli Enti.

Gli attacchi, iniziati il 16 marzo, erano giustificati da una critica al comportamento del sistema sanitario nazionale in materia di “Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)“.

Il giovane tendeva inoltre ad acquisire visibilità all’interno del movimento Anonymus proprio attraverso gli attacchi.

Gli investigatori della Polizia postale e delle comunicazioni, in servizio al Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) hanno seguito sin da subito le tracce dell’hacker indentificando in Arek un giovane della provincia Udine.

Nel corso della perquisizione è stato sequestrato molto materiale informatico, gran parte del quale criptato.

fonte Polizia di Stato

Virus web Cryptolocker, l’allerta della polizia postale di Parma

La polizia postale ha diffuso con una nota un’allerta per gli utenti del web sul virus Cryptolocker, in grado di bloccare l’acceso ai file suol proprio computer. Le forze dell’ordine raccomando di non versare alcuna somma ai criminali informatici e di rivolgersi per tutte le informazioni al commissariato on-line della polizia di Stato, disponibile anche tramite app su smartphone e tablet.

L’ALLERTA – Negli ultimi giorni la polizia postale e delle comunicazioni ha registrato una nuova ondata di attacchi attraverso invio di mail contenenti il già noto virus Cryptolocker, che imperversa ormai da un po’ di tempo sul web.

Purtroppo, nonostante gli sforzi investigativi abbiano già consentito di individuare diversi individui e gruppi organizzati, sia italiani che stranieri, impegnati nella organizzazione e realizzazione di simili campagne malevole, la estesa diffusione del fenomeno e la costante per cui l’attacco si rivela possibile, sempre e comunque grazie ad un comportamento disattento dell’utente, hanno indotto la specialità ad aumentare le misure di prevenzione attraverso ogni strumento utile a garantire la sicurezza di chi naviga in Rete.

Lo scenario è il seguente: l’ignaro utente riceve sulla propria casella di posta elettronica un messaggio che fornisce indicazioni ingannevoli su presunte spedizioni a suo favore oppure contenente un link o un allegato a nome di istituti di credito, aziende, enti, gestori e fornitori di servizi noti al pubblico.

Cliccando sul link oppure aprendo l’allegato (solitamente un documento in formato pdf o zip), viene iniettato il virus che immediatamente cripta il contenuto delle memorie dei computer, anche di quelli eventualmente collegati in rete.

A questo punto si realizza il ricatto dei criminali informatici che richiedono agli utenti, per riaprire i file e rientrare in possesso dei propri documenti, il pagamento di una somma di alcune centinaia di euro in bitcoin la moneta virtuale (ndr) a fronte del quale ricevere via e-mail un programma per la decriptazione. È importante non cedere al ricatto, anche perché non è certo che dopo il pagamento vengano restituiti i file criptati. Tenere sempre aggiornato il software del proprio computer, munirsi di un buon antivirus, fare sempre un backup, ovvero una copia dei propri file, ma soprattutto fare attenzione alle mail che ci arrivano, specialmente se non attese, evitando di cliccare sui link o di aprire gli allegati, sono i consigli più importanti da seguire per impedire l’infezione del Cryptolocker.

Per maggiori informazioni e assicurare un contatto diretto e continuativo con il cittadino, si può fare riferimento anche al Commissariato di P.S. on line, per tutti coloro che frequentano la rete, caratterizzato da innovativi sistemi di interattività con l’utente, reperibile all’url: www.commissariatodips.it.

Il portale è stato integrato con apposita “app” scaricabile gratuitamente dal proprio smartphone o dall’iPad per consentire di venire incontro alle crescenti richieste di assistenza e di aiuto degli utenti della rete, in tempo reale, e di conoscere sempre di più il mondo del web, i suoi rischi e le sue opportunità.

In tale contesto, la polizia postale e delle comunicazioni ha concluso, alla fine dello scorso anno, alcune attività che hanno permesso di sgominare un’organizzazione criminale per associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo informatico, estorsione on line e riciclaggio degli illeciti proventi realizzati mediante la diffusione del virus in argomento, di cui sono rimaste vittima privati cittadini ma anche aziende, private e pubbliche.

fonte Repubblica.it

Safer Internet Day: al via la quinta edizione “Per un web sicuro”

In occasione della quinta edizione del Safer Internet Day 2016, la giornata mondiale di sensibilizzazione all’utilizzo sicuro e responsabile di Internet, è stato presentato oggi il Progetto promosso dalla Polizia di Stato e dal MoigePer un web sicuro“.

Testimonial d’eccezione, così come per le precedenti edizione, la conduttrice Milly Carlucci che da genitore si augura che la Rete possa essere una grande opportunità e non un pericolo.

Per l’occasione è stato trasmesso anche uno Spot contro il bullismo realizzato dalla Rai e dalla Polizia di Stato.

L’iniziativa è volta a rendere consapevoli i giovani durante la navigazione sul web e aiutare i genitori a conoscere i mezzi per proteggere i figli dai possibili pericoli che ni nascondono in internet.

Il Progetto dell’edizione di quest’anno interesserà 70 scuole medie in 10 regioni d’Italia e coinvolgerà oltre 21mila studenti e 44 mila tra docenti, genitori e anche nonni.

La giornata mondiale Safer Internet Day è ormai celebrata in oltre 100 Paesi.

fonte Polizia di Stato

La campagna della Polizia di Stato “Una vita da social” fa tappa in Francia

La campagna itinerante della Polizia di StatoUna vita da social“, organizzata e curata dalla Polizia postale e delle comunicazioni, quest’anno ha fatto tappa anche oltre il confine italiano di Ventimiglia. Il truck, con a bordo gli operatori della Postale, infatti è arrivato in Francia a Mentone dopo gli incontri in diverse località liguri.

Questo progetto dedicato agli studenti, insegnanti e genitori per sensibilizzarli sui pericoli dell’utilizzo della Rete è co-finanziato dalla Commissione Europea e nel corso delle due precedenti edizioni ha registrato incontri con circa 150 mila studenti, 25 mila genitori e quasi 11 mila insegnanti.

Giorgio Bacilieri, dirigente del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Genova, ha commentato “Quest’anno si è pensato di coinvolgere anche i giovani nativi digitali di Mentone, accomunati a quelli italiani da un utilizzo massiccio e, a volte, troppo spregiudicato dei social network. Siamo certi ha che in questa giornata di confronto internazionale ciascuno riuscirà ad accrescere ulteriormente le proprie esperienze.”

di Umberto Buzzoni

Sextortion: catanese minaccia di pubblicare foto hard su facebook

Di solito inizia tutto con una chat aperta su un social network, e poi il copione è quasi sempre lo stesso: scambi di messaggi infuocati, immagini erotiche e gli incontri sexy sul web si trasformano in vere e proprie estorsioni.

È la storia di una professionista romana che, qualche giorno fa si è rivolta alla Polizia postale per fermare il ricatto messo in piedi da un 48 enne siciliano a cui aveva inviato immaginihard“.

I fatti
Dopo aver inviato una richiesta di amicizia su facebook, l’uomo ha intrapreso con la signora una “relazione” basata su conversazioni sul social network poi proseguite su Whatsapp, ed è qui che è avvenuto lo scambio di foto particolari.

Il ricatto comincia qualche giorno dopo quando l’uomo inizia a minacciare di diffondere le immagini ai contatti facebook della vittima, se lei non avesse pagato 200 euro.

Gli investigatori hanno ricostruito le tracce informatiche lasciate dal 48 enne che, dopo esser stato identificato è stato denunciato.

La “Sextortion“, estorsione sessuale, è un fenomeno in crescita sui social network e spesso riguarda persone sole e si sta diffondendo anche tra i minorenni, di tutte le fasce sociali.

fonte Polizia di Stato

Caccia ai latitanti: un sito internet unico per l’Europa

Nasce il sito europeo per la ricerca di latitanti. Sotto l’egida di Europol, l’agenzia europea di polizia, è stato creato un sito internet che raccoglie i ricercati più pericolosi. Alla realizzazione delle pagine web hanno partecipato 28 Stati membri dell’Unione europea che aderiscono all’Enfast (European network of fugitive active search teams).

Le funzionalità del sito prevedono le segnalazioni, anche anonime, su criminali di alto profilo ricercati a livello internazionale, condannati o sospettati di aver commesso reati gravi o attentati terroristici in Europa. I contenuti saranno gestiti e pubblicati dai Team nazionali Enfast.

Si è scelto di presentare una lista compatta con un numero ristretto di latitanti che verranno scelti e aggiornati in base alle priorità. L’Italia al momento ha inserito due latitanti Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra e Ernesto Fazzalari, pluriomicida della ‘Ndrangheta, condannato all’ergastolo.

Per l’Italia l’attività di aggiornamento delle pagine web e di coordinamento con gli altri team sarà svolta dalla Direzione centrale della polizia criminaleServizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip); proprio il direttore del servizio Gennaro Capoluongo, commentando l’iniziativa, ha dichiarato “La lotta al crimine passa attraverso la cooperazione e la condivisione in tempo reale di ogni informazione utile per la cattura dei latitanti ed in questo senso il sito web di Europol rappresenta un importante strumento di indagine”.

fonte Polizia di Stato

Falso attentato Isis a Firenze: identificato mister “X” di Anonymous

Il 28 dicembre scorso aveva rilasciato un’intervista su un quotidiano online facendo capire di aver sventato un attentato che l’Isis stava per portare a termine a Firenze, asserendo inoltre che la notizia arrivava da un’attività “sotto copertura” di Anonymous, che avrebbe presto portato anche all’individuazione dei membri del commando.

L’uomo, un 29enne esperto informatico di Aosta, conosciuto all’interno del movimento Anonymous come “X” oppure “wArning“, è stato fermato dalla Polizia e denunciato in stato di libertà con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo e al danneggiamento di sistemi informatici.

L’indagato è inoltre ritenuto dagli investigatori il fondatore del canaleOpParis“, nato con il fine di individuare profili Twitter dei presunti affiliati all’Isis collegati agli attentati di Parigi.

Subito dopo le sue “rivelazioni” il Servizio polizia postale e delle comunicazioni ha aperto un’indagine attraverso il Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), ma non è stato trovato nessun riscontro della notizia. Stesso risultato per quanto riguarda l’analisi svolta dagli investigatori che si occupano in maniera specifica di terrorismo.

Inoltre è stato lo stesso Anonymous a sconfessare il suo adepto. Il due gennaio scorso è infatti apparso un post sulla pagina Facebook del Gruppo, che iniziava così: “In relazione a quanto apparso nei giorni scorsi sugli organi di stampa, Anonymous Italia intende sottolineare il suo disappunto e distacco totale in merito alle dichiarazioni rilasciate da un membro di nome X”.

Dopo aver concluso gli ultimi accertamenti ed aver escluso in maniera assoluta che la notizia potesse avere fondamento, gli investigatori del Cnaipic si sono presentati a casa di “X”. All’interno della sua abitazione è stato rinvenuto numeroso materiale informatico, ora al vaglio degli investigatori.

fonte Polizia di Stato

E’ operativa la Banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia

Nasce oggi la Banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia (Bdna) che, sempre rispettando le garanzie a tutela del trattamento dei dati sensibili, servirà a semplificare e accelerare il rilascio delle comunicazioni e informazioni antimafia.

Il ministro Angelino Alfano ha dichiarato “Abbiamo centrato l’importante obiettivo di velocizzare le procedure salvaguardando i controlli per agevolare così quelle attività, preziose per la nostra economia, che come base di partenza hanno già le carte in regola per competere sul mercato. L’innovativa piattaforma informatica realizzata dal Dipartimento per le politiche del personale del ministero dell’Interno, consentirà infatti alle stazioni appaltanti di ottenere, in assenza di evidenze ostative, l’immediato rilascio della documentazione liberatoria relativa all’operatore economico inserito nell’archivio informatico della banca dati”.

di Umberto Buzzoni

La Polizia e le sue origini in un click

Da oggi, sul sito della Polizia di Stato, un nuovo spazio farà conoscere più a fondo la storia della Polizia, a partire dalla sua istituzione, nel 1848 attraverso ricostruzioni e documenti originali.

Link: La Nostra Storia

In questa nuova sezione trovano posto documenti, immagini e disegni che raccontano, dalle origini, i principali mutamenti legislativi ed organizzativi della Polizia italiana, sino ad arrivare all’attuale organizzazione.

Non mancano spazi dedicati ai simboli distintivi come la Bandiera e lo Stemma araldico con la riproduzione elettronica dei documenti originali.

Nelle pagine dedicate alle uniformi si potrà apprezzare l’evoluzione delle divise in dotazione ai reparti di Polizia nelle varie epoche storiche.

Inoltre saranno proposti degli approfondimenti sui principali avvenimenti, personaggi e prassi di polizia.

Una sezione è poi dedicata alle auto: foto e schede ci faranno tornare indietro fino al 1936.

Le pagine, che saranno in continuo aggiornamento, sono state create dall’Ufficio storico della Polizia di Stato che dal 2008 ha anche curato e realizzato, con la collaborazione di enti, studiosi e ricercatori, la pubblicazione di opere sulla storia della Polizia di Stato, alcune delle quali scaricabili.

fonte Polizia di Stato