OPERAZIONE “GOLD WASH” della Polizia di Stato

La Polizia di Stato di Frosinone, con l´operazione “Gold Wash”, ha disarticolato un sodalizio criminale intenzionato ad imporre con la violenza il controllo esclusivo nella gestione degli autolavaggi di Cassino (FR).
I poliziotti del Commissariato di Cassino, con l´ausilio di personale della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, hanno eseguito 8 misure cautelari in carcere nei confronti di altrettanti cittadini egiziani resisi responsabili, a vario titolo, in concorso tra loro, dei reati  di tentato omicidio, rapina, estorsione, lesioni personali aggravate e danneggiamento.
I fatti più gravi risalgono al 31 maggio scorso, quando, a Cassino, alcuni egiziani aggredirono con inaudita violenza, in due distinte occasioni, e a distanza di un´ora, dei loro connazionali, ferendone due in modo grave e riducendone uno in fin di vita, per ribadire il controllo esclusivo degli autolavaggi nel territorio del cassinate, estromettendo i potenziali concorrenti.
Già il precedente 29 maggio si era verificata una violenta rissa, sempre nel centro cittadino cassinate, a seguito della quale gli investigatori del Commissariato di Cassino avevano individuato e denunciato 4 cittadini egiziani.
Ad emettere le misure coercitive della custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili, in adesione alle ipotesi investigative del Commissariato cassinate, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cassino, Dr. Massimo Lo Mastro, su richiesta del Sostituto Procuratore dr. Alfredo Mattei.
Le indagini, proseguite in modo serrato e puntuale, hanno consentito oggi di chiudere il cerchio nei confronti di tutti gli autori della brutale aggressione, compiuta con l´utilizzo di spranghe di ferro e coltelli, assicurando alla giustizia anche i 4 uomini allora dileguatisi.
Tre degli arrestati sono, inoltre, già stati oggetto di indagine e segnalati  all´Autorità Giudiziaria, da parte della Squadra Mobile frusinate, per fatti analoghi verificatisi nel 2016 a Frosinone, sempre nei confronti di propri connazionali.
Con l´operazione odierna la Polizia di Stato ha scardinato un´organizzazione criminale che credeva, di poter dire, impunemente, ai propri concorrenti “Cassino è piazza nostra”, dispensando violenza su coloro che osavano ribellarsi.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Catanzaro, Arresti per corruzione

La Polizia di Stato di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP del capoluogo su richiesta della Procura della Repubblica, diretta dal Dott. Nicola GRATTERI, nei confronti di RENDA Nerina, 53 anni di Lamezia Terme e LUCCHINO Salvatore, 73 anni, anch’egli lametino, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Nello specifico, il provvedimento restrittivo giunge al termine di una articolata indagine, svolta dagli uomini della Squadra Mobile, che ha consentito di dimostrare che la RENDA, funzionario in servizio, all’epoca dei fatti, presso l’area IV – Settore Immigrazione Rifugiati – della Prefettura di Catanzaro ha favorito, a fronte di un corrispettivo economico, LUCCHINO Salvatore, imprenditore lametino impegnato nel settore dell’accoglienza ai migranti, gestore della società cooperativa GIANAL, nella instaurazione di un rapporto convenzionale con la Prefettura per la gestione del servizio dei migranti richiedenti protezione internazionale. L’indagine, coordinata dal Sost. Proc. Dott. Paolo PETROLO, del gruppo reati contro la pubblica amministrazione coordinato dal Proc. Aggiunto Dott. Giovanni BOMBARDIERI, prendeva infatti le mosse a seguito della stipula, in data 29 dicembre 2014, di una convenzione tra la GIANAL SRL e la Prefettura, all’esito della gara d’appalto bandita per l’assegnazione del descritto servizio e consentiva di accertare che il LUCCHINO aveva stretto una relazione con la RENDA, che all’epoca svolgeva le funzioni sopra descritte; emergeva poi che, in costanza del rapporto con l’Ente pubblico, nel giugno 2015, il LUCCHINO cedeva alla RENDA un immobile sito nel Comune di Feroleto Antico (CZ). Ulteriori approfondimenti davano modo di acclarare che la RENDA partecipava attivamente, all’espletamento della procedura di gara indetta dalla Prefettura di Catanzaro in data 14 luglio 2014, anche ponendo in essere sopralluoghi e ispezioni presso la predetta struttura del LUCCHINO che volutamente e strumentalmente risultavano essere positivi. Lo svolgersi delle investigazioni metteva infine in risalto il ruolo della RENDA – nel frattempo destinata ad altro incarico dall’amministrazione di appartenenza – in seno alle imprese del compagno, quale amministratore “di fatto” del centro. Si è verificato, inoltre, che quale compenso della condotta agevolatrice della RENDA, il LUCCHINO oltre a cederle la proprietà dell’immobile di Feroleto Antico (CZ), per il quale il GIP ha emesso un decreto di sequestro preventivo, le prometteva, a più riprese, la corresponsione di ulteriori somme di denaro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

‘Ndrangheta: Operazione della Direzione Distrettuale Antimafia e della Polizia di Stato di Reggio Calabria.

E’ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, finalizzata  all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti elementi di vertice della ‘Ndrangheta e di Cosa Nostra che, nel quadro di un’unica strategia mafiosa di attacco allo Stato negli anni ‘93 e ’94, sono ritenuti responsabili di essere tra i mandanti dei tre attentati compiuti in danno dei Carabinieri di Reggio Calabria, in cui persero la vita, il 18 gennaio 1994, gli Appuntati FAVA Antonino e GAROFALO Giuseppe; rimasero gravemente feriti, l’1 febbraio 1994, l’Appuntato MUSICÒ Bartolomeo e il Brigadiere SERRA Salvatore e rimasero miracolosamente illesi, l’1 dicembre 1994, il Carabiniere PASQUA Vincenzo e l’Appuntato RICCIARDO Silvio. Sono in corso di esecuzione anche numerose perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Alle operazioni eseguite dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, dal Servizio Centrale Antiterrorismo e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, partecipano anche i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

`Ndrangheta: Operazione della Direzione Distrettuale Antimafia… seguito

1)      `Ndrangheta: Operazione della Direzione Distrettuale Antimafia e della Polizia di Stato di Reggio Calabria.
E´ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, finalizzata  all´esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti elementi di vertice della `Ndrangheta e di Cosa Nostra che, nel quadro di un´unica strategia mafiosa di attacco allo Stato negli anni `93 e ´94, sono ritenuti responsabili di essere tra i mandanti dei tre attentati compiuti in danno dei Carabinieri di Reggio Calabria, in cui persero la vita, il 18 gennaio 1994, gli Appuntati FAVA Antonino e GAROFALO Giuseppe; rimasero gravemente feriti, l´1 febbraio 1994, l´Appuntato MUSICÒ Bartolomeo e il Brigadiere SERRA Salvatore e rimasero miracolosamente illesi, l´1 dicembre 1994, il Carabiniere PASQUA Vincenzo e l´Appuntato RICCIARDO Silvio. Sono in corso di esecuzione anche numerose perquisizioni in diverse regioni d´Italia. Alle operazioni eseguite dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, dal Servizio Centrale Antiterrorismo e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, partecipano anche i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria. I particolari dell´operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 presso la Sala Convegni della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco ROBERTI, dei Magistrati inquirenti e degli investigatori.

2)      `Ndrangheta: Operazione “´Ndrangheta Stragista” della Polizia di Stato.
`Ndrangheta stragista è il nome che gli inquirenti avrebbero dato all´operazione che questa notte ha portato in carcere elementi di spicco della `Ndrangheta reggina e Cosa Nostra siciliana.  La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha ricostruito – attraverso l´apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro – le causali del duplice omicidio del 18 gennaio 1994 e dei due tentati omicidi dei Carabinieri dell´1 dicembre 1993 e dell´1 febbraio 1994. Le vicende delittuose si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni 90´ e in particolare nella stagione definita delle “stragi continentali”. Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra (che tuttavia ebbe il ruolo operativo fondamentale nei termini già ampiamente descritti dalle sentenze di altre Autorità Giudiziarie) ma anche la `Ndrangheta. Gli attentati contro i Carabinieri non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell´ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione è maturata non all´interno delle cosche di `ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l´intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l´attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche.

3)       `Ndrangheta: “´Ndrangheta Stragista” della Polizia di Stato. I soggetti arrestati: GRAVIANO Giuseppe e FILIPPONE Rocco Santo.
Fra i soggetti destinatari dell´ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Reggio Calabria figura il siciliano GRAVIANO Giuseppe, capo del mandamento mafioso di Brancaccio, coordinatore delle cosiddette “stragi continentali” eseguite da Cosa Nostra, attualmente detenuto in regime di carcere duro. L´altro soggetto colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere è il calabrese FILIPPONE Rocco Santo, di 77 anni, di Melicucco (RC), capo del mandamento tirrenico della `Ndrangheta all´epoca degli attentati ai Carabinieri. A quest´ultimo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria contesta anche il reato di associazione mafiosa per essere, anche attualmente, l´elemento di vertice dell´articolazione territoriale della `Ndrangheta, localmente denominata cosca FILIPPONE  – direttamente collegata alla più articolata e potente cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC) – al quale sono demandati compiti di particolare rilievo come quello di curare le relazioni e incontrare i capi delle altre famiglie di `Ndrangheta al fine di dare esecuzione alle decisioni di maggior rilevanza criminale, deliberate dalla componente riservata della organizzazione mafiosa calabrese, come quelle di aderire alla strategia stragista di attacco alle istituzioni dello Stato, attuata in Calabria, negli anni ´93 e ´94, in sinergia con Cosa Nostra attraverso il compimento degli omicidi e tentati omicidi dei Carabinieri, materialmente eseguiti da CALABRÒ Giuseppe e VILLANI Consolato.

Fonte Foto Polizia Di Stato

DUE OMICIDI DI MAFIA, LA POLIZIA ARRESTA I RESPONSABILI

La Polizia di Stato, a conclusione di complesse attività d´indagine condotte dalle Squadre Mobili di Catanzaro e Vibo Valentia e dal Servizio Centrale Operativo di Roma, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, dalle prime ore della mattinata odierna, ha dato esecuzione ad un´ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dell´omicidio di Mario FRANZONI, avvenuto nell´anno 2002 a Porto Salvo (VV), dell´omicidio di Giuseppe Salvatore PUGLIESE CARCHEDI e del tentato omicidio di Francesco MACRI´, avvenuti nell´anno 2006 sulla SS 522 tra Vibo Marina e Pizzo Calabro, tutte vittime di agguati mafiosi. L´operazione vede l´impiego di uomini delle Squadre Mobili di Catanzaro, Vibo Valentia e del Servizio Centrale Operativo, con il sostegno operativo del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia. Le attività d´indagine, coordinate dal Procuratore Distrettuale dr. Nicola GRATTERI, dal Procuratore Aggiunto dr. Giovanni BOMBARDIERI e dal Sostituto Procuratore dott. Camillo FALVO ,supportate anche dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, Giuseppe GIAMPA´, Raffaele MOSCATO, Pasquale GIAMPA´, Andrea MANTELLA, hanno permesso di fare luce sui moventi degli omicidi e sui relativi mandanti oltreché sugli esecutori materiali dei gravi fatti di sangue, tutti riconducibili ad appartenenti alle cosche LO BIANCO e PISCOPISANI di Vibo Valentia oltre che ai GIAMPA´ di Lamezia.
In particolare, è stato accertato che l´omicidio di FRANZONI era stato commissionato dal costruttore Francesco BARBA ad esponenti della cosca LO BIANCO, tra cui Andrea MANTELLA, al fine di vendicare un episodio in cui i suoi figli erano stati minacciati con l´uso di una pistola da Mario FRANZONI. Come corrispettivo l´imprenditore edile vibonese BARBA si era impegnato a costruire due villette a Vibo Valentia, cedendole in favore degli esecutori materiali dell´omicidio. In merito al tentato omicidio e successivo omicidio di PUGLIESE CARCHEDI è stato accertato che il movente immediato di tale gesto era da individuarsi in una relazione clandestina da lui intrattenuta con la figlia minorenne di Felice NAZZARENO, esponente di vertice dei PISCOPISANI; relazione che non aveva troncato nonostante i vari avvertimenti a lui pervenuti. Tuttavia, al di là dell´ apparente movente riconducibile all´antico schema del “delitto d´onore”, la reale causale del fatto è emersa essere quella dei contrasti in seno alla criminalità organizzata vibonese ed in particolare il fatto che la vittima non riconoscesse l´autorità criminale dei maggiorenti delle cosche perpetrando in assoluta autonomia delitti, anche di natura estorsiva.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

TARANTO: ARRESTATE 27 PERSONE APPARTENENTI AD UN CLAN DI STAMPO MAFIOSO

La Polizia di Stato di Taranto ha arrestato 27 persone (20 misure di custodia cautelare in carcere e 7 arresti domiciliari), tra cui anche amministratori comunali, ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di associazione di tipo mafioso, scambio politico elettorale – mafioso, estorsione, corruzione, rapina, riciclaggio, lesioni personali, danneggiamento, detenzione illegale di armi da fuoco e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il clan, che mirava a strutturarsi in “centro di potere” in grado di relazionarsi con le realtà istituzionali e con la società civile attraverso la sua capacità di infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale locale, operava in diversi settori, dall´aggiudicazione di appalti pubblici alle estorsioni, dall´imposizione nelle attività di “movimento terra” al riciclaggio, creando un clima di intimidazione nei confronti di numerosi imprenditori locali che venivano così soggiogati al sistema mafioso. Fra i destinatari di misura cautelare anche ex ed attuali amministratori locali di tre Comuni ricadenti nelle province di Taranto  e Brindisi, uno dei quali accusato di scambio elettorale politico – mafioso. L´operazione ha impegnato un elicottero del Reparto Volo di Barie e oltre 200 poliziotti.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

 

CATANIA 39 ARRESTI ESEGUITI DALLA SQUADRA MOBILE

La Polizia di Stato di Catania sta eseguendo 39 misure cautelari per i  reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Scalisi), con l´aggravante di essere l´associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l´aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell´associazione di tipo mafioso denominata clan Scalisi e al fine di agevolarne le attività illecite.
Le misure eseguite dai poliziotti della squadra mobile e del Commissariato di P.S. di Adrano, consentono di disarticolare la cosca Scalisi operante in territorio di Adrano, costituente locale articolazione della famiglia mafiosa Laudani di Catania, decapitandone i vertici.
Le indagini hanno consentito di verificare come la “famiglia” sottoponeva sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attività commerciali ubicate in territorio adranita, in primo luogo il mercato ortofrutticolo.

Di Uberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

OPERAZIONE FILO ROSSO, La Polizia di Stato arresta 9 esponenti della ´Ndrangheta

Nelle prime ore della mattinata odierna la  Polizia di Stato di Catanzaro ed il Servizio Centrale Operativo di Roma, nell´ambito di una operazione denominata ” Filo Rosso “, ha eseguito n. 9 provvedimenti emessi dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., per associazione di stampo mafioso, estorsione a carico di esercizi commerciali ed imprenditori operanti nella città di Lamezia Terme, atti intimidatori consistiti nel posizionamento di bottiglie incendiarie nei pressi delle attività commerciali e danneggiamenti con l´utilizzo di ordigni esplosivi nonché di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti di ogni genere.
Le attività investigative, condotte, con il concorso del Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal Commissariato di P.S. di Lamezia Terme, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nelle persone del Procuratore Aggiunto Dr. Giovanni Bombardieri e del P.M. Dr. Elio Romano, con la supervisione del Procuratore Capo Dr. Nicola Gratteri, hanno permesso di accertare che taluni soggetti, già colpiti da provvedimenti giudiziari che ne acclaravano la riferibilità alla cosca GIAMPA´, tornati in libertà dopo l´espiazione delle condanne riportate a seguito delle operazioni di polizia “MEDUSA” e “PERSEO” o all´atto dell´ammissione a misure cautelari alternative alla detenzione, si riattivavano con il fine di reimporre la loro influenza criminale nelle zone storicamente controllate dalla cosca di riferimento.
In particolare, 2 dei soggetti, coadiuvati da GIAMPA´ Saverio – uscito dal carcere per fine pena nell´ottobre 2016 – per quanto gli ultimi due fossero sottoposti rispettivamente agli arresti domiciliari e alla Sorveglianza Speciale con obbligo di firma e obbligo di soggiorno nel comune di residenza, non dimostravano alcuna remora nell´intraprendere nuovamente l´attività criminosa interrotta dalle menzionate operazioni di polizia.
Le investigazioni, effettuate mediante l´attivazione di numerosi presidi tecnologici, hanno fatto emergere che il gruppo vantava una notevole forza d´intimidazione.
Ne è emerso un quadro complessivo di capillare sottoposizione,  indifferentemente di piccoli esercizi commerciali e di grosse aziende (un macellaio, un bar, un ristorante, un supermercato), ad ogni forma di vessazione estorsiva, dalle dazioni forzose di merce di poco valore alla richiesta periodica di somme anche importanti in una logica di controllo serrato del territorio da parte del sodalizio.
E allo stesso modo si è accertata la responsabilità di alcuni degli odierni arrestati dapprima nella collocazione di una bottiglia incendiaria e poi nella collocazione ed esplosione di un ordigno artigianale, nei pressi del cancello d´ingresso del cantiere di costruzione del nuovo palazzetto dello sport di Via del Progresso, quartiere storicamente appannaggio della consorteria, con l´intento di costringere la ditta impegnata nei lavori a cedere alle richieste estorsive.
E´ poi emerso che l´attività delittuosa della cosca si svolgeva in sostanziale, anche se non aperta, contrapposizione a quella della cosca TORCASIO, recentemente colpita da altro provvedimento della DDA di Catanzaro e che, in occasione di un sequestro di armi a carico di esponenti di tale sodalizio, gli odierni arrestati entrarono in fibrillazione temendo che il fatto che i rivali ne avessero il possesso costituisse un pericolo, decidendo così di munirsene anch´essi.
La comune avversione per i TORCASIO non ha tuttavia evitato che all´interno del gruppo si manifestassero frizioni anche gravi. In particolare,  a distanza di venti giorni circa dalla esplosione di un ordigno che ha investito il cancello d´ingresso della abitazione di GIAMPA´ Saverio e parzialmente distrutto la sua autovettura, uno degli odierni arrestati, personaggio legato a doppio filo ai NOTARIANNI, è stato vittima di un feroce pestaggio ad opera dello stesso GIAMPA´ e di un altro soggetto arrestato in data odierna. Soccorso dai NOTARIANNI, si è poi nascosto per non dar conto delle lesioni riportate.  Da quella data si sono succedute, captate dai diversi servizi di intercettazione, tutta una serie di minacce gravissime nei confronti del GIAMPA´ e del´altro soggetto il quale, a sua volta, temendo di rimanere vittima di una imboscata, ha lasciato la città.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

‘Ndrangheta: catturato boss latitante della cosca Commisso.

Catturato, a San Paolo del Brasile, il latitante della ‘Ndrangheta Vincenzo Macrì, esponente apicale della potente cosca Commisso operante a Siderno (Reggio Calabria).

Il boss che negli ultimi anni si era stabilito ad Aalsmeer (Olanda), dove gestiva gli interessi illeciti del gruppo mafioso di riferimento, è stato rintracciato all’aeroporto di San Paolo del Brasile, diretto a Caracas (Venezuela), dove viveva da qualche tempo utilizzando una falsa identità individuata proprio dagli investigatori della Squadra mobile reggina e del Servizio centrale operativo (Sco).

Al termine delle relative procedure di estrazione dal Brasile, Vincenzo Macrì verrà condotto in Italia per essere sottoposto al regime di custodia cautelare in carcere.

I profili internazionali dell’inchiesta hanno visto un determinante scambio di informazioni tra il Servizio centrale operativo, il Federal bureau of investigation, l’Homeland security e con la proficua attività di raccordo svolta del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e dalla rete dell´Interpol.

Si è rivelato decisivo, ai fini della cattura, anche lo scambio di informazioni, attivato tramite lo Sco, tra le polizie del Venezuela e Brasile.

Macrì era sfuggito alla cattura, mentre si trovava in Olanda, nell’operazione Acero-Krupy Connection, condotta congiuntamente dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei carabinieri nel 2015.

L’arrestato, che deve rispondere di associazione mafiosa e di traffico internazionale di sostanze stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità, è stato ritenuto, appunto, appartenente al vertice della famiglia Commisso con interessi nel territorio sidernese e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, in particolar modo in Canada e in Olanda.

Nella gestione del traffico di stupefacenti il boss stabiliva le linee programmatiche dell’associazione mafiosa, decidendo presso quali canali di approvvigionamento procurarsi la droga e le località in cui consegnarla, nonché le modalità di ripartizione degli utili.

L´arrestato è figlio di Antonio Macrì,  leader carismatico, soprannominato per la sua caratura criminale, “boss dei due mondi”, particolarmente influente anche oltreoceano (Canada e Stati Uniti), ucciso in un agguato a Siderno il 20 gennaio del 1975, nell´ambito della prima guerra di `Ndrangheta.

fonte e foto polizia di stato

Camorra: 3 milioni di euro sequestrati a ex consigliere comunale

È di 3 milioni di euro il valore dei beni sequestrati dagli agenti della questura di Caserta congiuntamente alla Guardia di finanza riconducibili a Nicola Ferraro, ex consigliere regionale campano e imprenditore del settore trattamento rifiuti, già detenuto perché condannato nel 2015 in via definitiva per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il sequestro è il risultato di un’indagine condotta dalla Divisione polizia anticrimine della questura di Caserta e dal Nucleo di polizia tributaria che ha permesso di ricostruire tutto il patrimonio, diretto e indiretto, appartenente a Ferraro e accumulato con le attività illecite commesse nel tempo.

Ferraro, infatti, è stato riconosciuto colluso, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio della Regione Campania avvenuta nel 2005, con i reggenti del clan dei casalesi, fazioni Schiavone e Bidognetti dai quali riceveva appoggio elettorale in cambio di favori.

La pericolosità sociale di Ferraro è stata dimostrata dalla sua continua disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per favorirle in appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, e non solo nel territorio casertano.

Durante l’operazione che si è conclusa stamatttina sono stati sottoposti a sequestro, in vista della successiva confisca, 8 fabbricati, all’interno dei quali sono state ritrovate numerose opere d’arte, 1 terreno, le quote di 2 società, 1 autovettura, 2 motoveicoli e le disponibilità finanziarie presenti in numerosi conti correnti, conti di deposito e altri investimenti finanziari, per un valore stimato pari a oltre 3 milioni di euro.

fonte e foto polizia di stato