Roma. STUPRI: Commissariato di Porta Pia arresta un uomo

da Agenzia di stampa AGI

Tentativo di violenza sessuale a Roma.
Un cittadino libico di 36 anni ha aggredito una donna in un albergo ma le urla della vittima hanno richiamato l’attenzione degli ospiti dell’hotel che a loro volta hanno chiesto l’intervento del 113. L’uomo, con la scusa di avere un amico in comune, ha approcciato una donna all’interno di un bar poco dopo la mezzanotte: durante la conversazione i due si sono accordati per scambiarsi un dvd, che l’uomo diceva di avere nell’albergo dove alloggiava. Una volta arrivati in hotel, l’uomo ha invitato la donna a salire per consegnarle il film.
Appena davanti alla porta della camera, lui ha insistito per farla entrare ma lei a quel punto si e’ insospettita e ha tentato di andarsene; lui e’ diventato insistente, l’ha spinta sul letto, l’ha tenuta bloccata gambe e braccia e le ha tolto i pantaloni e gli slip. Lei ha iniziato a gridare a squarciagola e alcune persone, fuori dalla porta, hanno chiamato il 113.
Spaventato dal fatto di essere stato scoperto, l’uomo si e’ nascosto in bagno e la donna ne ha approfittato per scappare.
Gli agenti del Commissariato Porta Pia hanno poi arrestato l’uomo con l’accusa di violenza sessuale.

DONNA UCCISA A MILANO:arrestato il padrone di casa pronto alla fuga

di Grazia De Marco                   

A pochi giorni dalle celebrazioni per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ancora un caso di cronaca nera che le vede protagoniste di follia omicida. Il 22 novembre scorso, infatti, una donna di 44 anni, è stata trovata uccisa e incaprettata in un appartamento a Piazzale Lagosta I, nel cosiddetto quartiere “Isola”, nella zona nord di Milano.

La vittima si chiamava Laureca Adelaide Lima, era originaria di Capoverde e viveva in Italia da circa vent’anni, dove lavorava come badante. A ritrovare il corpo, sono stati alcuni agenti di Polizia che erano entrati nell’abitazione per una perquisizione.

Nel tardo pomeriggio, infatti, un uomo armato di cacciavite appuntito aveva rapinato il supermercato Simply Market di via Porro Lambertenghi. La cassiera aveva immediatamente chiamato le forze dell’ordine, che hanno fermato il rapinatore, successivamente identificato per Vincenzo Vergata, 56 anni, trovato anche in possesso di alcuni grammi di droga, un mazzo di chiavi e una bolletta con l’indirizzo di Piazzale Lagosta.

A quel punto, come da prassi, gli agenti di Polizia si sono recata sul posto per perquisire l’appartamento e, nella cucina, hanno rinvenuto una donna, nuda, in posizione prona, con  una corda legata intorno ai polsi, tre sacchetti di plastica sulla testa e alcuni pezzi di stoffa ben tagliati e sistemati per coprire determinate parti del corpo, tra cui le natiche. Secondo l’esperta della scientifica Lilia Fredella, la badante di Capoverde è morta per soffocamento, dopo essere stata colpita al capo con un oggetto contundente e accoltellata al viso due volte.

In un primo momento l’uomo era stato fermato per l’assalto al supermercato, poi è arrivata l’accusa di omicidio, anche grazie ad alcune rivelazioni fatte dallo stesso Vergata durante l’interrogatorio. Nell’appartamento di 50m² dell’uomo, gli investigatori hanno ritrovato un piccolo quaderno, dove era appuntato il nome della 44 enne capoverdiana e un biglietto aereo con destinazione Istanbul,  per il 27 Novembre, che Vincenzo aveva acquistato in un’agenzia di Lambrate il giorno prima della rapina, forse effettuata proprio per reperire il denaro necessario a pagarsi il viaggio per la fuga.

L’uomo è divorziato da anni, ha una figlia grande ed era conosciuto nel quartiere come “il drogato”, per il suo passato legato alla tossicodipendenza, che Vergata aveva conoscito , molto probabilmente, a causa di uno stato di malessere sopraggiunto nel 2003, dopo la chiusura del bar che lui stesso gestiva con la madre.

 

 

Delitto Lignano: Confermato l’arresto di Lisandra Aguila Rico

 

di Grazia De Marco

Gli autori del delitto dei coniugi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, avvenuto lo scorso 19 agosto a Lignano, hanno finalmente un nome. A massacrare la coppia sarebbero stati Lisandra Aguila Rico, 21 enne di origine cubana e suo fratello Laborde Reiver Rico di tre anni più grande, i quali avrebbero agito nel garage della villa di via Annia 12, di proprietà delle vittime.

Ad incastrare i due cittadini stranieri sarebbero stati i rilievi effettuati dagli investigatori sul luogo del delitto e sui due cadaveri, primo fra tutti quello del DNA che, insieme ad alcune intercettazioni telefoniche, hanno permesso ai Carabinieri coordinati dal Capitano Fabio Pasquariello di arrestare la donna, che, intanto, si era rifugiata a Pontecagnano (SA), pronta a fuggire dall’Italia.

La vera svolta, però, si è avuta ufficialmente nel corso del lunghissimo interrogatorio avvenuto successivamente al fermo, grazie alla confessione della giovane donna, condotta poi nel carcere di Trieste. In data 20 settembre u.s., peraltro, il GIP del Tribunale di Udine Paolo Lauteri, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, ha confermato l’arresto, ravvisando il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.

Il fratello 24 enne della donna, invece, inseguito da un mandato di cattura internazionale è stato rintracciato nella stessa data a Cuba, dove, probabilmente, si rifugiava nella casa dove vive con la moglie. Gli investigatori hanno subito avviato i contatti con le Autorità cubane per chiedere l’estradizione dell’indagato, ma spetterà al Paese caraibico prendere una decisione in merito.

Per quanto riguarda il duplice omicidio, l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti sarebbe quella della rapina finita male. I due fratelli, entrambi incensurati, molto probabilmente erano a conoscenza dell’ingente somma di denaro che la coppia teneva in casa (40 mila euro in un battiscopa e 60 milioni di vecchie lire in un sottotetto) ed avrebbero organizzato il furto. La rapina sarebbe degenerata quando i due assassini si sarebbero resi conto di essere stati riconosciuti dalle vittime ed avrebbero perso il controllo, uccidendoli.

I coniugi Burgato, infatti, conoscevano bene i due rapinatori, perchè  lavoravano  esattamente di fronte al loro negozio di coltelli, in una gelateria di proprietà del compagno della madre dei due stranieri, Sandra Emilia Rico.                             Lisandra e Laborde erano giunti in Italia nel 2009, per tentare un ricongiungimento con la madre, che, nel frattempo, aveva avuto altri due figli da Enzo Spinelli, di origini napoletane, titolare della gelateria “il Re del gelato” di Lignano.

Dopo il ricongiungimento con la madre, i due fratelli avevano trovato un’occupazione nel bar-gelateria, frequentato abitualmente dalle vittime. Dopo lestate, i rapporti tra lo Spinelli ed i due giovani stranieri si erano deteriorati, tanto da costringere Laborde a trovare un altro lavoro presso una sala giochi, mentre Lisandra, dopo aver cercato invano un’occupazione come cameriera, si era trasferita a Salerno.