Sicilia, sbarcano altri 529 migranti Al collasso i centri d’accoglienza

accoglienzada TGCOM24

Il mercantile panamense “City of Sidon” ha sbarcato a Palermo 529 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia: tra loro vi sono anche 120 donne e 19 minorenni. I profughi saranno ospitati, oltre che nei locali della Caritas diocesana, anche in alcune parrocchie messe a disposizione dalla Curia: i centri di accoglienza, al collasso dopo l’ondata di sbarchi degli ultimi giorni, non hanno infatti posti sufficienti per accogliere tutti.

Tra le parrocchie candidate a ospitare i nuovi arrivati c’è anche quella di San Gaetano a Brancaccio, nella quale operò don Pino Puglisi, ucciso da Cosa Nostra nel settembre del 1993.

I profughi saranno assegnati alle loro destinazioni al termine delle operazioni di identificazione e di controllo sanitario. Tra le 120 donne sbarcate dieci sono incinte. A coordinare l’intervento c’è il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, e con lei sono al lavoro i sanitari dell’Azienda sanitaria di Palermo, la Croce rossa, la Protezione civile e le forze di polizia.

 

Immigrazione clandestina: consegnate due motovedette alla Tunisia

da Polizia di Stato

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e  il capo della Polizia Antonio Manganelli hanno consegnato, questo pomeriggio, 2 pattugliatori marini modello p350 alla Guardia nazionale di  Tunisia.

La consegna delle due modernissime imbarcazioni, lunghe 35 metri, nei Cantieri Navali Vittoria della città di Adria, in provincia di Rovigo,  avviene in seguito agli accordi e alla collaborazione tra lo Stato italiano e quello tunisino in materia di prevenzione e di controllo dei flussi  di immigrazione clandestina dalle coste del Nord Africa.

Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Rovigo Francesco Provolo, il questore Rosario Eugenio Russo, il direttore centrale  dell’Immigrazione e della polizia delle Frontiere Rodolfo Ronconi e il presidente della regione Veneto, Luca Zaia.

Terrorismo: in Italia hezbollah organizza viaggi “all inclusive”

da Polizia di Stato

Facevano entrare in Italia immigrati clandestini fornendo loro, dietro pagamento, un pacchetto “all inclusive” che garantiva viaggio, alloggio e un lavoro presso i “Kebab” dell’organizzazione. Tutto questo dopo averli istruiti sulle dichiarazioni da fare alle autorità italiane, con storie false di torture nei Paesi di origine per ottenere l’asilo politico.

Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le 9 persone appartenenti all’organizzazione terroristica turca Hezbollah arrestati stamattina dai poliziotti della questura di Terni, coordinati dal Servizio centrale antiterrorismo. Tra gli arrestati tre donne due ucraine ed un’italiana.
La base dell’organizzazione era a Terni ma alcune delle 41 perquisizioni sono state eseguite anche a Milano, Modena, Roma, Como e a Trieste.
Almeno 30 gli immigrati che pagando gli arrestati sono riusciti ad entrare in Italia grazie all’attività di questa organizzazione, secondo quanto scoperto dalla polizia nel corso dell’indagine durata quasi un anno e mezzo.

Le indagini sono iniziate con l’arresto, in Lombardia, di un cittadino turco su cui pendeva un mandato di cattura internazionale per terrorismo.

L’organizzazione criminale faceva arrivare in Italia clandestini curdi e palestinesi con una falsa documentazione che consentiva di poter richiedere l’asilo politico e ottenere il permesso di soggiorno. Gran parte degli arrestati sono turchi riconducibili all’organizzazione Hezbollah turca, che nulla ha a che vedere con l’Hezbollah libanese.

Chi sono gli Hezbollah
Il gruppo terroristico turco “Hezbollah” (in arabo “Il partito di Dio”) nasce durante gli anni Ottanta con l’obiettivo di creare uno stato islamico retto dalla shari’a sul territorio della Repubblica turca.
Nonostante, in apparenza, ideologicamente ispirato all’omonimo movimento islamista libanese, l’hezbollah turco nasce e si sviluppa come movimento sunnita, al contrario del gruppo attivo nel Libano meridionale che raggruppa individui aderenti al movimento sciita.

Responsabili in Turchia di atti di cruda violenza nei confronti dei militari e dei civili e vista la forte pressione operata dall’autorità di Ankara,l’organizzazione sta cercando di ricollocarsi, in piccole cellule, in varie regioni all’estero, dove poter esprimere il loro potere e condurre la loro battaglia.