Napoli: 27 arresti in un blitz anticamorra

Chiusa con 27 ordinanze di custodia cautelare l’indagine anticamorra della Squadra mobile di Napoli e i finanzieri del Gico della città partenopea.

L’area nella quale gli investigatori hanno operato è tra le più difficili; quella che spazia tra Secondigliano e Scampia.
Gli investigatori dopo anni di indagini hanno chiuso stamattina il cerchio su due gruppi criminali quello dei Vinella- Grassi e quello dei Di Lauro e sulle loro attività illecite negli anni 2012- 2014.

Sono 23 le persone finite in carcere e 4 quelle detenute agli arresti domiciliari.

Impressionante la varietà dei reati attribuiti ai due clan: associazione camorristica finalizzata al traffico degli stupefacenti, tentato omicidio, estorsioni, detenzione e porto abusivo di armi, favoreggiamento.

Il quadro ricostruito dai poliziotti e dai finanzieri rappresenta un controllo del territorio da parte degli esponenti dei due clan negli anni presi in considerazione dalle indagini.

I camorristi gestivano in proprio alcune attività mentre altre, invece, venivano gestite in comune, come lo spaccio a organizzazioni più piccole della droga; esisteva anche una persona che era punto di riferimento tra i due gruppi e che gestiva questo sistema di vasi comunicanti senza che ci fossero lotte.

Lotte che invece uno dei due clan, quello facente capo alle famiglie Vinella-Grassi , aveva intrapreso contro il clan Abete-Abbinante-Notturno per il controllo “militare” del territorio. Una faida nella quale l’uso delle armi era un fatto ordinario.

Oltre ai fiumi di droga smerciati nelle piazze di spaccio di Napoli e ceduti anche ad organizzazioni di minore importanza operanti nel nord della Puglia, i clan erano molto attivi, nella zona settentrionale di Napoli, nelle estorsioni.

Queste venivano commesse con il sistema del “Cavallo di ritorno”: venivano rubate delle auto e subito dopo si proponeva al proprietario di rientrare in possesso del mezzo, dietro pagamento di una lauta somma di denaro.

fonte e foto polizia di stato

DIGOS DI BARI: OPERAZIONE ANTITERRORISMO

 

Nell’ambito dell’attività di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale attuata dalla Polizia di Stato, la DIGOS della Questura di Bari – con la collaborazione delle DIGOS  di Foggia e Padova,coordinate della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/UCIGOS– concluso l’operazione di polizia denominata“BARAKAAT”.
Le indagini, dirette della Procura Distrettuale di Bari, con il supporto della Procura della Repubblica di Foggia, sono state avviate nel 2016, nei confronti dell’indagato tunisino Kamel SADRAOUI, di 34anni, regolarmente residente in provincia di Foggia. L’operazione, tesa a prevenire e a debellare il fenomeno dei cc.dd lupi solitari ispirati dal DAESH/ISIS, ha portato in data 5/5/2017 all’esecuzione della misura cautelare della custodia in carcere, per il reato di apologia del terrorismo, nei confronti del detto SADRAOUI. Il provvedimento è stato depositato dal Tribunale della Libertà di Bari in data 14/4/17, in accoglimento dell’appello del PM avverso l’iniziale ordinanza di rigetto da parte del GIP del Tribunale di Foggia, che aveva escluso la configurabilità del delitto di apologia. Avvalendosi di sofisticate tecniche di monitoraggio del web, in particolare dei social media, gli investigatori hanno documentato come il cittadino tunisino fosse impegnato in attività di propaganda dello Stato Islamico tramite la pubblicazione su Facebook di video e post di esaltazione delle azioni compiute dalle milizie della stessa formazione terroristica. SADRAOUI, peraltro, era solito accompagnare i documenti di propaganda con la frase “Lo Stato Islamico sopravviverà”. §
Nel medesimo contesto è stato accertato che l’estremista tunisino, durante una conversazione, aveva esaltato la figura dell’attentatore dei mercatini di Natale di Berlino. Pertanto, all’esito delle indagini – che hanno anche documentato la detenzione illegale da parte dell’indagato di un’arma da fuoco – l’8 febbraio 2017 gli uomini dell’Antiterrorismo della Polizia di Stato hanno eseguito il fermo disposto dal Procuratore distrettuale di Bari nei confronti dell’internauta tunisino per il reato di apologia del terrorismo. Alle fasi operative, nel cui ambito sono state effettuate anche alcune perquisizioni nel foggiano, hanno preso parte anche i reparti speciali della Polizia di Stato – Nocs, in ragione del profilo di pericolosità del SADRAOUI, desumibile dalla detenzione di una pistola e dai suoi collegamenti con ambienti legati alla criminalità locale, oltre che dai suoi contatti sul web con soggetti attestati su posizioni filo-jihadiste. Nel corso dell’attività investigativa è emersa anche, quale figura di interesse, quella del fratello del fermato S.B, di anni 32 (titolare di permesso di soggiorno per motivi di lavoro emesso dalla Questura di Foggia), il quale aveva manifestato nel web analoghe posizioni filo-jihadiste. Quest’ultimo, rintracciato l’8 maggio scorso dalla DIGOS di Padova, è stato poi espulso il successivo 13 maggio, perché pericoloso per la sicurezza, in esecuzione di provvedimento emesso dal Prefetto di Padova sulla base degli elementi informativi acquisiti a suo carico nelle indagini baresi.

Foto Polizia di Stato

Attacco hacker a livello globale

 

È stato compiuto attraverso un ransomware noto con i nomi WCry, WannaCry e WanaCrypt0r. Dalla serata di venerdì 12 maggio la Sala Operativa del CNAIPIC è in costante contatto con i referenti tecnici delle infrastrutture critiche informatizzate e, tramite il Nucleo Sicurezza cibernetica, con i componenti dell’Architettura di difesa Cyber nazionale.
Costante il rapporto con gli organismi di cooperazione internazionale ed in particolare con il centro EC3 di Europol.
Diramati dal CNAIPIC diversi alert di sicurezza con gli indicatori di compromissione relativi all’attacco hacker, utili per l’innalzamento del livello di sicurezza dei sistemi informatici
Dai primi  accertamenti effettuati e dalle risultanze raccolte ad oggi, sebbene l’attacco sia presente in Italia dal primo pomeriggio di venerdì, non si hanno al momento evidenze  di gravi danni ai sistemi informatici o alle reti telematiche afferenti le  infrastrutture informatiche del Paese. Stranamente, il codice sorgente contiene una richiesta Open_Internet (non proxy aware) verso un sito pubblico che, se raggiunto, blocca la seconda attività, quella di diffusione sulla rete.
Non si escludono ulteriori problematiche legate alla propagazione di un’ulteriore versione di “WannaCry” 2.0, ovvero al riavvio delle macchine per la giornata di domani, inizio della settimana lavorativa. Pertanto per difendersi dall’attacco, oltre ad eseguire affidabili backup al fine di  ripristinare facilmente i sistemi interessati in caso di cifratura da parte di WannaCry,  si consiglia  quanto prima di:

Lato client/server
– eseguire l’aggiornamento della protezione per sistemi Microsoft Windows pubblicato con bollettino di sicurezza MS17-010 del 14 Marzo 2017
– aggiornare il software antivirus
– disabilitare ove possibile e ritenuto opportuno i servizi: Server Message Block (SMB) e Remote Desktop Protocol (RDP)
il ransomware si propaga anche tramite phishing pertanto non aprire link/allegati provenienti da email sospette
– il ransomware attacca sia share di rete che backup su cloud quindi per chi non l’avesse ancora fatto aggiornare la copia del backup e tenere i dati sensibili isolati

Lato sicurezza perimetrale
– eseguire gli aggiornamenti di sicurezza degli apparati di rete preposti al rilevamento delle intrusioni (IPS/IDS)
– ove possibile e ritenuto opportuno bloccare tutto il traffico in entrata su protocolli: Server Message Block (SMB) e Remote Desktop Protocol (RDP)

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

CATANIA. ARRESTO RESPONSABILE OMICIDIO PER CAPPELLINO

l 6 maggio 2017, con il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Catania ponevano in stato di fermo di indiziato di delitto i seguenti cittadini libici: ALHADI Abouzid Nouredine, GAFAR Hurun, in quanto entrambi gravemente indiziati dei delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina e favoreggiamento dell´immigrazione clandestina; inoltre ALHADI, veniva fermato anche quale indiziato, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, del delitto di omicidio volontario aggravato in danno del migrante Kellie Osman che veniva attinto da un colpo di arma da fuoco.
Alle ore 7.30 circa del decorso 6 maggio giungeva presso il Porto di Catania la nave “Phoenix” dell´ONG “Moas” con a bordo 394 migranti di varie nazionalità ed un cadavere di sesso maschile, soccorsi nella giornata del decorso 4 maggio nell´ambito di 5 distinti eventi S.A.R., tre dei quali operati dalla predetta unità e due dalla nave “Iuventa” dell´ONG “Jugend Rettet”.
Seguendo un consolidato protocollo investigativo, realizzato d´intesa con la Procura Distrettuale, investigatori della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza avviavano, con la collaborazione della locale Sezione Operativa Navale delle Fiamme Gialle, le attività di polizia giudiziaria.
Nella tarda serata dello stesso 6 maggio, sulla scorta sia delle immagini filmate da un velivolo di supporto alla motonave “Phoenix” e  fornite da personale di bordo della medesima unità navale, sia delle dichiarazioni rese da diversi migranti, venivano individuati i predetti ALHADI Abouzid Nouredine e GAFAR Hurun quali componenti di un gruppo di trafficanti libici i quali, dopo avere fatto imbarcare i migranti su tre distinti natanti (un gommone e due barche in legno) ne avevano accompagnato la traversata a bordo di imbarcazioni in vetroresina e, giunti al limite delle acque territoriali libiche, mentre gli altri trafficanti facevano rientro verso le coste libiche, i predetti ALHADI e GAFAR salivano , rispettivamente il primo su un´imbarcazione in legno ed il secondo sul gommone confondendosi tra i migranti, successivamente soccorsi dalla nave “Phoenix”.
Secondo le dichiarazioni rese da diversi testimoni, alcuni trafficanti libici, che navigavano a bordo di un´imbarcazione in vetroresina, sulla quale vi era anche ALHADI, durante la traversata, dopo avere affiancato il gommone, avevano ordinato, in lingua araba, ai migranti di togliere i cappellini che indossavano e di rimanere seduti. Pochi istanti dopo,  i migranti avevano udito un colpo d´arma da fuoco esploso da un libico non identificato che aveva attinto mortalmente uno dei migranti. Il cadavere veniva  identificato dal fratello per un giovane di 21 anni della Sierra Leone di nome Kellie Osman.
Espletate le formalità di rito, i fermati venivano associati presso la casa circondariale di Catania-Piazza Lanza a disposizione dell´A.G.
Nella giornata di ieri 10 maggio, il G.I.P. del Tribunale di Catania, accogliendo pienamente la richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania – che aveva contestato ai due indagati i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina nonchè favoreggiamento dell´immigrazione clandestina, ed al solo ALHADI Abouzid Nouredine anche il concorso in omicidio – convalidava il fermo ed applicava ad entrambi la misura della custodia in carcere.

Foto Polizia di Stato

Tra Bari e Malta OPERAZIONE DI POLIZIA: “HAWALA.NET”

Nelle prime ore della mattinata odierna, a Bari, Catania e Salerno la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un´ordinanza di custodia cautelare a carico di cittadini extracomunitari di etnia somala ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla permanenza illegale di clandestini nel territorio dello Stato ed al successivo ingresso in paesi esteri, favoreggiamento dell´immigrazione clandestina a scopo di lucro, uso di documentazione falsa, corruzione di incaricato di pubblico servizio e falso ideologico in atto pubblico.
Dalle indagini, dirette dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Bari e condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Bari, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, nonché della Digos di Bari, è emerso come l´associazione era solita utilizzare i canali “money trasfer” illegali, secondo il sistema dell´ “hawala informatica”.Tale sistema, che si sostanzia in rimesse di denaro e di compensazioni tra varie agenzie in Italia ed all´estero basate sulla fiducia negli intermediari e su schemi informali, veniva utilizzato dai trafficanti per incanalare le somme loro inviate dalle famiglie dei migranti somali quale prezzo per l´organizzazione dei viaggi degli stessi verso il nord Europa. Nel corso delle investigazioni sono emerse relazioni sul web, attraverso l´uso social network  (facebook, etc.), di alcuni componenti del organizzazione criminale con alcuni internauti attestati su posizioni filo jihadiste ascrivibili al gruppo terroristico somalo “Al Shabaab”. Le investigazioni, approfondite dai poliziotti della Digos della Questura di Bari, hanno documentato diretti contatti telefonici tra uno dei membri del citato sodalizio con un cittadino somalo, già sottoposto a fermo in Italia nel luglio 2016 per aver favorito l´ingresso sul territorio nazionale, via Malta, di due foreign fighters militanti dell´Isis/Daesh. Nella mattinata odierna, inoltre, in esecuzione di apposito provvedimento emesso dalla D.D.A. della Procura della Repubblica del Tribunale di Bari, sono stati oscurati dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni i siti informatici non abilitati in Italia su cui gli indagati operavano effettuando i vari servizi di pagamento sia a beneficio dei membri dell’organizzazione che dei migranti.
Tra gli indagati anche un impiegato del Comune di Bari che si era lasciato corrompere per dichiarare falsamene inesistenti residenze di cittadini somali nel capoluogo pugliese.

Foto Polizia di Stato

Bolzano: traffico internazionale di droga, 12 arresti

Un traffico internazionale di droga proveniente dalla Spagna è stato scoperto dalla Squadra mobile di Bolzano che dopo un’indagine iniziata nel 2016, questa mattina, ha arrestato 12 persone.

La droga, hashish e cocaina, veniva smerciata in tutta Italia e nel corso delle indagini sono state sequestrati diversi quantitativi di stupefacente oltre che sul territorio nazionale anche all´estero, Francia.

Tra gli arrestati di oggi anche i capi dell’organizzazione: tre fratelli , arrivati in Trentino Alto Adige lo scorso anno dalla Spagna.

I tre che vivevano in un maso in val Pusteria, gestivano una macelleria islamica a Bolzano che è stata sequestrata; nell’esercizio pubblico venivano pianificati i traffici illeciti e avvenivano i pagamenti delle partite di droga

L’ indagine, denominata Black Gold , ha consentito di arrestare in totale 22  persone (oltre alle 12 di oggi, anche 10 in flagranza di reato durante l´indagine), di denunciarne a piede libero ulteriori 10 e di sequestrare circa un quintale di sostanza stupefacente tra cocaina e hashish.

fonte e foto polizia di stato

POLIZIA DI STATO E ARMA DEI CARABINIERI UNITI NELL’OPERAZIONE “LAMPO”

Risultati immagini per polizia e carabinieriLa Polizia di Stato di Reggio Calabria ed il  Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Reggio Calabria, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito 4 fermi di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per aver agevolato l´organizzazione mafiosa denominata `ndrangheta: la vicenda trae origine da una richiesta di soccorso pervenuta alle Forze dell´Ordine (Carabinieri e Polizia) da parte di una famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria, costretta, per almeno due anni, a subire le interferenze e le imposizioni dei fratelli MUSARELLA (Sebastiano, in atto detenuto per altra causa, e Gianfranco) e dei loro sodali nella gestione dell´esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, posti in essere, da ultimo, mediante l´esplosione di colpi di arma da fuoco e incendio. I soggetti sottoposti al fermo sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500euro per il sostentamento dei detenuti e di 500euro settimanali per un primo periodo e di 300euro settimanali fino al 25.4.2017, nonché di averle costrette a sottostare ad un rigido e giornaliero controllo della contabilità dell´esercizio commerciale e ad assumere, come cassiera, prima la moglie di MARRA Antonino e, successivamente, la compagna di MUSARELLA Gianfranco, BARILLA´ Pamela Domenica.
Gli estorsori avevano altresì preteso dalle vittime ulteriori prestazioni per lo più consistenti nella somministrazione di ordinazioni gratuite a favore di avventori inviati o segnalati dai MUSARELLA, costringendole, peraltro, a tollerare i comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera BARILLÀ Pamela Domenica (tratta in arresto in flagranza di reato durante il blitz di oggi per detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, assieme a MARRA Giovanni e a MUSARELLA Gianfranco), la quale – forte della protezione dell´amante MUSARELLA Gianfranco, del gemello Sebastiano e di MARRA Antonino – offriva gratis, sovente, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro.
In altre occasioni, MUSARELLA Gianfranco, MARRA Antonino e Giovanni, rivendicavano ingiustamente la proprietà dell´attività commerciale.
Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l´intenzione di licenziare la BARILLA´ a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, veniva minacciata, aggredita e percossa da MARRA Antonino che le procurava contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni.
A distanza di due giorni, (27.4.2017), intorno alle ore 21.30, nonostante il locale fosse frequentato da numerosi clienti, due soggetti travestiti con casco e passamontagna a bordo di un motorino, danneggiavano la porta di emergenza del locale, cospargendola di benzina e dandole fuoco con una bottiglia incendiaria. Ed ancora, il 29.4.2017, intorno alle ore 01.40, due soggetti, sempre a bordo dello stesso, danneggiavano con undici colpi d´arma da fuoco la loro autovettura parcheggiata nei pressi della loro abitazione.
Le vittime presentavano le denunce sia presso i Carabinieri che presso gli uffici della Polizia di Stato.
Pertanto, le alacri e meticolose indagini svolte congiuntamente, in pochissimi giorni, dal Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, supportate da alcune dichiarazioni delle vittime e dall´analisi delle immagini estrapolate da diversi sistemi di videosorveglianza, hanno consentito all´Autorità Giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo a carico dei soggetti sopra indicanti e di ascrivere, a costoro, a vario titolo,  anche i singoli episodi del 27 e 30 aprile scorsi, relativi al danneggiamento a séguito di incendio della porta dell´uscita di emergenza della pizzeria (MUSARELLA Gianfranco in qualità di mandante) e all´esplosione di colpi d´arma da fuoco ai danni dell´autovettura parcheggiata nei pressi della residenza dei titolari della pizzeria (MARRA Giovanni).
I suindicati delitti sono aggravati dalle modalità mafiose, atteso peraltro che MUSARELLA Sebastiano, attualmente detenuto e fratello di Gianfranco, è stato già condannato per associazione mafiosa nell´ambito dell´Operazione”Eremo”del 2005.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, in un locale adibito a deposito di vario materiale, connesso all´abitazione di MUSARELLA Gianfranco, gli operatori della Polizia di Stato e dell´Arma dei Carabinieri individuavano un vano e un sottotetto all´interno dei quali rinvenivano un arsenale di armi, parti di armi e munizioni, composto da
o       1 fucile mitragliatore kalashnikov Ak 47,
o       1 pistola mitragliatrice modello Uzi cal. 9×19, privo di matricola;
o       1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 parabellum, con matricola obliterata;
o       1 revolver cal.32, con matricola obliterata;
o       1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 corto;
o       1 pistola a salve cal. 8, priva di tappo rosso, con evidenti segni di manomissione;
o       4 fucili cal. 12, di cui 3 con matricola abrasa;
o       2 carabine;
o       1 carabina ad aria compressa;
o       varie parti di arma per uso caccia;
o       4 silenziatori;
o       varie cartucce cal. 9 parabellum, calibro 12, 7,65 e 7.62×39;
o       varie divise di una ditta di vigilanza;
o       alcuni passamontagna e guanti;
o       4 caschi ed attrezzi da scasso.

Alla luce di quanto sopra, MUSARELLA Gianfranco, MARRA Giovanni e BARILLÀ Pamela Domenica, nata a Reggio Calabria il 16.09.1994, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra, nonché del relativo munizionamento per armi da guerra.

Fonte Foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “BLACK ISLAND”


La Polizia di Stato di Crotone smantella gruppo criminale dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, operativo tra i comuni di Crotone, Catanzaro ed Isola Capo Rizzuto.
La Squadra Mobile di Catanzaro, Reparti Prevenzione Crimine di Cosenza e Vibo Valentia, unità cinofile di Vibo Valentia e dal V Reparto Volo di Reggio Calabria, ha eseguito 17 misure cautelari per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, operativo tra i comuni di Crotone, Catanzaro ed Isola Capo Rizzuto.
Le indagini, avviate dal 2015, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Crotone, hanno permesso di documentare ed accertate una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti, prevalentemente del tipo eroina e marijuana, nonché metadone.
Dalle indagini è emersa la figura di uno degli arrestati, un cittadino albanese residente nel comune di Isola Capo Rizzuto, che preparava, occultava e cedeva  a terzi eroina e intrattenendo rapporti di natura illecita con vari personaggi negli ambienti del traffico di sostanza stupefacente.
Il modus operandi era sempre il medesimo:i soggetti occultavano i quantitativi di eroina nella loro disponibilità presso isolate zone di campagna provvedendo, di volta in volta, a recuperare la droga necessaria per soddisfare le esigenze dei loro clienti.
L´ingente quantitativo di stupefacente aveva consentito al gruppo criminale di allacciare illeciti rapporti con pregiudicati attivi nel centro di Catanzaro, i quali gestivano alcune piazze dello spaccio cittadino e che si rivolgevano al cittadino albanese per acquistare consistenti partite di eroina.
Nel corso dell´attività d´indagine, ricostruendo gli spostamenti degli indagati, è stato possibile riscontrare gli esiti dell´attività tecnica, rinvenendo e sequestrando in più occasioni oltre 3Kg di sostanza stupefacente del tipo eroina e oltre un etto di marijuana.

Foto Polizia di Stato

Catania: fermata la banda della “Spaccata”, 11 arresti

Arrestate questa mattina a Catania 11 persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati contro il patrimonio, furto aggravato e ricettazione.

Le indagini iniziate nel 2016 hanno permesso di fermare un gruppo criminale responsabile di una serie di furti ai danni di negozi di abbigliamento con il metodo della c.d. “spaccata”: per lo sfondamento delle vetrine esterne utilizzavano “auto ariete” o pesanti mazze da lavoro.

Nel corso delle attività investigative della Squadra mobile, sono stati documentati nove episodi delittuosi, commessi tra ottobre e novembre 2016 a Catania e in altri comuni della provincia.

In particolare le investigazioni sono iniziate dopo il furto del 5 ottobre scorso ai danni di un negozio di abbigliamento di corso Italia a Catania.

Attraverso la visione delle immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza cittadino e da altri impianti privati, incrociate con l’analisi delle celle di aggancio delle utenze cellulari presenti sul luogo nel momento dei furti, i poliziotti hanno individuato subito alcuni dei responsabili.

Il loro modo di agire era collaudato: le auto usate come ariete per sfondare le vetrine dei negozi erano rubate e dove c’erano sistemi di difesa passiva utilizzavano pesanti mazze, per poi asportare in meno di due minuti la merce.

L’analogia delle modalità operative, la reiterazione, in un ristretto arco temporale, di numerosi reati commessi con lo stesso metodo, la frequenza e stabilità dei contatti telefonici fra gli indagati, spesso collegati in modalità teleconferenza e con utenze “dedicate” per coordinarsi efficacemente durante i furti, hanno evidenziato l’esistenza di un’associazione criminale “specializzata” in tale tipologia di reati.

Il gruppo, inoltre, era articolato attraverso una precisa ripartizione di ruoli, con la predisposizione di compiti di vedetta e di controllo del territorio, normalmente affidata ai membri di maggiore spessore criminale, in supporto di coloro che eseguivano materialmente i furti.

fonte e foto polizia di stato

“PUSHER 2” MAXI OPERAZIONE DELLA POLIZIA

Conclusa tre giorni fa la fase finale del progetto “PUSHER 2”, che ha permesso allle Squadre Mobili, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, ad una mirata azione di contrasto alla commercializzazione di sostanze stupefacenti.
Di seguito i risultati delle operazioni:
267 soggetti tratti in arresto per violazione della normativa in materia di stupefacente, dei quali:
133 italiani e 134 stranieri;
250 uomini e 17 donne;
152 deferiti in stato di libertà;
89 sanzioni amministrative comminate per violazione della normativa in argomento;
il sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente, ovvero:
circa 60 chilogrammi di cocaina;
circa 4 chilogrammi di eroina;
circa 805 chilogrammi di hashish;
circa 300 chilogrammi e 50 piante di marijuana;
circa 70 grammi di droghe sintetiche e simili.
L’operazione, la cui fase centrale si è svolta dal 29 al 31 marzo scorsi, ha previsto l’impiego delle donne e degli uomini delle sezioni specializzate delle 103 Squadre Mobili, che hanno lavorato in stretto raccordo con il Servizio Centrale Operativo, gli Uffici Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, i Commissariati, i Reparti Prevenzione Crimine, i Gabinetti Interregionali della Polizia Scientifica e le competenti articolazioni territoriali della Polizia di Stato.
inoltre vengono segnalate il rinvenimento di un laboratorio adibito al trattamento, allo stoccaggio ed al confezionamento di stupefacente, in prevalenza marijuana, effettuato da investigatori della Squadra Mobile di Vibo Valentia;

il sequestro di 130 chilogrammi di marijuana, nell’ambito di una mirata attività antidroga svolta dalla Squadra Mobile di Torino. In particolare, lo stupefacente è stato rinvenuto occultato all’interno di un camion di una ditta di trasporti, in passato esistita ma attualmente fallita e non più in attività. Per “giustificare” quel trasporto, erano state dissimulate false consegne di mobilio, con bolle di accompagnamento recanti come destinatari persone di fantasia; nell’occasione, gli investigatori torinesi hanno arrestato il conducente, un pluripregiudicato romano;

il sequestro di oltre 43 chilogrammi di cocaina, effettuato da investigatori della Squadra Mobile di Roma, occultati all’interno di un piccolo furgone e di un’utilitaria. Le menzionate vetture erano state appositamente modificate, con la creazione di appositi vani segreti da parte di un cittadino albanese, tratto in arresto; nel medesimo contesto investigativo, gli investigatori capitolini hanno o rinvenuto due pistole detenute illegalmente, una delle quali rubata, circa 300 cartucce, 150.000 € in contanti, oltre a materiale per taglio e confezionamento della droga. Tra le attività svolte dalla Squadra Mobile capitolina, si segnala altresì il sequestro di oltre 700 chilogrammi di hashish.

FOTO POLIZIA DI STATO

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo