CATANIA. SEQUESTRO AI FINI DI CONFISCA DISPOSTO DAL TRIBUNALE

La Questura di Catania ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro ai fini della confisca  disposto dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione –  nei confronti di  Michele GUGLIELMINO, di anni 48, pluripregiudicato, orbitante nell´area di influenza della cosca “Cappello”, sottoponendo a sequestro preventivo numerosi beni mobili, immobili ed imprese nell´ambito della grande distribuzione alimentare per un valore stimato di circa 41 milioni di euro.
13 supermercati (a marchio G.M.) dislocati a Catania e in provincia; un distributore di carburanti; terreni edificabili, ville, automobili e conti correnti e rapporti bancari questi ultimi per un valore di 250.000 euro sono i beni illecitamente conseguiti ed aggrediti dal provvedimento di sequestro che scaturisce da una dettagliata proposta avanzata dal Questore di Catania, in accordo con la Procura della Repubblica, al locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, per l´applicazione nei confronti del GUGLIELMINO di una misura di prevenzione personale e patrimoniale ed è il  frutto di un articolato disposto investigativo condotto da un gruppo di lavoro integrato tra il personale della Divisione Polizia Anticrimine e quello della Squadra Mobile di Catania, con il coordinamento del Servizio Centrale Anticrimine.
Michele GUGLIELMINO, inteso “Michele da Gesa”, pregiudicato, ritenuto soggetto socialmente pericoloso, già particolarmente attivo nel traffico degli stupefacenti, per le cui condotte ha subìto severe condanne definitive e che, in virtù della sua “vicinanza” al clan mafioso “Cappello”, desunta anche dal contesto famigliare e ambientale di riferimento e dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, si è distinto nella capacità di inserirsi nel mercato della grande distribuzione di generi alimentari, reimpiegando il denaro, provento delle attività illecite, nell´acquisto di beni e nella costituzione di numerose attività commerciali, tutte a lui riconducibili.
A suo carico è stata anche richiesta l´applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S.

di Umberto Buzzoni
Foto Polizia di Stato

ARRESTATO IN ITALIA LATITANTE INTERNAZIONALE

 Nell’ambito dell’iniziativa Interpol mirata a localizzare cittadini salvadoregni, appartenenti alle cosiddette “Gang”, denominate MS13 e 18th Street Gang (l’esercito dei bambini), emigrati fuori dagli USA, nella serata di ieri il Dipartimento della Sicurezza Interna Statunitense – ICE (U.S. Department of homeland security – Immigration and Customs Enforcement), ha segnalato allo SCIP – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia la presenza in Italia di Luis Alonso RODRIGUEZ HERNANDEZ, 33enne salvadoregno, ricercato per associazione a delinquere ed affiliazione ai citati gruppi criminali. Il riscontro dei dati in possesso del Homeland Security con quelli della SOI – Sala Operativa Internazionale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha consentito ai Carabinieri della Compagnia di Cantù di individuare il latitante in un comune del comasco nella decorsa nottata. Con la conferma della red notice da parte dello SCIP della Criminalpol, il ricercato internazionale è stato accompagnato nel carcere di Como, in attesa dell’avvio delle procedure di estradizione.

di Umberto Buzzoni

Foto Polizia di Stato

Operazione Speciale: Pietranera

La Polizia di Stato di Catanzaro ha arrestato, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia del Capoluogo, esponenti di rilievo e sodali della cosca GALLELLI, operativa nel comprensorio del basso versante jonico della provincia di Catanzaro, in quanto ritenuti responsabili di numerosi episodi estorsivi a carico di un´impresa agricola appartenente ad una nota famiglia di latifondisti. Le attività investigative, condotte dalla Squadra Mobile di Catanzaro, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno permesso di accertare che il capo cosca 74enne G.V. sin dai primi anni ´90 imponeva la “guardiania” sulle proprietà di una nota famiglia di Badolato, fissando altresì le modalità di sfruttamento dei terreni, costringeva di anno in anno gli imprenditori a concederli a pascolo ed erbaggio a propri familiari, nipoti e pronipoti, impedendone in tal modo il libero sfruttamento commerciale da parte dei legittimi proprietari.
La pressante condizione di assoggettamento ed omertà imposta ai titolari dell´azienda agricola, realizzata anche con sistematici danneggiamenti alle strutture dell´impresa, li aveva costretti a modificare e rivedere i termini e le condizioni contrattuali stabiliti con altri operatori agricoli, la cui presenza doveva rappresentare una sorta di argine alle pretese ed ai condizionamenti del capo cosca.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

 

NAPOLI. OPERAZIONE POLIZIA DI STATO E CARABINIERI

Alle prime ore del giorno, personale dei Carabinieri e della Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 40 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini della cessione di sostanza stupefacente, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, ricettazione, con l´aggravante prevista dall´art.7 L.203/91.
Le indagini, corroborate dalle attività tecniche e dal contributo dichiarativo dei collaboratori di giustizia, hanno documentato le responsabilità, in seno al clan Lo Russo, denominato “dei capitoni”, degli affiliati dediti in prevalenza al traffico di sostanze stupefacenti, individuando i responsabili dell´intera filiera, dai narcotrafficanti, che hanno operato nell´interesse del clan sfruttando alcuni canali di fornitura esteri, agli spacciatori che si sono occupati della distribuzione al minuto della sostanza.
Il provvedimento si fonda sugli esiti delle attività investigative frutto di un lavoro di sinergia, svolto di concerto dalla Compagnia CC  Napoli Vomero  e dalla Squadra Mobile.
Le indagini svolte dalla Squadra Mobile hanno consentito di individuare i narcotrafficanti che, oltre a rifornire le piazze di spaccio gestite dal clan Lo Russo, pagavano al medesimo clan una tangente mensile di 10.000 euro per poter vendere, in nome e per conto proprio, la sostanza stupefacente anche alle altre organizzazioni criminali.
Sono stati, altresì, raccolti elementi di prova a carico di personaggi ancora in libertà che vantano una lunga militanza nel clan Lo Russo.
Il materiale probatorio raccolto è stato confermato dal decisivo apporto dichiarativo dei collaboratori di giustizia un tempo ai vertici del clan Lo Russo (Mario Lo Russo, Carlo Lo Russo, Antonio Lo Russo e il suo braccio destro Claudio Esposito) e di altri recenti collaboratori di giustizia (Ferrara Ciro e De Simini Antonio) ben inseriti nel tessuto criminale dei quartieri in cui opera il clan Lo Russo.
Tra gli arrestati spiccano le figure di Damiano Pecorelli e Miraglia Salvatore Angelo, legato da vincoli di parentela alla famiglia Lo Russo, definiti dai collaboratori di giustizia, trafficanti di elevato spessore con importanti contatti con il Sud America e di Bosti Ettore, nipote di Bosti Patrizio (figura apicale del clan Contini) che in alcune occasioni ha rifornito Carlo Lo Russo di grossi quantitativi di sostanza stupefacente poi ceduta alle numerose piazze di spaccio, gestite direttamente dal clan.
Durante le indagini dei Carabinieri della Compagnia Vomero è stata accertata la partecipazione degli indagati alle attività dell´associazione camorristica, in particolare allo spaccio di droga e ad azioni di fuoco per il controllo o il predominio sul territorio, la custodia e la cura delle armi del clan.
Individuate responsabilità e ruoli degli indagati nella gestione di svariate “piazze” per la cessione di cocaina, eroina, marijuana ed hashish.
Rinvenuto e sequestrato un vero e proprio arsenale pronto all´uso che era stato messo a disposizione degli affiliati nascondendolo, ma a portata di mano, nel vano ascensore di uno degli edifici di via Janfolla, nel cuore del rione di origine del clan.
In un borsone, durante un intervento  ad alto impatto con perquisizioni per blocchi di edifici, furono rinvenute armi oliate ed efficienti e circa 1000 munizioni, un deposito di armi in piena regola pronto ad armare un commando per azioni di fuoco degne di scenari di guerra composto da un kalashnikov, un fucile a pompa, 3 fucili a canne mozze e un sovrapposto, una calibro 45 e una colt mk4, 2 revolver calibro 38 e due pistole semiautomatiche.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

VARESE: SGOMINATA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE DEDITA ALL´ESTORSIONE E ALL´USURA

La Polizia di Stato di Varese ha sgominato un´organizzazione criminale dedita all´estorsione e all´usura con il ricorso a intimidazioni, aggressioni fisiche e incendi con il lancio di bottiglie “molotov”, ma anche a furti di beni di ingente valore in aziende e depositi, alla ricettazione, ai falsi documentali e allo spaccio di cocaina.
13 le misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta della Procura della Repubblica che ha coordinato le indagini avviate dal Commissariato P.S. di Busto Arsizio e della Squadra Mobile della Questura di Varese.
Per 8 degli indagati è stata disposta la custodia in carcere, per i restanti 5 gli arresti domiciliari. La banda era composta da pregiudicati italiani, al cui vertice vi erano un 62enne ed un 41enne rispettivamente chiamati “zio Gianni” e “il moro”.
Ai loro ordini vi erano gli altri complici, esecutori materiali degli attentati incendiari, della fabbricazione delle “molotov”, delle percosse e delle intimidazioni come anche dei sopralluoghi e dell´esecuzione dei furti, per finire con lo stoccaggio e la ricettazione della merce rubata.
Le indagini hanno preso avvio dalla denuncia di un commerciante della zona al Commissariato di Busto Arsizio, il quale era rimasto in debito con uno degli arrestati per un prestito precedentemente ricevuto e solo parzialmente restituito.
Il creditore aveva incaricato del recupero “zio Gianni” e “il moro”, ma il debito originario era raddoppiato a causa dei tassi usurari applicati, pari a circa il 50% annuo. Poiché il debitore non riusciva a far fronte alle pretese, erano iniziate le minacce, le botte, le pressanti richieste di consegnare l´incasso dell´attività commerciale o addirittura la stessa attività, presto seguite da due incendi appiccati all´esercizio della vittima e un terzo all´autovettura della sua compagna.
Le indagini scaturite dalle dichiarazioni della vittima, che aveva dovuto cambiare domicilio e che durante un incontro con i suoi aguzzini si era addirittura vista spegnere una sigaretta sulla gamba, hanno consentito agli investigatori del Commissariato e della Squadra Mobile di accertare un´ulteriore estorsione ai danni di un imprenditore edile, nonché la assidua partecipazione degli indagati alla preparazione di furti in siti aziendali e magazzini: gli associati, ciascuno con specifici e predefiniti compiti – con frequenza quasi quotidiana e a seguito di segnalazioni ricevute da complici o conniventi, effettuavano sopralluoghi presso gli obiettivi per poi tentare o consumare il furto della merce stoccata dopo averne forzato le vie d´accesso e neutralizzato i dispositivi antifurto. La refurtiva veniva poi caricata su autocarri e trasportata in depositi in attesa di essere venduta ai ricettatori.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

Roma: maxi sequestro di cocaina e 19 arresti

Importavano in Italia grosse partite di stupefacente dall’America Latina da destinare alla ‘Ndrangheta e, in particolare, alla cosca “Alvaro” di Sinopoli, Reggio Calabria.

Diciannove persone appartenenti ad un’organizzazione criminale, con base logistica a Roma, sono state arrestate dagli uomini della Polizia di Stato e quelli della Guardia di finanza. Nel corso dell’operazione chiamata “La romana” sono state sequestrati oltre 500 chili di cocaina.

Intercettazioni telefoniche e ambientali degli investigatori hanno accertato l’operatività, nella Capitale, del gruppo criminale.

fonte e foto polizia di stato

Mafia: colpo al clan Rinzivillo, 37 arresti tra Italia e Germania

Finite agli arresti 37 persone affiliate al clan mafioso dei Rinzivillo, a conclusione di un’operazione terminata questa mattina In Italia e all’estero, che ha visto il coinvolgimento di più autorità giudiziarie, la D.D.A. di Roma, la D.D.A. di Caltanissetta, la Procura di Karlsruhe e di Colonia, nonché di tutte le forze di polizia italiane e della Polizia criminale di Colonia.

L’associazione mafiosa con base a Gela (Caltanissetta) ma con interessi criminali sul resto del territorio siciliano, nel Lazio, in Lombardia e in Germania, si occupava di estorsioni, traffico di droga, riciclaggio, ricettazione; gli affiliati devono rispondere anche di intestazione fittizia di società e illegittima detenzione di armi.

Alla stessa cosca sono stati disposti sequestri preventivi di società gelesi che commerciano all’ingrosso in pesce congelato e surgelati e attività connesse con le lotterie e le scommesse; sono inoltre state sequestrate le partecipazioni a tre società, denaro contante e un’autovettura di grossa cilindrata, per un ammontare complessivo di circa 11 milioni di euro.

Nello specifico le indagini della Squadra mobile di Caltanissetta, con la collaborazione del Commissariato di Gela, e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Roma hanno portato all’arresto di 31 persone, di cui tre in Germania, per associazione di stampo mafioso, plurimi episodi di estorsione e detenzione illegale di armi, riciclaggio, intestazione fittizia di società al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali e traffici di droga.

L’organizzazione è risultata composta da un’ala criminale, che si occupava di traffico internazionale di sostanze stupefacenti, estorsioni, intestazioni fittizie e traffico di armi e da un’ala imprenditoriale, che si occupava invece di edilizia, di trasferimento fraudolento di beni nonché di commercializzare autoveicoli, alimenti in genere e prodotti ittici.

Riguardo al commercio di prodotti ittici le indagini hanno evidenziato un vero e proprio accordo di spartizione territoriale in tutta la Sicilia, con mire espansionistiche anche sui mercati romano, milanese e tedesco, e dimostrato come il clan abbia utilizzato le società ittiche per il reimpiego dei proventi illeciti.

Tra gli arrestati anche un avvocato del Foro di Roma che si serviva della criminalità organizzata e di cui quest’ultima, a sua volta, si avvaleva per le sue prestazioni professionali.

In Germania, il clan rivitalizzava una cellula criminale operante nelle città di Karlsruhe e di Colonia, nei land tedeschi di Baden-Wüttemberg e della Renania Settentrionale-Westfalia, individuando in un uomo insospettabile di origini gelesi, il nuovo luogotenente cui demandare l’organizzazione del traffico di droga e la realizzazione di articolati investimenti nei settori delle costruzioni e alimentari.

fonte e foto polizia di stato

FIRENZE, PISA, TRAPANI: OPERAZIONE “BROKEN TAN”

All’alba di stamane, a conclusione di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, la Polizia di Stato ha arrestato i componenti di un’organizzazione criminale specializzata nel trasferire, dall’Italia alla Somalia, mezzi militari dismessi, ma non demilitarizzati, ovvero non privati delle caratteristiche tipiche per l’utilizzo in scenari di guerra, come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende non visibili di notte.
Su delega del dr. Giuseppe Creazzo, Procuratore Capo, e del suo Sostituto, dr.ssa Giuseppina Mione, gli investigatori del Compartimento Polizia Stradale della Toscana hanno scoperto che i sodali, di etnia somala, dopo aver reperito i veicoli militari in tutta Italia, avvalendosi di una larga rete di complicità e connivenze offerta da coindagati italiani (autodemolitori, trasportatori, spedizionieri), riuscivano a trasferire tali veicoli in Somalia, aggirando la rigorosa normativa italiana che parifica i veicoli militari ai c.d. materiali di armamento, vietandone la cessione e l’esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali, e soprattutto violando la normativa internazionale (recepita dall’Italia), che ha disposto l’embargo verso la Somalia, vietando in modo assoluto il trasferimento in tale paese di veicoli militari.
Gli indagati erano operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Sicilia, ed avevano messo in piedi una fitta rete di rapporti per acquistare camion fuori uso dell’Esercito Italiano, per poi trasferirli in Somalia, ove pure tale organizzazione criminale era radicata. Gli inquirenti hanno costantemente monitorato la strategia del gruppo criminale, scoprendo che i malviventi, per eludere i controlli doganali divenuti sempre più stringenti, avevano modificato la loro tattica. Infatti, anziché caricare sui container i camion interi e spedirli in Somalia, via mare, previamente li smontavano o li tagliavano a pezzi, in modo da farli apparire, al controllo doganale, come pezzi di ricambio (munendosi a tal fine anche di false fatture o di false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali), oppure li riverniciavano per occultarne la natura militare. Una volta che il carico giungeva a destinazione, tutte le componenti venivano assemblate di nuovo, ricostituendo i veicoli nella loro interezza. Poiché dall’Italia l’imbarco era divenuto sempre più difficile, a causa dei controlli doganali stimolati dalla stessa P.G. che stava eseguendo le indagini in oggetto, il sodalizio aveva deciso di non usare più i porti italiani, ma quello di Anversa, in Belgio, dove i veicoli militari venivano condotti via terra a bordo di TIR, con il carico coperto da teloni.
Gli agenti hanno arrestato all’alba, tra le provincie di Firenze, Pisa e Trapani, 3 somali e un italiano, nei cui confronti la D.D.A. di Firenze ha ottenuto dal G.I.P. del Tribunale, dr. Mario Profeta, le misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento. L’operazione, denominata “BROKEN TANK”, non è finita poiché gli investigatori della Stradale e della Questura di Firenze, insieme a quelli della Sezione di polizia giudiziaria della Procura, dovranno esaminare tutte le informazioni acquisite durante le numerose perquisizioni effettuate stamane a carico degli arrestati e di altri coindagati.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato


Bari. La Polizia di Stato scopre un arsenale appartenente alla criminalità organizzata

Arrestati dalla Polizia di Stato, a Bari, nella flagranza dei reati di detenzione abusiva di armi, anche clandestine, ricettazione aggravata e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, Giovanni Diomede, 54enne pregiudicato, e la figlia Serafina, 28enne incensurata. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari, all’interno dell’abitazione degli arrestati, al quartiere Japigia, a seguito di accurata perquisizione domiciliare, hanno rinvenuto e sequestrato 4 pistole semiautomatiche cal.9 mm. e 3 pistole a tamburo “Smith & Wesson”, mod. 357 Magnum. Tre delle pistole avevano la matricola abrasa e, pertanto, da considerarsi armi clandestine. Rinvenuta e sequestrata anche una pistola mitragliatrice di fabbricazione israeliana “UZI”, cal. 9 mm., completa di due caricatori e dall’alto potenziale di fuoco, nonché un silenziatore ed oltre 200 proiettili di vario calibro tra cui anche 20 proiettili cal. 7,62 mm. per arma automatica tipo “kalashnikov”.
Sequestrati, inoltre, un giubbotto antiproiettile, 2.5 gr. di cocaina e  documentazione attinente l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, nonché la somma di 26mila euro circa.
Le armi, tutte perfettamente funzionanti, i proiettili e lo stupefacente, erano abilmente occultati in incavi nascosti nelle pareti dell’appartamento, individuati grazie all’utilizzo di apposita apparecchiatura. Sono state altresì rinvenute e sequestrate alcune micro camere nascoste, con ripresa audio/video. Contestualmente, altre telecamere nascoste sono state rinvenute e sequestrate in uno stabile ubicato poco distante, occupato da un noto pregiudicato; grazie ad esse si aveva un completo controllo della zona. Sono in corso indagini, coordinate dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Bari, tese a riscontrare, anche attraverso comparazioni balistiche, il collegamento del sequestro operato con i recenti gravi fatti di sangue verificatisi in questo centro cittadino, segnatamente nel quartiere di Japigia, nonché l’eventuale appartenenza degli arrestati ad uno dei clan che si stanno fronteggiando.
Al termine degli atti, DIOMEDE Giovanni è stato associato presso la locale Casa Circondariale mentre DIOMEDE Serafina è stata sottoposta agli arresti domiciliari.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

FRASCATI. 322 kg di marijuana sequestrati dai Carabinieri

Quattro persone arrestate e 322 Kg  di marijuana sequestrati sono il bilancio di un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Frascati a conclusione di una breve attività d’indagine, avviata qualche giorno fa. In manette sono finiti 4 ragazzi di età compresa tra i 23 e 33 anni, tutti incensurati, di nazionalità albanese, che era soliti riunirsi in un bar ubicato in zona Borghesiana e incontrarsi con numerosi ragazzi, alcuni dei quali legati al mondo della droga.
Da qui è partita un’attenta attività di controllo e pedinamento dei presunti pusher che ha portato i Carabinieri ad individuare 2 abitazioni, in cui i sospettati vivevano, ubicate a pochi Km dal bar, una in zona Fontana Candida, l’altra all’altezza del Km 19 della via Casilina. Nella notte è scattato il blitz nei rispettivi appartamenti, dove gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato numerosi pacchi contenenti complessivamente 322 Kg di marijuana destinata ad invadere le piazze di spaccio della Movida. Ai 4 cittadini albanesi sono stati sequestrati inoltre contante, ritenuto provento della loro illecita attività. successivamente accompagnati nel carcere di Regina Coeli.

Di Umberto Buzzoni

Foto Corpo Carabinieri