fonte Ansa
Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale per i Minorenni di Ancona, Paola Mureddu, nei confronti della 16enne (già in stato di fermo), per concorso, insieme al fidanzato Antonio Tagliata, nell’omicidio della madre, Roberta Pierini, e nel ferimento del padre, Fabio Giacconi (ormai in coma irreversibile).
I fatti risalgono al 7 novembre scorso, quando, in Ancona, nell’abitazione della famiglia Giacconi-Pierini, il 18enne Antonio Tagliata, armato di una pistola calibro 9, fa fuoco contro i genitori della sua fidanzatina 16enne, uccidendo la mamma e ferendo gravemente il papà, riducendolo in fin di vita: secondo le prime indiscrezioni, Roberta Pierini, impiegata 49enne, è stata raggiunta da tre colpi cal. 9 x 21, uno mortale alla testa (regione parietale destra), uno al fianco destro ed uno di striscio al fianco sinistro. Fabio Giacconi, anche lui 49enne, sottufficiale dell’Aeronautica Militare, invece, pare sia stato attinto da 4 colpi al torace. L’assurdo movente è da individuare in un giovane amore contrastato: la colpa di Roberta Pierini e di suo marito Fabio Giacconi, sarebbe stata quella di essersi opposti alla relazione tra la figlia 16enne ed il fidanzato, appena maggiorenne.
Il dramma si è consumato alle ore 13.30 circa, nella palazzina sita al civico 9 di via Crivelli, quando i vicini di casa, allarmati dal fragore di almeno cinque o sei colpi d’arma da fuoco provenienti dall’appartamento al quarto piano, hanno chiamato i Carabinieri ed il 118. Entrati in casa, i militari hanno trovato Roberta Pierini priva di vita, riversa a terra sul terrazzo, dove, forse, aveva cercato una via di fuga. A ucciderla un proiettile alla testa. Poco distante suo marito, Fabio Giacconi, colpito 4 volte al torace e di striscio ad un orecchio. Le condizioni dell’uomo sono apparse subito gravissime, tanto che, nei giorni successivi, è entrato in coma irreversibile.
Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore Andrea Laurino, si sono concentrate immediatamente nei confronti della figlia 16enne della coppia e del suo fidanzato, il 18enne Antonio Tagliata, resisi irreperibili e quindi considerati in fuga. Qualche ora dopo, i due ragazzi sono stati intercettati dai Carabinieri alla stazione di Falconara, ove erano arrivati in motorino.
Il giovane si è assunto la piena responsabilità dell’accaduto, riferendo agli inquirenti che a sparare contro i coniugi Giacconi era stato solamente lui e l’aveva fatto perché, in occasione dell’ennesima lite avuta con i predetti a causa della sua relazione con la 16enne, si era spaventato per l’atteggiamento oltremodo aggressivo avuto nei suoi confronti da Fabio Giacconi.
Poco dopo, il giovane omicida ha fatto ritrovare anche la pistola, che aveva gettato in un cassonetto per l’immondizia. In seguito, ha dichiarato che l’arma l’aveva comprata da un albanese, in pieno centro storico di Ancona, per la somma di 450 euro. Insieme alla pistola, aveva comprato anche tre caricatori e ben 86 proiettili.
Nell’immediatezza delle indagini, Antonio Tagliata è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco. Dopo la convalida del fermo, il GIP di Ancona ha emesso nei suoi riguardi ordinanza di custodia cautelare in carcere, per gli stessi reati. La ragazza, invece, è stata portata in una comunità protetta. Con il passare delle ore, però, il Tagliata, cambiando atteggiamento, ha cominciato scaricare le colpe sulla sua fidanzatina, sostenendo che era stata lei a dirgli di sparare.
Intervistato in occasione di una trasmissione televisiva, il padre di Antonio Tagliata, Carlo Tagliata (tra l’altro anche lui resosi responsabile di omicidio quando era ancora minorenne), dopo aver sottolineato che i genitori della ragazzina si erano più volte opposti alla relazione con suo figlio e che l’avevano tenuta spesso segregata in casa, ha dichiarato “la fidanzata di mio figlio è molto problematica, ha una situazione familiare molto difficile. Penso che mio figlio sia stato plagiato da lei; sono inoltre certo che mio figlio non voleva uccidere, anzi voleva suicidarsi. Era questa la sua intenzione prima di recarsi all’appuntamento con i genitori della sua fidanzata. Mio figlio ha preso la pistola per togliersi la vita, ve lo posso assicurare. Aveva anche chiamato la madre per dirle addio. Non era lucido quando ha sparato al padre della sua ragazza”.
A seguito della mutata strategia processuale di Paolo Tagliata e sulla base di ulteriori risultanze investigative, la posizione della 16enne si è aggravata, tanto che, come detto all’inizio, anche nei suoi confronti è stata adottata ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dal canto suo, la ragazza, delusa dal quel “tradimento” di Antonio, continua a ribadire la propria versione dei fatti, affermando “non è vero, non gli ho detto spara, spara…doveva esserci solo un chiarimento tra me, Antonio ed i miei genitori che osteggiavano il nostro rapporto…pensavo che fosse una pistola giocattolo e non è vero che ho detto spara”.
Fin qui la cronaca di questa tragedia che tanta commozione ha suscitato nella comunità di Ancona. A questo punto, però, come non chiedersi in che razza di mondo viviamo: FIGLI CHE UCCIDONO I GENITORI, GENITORI CHE UCCIDONO I FIGLI! Quella di Ancona, infatti, non è che l’ultima, in ordine di tempo, di una lunga serie di tragedie analoghe verificatesi negli ultimi anni, tra le quali, probabilmente, le più emblematiche e note al grande pubblico sono quella di Novi Ligure del 22 febbraio 2001, quando Erika De Nardo (16enne) ed il fidanzato Mauro (detto Omar, 17enne) uccidono la madre ed il fratellino di lei, e di Cogne del 30 gennaio 2002, quando Annamaria Franzoni massacra, uccidendolo, il figlioletto.
Ed immancabilmente, dopo ogni dramma del genere, sia sulla carta stampata che nelle trasmissioni televisive, c’è la rincorsa agli esperti più titolati nel settore della psiche, affinchè forniscano una qualche spiegazione plausibile su questi efferati delitti familiari, dai più definiti “contra natura”. Ma proprio perché “contra natura”, molto difficilmente potranno mai trovare una spiegazione.
di Dott. Rosario Calardo