Uccise passanti a picconate a Milano: Adam Kabobo condannato a 20 anni

kabotoda TGCOM24

Il gup ha riconosciuto al ghanese, che l’11 maggio 2013 uccise tre passanti a colpi di piccone, la seminfermità mentale, e ha disposto che passi tre anni in una casa di cura dopo aver espiato la pena

Adam Kabobo, il ghanese che l’11 maggio del 2013 uccise tre passanti a Milano a colpi di piccone, è stato condannato, come richiesto dall’accusa, a vent’anni di carcere. Lo ha deciso il gup Manuela Scudieri che gli ha riconosciuto la seminfermità mentale. Il gup ha anche disposto per lui 3 anni da passare in una casa di cure e custodia come misura di sicurezza dopo l’espiazione della pena.

Una condanna che però non soddisfa i parenti delle vittime: “E’ quello che mi aspettavo dalla giustizia italiana, per quello che mi riguarda è una pena insufficiente e vedremo poi se sconterà davvero questi vent’anni”, ha commentato Andrea Masini, figlio di Ermanno, uno dei tre passanti uccisi da Kabobo.

Asilo “Cip Ciop”, appello conferma condanne alle due maestre

asiloda Agi

Confermate in appello le pene a 6 anni e 4 mesi e 5 anni di reclusione per Anna Laura Scuderi e Elena Pesce, le due maestre dell’asilo ‘Cip Ciop’ di Pistoia, per i maltrattamenti a cui furono sottoposti i bambini a loro affidati. La Corte d’appello di Genova ha accolto la richiesta di conferma avanzata dal pg Antonio Lucisano.

Il processo si e’ celebrato a Genova in quanto il figlio di un magistrato di Firenze e’ rimasto coinvolto nella vicenda. Assenti alla lettura della sentenza le due imputate che non hanno mai presenziato al processo.

Quarantanove le parti offese nel processo.

Sesso in cambio di aiuto agli esami, due anni e sei mesi al prof catanese

da Corrire.it

Aveva chiesto ad alcune studentesse prestazioni sessuali in cambio di un aiutino agli esami, ma due di loro l’hanno denunciato. Si conclude con la condanna del prof. catanese Elio Rossitto il primo grado di giudizio del processo che ha scosso l’università etnea. Due anni e sei mesi di reclusione, pena sospesa, e un risarcimento di 5mila euro ciascuno per le cinque parti offese. La sentenza è stata emessa con l’accesso al rito del patteggiamento, dal gup Giuliana Sammartino: l’ex docente di Economia politica dell’università di Catania era imputato di tentate concussione e violenza sessuale.

catania

LA DENUNCIA – Il professore nell’ottobre del 2009 era stato denunciato da due studentesse che lo accusarono di aver chiesto loro prestazioni sessuali in cambio del superamento dell’esame. Il processo era stato incardinato davanti la quarta sezione penale del Tribunale etneo, che ha però poi ritenuto legittima un’eccezione presentata dalla difesa, su una mancata notifica in sede di indagini preliminari e rinviato gli atti alla Procura. I sostituti procuratori Marisa Scavo e Lina Trovato hanno chiesto, dopo avere interrogato Rossitto, nuovamente il suo rinvio a giudizio. La Procura ha condiviso la richiesta di patteggiamento, presentata dai legali dell’imputato, il professore Angelo Pennisi e l’avvocato Attilio Floresta, che è stata accettata dal Gip. Nell’udienza di oggi era stata ammessa come parte civile anche l’associazione Thamaia.

LE IENE – Della vicenda si occupò anche la trasmissione Le Iene di Italia 1 che aveva ripreso il professore in un albergo assieme a una studentessa che aveva rifiutato le avances. La disponibilità di un risarcimento danni è stata presentata in sede di patteggiamento dal professore Rossitto, i cui legali avevano presentato anche una proposta di transazione alle cinque ragazze che erano parti lese nel procedimento. Secondo quanto si è appreso, due di loro avrebbero accettato, le altre avrebbero rifiutato e stanno valutando l’ipotesi di ricorrere in sede civile.

PROCESSO SANITOPOLI: Del Turco condannato a nove anni e sei mesi

sanitopolidi Grazia De Marco

L’ex  Governatore abruzzese, Ottaviano Del Turco, è stato condannato a nove anni e sei mesi nel processo Sanitopoli, per i reati di associazione a delinquere, corruzione, concussione e falso. Ottaviano Del Turco è stato comunque assolto da alcuni episodi di concussione “per non aver commesso il fatto”, da un falso in atto pubblico e da un abuso “perché il fatto non costituisce il         reato”.

Il Tribunale di Pescara si poi è espresso anche nei confronti degli altri indagati: l’ex mangar della Asl di Chieti Luigi Conga è stato condannato a 9 anni di carcere per concussione; l’ex Parlamentare del Pdl, Sabatino Aracu, è stato condannato a quattro anni di reclusione per un episodio di concussione; l’ex segretario generale dell’Ufficio di Presidenza della Regione, Lamberto Quarta, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione per associazione a delinquere, concussione e tentata concussione; l’ex capogruppo  regionale del Pd, Camillo Cesarone, è stato condannato a 9 anni di reclusione per associazione a delinquere, corruzione, concussione e tentata concussione; l’ex assessore regionale alle Attività Produttive, Antonio Boschetti, è stato condannato a 4 anni di reclusione per associazione a delinquere e concussione; l’ex assessore regionale alla Sanità, Bernardo Marzocca, è stato condannato a 2 anni di reclusione per  associazione a delinquere, concorso in falso atto pubblico e minacce a pubblico ufficiale; l’ex Direttore dell’Agenzia Sanitaria Regionale, Francesco di Stanislao, è stato condannato a 2 anni di reclusione per associazione a delinquere e abuso d’ufficio;  l’ex patron di Villa Pini, Vincenzo Maria Angelini, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi per corruzione; Pierluigi Cosenza, è stato condannato ad 1 anno e sei mesi di carcere per falso (pena sospesa);   mentre la società Villa Pini S.r.l. è stata condannata al pagamento di 400 quote societarie del valore di 500 euro l’una, pari alla somma di 200.000 euro.

Il Tribunale ha inoltre dichiarato Conga, Quarta e Cesarone interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, in stato di interdizione legale durante la pena ed incapaci di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la stessa durata della pena principale; Angelini, Boschetti e Aracu interdetti dai pubblici uffici per 5 anni ed incapaci di  contrattare con le pubbliche amministrazioni per la stessa durata della pena           principale.

Questa  sentenza è l’atto finale di un’indagine iniziata il 14 Luglio del 2008 dalla Procura di Pescara, che portò in carcere, oltre al governatore, 27 persone, tra assessori, consiglieri regionali, manager e società. Tutto era nato da un’inchiesta sulla cartolarizzazione dei debiti della sanità, effettuata da Giancarlo Masciarelli, nominato dal centrodestra e confermato da Del Turco a capo della finanziaria regionale. Ad accusare Del Turco era stato Angelini, ex titolare della clinica Villa Pini, il quale aveva dichiarato ai magistrati di aver pagato tangenti per circa 15 milioni di euro ad amministratori pubblici regionali, sia di centrosinistra che di centrodestra, in cambio di agevolazioni.

A confermare le accuse di Angelini, ci sono anche i risultati delle perizie eseguite sulla foto relativa alla presunta tangente delle “mele” che l’ex patron di Villa Pini avrebbe consegnato a Del Turco il 2 Novembre 2007 a Collelongo (L’Aquila).         Nell’immagine si vede l’ex patron di Villa Pini con una busta in mano che, così aveva raccontato l’imprenditore, era piena di banconote da consegnare al governatore e una volta fatta la consegna, il sacchetto sarebbe stato riempito di mele.                                                Alla lettura della sentenza era presente anche l’ex Capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, che ha affermato: “è una sentenza che  ristabilisce la verità su un fatto doloroso per l’Abruzzo, io sono molto amareggiato perché su molti giornali e tv è passata la falsa notizia di un’inchiesta da archiviare, ora invece sono soddisfatto della sentenza e del lavoro fatto dalla Procura”.

Scazzi, ergastolo per Sabrina e Cosima Misseri La madre di Sarah: “Se lo meritano”

sarada TGCOM24

Sabrina Misseri e la madre, Cosima Serrano, sono state condannate all’ergastolo per l’omicidio della cugina, e nipote, Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto 2010. Condannato a otto anni Michele Misseri per il concorso nella soppressione del cadavere della nipote e per il furto aggravato del telefonino della vittima.

“Ergastolo” e il pubblico applaude – Un applauso è partito dal pubblico alla lettura della pena dell’ergastolo per Sabrina Missere e Cosima Serrano. La presidente della Corte ha interrotto un attimo la lettura della sentenza per richiamare tutti all’ordine e ha poi proseguito.

Tutte le condanne al processo di Avetrana – La corte di assise ha condannato inoltre a sei anni di reclusione ciascuno per concorso in soppressione di cadavere Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele Misseri. Due anni di reclusione sono stati inflitti all’ex difensore di Sabrina, Vito Russo, per intralcio alla giustizia. Per i tre favoreggiatori, la corte ha inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa.

La Corte di assise di Taranto ha condannato anche Michele Misseri, Cosima Serrano e Sabrina Misseri al risarcimento dei danni, da stabilire in separata sede, alla famiglia Scazzi e al Comune di Avetrana. Nello stesso tempo ha stabilito una provvisionale di 50mila euro ciascuno ai genitori di Sarah, Giacomo Scazzi e Concetta Serrano, e di 30mila euro per il fratello Claudio.

La madre di Sarah: “Chi uccide merita l’ergastolo”“Speravo in questo, chi uccide merita questo”. Così la mamma di Sarah Scazzi, Concetta Serrano, ha commentato la sentenza di ergastolo per sua sorella Cosima e sua nipote Sabrina, rispondendo alle domande dei giornalisti che le chiedevano se si aspettasse questa condanna. Concetta ha ringraziato i suoi avvocati, la procura e i giudici.

Legale famiglia Scazzi: “Non ha vinto nessuno” –  “Non ha vinto nessuno, perché Concetta, Giacomo e Claudio hanno perso una figlia e una sorella”. Così l’avvocato Walter Biscotti, legale di parte civile della famiglia di Sarah Scazzi, ha commentato la sentenza di condanna per Cosima e Sabrina. “E’ una sentenza severa ma era attesa – ha aggiunto – perché gli uffici del pm hanno fatto un lavoro esemplare che ha fatto emergere in modo inconfutabile le responsabilità”.

Corte trasmette atti per reato di autocalunnia di Misseri – Nella sentenza per l’omicidio di Sarah Scazzi, la Corte ha disposto la trasmissione di copia degli atti al procuratore della Repubblica nei confronti di Michele Misseri per verificare se esistano elementi per contestargli il reato di autocalunnia. L’agricoltore da due anni si autoaccusa del delitto e della soppressione del cadavere, dopo aver accusato la figlia Sabrina.

Misseri lascia l’aula senza parlareSolo un ghigno, un sorriso nervoso in risposta ai giornalisti che gli chiedevano un commento: Michele Misseri, condannato ad otto anni per soppressione di cadavere, ha lasciato il Tribunale di Taranto senza parlare. Ha parlato solo il suo avvocato, Luca Latanza. “Le sentenze si rispettano – ha detto – attendiamo le motivazioni, sono state accolte le nostre richieste di assoluzione per i due reati minori. E’ rimasto in piedi il reato più grave. Vedremo le motivazioni – ha concluso – e decideremo che fare“.

Cosima alla figlia: perché piangi? Lo sapevamo – ”Perche’ piangi? Tanto lo sapevamo”: cosi’ Cosima Serrano si e’ rivolta alla figlia, Sabrina Misseri, al rientro in cella nel carcere di Taranto dopo la sentenza della Corte di Assise che le ha condannate all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Per tutto il tragitto dal Palazzo di giustizia alla casa circondariale, Sabrina ha continuato a piangere, sia pure in maniera contenuta, e ad asciugarsi le lacrime. Nessuna reazione emotiva avrebbe lasciato trasparire invece la madre Cosima. Le due donne dividono da qualche tempo la cella con una detenuta italiana.

Terremoto dell’Aquila:Condannata a sei anni di reclusione la Commissione Grandi rischi

di Grazia De Marco

Dopo quasi trenta udienze, il Giudice del Tribunale dell’Aquila, Marco Belli, ha condannato in primo grado a sei anni di reclusione i sette componenti della Commisione Grandi Rischi, tutti imputati dei reati di  omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

I sette esperti si erano riuniti a L’Aquila il 31 Marzo del 2009, in una seduta straordinaria tenuta per discutere sui probabili rischi causati dallo sciame sismico  presente nel capoluogo Abruzzese da Gennaio 2009.

Gli imputati: Franco Barbieri, Presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Claudio Eva, Professore ordinario di fisica all’Università di Genova, Mauro Dolce, Direttore dell’ufficio rischio sismico della Protezione Civile, Gianmichele Calvi, Direttore di Eurcentre, Bernardo De Bernardinis, vice Capo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, all’epoca Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Giulio Selvaggi, direttore del Centro Nazionale Terremoti sono anche stati condannati all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Per tutti e sette gli imputati, l’accusa è quella di aver rassicurato l’intera popolazione aquilana sull’improbabilità di una forte scossa sismica, che invece si è verificata circa una settimana dopo.  La Commissione, quindi, dopo la riunione del 31 marzo 2009, avrebbe fornito informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie riguardo la reale pericolosità sismica.

Il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a quattro anni, mentre la difesa degli imputati chiedeva la piena assoluzione, puntando soprattutto sull’impossibilità di prevedere i terremoti. Nella sentenza di condanna, il Giudice ha inoltre disposto una provvisionale di sei milioni di euro per le parti civili, di cui due milioni di euro immediatamente esecutiva.

Dopo il verdetto dei Giudici, l’intero ufficio di Presidenza della Commissione ha rassegnato le dimissioni al Presidente del Consiglio Mario Monti.  Il Presidente della Commissione, Luciano Maiani, ha infatti affermato di “non vedere le condizioni per lavorare serenamente”.  La notizia a fatto il giro del mondo; su tutte le principali testate giornalistiche mondiali, infatti, si è parlato della          vicenda.

Intanto gli avvocati difensori dei sette condannati stanno già lavorando per il processo d’appello, fissato per la fine del 2013. Entro 90 giorni dovranno essere depositate le motivazioni, per permettere agli avvocati di presentare il ricorso.  La prima forte conseguenza di questa condanna, rischia di essere la “paralisi delle attività di prevenzione”, come ha affermato il Dipartimento della Protezione Civile

Calisto Tanzi news: l’ex patron di Parmalat condannato in appello a 17 anni e 10 mesi per il crack

di Grazia De Marco

Calisto Tanzi, ex patron della Parmalat, è stato condannato in appello a 17 anni e 10 mesi per il crack dell’azienda da 14,5 miliardi di euro.

La sentenza conferma sostanzialmente quella di primo grado che lo aveva invece condannato a 18 anni di reclusione.

Gli avvocati della difesa hanno annunciato il ricorso in Cassazione.

Lo scorso 26 marzo Tanzi aveva detto: “Porterò per sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti per colpa mia hanno subito danni”.

L’avvocato Fabio Belloni, uno dei tre difensori, ha dichiarato:

“La sentenza  sostanzialmente è in linea, per la posizione di Calisto Tanzi, con le  previsioni fatte. Ho notato un lavorio della Corte su alcune imputazioni. Chiaramente è stato intenso e quindi dovremo leggere la sentenza per  capirne gli effetti finali […] c’è  stato l’accoglimento parziale dell’appello della Procura, ma con  dichiarazioni di assorbimento in altri capi di imputazione. Certamente  alcuni temi rimangono irrisolti e pertanto verranno devoluti alla Corte  di Cassazione”

Fausto Tonna è stato invece condannato a 10 anni.