Sesso in cambio di aiuto agli esami, due anni e sei mesi al prof catanese

da Corrire.it

Aveva chiesto ad alcune studentesse prestazioni sessuali in cambio di un aiutino agli esami, ma due di loro l’hanno denunciato. Si conclude con la condanna del prof. catanese Elio Rossitto il primo grado di giudizio del processo che ha scosso l’università etnea. Due anni e sei mesi di reclusione, pena sospesa, e un risarcimento di 5mila euro ciascuno per le cinque parti offese. La sentenza è stata emessa con l’accesso al rito del patteggiamento, dal gup Giuliana Sammartino: l’ex docente di Economia politica dell’università di Catania era imputato di tentate concussione e violenza sessuale.

catania

LA DENUNCIA – Il professore nell’ottobre del 2009 era stato denunciato da due studentesse che lo accusarono di aver chiesto loro prestazioni sessuali in cambio del superamento dell’esame. Il processo era stato incardinato davanti la quarta sezione penale del Tribunale etneo, che ha però poi ritenuto legittima un’eccezione presentata dalla difesa, su una mancata notifica in sede di indagini preliminari e rinviato gli atti alla Procura. I sostituti procuratori Marisa Scavo e Lina Trovato hanno chiesto, dopo avere interrogato Rossitto, nuovamente il suo rinvio a giudizio. La Procura ha condiviso la richiesta di patteggiamento, presentata dai legali dell’imputato, il professore Angelo Pennisi e l’avvocato Attilio Floresta, che è stata accettata dal Gip. Nell’udienza di oggi era stata ammessa come parte civile anche l’associazione Thamaia.

LE IENE – Della vicenda si occupò anche la trasmissione Le Iene di Italia 1 che aveva ripreso il professore in un albergo assieme a una studentessa che aveva rifiutato le avances. La disponibilità di un risarcimento danni è stata presentata in sede di patteggiamento dal professore Rossitto, i cui legali avevano presentato anche una proposta di transazione alle cinque ragazze che erano parti lese nel procedimento. Secondo quanto si è appreso, due di loro avrebbero accettato, le altre avrebbero rifiutato e stanno valutando l’ipotesi di ricorrere in sede civile.

Si diede fuoco per salvare la casa: morto

casada TGCOM24

E’ morto all’ospedale di Catania Giovanni Guarascio, il muratore di 64 anni che il 14 maggio si era dato fuoco. Un gesto disperato per impedire lo sfratto dalla sua casa a Vittoria, nel Ragusano. Guarascio aveva riportato ustioni di primo e secondo grado su tutto il corpo. Rimangono ricoverati la moglie e l’agente di polizia che era intervenuto per soccorrere il muratore disoccupato.

La casa dell’uomo era stata messa all’asta per un vecchio debito con una banca ragusana. Le sue condizioni erano apparse subito gravi ai sanitari dell’Ospedale di Vittoria, dove era stato ricoverato dopo essersi dato fuoco. Per questo era stato deciso il trasferimento nella divisione grandi ustionati dell’Ospedale “Cannizzaro” di Catania dove i medici non avevano sciolto la prognosi.Aperta un’inchiesta sul pignoramento della casa – Nei giorni scorsi la Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta, con indagati, sul procedimento che ha portato al pignoramento e alla vendita della casa. Il reato ipotizzato, dal procuratore capo Carmelo Petralia e dal sostituto Federica Messina, è di turbativa d’asta. Sono due i tronconi dell’inchiesta: uno riguarda l’aggiudicazione della casa all’asta, e l’altro la storia e l’evoluzione del rapporto debitorio bancario e dell’esecuzione immobiliare. In merito a quest’ultimo fascicolo la guardia di finanza del comando provinciale di Siracusa ha acquisito, atti su disposizione della magistratura.

Stazionarie le condizioni dei feriti – Non migliorano le condizioni di Giorgia Famà, moglie del muratore morto. La donna ha ustioni di secondo e terzo grado sul 20% del corpo, in particolare su viso, collo e torace, con lesioni meno gravi a mani e avambraccio. Nello stesso ospedale è ricoverato il poliziotto Antonio Terranova, che ha ustioni di terzo grado sul 30% della superficie corporea, soprattutto a viso, braccia e orecchio sinistro.

BENI PER 7 MILIONI SEQUESTRATI AD UN IMPRENDITORE

da Italpress – Agenzia di Stampa

Sequestrato dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catania un patrimonio di circa 7 milioni di euro tra quote societarie ed aziende, numerosi fabbricati e terreni, autoveicoli e disponibilita’ bancarie e postali ad un imprenditore ritenuto inserito nell’organizzazione facente capo al clan La Rocca, affiliata alla famiglia mafiosa “Santapaola” di Catania. Il sequestro antimafia e’ stato disposto dal Tribunale di Catania, che ha accolto la proposta avanzata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, in esito alle indagini eseguite dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catania.
(ITALPRESS).